Your tragic fate is looking so clear!
Jim?
Mh?
Cosa ti va di fare, oggi? E' domenica e non so propr-
Non lo so, quello che vuoi tu,
andrà più che bene.
Beh passano Frankenstein Jr. alla tv se
magar-
Allora lo guardiamo insieme. Vieni
qui...
Erano mesi ormai che
percorreva ogni lunedì alla stessa ora quel lungo e ampio corridoio.
Ogni lunedì si fermava a guardare perplesso
l'imponente palazzo che gli si stagliava innanzi, rimaneva lì immobile qualche
istante, poi sospirava stancamente costringendo i suoi
piedi nella noiosa avanzata su quei gradini freddi di marmo bianco
che stridevano al passare delle sue suole.
Ogni lunedì entrava nello stesso ascensore, con gente sempre
diversa, salutava educatamenete senza mai incrociare lo sguardo di nessuno. La
gente rispondeva sempre cordialmente guardandolo incuriosita per il suo look
stravagante e quell'aria da bambino troppo cresciuto. Alcuni, lo
sapeva, lo additavano probabilmente consci di chi lui fosse in realtà ma non si
avvicinavano, mai. Gli unici contatti che si avevano con
la sua persona erano riservati all'unico, coraggioso, che
osava chiedergli dove volesse andare; e la risposta era sempre
la stessa - 21° piano, grazie. -
In quei giorni aveva
perfino cronometrato il tempo che impiegava ad arrivare a destinazione,
tanto abituali erano quelle azioni, 7 minuti esatti. E se qualcuno
gliel'avesse chiesto sarebbe stato anche in grado di dire quante mattonelle
c'erano dall'ascensore alla camera che doveva raggiungere; non le
calpestava mai, preferiva camminare lungo il tappeto blu notte che
occupava la gran parte del percorso, adorava quel tappeto ne avrebbe
comprato uno uguale qualora l'avesse trovato, però le enumerava con gli
occhi. Ogni lunedì le contava e il numero, anche se ci sperava, non
cambiava mai. Era sempre uguale.
Anche sbagliare sarebbe stato gradito
purchè quel numero cambiasse ed invece... non sbagliava, mai.
Poi si
fermava difronte alla porta, culmine del suo viaggio. I primi tempi era anche divertente,
o almeno cercava di convincersi che lo fosse; l'attesa, la sorpresa, la curiosità, lo
spingevano a fermarsi anche lì qualche secondo a rimuginare su cosa avrebbe
dovuto dire o fare, poi semplicemente bussava e si faceva
trascinare dagli eventi, perchè era così che doveva andare. Da qualche tempo
a questa parte invece, faceva giusto in tempo a presentarsi difronte all'uscio, che questo veniva
aperto, ed una calda voce amichevole, che alle sue orecchie
risultata a tratti fastidiosa, lo accoglieva; come era di routine successe anche
quel giorno con suo più totale disappunto.
- Johnny, puntualissimo come sempre! Riuscirò mai a trovarti un
secondo in ritardo? -
- Non capisco perchè questa fissazione. Se ho un
appuntamento sono puntuale. Non mi piacciono i ritardatari, perchè non amo
aspettare quindi neanche essere aspettato. -
Una risata leggera percorse la
stanza scarsamente arredata ma molto luminosa - Sì, hai ragione. Dovrò smetterla
di importunarti a riguardo. -
Johnny la attraversò velocemente, il
passo attutito dalla moquette bordeaux, si sedette nella solita poltrona che era ormai
diventato il suo posto fisso e guardò fuori dalla finestra il grande panorama
che le ampie vetrate gli regalavano - Bella Los Angeles, eh? - si sentì
chiedere, anche questa domanda troppo usuale, sicuramente.
- Sì,
molto. Riesce a farti sentire così... piccolo ed
insignificante. - constatò atono.
- E così che ti senti, Johnny? -
- A volte.
-
- Perchè? -
- Oh non saprei...- cominciò continuando a
mantenere lo sguardo fisso sulla linea dell'orizzonte - I motivi potrebbero essere
tanti o magari nessuno.- aggiunse.
- ...come stai oggi? - chiese carezzevole
il suo interlocutore.
- Meglio di ieri, ma non posso garantire peggio di
domani. -
- Cosa te lo fa pensare? -
- Non lo so, già il fatto che sia
martedì. Odio il martedì. -
- La gente di solito odia il lunedì. -
- E'
vero, è un luogo comune. -
- Ma tu sei tutto fuorchè comune. -
- Questo
l'hai detto tu... -
- Lo penso, in effetti. -
- Il lunedì non è male, è
giusto che le cose ricomincino, ripartano dopo la lunga sosta del week-end
e la domenica. -
- E tu vorresti ripartire, Johnny? -
Il ragazzo rimase in
silenzio, poi guardò l'altro che ancora lo fissava interrogativo - Posso avere
qualcosa da bere? - chiese con il tono più gentile che riuscì a rimediare -
Certo, ho del thè freddo. -
- Andrà più che bene, grazie. -
Lo seguì con
lo sguardo mentre avanzava verso un piccolo frigo-bar. Con molta cura prese due
bicchieri dal ripiano accanto e li poggio sulla superficie perfettamente pulita
del mobiletto, era così lucido che ci si sarebbe potuto benissimo specchiare,
che avesse una sorta di maniacale tendenza alla pulizia estrema? Lui non c'aveva
mai prestato troppo attenzione a queste cose. Zacky e Brian sono i maniaci
dell'ordine - si ritrovò a pensare - o meglio più che ordine, il loro è un
assoluto pretendere che le cose siano sempre come vogliono, e che
sopratutto rispettino il loro gusto. Matt, invece, è più pacato per lui
fondamentalmente è importante che si mangi bene, prima e dopo il concerto, se
può farlo anche durante la cosa di sicuro non gli dispiace. E poi Jimmy, lui non
è di grandi pretese, c'è la birra? Allora è un uomo felice.
Il tintinnare del ghiaccio lo risvegliò dal suo flusso incessante di pensieri fuori luogo.
Seguì con attenzione gli ultimi movimenti fondamentali che prevedevano il semplice versare il liquido
ambrato nei bicchieri e annegarvi dentro una fettina di limone, niente di trascendentale,
ma era rapido da quei gesti così eleganti ed allo stesso tempo freddi e meccanici.
- Ecco, tieni. - si sentì dire, mentre afferrava malamente il bicchiere. -
Grazie. - rispose in un sussurro.
Ancora un lungo silenzio calò nella stanza
- Allora... - provò a dire il suo interlocutore.
- No. Non
voglio ripartire... - rispose lui, mentre il cielo sulla città degli
angeli si tingeva di rosso, e pensava che sì, era veramente stupendo un
tramonto sanguigno.
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