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Autore: piemme    15/03/2011    8 recensioni
Dal cap 1:
“Mi chiamo Isabella, ho 16 anni e vengo da Catania in Sicilia…”
“Sappiamo dov’è Catania…” Una voce maschile mi distrasse dal mio monologo. Mi girai e un ragazzo castano chiaro dagli occhi castani scuri mi fissava con un ghigno soddisfatto. Il suo sguardo sembrava volesse perforarmi. Deglutì pesantemente e continuai.
“Ehmm…mio padre è un poliziotto e mia madre un ‘insegnante. Ho un fratello che studia al liceo scientifico e spero di trovarmi bene qui con voi.” Lacrime silenziose volevano fuoriuscire dai miei occhi ma prontamente riuscì a fermare.
“Quindi la famiglia dei terroni è al completo…si sente il tanfo anche da lontano…” Rimasi di ghiaccio mentre alcuni compagni ridevano. Persi il lume della ragione. Mi girai di scatto affrontando quel gran maleducato.
“Forse saranno i tuoi piedi che puzzano amico!” Mi guardò stralunato. Si alzò di scatto fronteggiandomi.
“Io non sono tuo amico!”
“Stai tranquillo, non ci tengo affatto alla tua amicizia!” E lo avrei chiamato stronzo ma c’era l’insegnante davanti a me.
“Basta ragazzi! Signor Cullen freni quella lingua e si accomodi! Vale anche per lei signorina.” Furente si sedette ma si sporse in avanti mimando un “Non è finita qui!”
Genere: Commedia, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap 2

 

Il primo giorno di scuola sembrava non passasse mai. Guardavo in continuazione l’orologio che scandiva lentamente i minuti. A parte quell’episodio increscioso con Cullen, i miei compagni sembravano dei tipi disponibili ed educati. Ma questo non potevo saperlo con certezza, visto che mi ero isolata mentalmente a quella situazione. Mi mancava Catania, mi mancavano i miei amici. Nonostante fosse la metà di settembre, saremmo andati al mare. Quel meraviglioso mare. Quanto mi mancava! Non sarei riuscita mai ad ambientarmi in questa città, sempre piovigginosa e buia. Persino il sole si rifiutava di farsi vedere in cielo! Lo capivo, se sotto di lui c’erano personaggi come Cullen! Finalmente arrivò il suono della tanto sospirata campanella. Mi apprestai ad uscire, mani in tasca e cappuccio in testa. Volevo apparire anonima. Per oggi ne avevo avuto abbastanza di nuovi incontri e nuovi pettegolezzi. Ma appena scesi le scale, mi sentì afferrare dalla mano e sbattere nel muro.

“Ahi! Ma che cazzo fai?” Mi ero fatta male sbattendo con la schiena al muro. Guardai inviperita chi mi stava davanti. E non potevo che aspettarmi il “mio dolce” compagno di banco. Cullen.

“Mi hai messo in ridicolo davanti a tutti oggi, Catania!” aveva gli occhi iniettati di rabbia.

“Perché tu cosa hai fatto?” gli urlai contro mentre tutti gli sguardi dei ragazzi erano rivolti verso di noi.

“Questa è la mia città e tu sei solo una terrona ospite!” Non mi succedeva mai di perdere le staffe per ben due volte in quattro ore ma lo feci. Una ginocchiata ai piani bassi! Una smorfia di dolore percorse il suo viso facendolo piegare in due. Ne approfittai, scappando da quella situazione che poteva degenerare mentre lo sentì gridare un: Non finisce qui! Dolorante! Stavo godendo come una pazza a guardarlo in quel modo ma ripresi a correre fino a raggiungere l’auto di mia madre.

“Ehi! Tutto bene?” disse mia madre vedendomi sorridere come una cretina ed ansimare per la corsa appena fatta.

“Si, benissimo!” le dissi con un sorriso stampato sulle labbra. Ma sapevo che non sarebbe finita lì.

“Allora come è andata a scuola tesoro?”

“Bene mamma.” Non volevo dirle di quel cretino che aveva detto delle cose orrende.

“Sicura. Niente da dire?”

“No, tutto bene.” Mi girai verso il finestrino. L’euforia di poco fa era passata, al suo posto lo sconforto di non essere compresa solo perché ero meridionale. Un labirinto di domande si rincorrevano nella mia mente. Sarei riuscita ad integrarmi in questa città? Avrei dimenticato Catania? I miei amici? La mia granita? No! La mia granita mai! Iniziai a mangiare le unghie delle mani. Lo facevo sempre quando ero nervosa. Sentì uno sguardo fisso su di me. Marco sino ad ora in silenzio, mi scrutava dubbioso. Sicuramente aveva capito che qualcosa non andava. E il mio dubbio venne confermato quando si presentò nella mia stanza.

“Bella, posso entrare?”

“Certo.”

“Com’è andato il primo giorno di scuola?” Una merda!

“Bene.” Con poca convinzione.

“Non dire stronzate, la verità.” Non volevo dirgli niente perché ne avrebbe fatto una tragedia ma sembrava non avessi scelta.

“Ecco…sono stati tutti molto gentili tranne qualcuno…” Strinse i pugni. Lo sapevo che non dovevo dirgli niente. “Ma tranquillo, non è successo nulla di grave.”

“Ci mancava! Che è successo Bella?”

“Beh….” Gli raccontai tutto mentre vedevo mio fratello trasformarsi in diversi colori fino ad arrivare al verde di Hulk.

“Domani vengo io fuori all’uscita…stu bastardu!” E rieccolo lì! Geloso marcio!

“Ma non dire stronzate Marco! Vuoi anche la coppola ed il fucile così completi l’opera di siciliano tamarro e geloso!” Si mise a ridere.

“Non se la può cavare così…”

“Stai tranquillo, lo sai che mi so difendere…ti ricordi cosa ho fatto a Manuel?” Manuel…il suo dolce ricordo. Un velo di tristezza coprì il mio volto.

“Si, mi ricordo scellerata! Ah ah ah!” ed iniziò a ridere di gusto. “Però lo meritava!”

Cettu! Ah ah ah!”Mi sforzai a sorridere ma il suo ricordo era ancora dentro di me come un macigno.

“Ti ricordi che faccia dopo che gli hai spiaccicato la torta addosso? Ah ah ah!”

“Si! Ah ah ah!” All’improvviso Marco tornò serio.

“Ti manca vero?” abbassai la testa e una lacrima scesa lenta.

“Si, molto.”

“Anche a me. Sai a volte penso a come sarebbe stata la nostra vita se fosse ancora vivo.”

“Sicuramente più bella.”

“Già, più bella.” Il silenzio calò tra noi. Fino a quando Marco si alzò dal letto.

“Allora sorellina, ci penserai tu a chiddu cani (quel cane)?”

“Si.”

“Ok, so che non avrà scampo! Ah ah ah!”

“Vero!” andò via lasciandomi un bacio sulla fronte e tanta amarezza.

Manuel. Il miglior amico di Marco, nonché il ragazzo che amavo da morire sin dalla scuole medie. Image and video hosting by TinyPicAvevo una cotta per lui sebbene fosse più grande di me di ben tre anni. Ma mi piaceva.  Mi colpivano soprattutto i suoi occhi azzurri così espressivi e così drammatici al tempo stesso. Non aveva avuto una vita facile. Figlio di un mafioso, era sempre schivo e ribelle a qualsiasi tipo di imposizione. Mio padre era riuscito a trovargli una sistemazione in una casa famiglia di Catania dopo che gli avevano ucciso i genitori e lui aveva cercato in tutti i modi di ringraziare mio padre. Era molto buono e avrebbe dato l’anima per qualcosa in cui credeva. Detestava suo padre e si era sempre discostato da quell’ ambiente. Per questo Marco lo adorava. Passava quasi tutti i giorni insieme a lui. E di conseguenza, io me ne innamorai. Ma lui non mi guardava neppure. All’inizio scherzava e giocava con me ma ad un tratto della nostra amicizia iniziò ad evitarmi. Fu davvero tremendo. Non capivo il perché ma solo un anno fa, capì che in realtà mi evitava perché si era innamorato di me.

“Senti Manuel, perché non glielo dici tu stesso! Mi stati ruppendu i palli tutti i dui! Lei è cotta di te, tu sei stracotto di lei…insomma…” sentì Marco, dalla porta della sua stanza, parlare al cellulare ma non riuscivo a capire con chi.

“Non sei alla sua altezza? Ma se sei più alto di lei!! Ah ah ah!” Marco rideva come un ebete.

“Ok, non coglioneggio più, promesso…la inviterò alla festa all’Irish stasera…si…ok ok…ciao manu!” Manuel! Un colpo al cuore. Chiedeva a mio fratello di invitare una ragazza per lui nel locale in cui lui cantava! Non potevo sentire oltre, mi catapultai nella mia stanza e sul letto calde lacrime inondarono il mio fido cuscino. Perché non mi guardava neppure? Perché? Maledizione!

“Bella?”

“Che vuoi? Lasciami in pace!” gridai a mio fratello che nel frattempo era entrato nella mia stanza. “Vattene!”

“Ok…allora non vuoi sapere che Manuel mi ha chiesto di portare pure te all’Irish? Va bene, ciao!” Cosa? Mi girai, raggiungendo velocemente mio fratello sul pianerottolo.

“Cosa…cosa hai detto?”

“Quello che hai sentito, Manuel mi ha detto di portare anche te all’Irish.” Il mio cuore stava esplodendo in petto. Iniziai a saltellare dando colpi di bacino a mio fratello  che scrollava la testa ridendo. “Vai a prepararti, si esce alle 22.” Non mi ero mai truccata né tantomeno avevo mai indossato la mini comprata da mia madre ma in quell’occasione volevo essere bella per lui. Almeno mi avrebbe notata.

“Dove stai andando?” Mio fratello mi guardava basito.

“Con te. Perché?”

“No dove stai andando vestita così?”

“Ma per favore Marco! Siamo nella Sicilia del 2011,non del 1800! Razza di retrogrado siciliano!” Lo punzecchiai, sapevo detestava questo nomignolo con cui lo definivo sempre.

“Ma se non ti vesti mai così!”Protestò lui.

“C’è sempre la prima volta!” Uscì facendogli la linguaccia. Di malavoglia uscì anche lui per dirigerci all’Irish. Manuel era sul palco che cantava una canzone degli U2, il mio gruppo preferito. Ma quando finì, si avvicinò a noi.

“Ciao ragazzi…” si soffermò su di me, mangiandomi con gli occhi “ Bella sei stupenda stasera…”e quel sorriso mi fece sciogliere completamente. Ovviamente diventai rossa dalla testa ai piedi.

“Non dargli retta Bella, fa così con tutte!” Replicò Marco.

“Ma sta zitto! Tua sorella è una delle più belle ragazze che conosca…lo sai…”

“Si, lo so ma per te è off-limits!” Mi prese dal braccio costringendomi a ballare mentre Manuel rimase al bancone  del bar a sorseggiare la sua birra. Mi guardò per tutta la durata della musica.

“Sorellina, è cotto di te.” Mi sussurrò Marco.

“No, non è vero. Mi ha notata stasera solo perché sono vestita così.”

“Si, certo. Per questo ti evita…ma svegliati! Mi sta facendo due palle quanto una casa! Non sta più con una ragazza da mesi ormai…” Possibile?

“Sul serio?”

“Guardalo…ti sbava dietro come un cagnolino…praticamente ora vado e gli spacco il muso se non la smette di guardarti in quel modo!” Mi trascinò via dalla pista.

“Prima che ti possa gonfiare come un pallone, ti darò la possibilità di dichiararti a mia sorella Manuel…ma non dire o fare cazzate o ti appendo a testa in giù come un sacco di patate!” Praticamente mi aveva scaraventato addosso a Manuel e se ne era andato.

“Ma che razza di bastardo!Stai..stai bene?” Ero tra le braccia del mio amore, stavo una pasqua! Un momento! La possibilità di dichiararti? Che voleva dire?

“Si e tu?”

“Benissimo. Mai stato meglio.” Il mio seno contro il suo petto, il suo viso vicino al mio. Dio, che voglia di baciarlo! Mi feci coraggio.

“Cosa vuol dire che ti devi dichiarare?” Sembrava spaesato.

“Ti va di andare in un posto più tranquillo?”

“Si, certo.” Mi portò su in terrazzo da dove si vedeva uno splendido panorama di Catania. Mai come quella sera mi sembrava stupenda, la mia bellissima Catania.

“Stasera la luna è stupenda, non trovi?” mi chiese osservando quella meraviglia.

“Già.”

“O luna, tu che illumini ogni sera il tempo del sonno,
dove il sogno prende il sopravvento sulla realtà,
dove le ombre cancellano la luce,
illumina anche il mio cuore, perennemente dolente.
O spicchio di luce, che illumini i baci e le carezze dei giovani innamorati,
rischiara il loro cammino,
perché, confusi dal loro sentimento, non vedono l’irto sentiero
dove si imprimono i loro inesperti passi.
O notte, portatrice di effimere illusioni,
il tuo manto stellato possa avvolgere le mie parole
e consegnarle al vento, affinché possa essere mio messaggero.”

“E’…è bellissima Manuel.”

“E’ di Giacomo Leopardi. Ti piace Leopardi, Bella?”

“Non mi piace il suo pessimismo.”

“Quindi non ti piace la realtà?”

“In che senso?”

“Quello che scriveva Leopardi ci porta solo alla realtà, tutto è negativo.”

“No, non tutto.”

“E cosa può essere positivo?”

“L’amore.” Risposi senza esitazione.

“Anche l’amore può essere negativo.”

“Si ma se è totale, non è così.”

“Tu che ne sai dell’amore totale? Sei così giovane…” Mi accarezzò la guancia. “C’è un irto sentiero per i giovani innamorati Bella…”

“Ma loro si amano quindi lo supereranno!”

“Non basta l’amore.”

“Invece si.” Sorrise mostrandomi quei bellissimi denti. Improvvisamente si allontanò dandomi le spalle.

“Bella, tu credi nel destino?”

“Credo in Dio.”

“Lo stesso Dio che mi ha portato sulla tua strada?”

“Esatto.” Lo raggiunsi appoggiandomi al balcone.

“Allora non è stato giusto con te, ma di sicuro lo è stato troppo con me…”

“Che intendi dire?” Non riuscivo a capire cosa volesse dirmi.

“Perché io sono sbagliato per te.” Mi prese le mani guardandomi negli occhi. “ Tu sei troppo preziosa. Sei come un fiore, leggiadra e dolce come il miele.”

“Tu non sei sbagliato!” Protestai ma mi zittì con un dito sulle labbra.

“E’ così, credimi. Io sono scostante, alla continua ricerca di me stesso. Non sono facile.” Sapevo che quella era la verità ma non mi importava. Io lo amavo e niente avrebbe cambiato la mia opinione. “Tuttavia…non riesco a starti lontano. Ci ho provato. Ho cercato di reprimere il sentimento che cresceva dentro di me. Ti ho anche evitato per un po’.” Sorrise. “ Ma non ha funzionato. “Anzi…il mio sentimento si è rafforzato ancora di più, per quanto sia possibile.” Mi scrutava come per capire la mia reazione accarezzandomi le guancia. Mi beai di quel contatto.  “Sei bellissima, lo sai…” Il mio cuore, già in panne, cominciò a battere furiosamente mentre lui mi sfiorava delicatamente il collo per poi risalire al viso e soffermarsi sulle mie labbra. All’improvviso una canzone spezzò il nostro idillio. Lui sorrise di nuovo.

“Alberto canta sempre queste scemenze…” Poi si avvicinò al mio orecchio sussurrandomi con voce roca: “I can be your hero… posso Bella? Posso essere il tuo eroe?” Mi guardava con quegli occhi azzurri enormi.  Ero come incantata davanti a lui. “Le tue labbra sono fatte per essere baciate… la luna non può competere con te…nessuna può farlo…” Mi attirò a sé prendendomi delicatamente i capelli e accarezzandoli con estrema lentezza.  Non riuscivo a pronunciare una parola. “ I tuoi capelli sono fatti per essere toccati da mani magiche che gentilmente li tramutano in dolci pensieri per il cuore…” Si avvicinò al collo. “Il tuo profumo è così delicato che persino la rosa avrebbe invidia al tuo cospetto…” E lasciò dei baci delicati sul mio collo che mi procurarono non poche scosse.

“Manuel…” tentai di dire qualcosa ma mi bloccai.

“La tua voce è poesia per me…” continuando a baciarmi il collo. “ Bella…” mi guardò in viso con gli occhi pieni di lacrime. “Io ti amo, ti amo da sempre. Dalla prima volta che ti ho vista. Non ho fatto altro che pensare alla tua dolcezza, alla tua bellezza e quanto avrei voluto che tu fossi mia. Da sempre.”

“Anche io ti amo Manuel! Da sempre!” E poi ci baciammo. Un bacio intenso ma delicato. Dolce ma profondo

 

Calde lacrime bagnarono il mio viso. Il suo ricordo era ancora vivo dentro di me. Lo amavo da morire e niente e nessuno mi avrebbero fatto cambiare idea. Nemmeno la morte che me lo aveva strappato dalle braccia. Affondai la testa sul cuscino piangendo a dirotto. Manuel non c’era più. Tutto il mio mondo non c’era più. Ero completamente distrutta. Sentì un messaggio di posta e una videochiamata in attesa di risposta. Era Giada. Mi alzai velocemente cercando di ricompormi. Non volevo mi vedesse in quello stato. E attivai la videochiamata ma rimasi stupita perché dietro lo schermo c’erano tutti i miei ex compagni di classe che mi salutavano allegramente. Era bello sentirli così vicini sebbene così lontani.

“Ciao Bella addormentata! Ah ah ah!” dissero in coro.

“Simpatici, davvero simpatici!” replicai euforica.

“Allora picciridda, come va con i polentoni?”

“Beh…credo bene…per ora…” ripensai a quel Cullen e un moto di rabbia mi percorse tutto il corpo. Speravo vivamente che tutti non fossero come lui.

“Ma è vero che hanno due teste con un occhio? Ah ah ah!” E giù tutti a ridere.

“Non mi sembra! Di certo alcuni sono dei grandi stronzi!” E di nuovo il viso di Cullen nella mia mente.

“Su questo non avevamo dubbi!”

“E ci sono delle belle ragazze? Possibilmente senza baffi…come qui!” Sentì le ragazze protestare vivamente.

“Si ce ne sono ma non so se hanno i baffi…devo controllare…”

“Bella ci manchi…” adesso era Giada a parlare.

“Anche tu tesoro. Ti prometto che ci vedremo presto e ti chiamerò ogni giorno. Ti voglio bene.”

“Anche io…tantissimo!”

“Un’ultima domanda…fa freddo lì?”

“Si molto, sono già con il piumino.”

“Davvero? Noi andiamo ancora al mare! Tièèèè!! Ah ah ah!” E gli ebeti mi facevano le corna! Che razza di dementi!

“Gli stronzi non sono solo qui allora! Ora vi lascio ragazzi! Ciaoooo!” E mi risposero in coro, lasciandomi contenta ma con l’amaro in bocca.

 

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Spero vi sia piaciuto questo cap e mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate. Ovviamente vi dico sempre di non offendervi perché non voglio creare problemi a nessuno. Detto questo vi lascio un bacio e spero di avere qualche commentino in più.

Baci

Piemme

 

 

   
 
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