Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: Good Old Charlie Brown    29/03/2011    2 recensioni
Non c'è dolore più grande che rischiare di perdere una persona che si ama.
"Già. “Mendekouse”-Seccatura quante volte l’aveva chiamata con quello stupido nomignolo. Lo divertiva immensamente farla arrabbiare, ne valeva la pena anche se rischiava di passare diversi giorni all’ospedale della foglia.
Genere: Drammatico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Shikamaru Nara, Temari | Coppie: Shikamaru/Temari
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Oltre le Nuvole'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Non morire mendkouse


Non morire, Mendekouse….


CAPITOLO PRIMO

UNA TRANQUILLA GIORNATA.
     
    Shikamaru, come al solito quando non era coinvolto in qualche missione, o non era impegnato ad affrontare suo padre a Shogi e a Go,  era beatamente sdraiato a guardare le nuvole nel suo “posto speciale”, lo stesso della sua infanzia, quando bigiava allegramente le lezioni dell’accademia ninja, sfidando persino l’ira funesta della madre Yoshino e del maestro Iruka. Era una calda e tranquilla giornata di primavera, il sole splendeva sul ridente paesaggio di Konoha e i ciliegi in fiore erano al massimo della loro bellezza. Solo qualche sparuta nube copriva la vista del cielo terso e azzurro come il lapislazzulo. Shikamaru sembrava osservare con il massimo impegno una formazione un poco a destra del sole la cui forma ricordava vagamente quella di un cervo. Il giovane Jonin sbuffò levandosi a sedere. In quel momento giunse la voce amica di Choji, il cui volto, come sempre sorridente, sbucò dalla tromba delle scale.
        «Ciao Shika! Sapevo che ti avrei trovato qui!» disse salendo.
      «Beh. Mi conosci davvero bene Choji, amico mio.» rispose il Jonin, ormai in piedi mentre si rassettava la giubba. Poi continuò «Ti prego, non dirmi che si tratta di un'altra missione! Accidenti al Sesto Hokage ho passato tre mesi, tre mesi! Passando da una missione all’altra, senza un giorno di riposo. Naturalmente tutte missioni di livello A o addirittura S. Se devo ancora sentire “Qui è necessaria tutta l’intelligenza e la sagacia del Clan Nara” giuro che mi metto ad urlare».
      «Sei sempre lo stesso eh?» rispose Choji, soffocando una risata «e io che mi ero illuso che con la promozione a Jonin e tutte l missioni assegnate da Kakashi-sensei ti fosse venuta un po’ di voglia di lavorare». Rise di nuovo e Shikamaru si unì a lui. «Comunque non ti preoccupare!» continuò «sono qui per conto mio. Per uno strano miracolo siamo entrambi liberi, perciò volevo proporti di andare insieme a mangiare qualcosa. Io crepo di fame»
    «Certo che anche sei sempre lo stesso, non è vero, Choji? Preferisci sempre una bella mangiata a qualunque altra cosa! Peccato che non ci sia più Asuma-sensei ad offrirci il pranzo dopo che io lo stracciavo a Shogi. Forse dovremo cercare qualche altro pollo»
    «Ho saputo che il buon vecchio Naruto, l’eremita dei rospi, è qui a Konoha» disse, come casualmente, Choji. Subito i due giovani si scambiarono uno sguardo di intesa: avevano trovato il pollo da spennare.
    Come Shikamaru e Choji si aspettavano, Naruto si trovava nei pressi di “Ramen Ichiraku”. Teuchi, il proprietario, pareva la felicità fatta persona nel rivedere il suo miglior cliente di sempre (nonché fonte di buona parte dei suoi profitti) finalmente tornato a Konoha. Salutò con gioia Shikamaru e Choji (che dalla partenza di Naruto, quattro anni prima, era divenuto il suo nuovo cliente preferito).
    «Shikamaru-kun! Choji-kun! Qual buon vento vi porta qui?». Prima che potessero rispondere i due Ninja furono quasi travolti da Naruto che, sputacchiando spaghetti e brodo su di loro urlò. «Shikamaru! Choji! è una vita che non ci si vede!»

    «Certo questi anni non ti hanno cambiato, Naruto!» esclamò ridendo Teuchi, non sei proprio capace di parlare solo dopo avere deglutito.
      «Dove andate?» disse Naruto dopo che ebbe terminato la sua porzione di Ramen.
   «Pensavamo di sfruttare questo, rarissimo momento di libertà per farci un pranzetto di carne grigliata. Sai Naruto da quando Kakashi-sensei è diventato Hokage si è trasformato in una vera seccatura. Giuro che qualche volta mi sembra di rimpiangere la Quinta Hokage» rispose Shikamaru. 
      «Anche tu non sei affatto cambiato eh Shika? Sempre il solito svogliato. Mi sorprende che tu sia diventato Jonin. Comunque è un’idea bellissima. Anzi posso venire anche io? Vi offro il pranzo! Che ne dite?». Shikamaru e Choji si scambiarono uno sguardo e scoppiarono a ridere. «Grazie Naruto! Sei davvero generoso! Accettiamo volentieri!».

   Circa un’ora dopo erano seduti all’ottimo ristorante di Aoikiji, il migliore dell’intero paese del fuoco, Naruto sembrava molto pensieroso tanto che nemmeno si accorse del fatto che Choji aveva appena ordinato la terza porzione grande di carne e che il conto, com’era prevedibile, sarebbe lievitato ad una cifra considerevole.
     «Sapete» disse all’improvviso «credo che dovrò passare qui a Konoha più tempo più del previsto. Mi è successa una cosa davvero bellissima!». Choji interruppe per un attimo il suo attacco frontale ad una grossa costina di maiale dicendo «Che bello Naruto! Cosa è successo di tanto bello?». Shikamaru invece ribatté: «Come sta Hinata? Di quanti mesi è il bambino?».
    «Oh Hinata sta benissimo ed è felicissima!» rispose subito Naruto «Il Bambino è di quasi cinque mesi e la pancia comincia a gonfiarsi e….Aspetta! Ma chi ti ha detto che aspettiamo un bambino? Non l’ho detto a nessuno!».
    «Nessuno me lo ha detto.» disse Shikamaru, sempre sorridendo  «L’ho capito da solo. Il fatto è che hai la stessa espressione di Asuma quando mi parlò di suo figlio mentre stava morendo. Malgrado la sua situazione sembrava ineffabilmente felice. Tutto qui. Scusa se lo consideravi un segreto. Comunque sono felice per te!» continuò battendogli una mano sula spalla. «sono contento che anche tu abbia la gioia di veder sorgere il Re»
    «Il Re?» disse Naruto confuso «Cosa c’entra il “re” stavamo parlando di mio figlio…»
   «Nulla scusa. Pensavo a voce alta» disse Shikamaru. Choji, invece disse. «Bene! Naruto, per il tuo lieto evento ho deciso di farti un regalo speciale»

    «Pagherai tu il conto?» rispose Naruto, ridendo, ma non troppo visto l’appetito del suo vecchio amico.
    «Certo che no! Hai promesso e una promessa, come tu mi insegni va mantenuta! Ma ti lascerò, in via del tutto eccezionale, l’ultimo boccone il migliore».
    Naruto sbuffò, divertito «Non ti facevo così generoso Choji. Lasciare ad altri il tuo ultimo boccone non è proprio da te.». I tre amici risero di nuovo.
    All’uscita dal locale Naruto si separò da loro sostenendo di voler dare la bella notizia anche a Sakura-chan e al suo vecchio maestro Kakashi. Choji e Shikamaru si incamminarono invece verso la zona nord di Konoha in cui viveva il Clan Akimichi. Mentre parlavano tranquillamente tra di loro furono interrotti da un urlo acutissimo proveniente da un piccolo parco giochi sulla destra. «Zio Shikamaru!!!.»
    Shikamaru fece appena in tempo a voltarsi, prima di vedersi assalito da un bambino che non poteva avere più di cinque anni che si lanciava verso di lui come se lo volesse attaccare.  Era ormai abituato a queste piccole, periodiche aggressioni, per questo bloccò pigramente la corsa del bambino, lo sollevò, lo portò sopra la propria testa e lo pose a cavalcioni sopra le sue spalle ridendo allegramente.
    «Ehi, Shikamaru-san! Non fare così! Non sono più un poppante da portare in braccio! Ho quasi cinque anni ormai!» disse Hiruzen  Sarutobi, il figlio di Asuma, il primo Sensei di Shikamaru.   
    «Ma certo!» esclamò ridendo Shikamaru «Hai proprio ragione! Uno a cinque anni è già troppo grande per stare sulle spalle di un’altra persona, anche se si tratta del proprio “zio”» detto questo lo mise a terra. Aveva gli stessi occhi, della madre Kurenai, di quello straordinario rosso che pareva quasi uno do-jutsu, ma la piega degli occhi e l’incarnato erano quelli del padre, Asuma
 . In quel momento giunse correndo Kurenai, da qualche anno, pur partecipando a qualche missione ogni tanto, si era defilata dall’attività di Ninja, per poter badare al meglio il suo bambino
    «Hiru! -Disse,- santo cielo lascia in pace il povero Shikamaru! Sono mesi che è continuamente in missione e non ha certo bisogno che tu gli salti addosso ogni volta che lo vedi! Sei proprio impossibile».
    «Oh, dai mamma! È solo uno scherzo sono certo che zio Shikamaru non se l’è presa! Vero?». Shikamaru sorrise scompigliando i capelli di Hiruzen che tentava, invano di impedirglielo
    «Non fa niente Kurenai-san! Lo sai quanto mi fa piacere vedere il piccolo Hiruzen! Non è certo un disturbo per me!.
    «Anzi, Kurenai, cosa ne dici se io e Choji portiamo Hiruzen a fare un giretto? Stiamo insieme per qualche ora e poi te lo riportiamo a casa a metà del pomeriggio. Così potrai riposare un po’!»
    Subito Hiruzen batté le mani «Oh possiamo mamma? Possiamo?» disse evidentemente felice alla prospettiva guardando la madre con sguardo supplichevole. L’espressione austera di Kurenai si addolcì mentre si chinava a baciare il figlio sulla fronte dicendo «ma certo che potete Hiru, solo, mi raccomando, non fare impazzire Choji e Shikamaru e comportati bene!».

    «Oh mamma! Non mi dare baci quando siamo in pubblico, non sono più un bambino, sai?» disse Hiruzen ma subito si alzò in punta di piedi e abbracciò la madre mormorandole all’orecchio. «Grazie mamma!».
    «Allora Hiru!» disse Choji «che ne dici di andare a mangiare un po’ di dolci, te li offro io»
    «Certo Choji-san».
    Mangiarono insieme del Natto e dei dolcetti poi Choji disse di avere un altro impegno urgente, salutò Hiruzen e Shikamaru e si diresse verso casa. Hiruzen e Shikamaru, invece si diressero insieme verso nord, dove si trovava il palazzo dell’Hokage, per poter godere di una vista privilegiata sul villaggio in un posto tranquillo e isolato. Ad un certo punto Shikamaru si sentì tirare per la giubba.
    «Shikamaru!» disse Hiruzen guardandolo, «mi prendesti sulle spalle?».
    Sorrisero entrambi mentre Shikamaru lo prendeva in braccio e lo sollevava «Ma non era una cosa da poppanti, Hiru?» «Oh dai, falla finita!» borbottò il bambino.
    Proseguirono insieme verso nord e salirono sopra il tetto del grande palazzo, poi si fermarono sopra una panchina, posta esattamente di fronte alla parete con i volti scolpiti degli Hokage della foglia, Da qualche anno ormai era comparso un sesto volto, l’ultimo a destra che rappresentava un giovane Ninja nel cui occhio sinistro si potevano vedere, in modo inequivocabile i segni dello Sharingan.
    «Quello è il volto del Sesto Hokage!» schiamazzò Hiruzen indicandolo «Ma, Shikamaru, che cos’ha nell’occhio sinistro? Non l’avevo mai visto scoperto!»
    «Quello» rispose Shikamaru facendosi serio «è lo Sharingan, il potere che ha reso famoso in tutto il mondo il nostro Hokage! Qualche anno fa proprio a causa di quel potere scoppiò una terribile guerra. Ma ora che il Clan Uchiha è estinto, si tratta di una prerogativa unica di Kakashi!» «Il Clan Uchiha?» disse Hiruzen «E che cosa è successo?».
    Shikamaru sospirò, ritornando con la mente ai crudeli avvenimenti di cinque anni prima, quando Hiruzen non era ancora nato. «Fu un Clan glorioso e Maledetto, Hiruzen, uno dei più forti del villaggio, ma il suo ultimo discendente, che era un mio compagno, si consegnò all’odio e al desiderio di vendetta, e ne fu consumato».

    Stettero per qualche momento ad osservare in silenzio i sei venerabili volti. Poi Hiruzen chiese «Shikamaru, parlami ancora di mio padre».  Shikamaru sorrise, ne aveva già parlato tante volte a Hiruzen, che pareva non stancarsi mai di sentir parlare del padre che non aveva mai conosciuto. «Era il migliore dei maestri e il più grande dei Ninja che abbia mai conosciuto. Mi ha insegnato tante cose e mi ha reso molto migliore. Ti ha desiderato e ti ha amato più di se stesso anche se non ti ha mai conosciuto. Per lui…tu eri il Re»
    «Il Re?» disse Hiruzen con aria stupita «Che c’entra il Re? Credevo che l’Hokage fosse il re, o il Daimyo!»
    «Anch’io lo credevo Hiru, ma non è così! Un giorno capirai chi è davvero il Re! Me l’ha insegnato proprio tuo padre e lui lo ha imparato dal suo, tuo nonno, il terzo Hokage, di cui tu porti il nome!».  Hiruzen era un bambino e non poteva capire queste parole, guardò verso l’alto e si mise ad osservare le nuvole. «Credo che sia ora di andare, Hiru» disse Shikamaru «tua madre ti sta aspettando».

  Infine Shikamaru riportò a casa Hiruzen, consegnandolo alla madre che lo invitò a bere del te. «Ti ringrazio Shikamaru! Devo dire che Hiruzen ti è proprio affezionato. Ti vuole proprio bene»
    «Assomiglia molto a suo padre, almeno fisicamente!» rispose Shikamaru «Oh, Anche come carattere se è per questo! Lo ricordo ancora quando aveva circa quell’età!»

    «Tra poco entrerà nell’accademia. Spero che voglia diventare un Ninja! Sai quanto vorrei essere il suo maestro Jonin. In fondo è anche per questo che ho accettato la promozione»
    «Si» disse Kurenai «Ci vorranno ancora un paio di anni, anche se Hiru è impaziente, io vorrei che aspettasse.»
    «Certo capisco.» disse Shikamaru «Non ti devi preoccupare Kurenai-san! Il maestro Hiruka e gli altri sono ottimi insegnanti, e farò sempre il possibile per proteggerlo!». Shikamaru terminò il suo tè, poi si alzò dicendo «Beh, Kurenai-san, io devo andare ora. Salutami Hiruzen.»
  Uscì dalla casa di Kurenai mentre ad ovest il sole tramontava e stette qualche istante a contemplare le sue amate nuvole dipingersi di rosso alla luce del sole morente. Si diresse verso casa, nel quartiere del Clan Nara. Era stata una giornata tranquilla.

************************************************************************************************

 
  L’attesa, nella sala fredda su una scomoda panchina, pareva infinita. Shikamaru diede solo una rapida occhiata all’orologio poi sospirò. «è passata solo una mezz’ora, Shika» gli disse Choji cercando di tranquillizzarlo. «Sono certo che sta andando tutto bene!». Annuendo Shikamaru rivolse all’amico un sorriso insieme nervoso e grato. Poi ricominciò a tormentarsi le mani sempre più nervoso. Choji fissò l’amico per qualche istante, ripensando a tutte le volte che Shikamaru si era dimostrato forte e deciso. Ma il corso dei suoi pensieri fu interrotto da una voce forte e autoritaria, ma insieme evidentemente preoccupata.
    «Dov’è dove si trova! Dobbiamo vederla!»
    «Pare che in questo ospedale nessuno riesca a tenere un tono di voce adatto al luogo» mormorò Shikamaru in un timido tentativo di sdrammatizzare la situazione.
    All’improvviso le porte si spalancarono con fragore e comparve all’ingresso Kankuro, che non appena vide Shikamaru lo prese con rabbia per la casacca urlandogli in faccia.
    «Cosa è successo a nostra sorella, Nara? Era affidata a te! Era una tua responsabilità! Se le succede qualcosa giuro che ti uccido, Nara, hai capito? Ti uccido». Shikamaru si lasciò sballottare da Kankuro senza reagire, ma continuando a fissare nel vuoto con aria depressa. La stretta di Kankuro non si allentò fin che una certa quantità di sabbia, lo spinse via dolcemente ma in modo deciso.
«Ora basta Kankuro! Ricordati che tu qui sei solo un ospite e che non devi urlare in ospedale» Gaara del deserto, il Kazegake, era comparso sulla soglia, con la sua consueta voce calda e decisa. «Come sta nostra sorella Temari Shikamaru-san?»
    «Kazekage-sama Kankuro-san, vostra sorella è stata gravemente ferita in uno scontro con Ninja nemici, ma ora si trova affidata alle cure si Sakura-san della quale conoscete la fama» intervenne Choji per il suo amico.
    Shikamaru invece si inchinò profondamente dicendo «Vi chiedo perdono, Kankuro-san e Gaara-san, è solo colpa mia se Temari è in pericolo di vita, spero di poter meritare il vostro perdono»

    «Su, alzati Shikamaru!» disse Gaara toccandogli leggermente le spalle. «So che hai fatto il possibile per salvarla. Se tu non l’avessi portata qui sarebbe morta di certo». Poi con grande sorpresa di Shikamaru gli diede un leggero abbraccio. «Sono certo che tieni molto a lei, lo capisco dal tuo sguardo». Gli sussurrò. Questa volta Shikamaru non ebbe la forza di negare. «Anche lei tiene molto a te» Aggiunse sorridendo il Kazekage.



Eccoci qui con il secondo capitolo. Come ormai saprete la ragazza misteriosa è Temari, avevo lasciato in giro qualche indizio: complimenti a  DirtyCharity che ha scoperto quello più significativo (lo sguardo di Shikamaru al posto di fronte a lui dove qualche anno prima c'era Temari).

La prima parte del capitolo ha un tono un po' diverso. Potete pensarlo come un Flashback di Shikamaru. Spero vi abbia divertito come a me ha divertito scriverla.

Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le seguite o le ricordate.


Prossimo capitolo:   Missione!

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: Good Old Charlie Brown