*Who said?*
“Aaaah alla mia sorellina piace Pauliee!! La
piccola Judith vuole un bacino da Paulie!! “
Avevo quattordici anni quando mio fratello John di
diciassette ha iniziato a cantarmi questa canzoncina tutte le volte che il suo
amico Paul veniva a trovarci.
Bè, chi l’avrebbe mai detto?
Paul è stato qualcosa come la mia prima cotta.
Mi ricordo benissimo il primo giorno in cui l’ho incontrato, ero andata
insieme a mio fratello John a vedere un suo noiosissimo spettacolo suo e del
suo stupidissimo gruppetto, i Quarrymen. Eravamo dietro le quinte quando è
apparso quel ragazzo, bellissimo, io ero rimasta senza parole e probabilmente
anche con la bocca aperta.
Oh, ma John non si è certo lasciato scappare una così succosa opportunità
di far impazzire sua sorella, infatti, dopo aver stretto amicizia con Paulie,
come lo chiamava lui, aveva iniziato a prendermi in giro.
Paul dal canto suo non aveva mai fatto storie, anzi era diventato un mio
grande amico, mi aveva persino trovato un soprannome : Juice.
Sì, mi chiamava “ succo ” perché diceva che ogni volta che veniva a
trovarci, io bevevo qualcosa.
La cotta per Paul però non era chiaramente qualcosa di serio, io non ho mai
fatto mosse azzardate nei suoi confronti e lui si è sempre comportato
normalmente, l’unico a cui piaceva questa storia era mio fratello.
Quello stupido, spocchioso, pazzo, dolce e tenero di mio fratello John.
Che rapporto meraviglioso il nostro, ne abbiamo passate tante insieme, ora
lui è la mia casa, la mia famiglia, LUI è il mio tutto.
Ovviamente non mancano i litigi, ma tutto si supera con una risata.
Come stavo dicendo, non passava giorno senza una più o meno volgare
battutaccia di John sul mio presunto amore platonico per McCartney; canzoncine,
frecciatine e spintoni ecco quello che il mio caro fratellone utilizzava per
farmi sbattere/avvicinare a Paulie.
La canzone di oggi è: “ Judith e
Paulino nello sgabuzzino, si danno un bel bacino e ci scatta anche il bambino”.
Nonostante io sia abituata a questo tipo di allusioni, oggi mi sono
soffermata a fissare Paul e quando ho incrociato il suo sguardo verde scuro ho
sentito il viso avvampare.
Ora ho diciassette anni mentre lui ne ha diciannove ed entrambi siamo
cresciuti, McCartney è rimasto sempre un gran bel ragazzo, si è fatto crescere
i capelli e adesso forse i suoi occhi sembrano ancora più grandi e dolci di
prima.
Anche io sono cresciuta, molto, i miei capelli color miele mi arrivano fin
sotto al seno, e nonostante il mio colore sia leggermente tendente al
rossiccio, non ho nemmeno una lentiggine sulle guancie, i miei occhi invece
sono come quelli di John, scuri, solo leggermente più grandi.
La mia fissazione per Paul, comunque non mi aveva impedito di avere anche
altri ragazzi, l’ultimo un certo Stephen, era solo un maniaco e insomma,
diciamo che era interessato solo ad una precisa zona del mio corpo. Nonostante
sia stata io a lasciarlo, sono rimasta delusa dal suo comportamento infantile.
Forse, è per questo motivo che oggi mi è tornato in mente Paul.
Con i suoi modi di fare dolci e raffinati, al contrario degli altri
Beatles, lo guardo mentre accarezza gentilmente le corde del suo basso, lui è
molto più elegante di George e di quel gradasso di John.
McCartney ha classe, non ci sono altri modi per descriverlo, è elegante.
Ammalia, incanta, cattura.
Chissà quante altre ragazze la pensano come me però, forse sono tutte
attratte, siamo tutte attratte, dalla sua fierezza, perché Paul è spavaldo,
eccome se lo è.
Come dargli torto in fondo?
Quando sei nella stessa stanza con McCartney la sua presenza eclissa la
tua, il suo carisma lo ingigantisce, facendoti sentire piccola, piccola.
La cosa strana è che questa sensazione è così piacevole.
- Abbiamo finito per oggi ragazzi! – afferma l’oggetto dei miei pensieri,
mentre con estrema cura appoggia il suo basso nella custodia di pelle.
Eravamo a casa mia, e di John ovviamente, da due ore i Beatles stavano
provando qualche canzone e io li ammiravo estasiata.
Sono fatti per il successo.
- a casa finalmente!! – commenta Ringo da dietro la batteria esaltato, che
lavoraccio fare il batterista, però il Signor Starr deve avere un abbraccio
poderoso.
- Si mangia! – non devo nemmeno voltarmi per capire chi è stato a parlare,
era stato George, come sempre pensa solo al cibo, la cosa che tuttavia mi fa
rabbia è che lui rimane magro come un grissino!! Se io mangiassi quanto lui
diventerei una gigantessa in meno di una settimana!
- Paul, rimani qui a mangiare stasera? Ho voglia di infastidire mia
sorella! – dichiara John all’improvviso, facendo ridere tutti quanti.
Come se gli servisse Paul per rendermi la vita un inferno.
Ripensandoci Paul è la cosa più positiva che il dover sopportare
costantemente Johnny mi implica, alla fine è sempre un bel ragazzo da guardare!
- Secondo me tua sorella diventerà santa, Santa Juice martire, per aver sopportato
Lennon per metà della sua vita! – gli ha risposto a tono Paulie facendomi
sorridere per il tono serioso con cui aveva detto la frase.
- McCartney lo so che ci vuoi provare con mia sorella, ma non così
spudoratamente!! – ribatte John brandendo l’asta del microfono come una lancia
– potrei essere geloso! È sempre la mia sorellina! –
- disse colui che si è fatto mia cugina! –
- rispose l’altro che si è fatto mezza Liverpool!! –
- Vuoi litigare Lennon?? – risponde a questo punto Paul prendendo un'altra
asta.
- non aspetto altro McCartney! – replica come di consueto mio fratello,
scatenando una delle loro solite guerre civili.
- oh signore.. – commenta Ringo sulla porta di casa al fianco di George che
lo tira per la manica del cappotto con l’intenzione di farlo sbrigare. – c’è la
fai a sopportarli entrambi?-
- oh certo, adesso li lascio litigare, così dopo mangiato crollano sul
divano esausti! – rispondo al batterista, sicura di me e delle mie doti di
tutrice, tutto sommato ho vissuto per diciassette anni con John Lennon, le sue
liti con Paul sono il male minore.
Dopo aver salutato i due Beatle mentalmente non disturbati torno in garage
dove trovo John seduto sulla custodia della sua chitarra che è a sua volta
chiusa sulla testa di Paul, il quale ci è dentro fino alle spalle.
Il povero bassista urla imprecazioni varie a mio fratello, che invece mi
guarda con aria innocente accavallando le gambe.
- Johnny quando avete finito con la guerra fredda fatemi un fischio, io
vado in cucina a preparare la cena.- faccio
per andarmene, ma presa dalla compassione delle urla del povero Paulie, mi giro
nuovamente – e Johnny liberalo, tu non sei bravo a suonare il basso. –
Ascoltate le mie parole John si è lentamente sollevato, lasciando respirare
il povero McCartney che dopo averlo offeso in svariati modi, si è lamentato
della palese superiorità fisica di Johnny rispetto a lui.
Prima di andare in cucina ho potuto sentire la perla di mio fratello:
- Ingrassa Paulie, se diventi un tricheco! Dopo non ci stai nella custodia!!-
Stavo preparando l’insalata quando Paul mi è apparso alle spalle in tutto
il suo splendore facendomi sobbalzare.
- Paulie dov’è John? – gli domando cercando con lo sguardo quel demente di
mio fratello sperando che non sia nascosto in nessun anfratto della cucina con
l’intenzione di farmi un agguato.
- è andato a fare la doccia dato che puzzava di morto! – mi risponde lui
con disinteresse sedendosi sulla sedia dietro di me, appoggiando il gomito
sulla tavola e guardandomi pensieroso – siamo da soli! – conclude con un’astrusa
malizia nel tono di voce.
- ci stai provando con me McCartney? – gli chiedo sorridendo e voltandomi
per tornare alla mia insalata.
Improvvisamente però sento la presenza di Paul dietro di me, le sue mani
appoggiate sulle mie spalle e il suo respiro sulla nuca. – se anche fosse? Penso
di essere in grado di conquistarti. – mi sussurra il bassista all’orecchio
spostandomi i capelli dalle spalle.
In quel momento ero completamente soggiogata da lui, dal suo profumo, dal
suo calore, persino il suo respiro mi sembrava tremendamente eccitante.
- cosa faresti per sedurmi? – gli rispondo cercando di mantenere quel poco
di autocontrollo rimastomi mordendomi il labbro.
Paul, intanto passa delicatamente il suo nasino perfetto sul mio collo, irrazionalmente
piego indietro la testa, appoggiandola sulla sua spalla, con la coda dell’occhio
posso vederlo ridacchiare soddisfatto.
- bè vediamo per prima cosa, ti bacerei il collo..- continua lui con una
voce irreale, mentre le sue mani scivolano sinuose lungo i miei fianchi.
Il suo petto aderisce alla mia schiena, mentre le sue mani raggiungono il
mio ventre e si soffermano a giocherellare con il bordo della maglia.
La sua bocca intanto continua imperturbabile a tormentare il mio collo, la
mia pelle arde sotto le sue labbra turgide, che lasciano baci e morsi sommessi.
Non posso aspettare ancora, ecco cosa penso quanto in un impeto di desiderio
mi giro verso di lui, che mi lascia ruotare cingendomi i fianchi, successivamente
mi solleva appoggiandomi a sedere sul ripiano della cucina facendo ribaltare l’insalata.
Paul ricomincia a baciarmi il collo, scendendo anche sulla gola, mentre si
posiziona con il bacino tra le mie gambe comprendo che io non ci sto a fare la
preda, così, con una mano mi aggrappo ai
suoi capelli e fermo la sua meravigliosa tortura.
Mi guarda negli occhi con una smorfia di disappunto, che però tramuta in un
ghigno di soddisfazione quando si accorge del mio respiro irregolare.
- hai caldo Juice? O sono solo bravo in quello che faccio? – mi domanda
spavaldo, ma io ignoro il suo quesito vanesio, avvicinandomi maggiormente a
lui.
- sei pazzo di me, non è vero Paulie? – gli chiedo con tono seduttore e di
sfida, tirandogli leggermente i suoi fragranti capelli neri.
- non lo ammetterò mai. – ribatte lui senza cancellare quel suo sorriso
sicuro e deliziosamente affascinante – tu piuttosto, non vedi l’ora di saltarmi
addosso. – continua con quell’aria da prepotente che sto cominciando ad
adorare.
- non lo confesserò mai, razza di sbruffone – lo sfido incastonando i miei
occhi nei suoi.
A questo punto Paul tenta di ricominciare a lambirmi il petto, ma io cerco
di azzerare le distanze tra le nostre bocche, è troppo che lo sogno.
Paulie si scosta leggermente, lasciando che il mio viso vada ad appoggiarsi
sulla sua spalla, dopodiché mi stringe in un abbraccio e mi sussurra dolcemente
– no Juice, mi hai chiamato sbruffone, ora mi vendico. –
Io dalla sua spalla mugugno contrariata e sommersa nuovamente dai suoi baci
riesco solamente a sibilare
- me la pagherai cara McCartney! –
- Non vedo l’ora!! – mi risponde allusivo.
Dopo questa sua ultima dichiarazione di guerra torna a sedersi sulla sedia
accanto al tavolo, mentre io cerco d ricompormi scendendo dal ripiano.
Di sorpresa sento la voce di mio fratello Johnny che mi sbraita:
- Judi, sei sempre la solita sbadata! Guarda che casino hai fatto con quell’insalata!!
–
Paul ridacchia, mentre io accampo delle scuse cercando di ripulire la
cucina.
Si John, sono molto, molto sbadata.