In realtà, questo capitolo era pronto già a dicembre dell’anno scorso, solo che mi faceva, come dire, schifo, perciò ho deciso di lasciarlo vegetare un po’ *coughcoughtremesicoughcough* nel pc, per poi riprenderlo in mano “un giorno”. Quel giorno è infine arrivato, e sapete una cosa? Non ho cambiato nemmeno una virgola, perciò fa schifo uguale (XD).
CAPITOLI 37&38
FINALMENTE L’ULTIMO
CAPITOLO!
Harry finì il suo psichedelico viaggio schiantandosi contro il muro dell’ufficio di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… –, trovandosi così ad affrontare un duplice dolore anteriore/posteriore. Massaggiandosi il didietro, Harry si diresse alla porta, che si rivelò tuttavia essere chiusa a chiave.
Sotto lo sguardo di diverse paia d’occhi che lo osservavano furtivamente dai quadri, Harry raggiunse la scrivania del Preside e cominciò a frugare febbrilmente nei cassetti, finché non trovò quello che cercava: come le innumerevoli puntate di McGyver gli avevano insegnato, con una graffetta poteva fare tutto! Baldanzoso, si avvicinò alla porta e fece per infilare il piccolo articolo di cancelleria nella serratura, quando si accorse, con orrore, che la superficie della porta non presentava alcuna apertura: aveva la serratura elettronica.
Si guardò attorno, alla ricerca di qualsiasi cosa lo aiutasse ad uscire. Individuò un busto di Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro – situato sopra una colonna ionica, e provò ad usarlo come un ariete, invano. Non appena impattò contro la porta, infatti, la testa della statua si staccò, prendendo il volo attraverso il vetro della finestra dopo averlo disintegrato.
Cercando un modo per sfogare la frustrazione senza strapparsi i capelli, ritornò mestamente alla scrivania, e si dedicò ad un attento esame del contenuto dei cassetti. Trovò un pennarello indelebile (nero).
Si guardò attorno, cercando qualcosa da vandalizzare, e la sua attenzione venne immediatamente calamitata dalle tele ordinatamente esposte alle pareti. Esibendo il suo ghigno caratteristico, si avvicinò minacciosamente alla cornice più vicina.
Quando Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - fece finalmente la sua comparsa, trovò il goth guy intento a disegnare un paio di baffetti a-la-Hitler sul ritratto di uno dei suoi predecessori – che rendeva tutto più difficile continuando a muoversi nella tela. Per il bene della sua ulcera perforante, decise di lasciar perdere la cosa; da sotto il mantello estrasse uno di quei piccoli aspirapolvere portatili e si avvicinò al trespolo del suo pennuto infiammabile. Aprì l’aspirapolvere e svuotò le ceneri sotto di esso: lo attendevano diversi mesi di Ricomponi la Fenice.
«Saltiamo a piè pari le parti in cui sbrocchi
e butti per aria tutto quanto *smile* mentre io faccio del mio fiacco meglio per
impedirtelo» esordì il Preside. «E passiamo
direttamente alla parte interessante, ovvero… questa» concluse, sollevando il CD-RW che teneva in mano. Si avvicinò al suo personale Pensatoio, non dissimile da un
giradischi, e, dopo aver inserito il ricordo, ci appoggiò delicatamente
la puntina.
Una strana e indefinibile
figura deforme si materializzò nell’aria al di sopra del
Pensogiratoio – o Giropensatorio.
Con un tono di voce mistico, la cosa si mise a parlare:
«Di fuoco, ghiaccio e fulmine,
l’armonia giammai va offesa,
o il Mondo soltanto rovine
dai tre tita-*
«Perdonami *smile*»
intervenne Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - sollevando
la puntina. «Profezia sbagliata».
Ne estrasse una seconda da sotto il mantello, e la
sostituì alla prima. Stavolta, comparvero due figure: una era Smilente – che si
pronuncia “smailente”, tra l’altro… - con indosso un cappello da cowboy, mentre
l’altra era difficilmente identificabile. I due erano su una montagna
circondati da pecore.
«Riuscissi
almeno a lasciarti!**» stava dicendo in tono lamentoso il ricordo di Smilente –
che si pronuncia “smailente”, tra l’altro…».
Il Preside bloccò
immediatamente il ricordo. Si voltò lentamente verso Harry, sorridendo in modo
molto, ma molto minaccioso. «Tu non hai visto niente» ordinò.
Harry deglutì,
poi annuì lentamente. «Va…bene…».
«Sembra che questo sia il
ricordo sbagliato!» disse il Preside, ritornato improvvisamente l’arzillo
centocinquantenne di sempre. «Orsù, dunque, cerchiamolo!» continuò, aprendo le
ante di uno dei tanti armadi. Harry ebbe appena il tempo di vedere un lampo
rosa e decine di Barbie allineate sugli scaffali prima
che Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… -, dopo aver chiuso
in fretta l’armadio, si voltasse verso di lui con la stessa aria malefica di
poco prima.
«Tu non hai visto niente»
ripeté.
Harry annuì, anche se la
figura del Preside stava cominciando a perdere autorità ai suoi occhi a
velocità esponenziale.
Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… - aprì un altro armadio, rivelando centinaia,
anzi, migliaia di CD-RW. Tutti senza etichetta.
«Oh, bella!» esclamò
allegramente. «Ci vorrà un bel po’, temo!»
Harry meditò seriamente di
seguire l’esempio della testa del busto e lanciarsi fuori
dalla finestra, ma la mancata comparsa del sedicente vampiro dopo la
parola proibita di cinque lettere pronunciata da Smilente – che si pronuncia
“smailente”, tra l’altro… - non poté che rallegrarlo. Un pochino.
«Silenzio! Ascolta il richiamo del Corvo!
Mentre la quiete del vento caldo
Si leva sulla strada,
Le torri nascondono
Le Tenebre del gior-***
«Eh, non è nemmeno questo» annunciò Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro… -, togliendo il duecentotrentottesimo Ricordo dal Giropensatoio – o Pensogiratoio – rivolgendosi ad un alquanto distratto Harry, che russava di malagrazia abbandonato contro una parete.
«Uh?» esordì poco intelligentemente il goth guy, strappato dalle braccia di Morfeo, mentre il Preside posizionava l’ennesimo CD-RW.
«Ah, ecco, l’ho trovato!» esultò, applaudendosi da solo e saltellando sul posto, accompagnato da scricchiolii sospetti provenire dalla zona delle rotule. Harry si avvicinò al Giropensatoio – o Pensogiratoio –.
Sopra l’arnese apparve la
figura sfocata della professoressa Melinda Gordon. «Grande festa alla Corte di Hogwarts… c’è nel regno
un bimbo in più… neri capelli e bianco di guancia… Harry ti chiamerai tu».
Harry, schifato e sconvolto
allo stesso tempo, fece per dire qualcosa, ma l’imbarazzante Profezia non era ancora finita.
«Oh Harry Harry Harry
Potter, tutti fanno festa quando passi tuu…» cantava
il ricordo della prof. «Oh Harry Harry Harry
Potter, tu l’Oscuro Sire lo prendi a calci in cu-».
«Ora capisci, Harry?»
chiese Smilente – che si pronuncia “smailente”, tra l’altro -, voltandosi verso
la finestra sfondata di cui il suo pupillo stava scavalcando il davanzale.
«Cosa?
Che la mia vita è condizionata da una profezia che
sembra la versione italiana della sigla di uno shojo
anime degli anni non-so-bene-quali-e-piuttosto-che-dire-una-cazzata-mi-astengo?!
Ma io mi uccido!»
«No *smile*.
La Profezia dice che tu, soltanto tu, solamente tu puoi sconfiggere Voldemort».
«Ma
và?» replicò Harry.
* * *
Una volta uscito dall’ufficio del Preside, non sapendo bene dove andare, Harry si diresse verso l’infermeria, supponendo che i suoi amici – o quello che ne era rimasto, almeno – fossero lì. La fitta nebbia nerastra che filtrava al di sotto della porta e che lo accolse all’entrata confermò la sua ipotesi. Se non altro, Ron stava meglio – o peggio, a seconda dei punti di vista. Essendo un emo-kid, il suo meglio era il suo peggio, e viceversa. Perciò, Ron stava peggio.
Dall’altra parte dell’infermeria, dove la mefitica aura di Ron non poteva arrivare, Hermione e Ginni leggevano il giornale. All’arrivo del goth guy, interruppero l’attività.
«Hey, Harry» lo salutò Ginni «Guarda cosa ho imparato a fare!». Sollevò la gamba infortunata e il piede girò a trecentosessanta gradi per diverse volte, accompagnato da una raccapricciante serie di scricchiolii ossei.
«Urgh…»
«Ma aspettate» intervenne Hermione abbassando il giornale. «Non vi pare che ci sia una certa discrepanza temporale? Fino a poco più di mezzora fa eravamo nell’Ufficio Misteri Misteriosi, e adesso, PUFF!, siamo tutti qua felici e contenti in infermeria! Non è anormale? Voglio dire, più anormale del solito? Va bene la mancanza di logica, ma qui stiamo cadendo nel ridicolo…»
«A proposito di incongruenze» la interruppe Harry. « Alla fine hanno recuperato Luna o è ancora nel Paese delle Meraviglie e ci tocca tenerci Alice?»
«Hanno recuperato Luna, ma
ci tocca tenerci anche Alice» rispose Ginni, indicando la ragazza bionda
spiaccicata contro il vetro della finestra che fissava Harry ansimando come una
maniaca sessuale, appannando il vetro ad ogni rantolo.
«Splendido» replicò
sarcastico il goth guy, tirando le tende. «E la tardona?» aggiunse, accennando
al letto su cui era sdraiata la Umbridge.
«Non fa che lamentarsi.
Dice che le mancano i suoi attrezzi sado-maso, e che non riesce a dormire senza
di suo Bondage Bear».
* * *
Poco prima della fine della
scuola, Ron ed Hermione vennero dimessi
dall’infermeria. Trovarono Harry nella Sala Comune di Grifonplatino,
intento a smanettare con una tavola ouija. Hermione
lo guardò con disapprovazione: non si aspettava che Harry trasgredisse così
palesemente alla regola numero uno sull’utilizzo della tavola, ovvero mai
usarla da soli.
«Silenzio!» la zittì Harry
prima ancora che potesse aprir bocca. «Sto cercando di contattare
Sirius… Ah, un altro spirito maligno…» sospirò, mentre la planchette
continuava ad indicare il numero 8.
«Comunque
complimenti» riprese Hermione «Hai preso la morte di Sirius molto meglio di
quanto immaginassi». Evidentemente, non si rendeva
conto con chi stesse parlando…
«Ma
certo, Hermione» replicò tranquillamente Harry. «Ho un rapporto molto
flemmatico con la morte. Ci ho anche giocato a scacchi, una volta. Me la sto
ingraziando nella speranza che fulmini Voldemort prima che Voldy fulmini me».
«Mi sembra ragionevole»
asserì Hermy. «Per il resto, tutto bene? Ti è passata
la cotta per l’ergastolana? Che, tra parentesi, è
sposata?»
Harry sbiancò oltre
l’umanamente possibile. «COSA?! BELLATRIX È
SPOSATA?!». Rendendosi conto di quello che aveva appena detto,
si tappò la bocca. I tre – sì, c’è anche Ron. La sua presenza è praticamente inesistente, però c’è anche lui – si guardarono
attorno con circospezione, attendendo la comparsa della figura molesta del
sedicente vampiro. Al che, Harry si ricordò l’accaduto.
«È vero! Voldy l’ha fatto
fuori! Una volta tanto fa qualcosa di buo-»
«BELLA!».
La finestra implose,
innaffiando i tre di schegge di vetro.
«Bella, mio mortal tesoro, continuo a peregrinare per mari e monti alla
tua disperata ricerca senza che il mio vagar veda mai
la sua fine! Qual è il loco in cui posi il tuo leggiadro plantare, ove l’aria è
rallegrata dall’esser filtrata dai tuoi dolci organi di respirazione?!»
«Ma
non è possibile!» strillò Harry per sovrastare il blaterare del fastidioso individuo.
«Era morto! Morto!!»
«Finché
ci sarà qualcuno che mi seguirà con fervore, anche una sola, unica ott-nov-diec-undi-dodicenne non morirò mai!» annunciò
Edward, illuminato da un opportuno raggio di sole che lo faceva sbrilluccicare come un albero di natale con manie di
grandezza, in precario equilibrio sul davanzale della finestra non più tale.
«Fantastico» borbottò
Hermione. «Siamo fottuti».
Harry tirò la tavola ouija contro il sedicente vampiro, che colpì in un occhio
con uno spigolo, portandolo a schiantarsi senza tanti complimenti nel giardino
del castello. «Ecco, così ce lo leviamo dalle scatole
per un po’» annunciò, sporgendosi dalla finestra a guardare la folla
incuriosita che si accalcava attorno al sedicente vampiro, meditando seriamente
di appropriarsi di un pezzettino di quella pelle dalle incredibili proprietà
luccicanti – per farsi, magari, una borsetta o un bel paio di scarpe.
«Sei morto, Potter»
I tre si voltarono verso la
porta, dalla quale un alquanto irritato Malfoy lo guardava male.
«Tu non dovresti essere
qui» esordì ragionevolmente Hermione.
«Già» rincarò Harry «tu
dovresti minacciarmi mentre mi sto dirigendo da Hagrid».
«Lo so, ma l’Autrice ha
deciso di ignorare quella parte, così ti minaccio adesso. Sei morto, Potter. Te
la farò pagare per quello che hai fatto a mio padre».
«Che
cosa ho fatto a tuo padre?» chiese Harry.
«Lo hai mandato in
prigione».
«Davvero? E quando?»
«Sì».
«Ah. Là non ti danno lo
shampoo, vero? Povero, sarà un disastro per i suoi capelli…»
«Potter!»
Piton apparve alle spalle
di Malfoy, spingendolo da parte per entrare.
“Eccone
un altro” pensò Harry.
«Non so esattamente perché
sono qui» continuò Piton. «Ma so che provo
l’irrefrenabile desiderio di togliere dei punti a Grifonplatino».
«Potter!»
«Ma basta!» strepitò il
goth guy, mentre la McGranitt spingeva da parte i due con una spallata,
irrompeva nella stanza, faceva una capriola e si tuffava dietro a una poltrona, sbucando oltre lo schienale e puntando su
tutti i presenti a turno il suo fidato fucile d’assalto.
«Sono qui quasi per lo
stesso motivo del professor Piton» annunciò la prof. «Ma
a differenza sua, ho deciso di assegnarti tredicimilanovecentocinquantasei
punti!».
Un fragore immane
proveniente dalla Grande Sala annunciò a tutti gli occupanti del castello che i
soliti rubini avevano raggiunto il fondo della clessidra segnapunti.
«E
inoltre» proseguì la McGranitt da sotto l’elmetto – che era l’unica cosa di lei
visibile da dietro la poltrona - «assegno undicimilacinquecentoventiquattro
virgola sei periodico punti alla signorina Granger e settemilaottocentocinquantanove alla seconda punti al
signor Weasley».
Un boato scosse il castello
fino alle fondamenta. La clessidra era esplosa, spargendo rubini per tutta la
Sala Grande – rubini che ogni studente con un minimo di istinto
ladresco non esitava ad intascare. La McGranitt parve intuire la cosa, perché salto su come se le avessero infilato una vipera nei
pantaloni.
«Fermi!» berciò, correndo
fuori con un agilità insolita per un’arteriosclerotica
in menopausa come lei «Chiunque si approprierà di un bene della scuola verrà punito all’istante!».
Piton e Malfoy, consci
della propria momentanea inutilità, la seguirono.
* * *
Il giorno dopo, salirono sul treno, tornarono a casa, e vissero tutti felici e contenti
fino al libro successivo.
FINE
…
Harry: «Aspetta,
non può finire così!»
Certo che
può finire così. Non ho
assolutamente idea di come farla finita, perciò non sto nemmeno a pensarci.
Invece di lagnarti, ringrazia piuttosto il mio feticismo per il capello lungo
maschile se la tua splendida chioma è ancora intatta.
Harry: «Grazie, ma. Non.
Può. Finire. Così. Non posso sopportare un finale così squallido!
Voglio, esigo, pretendo di avere un finale alla mia altezza!
Altrimenti?
Harry: Altrimenti io e
Hermione ti pestiamo a sangue. Giusto, Hermy?
Hermione: *affilando un’ascia
bipenne* Giusto. Vero, Ron?
Ron: …
Che banalità. Le solite minacce. Sapete che vi dico?
Cancello tutto, così imparate.
*l’Autrice porta il
puntatore del mouse sulla cartella che contiene tutti i file
di questa inutile fic e preme il tasto destro. Ma prima che il puntatore possa
raggiungere la voce elimina, viene crivellata di colpi e si accascia sulla tastiera*.
Hermione: *che imbraccia il
fucile mitragliatore ancora fumante* Muahahahahah!
Urgh…
Harry: È ancora viva! *tira un cordone che pende dal soffitto e si apre una botola sul
pavimento, che ingoia Autrice e sedia. Dalla botola provengono versi
disumani e rumori disgustosi*
Hermione: Che c’è là sotto?
Harry: Sai, Fuffy si è rivelato essere una Fuffyna,
perciò Hagrid mi ha regalato i cuccioli… sono così
carini, con tutti quegli artigli per sbudellare, e quelle zanne per squartare…
Hermione: Oh, che peccato.
Questo significa che questa fic non avrà un seguito…
Harry: Ma certo che ce l’avrà. Come ha detto la brutta copia di vampiro, finché
ci sarà qualcuno che mi seguirà, io continuerò ad esistere. *si volta verso i lettori* Avete capito? Adoratemi, veneratemi,
amatemi appassionatamente, e forse, e dico forse, farò lo sforzo di bearvi
ancora della mia presenza. Le offerte in denaro mettetele
lì, i quadri e le sculture vanno lì, il resto lì.
Hermione: Si sta montando
la testa, Ron…
Ron: …
Hermione: *pensando* Forse
far fuori l’Autrice non è stata una buona idea… adesso
il protagonista della fic è fuori controllo, e chissà che la situazione non
degeneri… Chissà se ho ancora quel vecchio libro di negromanzia…
…FINE?
*dal secondo film dei Pokèmon. Ghghgh…
** da I Segreti di Brokeback Mountain
*** dal Libro di Nod del
gioco di ruolo Vampiri: la Masquerade
Questo finale fa schifo, non lo metto in dubbio. Siete autorizzati a scorticarmi viva con una sega circolare
arrugginita (urgh…).
Tuttavia! Non mi aspettavo davvero che una cosa così
stupida avesse un tale successo! Non ho parole per esprimervi la mia
gratitudine! Cavolo, non avrei neanche lontanamente immaginato di ricevere così
tanti commenti, è stata davvero una bella sorpresa!
Grazie infinite a coloro che hanno
recensito, preferito, ricordato, ma anche a tutti gli altri che sono rimasti
nell’ombra (il posto preferito di Harry M. Potter, tra l’altro XD)
Spero che vi siate divertiti a leggere questa fic
almeno la metà di quanto io mi sia divertita a
scriverla!!
Spero di ritrovarvi nella prossima avventura di Harry
Mystryss Darque Nyght Rayn Ravyn Potter! A presto! ^^
.___.
{-,O}
/)__)
-"-"-