Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Tati Saetre    18/04/2011    11 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
“Se sei così sicura perché ogni venerdì ti ostini ad andare a cena in quel Pub?”... “Per l’ottima cucina!” Angela sorrise, lisciandosi la coda che si era fatta in basso a destra.
A chi volevo darla a bere? Tutti sapevano – e quel tutti includeva me ed Angela -, che ogni venerdì andavo in quel Pub per vedere lui.
Era stato una specie di colpo di fulmine, proprio dritto al cuore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Sesto Capitolo – Jake… mi dispiace

Vi rompo le palle subito, dicendovi che sono Yeah Efp su Facebook ;) Lì troverete spoiler delle mie fanfiction, e poi ci possiamo fare una bella chiacchierata ùu

Colgo l’occasione per scusarmi su questo capitolo orrendo, ma non sono riuscita a betarlo.

Motivo? Beh, il bacio Robsten. L’avete visto? Se non l’avete visto correte, perché io ancora sto piangendo e ridendo insieme *___*

Poi, vorrei sentire il parere di tutti voi. Non abbiate paura di recensire, di dirmi se la storia vi piace o meno. Da quello che avete notato sto cercando di rispondere sempre alle recensioni, anche per conoscervi meglio ;) Quindi, se i preferiti e i seguiti della storia sono più di cento, voglio sentirvi tutti. Almeno la metà ùu Sarebbe bellissimo conoscervi tutti *-*

Il prossimo capitolo arriverà dopo l’aggiornamento di Scambio Culturale, intanto spoiler sull’account Facebook ;)

 

Buona lettura.

 

____

 

 

 

Sesto Capitolo – Jake… mi dispiace.

 

Bella

 

Sapevo che accompagnare Alice a casa di Jake avrebbe comportato vedere Edward.

Sì, certo che lo sapevo.

E mi ero anche preparata mentalmente.

Le mani ancora sudavano, ma ci avevo lavorato quando Alice pensava a guidare il mio catorcio definito macchina.

Ma diamine, quando mi si parò davanti con una t shirt bianca, i capelli spettinati e lo sguardo quasi addormentato.

Dio, gli sarei saltata addosso immediatamente.

Calma, Bella. Calma. Lunghi respiri.

“Devi ringraziare Dio che Isabella si sia offerta di accompagnarmi. Eh no, caro mio mi ricordo perfettamente di quello che ho detto stamattina. Tu da domani andrai a piedi, finché la tua cara Volvo non rivedrà la luce.

Quando finì di parlare, un rumoroso tuono si abbatté sul cielo.

Subito dopo, un lampo.

Ottimo, ci mancavano solo i temporali. Io odiavo i temporali!

Alice scansò con una botta sulla spalla suo fratello, per poi entrare in casa.

Io lo guardai imbambolata, feci un lungo respiro e poi varcai la soglia di casa.

“Edward.”

Si riscosse dal suo torpore momentaneo, regalandomi un sorriso da togliere il fiato.

“Isabella.”

Volevo dirgli che non doveva chiamarmi così. Che tutti mi chiamavano Bella, e che a me Isabella non piaceva per niente.

Ma detto da lui suonava così maledettamente bene.

Dio, avrebbe potuto chiamarmi in tutti i modi che voleva.

Scossi la testa energicamente, entrando in casa Black.

Jacob era praticamente sdraiato sul divano, con una ciotola di patatine in mano.

“Sempre il solito.” Mormorai, prima che la porta si chiuse con un tonfo assordante.

Bells!” Si mise composto, si ripulì da tutti i pop corn che aveva addosso e passò la ciotola ad Alice, che gli lanciò un’occhiataccia.

Jake… tutto a posto?” Chiesi sottovoce, mentre Edward passava accanto a me, sfiorandomi una spalla e soffocando una risata.

Dio! Quel ragazzo non poteva fare così!

Ss- sì. Tutto a posto, Bells.”

Annuii, alzando gli occhi al cielo.

Se io non sapevo mentire, Jacob non era da meno.

Mi sedetti accanto a lui, portando le ginocchia al petto.

“Allora”, iniziai, schiarendomi la voce. “Cosa stavate facendo?”

Jacob sorrise. “Niente di che. Prima che Edward venisse travolto dal folletto.

La mia amica prese alcuni pop corn, tirandone una manciata a Jake e centrandolo in pieno viso.

Lui si ripulì quasi di corsa, imprecando sotto voce verso Alice.

Lo guardai di sottecchi; cosa diamine gli era successo?

Quello non era il mio Jake.

Era troppo attento all’apparenza… come se dovesse far colpo su qualcuno.

Forse Alice? Nah, impossibile.

Poi sapeva benissimo che lei era fidanzata con Jasper da due anni.

Jake, sei sicuro di star bene?”

Mi guardò, sbuffando e diventando rosso.

Rosso attuato molto dal colore della sua carnagione.

“Sì, certo.”

Diamine, era imbarazzato!

Sì, certo. Negli ultimi due minuti l’avrai ripetuto quattro volte.

Per poco mi ero dimenticata che c’era anche Edward in quella stanza.

Sorrisi, quando derise Jacob. Allora non ero l’unica che si era resa conto del suo strano comportamento.

“Stai zitto, tu.”

Mi piacevano da morire i loro punzecchiamenti.

Era come rivedere me, Angela ed Alice quando stavamo insieme.

Jacob si risedette accanto a me, continuando a guardare la partita.

Io mi grattai la testa, un po’ annoiata.

Odiavo le partite di Basket. O di qualsiasi altro sport esistesse sul pianeta.

Lo sport, non faceva per me.

E quando l’ennesimo tuono si abbatté sulla Riserva, quasi non scattai sul posto, andando a finire su Jake.

“Non è possibile, Bells. Ancora hai paura dei temporali?”

“Sì. E’ una specie di fobia.” Inutile dire che io non avevo aperto bocca, ma l’aveva fatto Alice al posto mio.

Abbassai la testa, imbarazzata. Certo, loro dovevano mettermi in imbarazzo proprio davanti a Edward.

Jake non lo faceva a posta, ma Alice poteva risparmiarsela.

Mugugnai qualcosa di incomprensibile, abbassando la testa.

Non ebbi il coraggio di voltarmi. Ero troppo imbarazzata. Finché un altro tuono riecheggiò fra le mura, facendo tremare anche i vetri delle finestre.

“Oh, Dio.” Sospirai, digrignando i denti.

Quando c’erano i temporali mi rifugiavo sotto le coperte, mordendo i cuscini.

Okay, sembrerà anche stupido, ma funzionava sempre.

Due braccia forti si ancorarono sotto le mie, tirandomi su di peso.

Jake… cosa?” Quando realizzai quello che stava per fare, dalla mia bocca uscì un urlo di disapprovazione. “No! Jacob Black, no! Il solletico no!”

Iniziò a torturarmi, passando da sotto le ascelle al collo.

Io mi dimenavo, mentre Alice se la rideva di gusto a guardarmi soffrire.

Poi mi tolse le scarpe. E quando arrivò sotto i piedi la mascella iniziò a farmi male per quanto ridevo.

J-j-j” Ottimo, non riuscivo nemmeno ad articolare una sola parola. “Jake, basta!”

Finché la mia testa non sbatté violentemente su qualcosa di duro e profumato.

Cazzo, cazzo e cazzo.

Dalla mia postazione lontana venti centimetri da Edward Cullen ora ero finita con la testa sul suo petto.

Rossa dall’imbarazzo mi alzai, e con il fiatone mi spostai di qualche centimetro.

Bene, ennesima figura di merda.

“Basta. Non lo fare mai più.”

Jacob sorrise, porgendomi le mie Nike bianche che infilai con un po’ di fatica.

La pancia ancora faceva male per quanto avevo riso.

“Bella?”

Mmh?”

“Possiamo parlare?”

Alzai lo sguardo, incontrando gli occhi neri e seri di Jake.

“Certo.”

“In camera mia?”

Guardai prima Alice, che alzò le spalle e poi Edward, che invece guardava il televisore fisso davanti a sé.

Mi alzai riavviandomi i capelli con una mano, e poi seguii Jake fino alla sua camera, che ormai conoscevo a memoria.

“Dimmi.” Si sedette sul letto, prendendosi la testa fra le mani.

Bells, io sono amico tuo.”

Jake, così mi preoccupi. Cosa succede?”

I-io. Diamine, è così imbarazzante!” Si alzò di scatto, tirando un calcio alle coperte che scendevano dal letto.

“Di cosa stai parlando?” Stavo per posargli una mano sulla spalla, quando si voltò di scatto.

“Io non so cosa fare. E’ che… Bells, io e te siamo cresciuti insieme e tu… Cristo Santo!” Si voltò nuovamente, facendo un giro su sé stesso.

No, no e no.

J-jak-

Bells, tu mi piaci. E’ da un po’ di giorni che questa storia va avanti. Ma non pensavo fosse così difficile dirtelo. So che anche tu provi qualcosa per me. L’ho visto dal modo in cui mi guardi, da com-

“Jacob!”

“Che c’è?” Sembrava caduto da chissà dove.

Lo sguardo perso nel vuoto. Come se lo avessi risvegliato da una specie di trans.

Jake, ora parliamo. Siediti.”

Prese posto sul letto, proprio dov’era prima.

Jake. Tu… ecco, tu sei un mio amico. Potrei considerarti anche il mio migliore amico ma… io non provo niente nei tuoi confronti. Sei… sei come il fratello che non ho mai avuto, i-

Chi è?”

“Cosa?”

Bells, ti conosco da troppo tempo. E se non ci fosse un’altra persona tra noi due, ora mi avresti detto Sì.

Jake i-”

“Chi è?”

“Non lo conosci.” Mi arresi, evitando di recargli un altro dispiacere, forse più grande di quello già ricevuto. “Non lo conosci.” Continuai, prendendo un bel respiro. “E’ un amico di Alice. E’… ecco, è stato come un colpo di fulmine.

“Tu li odi, i fulmini. E i temporali. Lui le sa queste cose? Conosce qualcosa su di te?”

Da oggi sì, avrei voluto rispondere.

Ma stetti in silenzio, osservando il mio amico con lo sguardo perso nel vuoto.

Stavo per accarezzargli una guancia, quando si scostò.

“Lasciami solo.”

Jake.” Sussurrai, perdendomi in quelle pozze neri.

“Lasciami solo.”

Jake.” Mi alzai, mettendo una mano sulla maniglia. “Jake… mi dispiace.” Dissi infine, uscendo dalla sua camera.

“Cosa voleva tutto muscoli e niente cervello?” Domandò Alice, quando scesi al piano inferiore.

La scena era proprio come l’avevo lasciata.

Solo che stavolta anche Edward guardava me, come in attesa di un verdetto.

“Niente. Niente. Io… io vado a fare una passeggiata.” Mi diressi verso la porta, senza nemmeno prendere il mio giubbotto.

“Bella! Ma piove a dirotto.” Urlò Alice, prima che uscissi da quella casa, andando incontro a un temporale mai visto a La Push.

 

 

L’unico rumore che riuscivo a sentire era quello dei miei passi, che calpestavo soltanto acqua e fango.

Ero a pochi kilometri da casa Black, e camminavo a testa bassa lasciando che la pioggia mi bagnasse da testa a piedi.

Pensavo a quello che mi aveva detto Jake.

Era così sicuro che gli avessi detto di sì, se fossi stata innamorata di Edward?

Perché sì, ero innamorata da Edward.

Da troppo tempo.

E se mi fossi fidanzata davvero con Jake? Avrei smesso di avere questa ossessione per Edward?

Sospirai pesantemente, mentre sentii un rombo assordante provenire da dietro le mie spalle.

Finché una macchina si fermò vicino a me.

Quello era il mio pick up! E l’unica cosa di cui non avevo bisogno in quel momento era del terzo grado di Alice.

Peccato che quando il finestrino si abbassò vidi un’altra persona.

“Isabella.”

Gli occhi si sbarrarono. “Edward?!

“Sali. Ti porto a casa?”

“Cosa?”

“Andiamo.” Con un cenno della testa mi indicò l’interno del pick up.

“No.”

Riabbassai la testa continuando a camminare.

Con uno scatto secco sentii la porta del pick up aprirsi, e poi richiudersi.

“Tieni.”

Edward si parò davanti a me, porgendomi le chiavi della mia macchina.

“Se non vuoi venire… beh, di certo io non posso andarmene con la tua macchina.”

“Oh.”

Cielo, come ero patetica?

Era lì, zuppo anche lui con i capelli appiccicati alla fronte.

Oh, Dio.

Presi le chiavi, alzando un sopracciglio.

“Come andrai a casa?”

“Beh… chiederò un passaggio a Jacob.”

“Alice?”

“Oh, dopo la minaccia di stamattina non mi accompagnerà più da nessuna parte.” Borbottò fra sé, scostandosi qualche ciocca dalla fronte.

Quanto avrei voluto farlo io. Dio, ero proprio pessima.

“Andiamo, ti porto io.” Dissi in tono autoritario, voltandomi e dirigendomi verso la mia auto.

Lui mi seguì poco dopo, prendendo posto vicino a me.

“Senti, posso chiedere a Jake.”

“No, non lo disturbare. Certo, non sono di strada ma non fa nulla.

Ovvio, l’avrei accompagnato anche dall’altra parte del continente se me l’avesse chiesto.

Partii dopo qualche protesta del pick up, uscendo finalmente da La Push.

Cercai di portarmi i capelli da una parte, cercando di non farli gocciolare.

“Sei da strizzare, Isabella.”

Sorrisi, scuotendo la testa.

“E tu non se da meno.” Ammiccai nella sua direzione.

Cosa diamine mi stava succedendo? Dio, quello era Edward Cullen!

Entrai a Forks, e superai anche il vialetto di casa mia.

Fortuna che casa Cullen distava di una decina di minuti dalla mia.

“Allora, cos’è ‘sta storia che Alice ti ha minacciato.”

Lui sbuffò, issando il suo sguardo fuori dal finestrino.

“La mia Volvo è a Seattle, da un meccanico. Alice tutte le mattine deve accompagnarmi a scuola alla Riserva, per poi tornare qui nella sua. Stamattina l’ho convinta a prestarmi la sua macchina.

“Ti ho visto, stamattina.” Constatai l’ovvio, diventando rossa come un peperone.

“Esatto. L’ho accompagnata, e poi sono andato a scuola. Le avevo promesso di tornare a prenderla alle tre, ma me ne sono dimenticato.

“Sì, me ne sono resa conto. Si è praticamente scagliata contro di me, minacciandomi di accompagnarla a La Push, se no…

Cazzo!

“Se no?” Mi incitò Edward, posando la sua attenzione su di me.

Se no ti avrebbe rivelato la mia cotta colossale.

“No, niente.” Biascicai, concentrandomi ancora meglio sulla strada.

Svoltai a destra, trovandomi davanti all’immensa casa della famiglia Cullen.

Stupenda.

L’avevo sempre fatto notare ad Esme, che aveva arredato quella casa magnifica.

“Beh, grazie Isabella.”

Sorrisi cordialmente, mentre apriva lo sportello dell’auto.

“Ah, Edward?”

“Si?” Si voltò di nuovo, fulminandomi con quegli occhi verdi.

“Puoi chiamarmi Bella.”

Una cosa più idiota non potevo dirla.

“No. Mi piace, Isabella.” Calcò particolarmente sul mio nome, facendomi girare vorticosamente la testa.

Distolsi lo sguardo, aspettando che uscisse dalla mia auto.

Poi, abbassai il finestrino.

“Edward?”

Mh?” Era lì, in piedi sotto la pioggia ad aspettare che dicessi qualcosa.

“Domani, alle otto fatti trovare pronto.”

“Cosa?” Quasi non urlò, sbarrando gli occhi.

Hey, mica vuoi che ti lasci andare a piedi fino a La Push, no?”

Rise di gusto, questa volta voltandosi davvero fino ad arrivare alla porta di casa.

Con un sospiro ingranai la marcia, diretta a casa.

 

 

 

   
 
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Tati Saetre