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Autore: z e r o    26/03/2011    5 recensioni
E se... Harry Potter fosse un goth sarcastico e narcisista, Ron un emo depresso ed Hermione una violenta?
Genere: Parodia, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Finalmente l'Ultimo Capitolo!

In realtà, questo capitolo era pronto già a dicembre dell’anno scorso, solo che mi faceva, come dire, schifo, perciò ho deciso di lasciarlo vegetare un po’ *coughcoughtremesicoughcough* nel pc, per poi riprenderlo in mano “un giorno”. Quel giorno è infine arrivato, e sapete una cosa? Non ho cambiato nemmeno una virgola, perciò fa schifo uguale (XD).

 

 

CAPITOLI 37&38

 

FINALMENTE L’ULTIMO

CAPITOLO!

 

Harry finì il suo psichedelico viaggio schiantandosi contro il muro dell’ufficio di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… –, trovandosi così ad affrontare un duplice dolore anteriore/posteriore. Massaggiandosi il didietro, Harry si diresse alla porta, che si rivelò tuttavia essere chiusa a chiave.

 

Sotto lo sguardo di diverse paia d’occhi che lo osservavano furtivamente dai quadri, Harry raggiunse la scrivania del Preside e cominciò a frugare febbrilmente nei cassetti, finché non trovò quello che cercava: come le innumerevoli puntate di McGyver gli avevano insegnato, con una graffetta poteva fare tutto! Baldanzoso, si avvicinò alla porta e fece per infilare il piccolo articolo di cancelleria nella serratura, quando si accorse, con orrore, che la superficie della porta non presentava alcuna apertura: aveva la serratura elettronica.

 

Si guardò attorno, alla ricerca di qualsiasi cosa lo aiutasse ad uscire. Individuò un busto di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro – situato sopra una colonna ionica, e provò ad usarlo come un ariete, invano. Non appena impattò contro la porta, infatti, la testa della statua si staccò, prendendo il volo attraverso il vetro della finestra dopo averlo disintegrato.

 

Cercando un modo per sfogare la frustrazione senza strapparsi i capelli, ritornò mestamente alla scrivania, e si dedicò ad un attento esame del contenuto dei cassetti. Trovò un pennarello indelebile (nero).

 

Si guardò attorno, cercando qualcosa da vandalizzare, e la sua attenzione venne immediatamente calamitata dalle tele ordinatamente esposte alle pareti. Esibendo il suo ghigno caratteristico, si avvicinò minacciosamente alla cornice più vicina.

 

Quando Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - fece finalmente la sua comparsa, trovò il goth guy intento a disegnare un paio di baffetti a-la-Hitler sul ritratto di uno dei suoi predecessori – che rendeva tutto più difficile continuando a muoversi nella tela. Per il bene della sua ulcera perforante, decise di lasciar perdere la cosa; da sotto il mantello estrasse uno di quei piccoli aspirapolvere portatili e si avvicinò al trespolo del suo pennuto infiammabile. Aprì l’aspirapolvere e svuotò le ceneri sotto di esso: lo attendevano diversi mesi di Ricomponi la Fenice.

 

«Saltiamo a piè pari le parti in cui sbrocchi e butti per aria tutto quanto *smile* mentre io faccio del mio fiacco meglio per impedirtelo» esordì il Preside. «E passiamo direttamente alla parte interessante, ovvero… questa» concluse, sollevando il CD-RW che teneva in mano. Si avvicinò al suo personale Pensatoio, non dissimile da un giradischi, e, dopo aver inserito il ricordo, ci appoggiò delicatamente la puntina.

 

Una strana e indefinibile figura deforme si materializzò nell’aria al di sopra del Pensogiratoio – o Giropensatorio. Con un tono di voce mistico, la cosa si mise a parlare:

 

«Di fuoco, ghiaccio e fulmine,

l’armonia giammai va offesa,

o il Mondo soltanto rovine

dai tre tita-*

 

«Perdonami *smile*» intervenne Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - sollevando la puntina. «Profezia sbagliata».

 

Ne estrasse una seconda da sotto il mantello, e la sostituì alla prima. Stavolta, comparvero due figure: una era Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - con indosso un cappello da cowboy, mentre l’altra era difficilmente identificabile. I due erano su una montagna circondati da pecore.

 

«Riuscissi almeno a lasciarti!**» stava dicendo in tono lamentoso il ricordo di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro…».

 

Il Preside bloccò immediatamente il ricordo. Si voltò lentamente verso Harry, sorridendo in modo molto, ma molto minaccioso. «Tu non hai visto niente» ordinò.

 

Harry deglutì, poi annuì lentamente. «Va…bene…».

 

«Sembra che questo sia il ricordo sbagliato!» disse il Preside, ritornato improvvisamente l’arzillo centocinquantenne di sempre. «Orsù, dunque, cerchiamolo!» continuò, aprendo le ante di uno dei tanti armadi. Harry ebbe appena il tempo di vedere un lampo rosa e decine di Barbie allineate sugli scaffali prima che Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… -, dopo aver chiuso in fretta l’armadio, si voltasse verso di lui con la stessa aria malefica di poco prima.

 

«Tu non hai visto niente» ripeté.

 

Harry annuì, anche se la figura del Preside stava cominciando a perdere autorità ai suoi occhi a velocità esponenziale.

 

Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - aprì un altro armadio, rivelando centinaia, anzi, migliaia di CD-RW. Tutti senza etichetta.

 

«Oh, bella!» esclamò allegramente. «Ci vorrà un bel po’, temo

 

Harry meditò seriamente di seguire l’esempio della testa del busto e lanciarsi fuori dalla finestra, ma la mancata comparsa del sedicente vampiro dopo la parola proibita di cinque lettere pronunciata da Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - non poté che rallegrarlo. Un pochino.

 

«Silenzio! Ascolta il richiamo del Corvo!

Mentre la quiete del vento caldo

Si leva sulla strada,

Le torri nascondono

Le Tenebre del gior-***

 

«Eh, non è nemmeno questo» annunciò Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… -, togliendo il duecentotrentottesimo Ricordo dal Giropensatoio – o Pensogiratoio – rivolgendosi ad un alquanto distratto Harry, che russava di malagrazia abbandonato contro una parete.

 

«Uh?» esordì poco intelligentemente il goth guy, strappato dalle braccia di Morfeo, mentre il Preside posizionava l’ennesimo CD-RW.

 

«Ah, ecco, l’ho trovato!» esultò, applaudendosi da solo e saltellando sul posto, accompagnato da scricchiolii sospetti provenire dalla zona delle rotule. Harry si avvicinò al Giropensatoio – o Pensogiratoio –.

 

Sopra l’arnese apparve la figura sfocata della professoressa Melinda Gordon. «Grande festa alla Corte di Hogwarts… c’è nel regno un bimbo in più… neri capelli e bianco di guancia… Harry ti chiamerai tu».

 

Harry, schifato e sconvolto allo stesso tempo, fece per dire qualcosa, ma l’imbarazzante Profezia non era ancora finita.

 

«Oh Harry Harry Harry Potter, tutti fanno festa quando passi tuu…» cantava il ricordo della prof. «Oh Harry Harry Harry Potter, tu l’Oscuro Sire lo prendi a calci in cu-».

 

«Ora capisci, Harry?» chiese Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro -, voltandosi verso la finestra sfondata di cui il suo pupillo stava scavalcando il davanzale.

 

«Cosa? Che la mia vita è condizionata da una profezia che sembra la versione italiana della sigla di uno shojo anime degli anni non-so-bene-quali-e-piuttosto-che-dire-una-cazzata-mi-astengo?! Ma io mi uccido!»

 

«No *smile*. La Profezia dice che tu, soltanto tu, solamente tu puoi sconfiggere Voldemort».

 

«Ma và?» replicò Harry.

 

* * *

 

Una volta uscito dall’ufficio del Preside, non sapendo bene dove andare, Harry si diresse verso l’infermeria, supponendo che i suoi amici – o quello che ne era rimasto, almeno – fossero lì. La fitta nebbia nerastra che filtrava al di sotto della porta e che lo accolse all’entrata confermò la sua ipotesi. Se non altro, Ron stava meglio – o peggio, a seconda dei punti di vista. Essendo un emo-kid, il suo meglio era il suo peggio, e viceversa. Perciò, Ron stava peggio.

 

Dall’altra parte dell’infermeria, dove la mefitica aura di Ron non poteva arrivare, Hermione e Ginni leggevano il giornale. All’arrivo del goth guy, interruppero l’attività.

 

«Hey, Harry» lo salutò Ginni «Guarda cosa ho imparato a fare!». Sollevò la gamba infortunata e il piede girò a trecentosessanta gradi per diverse volte, accompagnato da una raccapricciante serie di scricchiolii ossei.

 

«Urgh…»

 

«Ma aspettate» intervenne Hermione abbassando il giornale. «Non vi pare che ci sia una certa discrepanza temporale? Fino a poco più di mezzora fa eravamo nell’Ufficio Misteri Misteriosi, e adesso, PUFF!, siamo tutti qua felici e contenti in infermeria! Non è anormale? Voglio dire, più anormale del solito? Va bene la mancanza di logica, ma qui stiamo cadendo nel ridicolo…»

 

«A proposito di incongruenze» la interruppe Harry. « Alla fine hanno recuperato Luna o è ancora nel Paese delle Meraviglie e ci tocca tenerci Alice?»

 

«Hanno recuperato Luna, ma ci tocca tenerci anche Alice» rispose Ginni, indicando la ragazza bionda spiaccicata contro il vetro della finestra che fissava Harry ansimando come una maniaca sessuale, appannando il vetro ad ogni rantolo.

 

«Splendido» replicò sarcastico il goth guy, tirando le tende. «E la tardona?» aggiunse, accennando al letto su cui era sdraiata la Umbridge.

 

«Non fa che lamentarsi. Dice che le mancano i suoi attrezzi sado-maso, e che non riesce a dormire senza di suo Bondage Bear».

 

* * *

 

Poco prima della fine della scuola, Ron ed Hermione vennero dimessi dall’infermeria. Trovarono Harry nella Sala Comune di Grifonplatino, intento a smanettare con una tavola ouija. Hermione lo guardò con disapprovazione: non si aspettava che Harry trasgredisse così palesemente alla regola numero uno sull’utilizzo della tavola, ovvero mai usarla da soli.

 

«Silenzio!» la zittì Harry prima ancora che potesse aprir bocca. «Sto cercando di contattare Sirius… Ah, un altro spirito maligno…» sospirò, mentre la planchette continuava ad indicare il numero 8.

 

«Comunque complimenti» riprese Hermione «Hai preso la morte di Sirius molto meglio di quanto immaginassi». Evidentemente, non si rendeva conto con chi stesse parlando…

 

«Ma certo, Hermione» replicò tranquillamente Harry. «Ho un rapporto molto flemmatico con la morte. Ci ho anche giocato a scacchi, una volta. Me la sto ingraziando nella speranza che fulmini Voldemort prima che Voldy fulmini me».

 

«Mi sembra ragionevole» asserì Hermy. «Per il resto, tutto bene? Ti è passata la cotta per l’ergastolana? Che, tra parentesi, è sposata?»

 

Harry sbiancò oltre l’umanamente possibile. «COSA?! BELLATRIX È SPOSATA?!». Rendendosi conto di quello che aveva appena detto, si tappò la bocca. I tre – sì, c’è anche Ron. La sua presenza è praticamente inesistente, però c’è anche lui – si guardarono attorno con circospezione, attendendo la comparsa della figura molesta del sedicente vampiro. Al che, Harry si ricordò l’accaduto.

 

«È vero! Voldy l’ha fatto fuori! Una volta tanto fa qualcosa di buo-»

 

«BELLA!».

 

La finestra implose, innaffiando i tre di schegge di vetro.

 

«Bella, mio mortal tesoro, continuo a peregrinare per mari e monti alla tua disperata ricerca senza che il mio vagar veda mai la sua fine! Qual è il loco in cui posi il tuo leggiadro plantare, ove l’aria è rallegrata dall’esser filtrata dai tuoi dolci organi di respirazione?!»

 

«Ma non è possibile!» strillò Harry per sovrastare il blaterare del fastidioso individuo. «Era morto! Morto!!»

 

«Finché ci sarà qualcuno che mi seguirà con fervore, anche una sola, unica ott-nov-diec-undi-dodicenne non morirò mai!» annunciò Edward, illuminato da un opportuno raggio di sole che lo faceva sbrilluccicare come un albero di natale con manie di grandezza, in precario equilibrio sul davanzale della finestra non più tale.

 

«Fantastico» borbottò Hermione. «Siamo fottuti».

 

Harry tirò la tavola ouija contro il sedicente vampiro, che colpì in un occhio con uno spigolo, portandolo a schiantarsi senza tanti complimenti nel giardino del castello. «Ecco, così ce lo leviamo dalle scatole per un po’» annunciò, sporgendosi dalla finestra a guardare la folla incuriosita che si accalcava attorno al sedicente vampiro, meditando seriamente di appropriarsi di un pezzettino di quella pelle dalle incredibili proprietà luccicanti – per farsi, magari, una borsetta o un bel paio di scarpe.

 

«Sei morto, Potter»

 

I tre si voltarono verso la porta, dalla quale un alquanto irritato Malfoy lo guardava male.

 

«Tu non dovresti essere qui» esordì ragionevolmente Hermione.

 

«Già» rincarò Harry «tu dovresti minacciarmi mentre mi sto dirigendo da Hagrid».

 

«Lo so, ma l’Autrice ha deciso di ignorare quella parte, così ti minaccio adesso. Sei morto, Potter. Te la farò pagare per quello che hai fatto a mio padre».

 

«Che cosa ho fatto a tuo padre?» chiese Harry.

 

«Lo hai mandato in prigione».

 

«Davvero? E quando?»

 

«Sì».

 

«Ah. Là non ti danno lo shampoo, vero? Povero, sarà un disastro per i suoi capelli…»

 

«Potter!»

 

Piton apparve alle spalle di Malfoy, spingendolo da parte per entrare.

 

Eccone un altro” pensò Harry.

 

«Non so esattamente perché sono qui» continuò Piton. «Ma so che provo l’irrefrenabile desiderio di togliere dei punti a Grifonplatino».

 

«Potter!»

 

«Ma basta!» strepitò il goth guy, mentre la McGranitt spingeva da parte i due con una spallata, irrompeva nella stanza, faceva una capriola e si tuffava dietro a una poltrona, sbucando oltre lo schienale e puntando su tutti i presenti a turno il suo fidato fucile d’assalto.

 

«Sono qui quasi per lo stesso motivo del professor Piton» annunciò la prof. «Ma a differenza sua, ho deciso di assegnarti tredicimilanovecentocinquantasei punti!».

 

Un fragore immane proveniente dalla Grande Sala annunciò a tutti gli occupanti del castello che i soliti rubini avevano raggiunto il fondo della clessidra segnapunti.

 

«E inoltre» proseguì la McGranitt da sotto l’elmetto – che era l’unica cosa di lei visibile da dietro la poltrona - «assegno undicimilacinquecentoventiquattro virgola sei periodico punti alla signorina Granger e settemilaottocentocinquantanove alla seconda punti al signor Weasley».

 

Un boato scosse il castello fino alle fondamenta. La clessidra era esplosa, spargendo rubini per tutta la Sala Grande – rubini che ogni studente con un minimo di istinto ladresco non esitava ad intascare. La McGranitt parve intuire la cosa, perché salto su come se le avessero infilato una vipera nei pantaloni.

 

«Fermi!» berciò, correndo fuori con un agilità insolita per un’arteriosclerotica in menopausa come lei «Chiunque si approprierà di un bene della scuola verrà punito all’istante!».

 

Piton e Malfoy, consci della propria momentanea inutilità, la seguirono.

 

* * *

 

Il giorno dopo, salirono sul treno, tornarono a casa, e vissero tutti felici e contenti fino al libro successivo.

 

FINE

 

 

 

Harry: «Aspetta, non può finire così!»

 

Certo che può finire così. Non ho assolutamente idea di come farla finita, perciò non sto nemmeno a pensarci. Invece di lagnarti, ringrazia piuttosto il mio feticismo per il capello lungo maschile se la tua splendida chioma è ancora intatta.

 

Harry: «Grazie, ma. Non. Può. Finire. Così. Non posso sopportare un finale così squallido! Voglio, esigo, pretendo di avere un finale alla mia altezza!

 

Altrimenti?

 

Harry: Altrimenti io e Hermione ti pestiamo a sangue. Giusto, Hermy?

 

Hermione: *affilando un’ascia bipenne* Giusto. Vero, Ron?

 

Ron: …

 

Che banalità. Le solite minacce. Sapete che vi dico? Cancello tutto, così imparate.

 

*l’Autrice porta il puntatore del mouse sulla cartella che contiene tutti i file di questa inutile fic e preme il tasto destro. Ma prima che il puntatore possa raggiungere la voce elimina, viene crivellata di colpi e si accascia sulla tastiera*.

 

Hermione: *che imbraccia il fucile mitragliatore ancora fumante* Muahahahahah!

 

Urgh…

 

Harry: È ancora viva! *tira un cordone che pende dal soffitto e si apre una botola sul pavimento, che ingoia Autrice e sedia. Dalla botola provengono versi disumani e rumori disgustosi*

 

Hermione: Che c’è là sotto?

 

Harry: Sai, Fuffy si è rivelato essere una Fuffyna, perciò Hagrid mi ha regalato i cuccioli… sono così carini, con tutti quegli artigli per sbudellare, e quelle zanne per squartare…

 

Hermione: Oh, che peccato. Questo significa che questa fic non avrà un seguito…

 

Harry: Ma certo che ce l’avrà. Come ha detto la brutta copia di vampiro, finché ci sarà qualcuno che mi seguirà, io continuerò ad esistere. *si volta verso i lettori* Avete capito? Adoratemi, veneratemi, amatemi appassionatamente, e forse, e dico forse, farò lo sforzo di bearvi ancora della mia presenza. Le offerte in denaro mettetele lì, i quadri e le sculture vanno lì, il resto lì.

 

Hermione: Si sta montando la testa, Ron…

 

Ron: …

 

Hermione: *pensando* Forse far fuori l’Autrice non è stata una buona idea… adesso il protagonista della fic è fuori controllo, e chissà che la situazione non degeneri… Chissà se ho ancora quel vecchio libro di negromanzia…

 

 

…FINE?

 

 

*dal secondo film dei Pokèmon. Ghghgh

** da I Segreti di Brokeback Mountain

*** dal Libro di Nod del gioco di ruolo Vampiri: la Masquerade

 

 

 

Questo finale fa schifo, non lo metto in dubbio. Siete autorizzati a scorticarmi viva con una sega circolare arrugginita (urgh…).

 

Tuttavia! Non mi aspettavo davvero che una cosa così stupida avesse un tale successo! Non ho parole per esprimervi la mia gratitudine! Cavolo, non avrei neanche lontanamente immaginato di ricevere così tanti commenti, è stata davvero una bella sorpresa!

Grazie infinite a coloro che hanno recensito, preferito, ricordato, ma anche a tutti gli altri che sono rimasti nell’ombra (il posto preferito di Harry M. Potter, tra l’altro XD)

 

Spero che vi siate divertiti a leggere questa fic almeno la metà di quanto io mi sia divertita a scriverla!!

Spero di ritrovarvi nella prossima avventura di Harry Mystryss Darque Nyght Rayn Ravyn Potter! A presto! ^^

 

.___.

{-,O}

/)__)

-"-"-

 

  
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