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Autore: ethelincabbages    22/04/2011    9 recensioni
La morte di Remus Lupin, il ricordo di Remus Lupin attraverso tre punti di vista diversi, in relazione con un solo personaggio: Teddy. Questa raccolta attraversa la vita di Ted, e il suo rapporto con Molly, Hermione, e Harry nel ricordo di suo padre.
1.Gentile
2.Brillante
3.Malandrino
La storia partecipa al contest "Qual è la miglior Edita che abbiate mai scritto?" indetto sul forum di EFP da PhoenixQuill
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Molly Weasley, Remus Lupin, Teddy Lupin
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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E Teddy guarda le stelle

II. Brillante

Trientalis Europeae. Un fiorellino dai petali bianchi a forma di stella. Stella artica. Bianco. Piccolo. Fragile.
Hermione lo tiene delicatamente tra il pollice e l’indice destro. Lo fissa. Bianco. Piccolo. Fragile.
“Mi ha fatto pensare a te… a lei” le mormora, confondendosi sui pronomi personali, colorandosi, dalle dita dei piedi fino alle punte dei capelli, di una strana e ancora sconosciuta sfumatura di rosso.
Hermione sorride e arrossisce. Arrossire come una bimba alla prima cotta, perché uno studente le ha regalato un fiore, non è una cosa che la professoressa Granger dovrebbe permettersi. Ma le tenere attenzioni di Teddy Lupin le riportano alla mente altre attenzioni, ugualmente ingenue, ugualmente oneste, ugualmente pure.
Una dolceamara forma di contrappasso.

Hermione sbuffò contrariata. Un’ombra rilassata riposava sulle radici della suaquercia. Già, la sua quercia. Quella dove passava tutti i pomeriggi quando il sole glielo permetteva – si sedeva, lì nei pressi del lago, con i compiti da svolgere nel grembo, e fingeva di dimenticare il fatto che i suoi due migliori amici non le rivolgessero la parola. Era la sua quercia e qualcuno gliel’aveva rubata.
Fece per andarsene ma riconobbe la sagoma: giaceva supino, braccia sotto la nuca, occhi semichiusi e frangia spettinata. Il professor Lupin sembrava voler godere appieno di quegli spicchi di sole che il febbraio scozzese era disposto a concedere loro. Hermione si fermò a osservarlo.
Sembrava sereno. Quella patina di tristezza che accompagnava il suo sguardo ogniqualvolta si posava sul mondo era annullata da un sorriso dolce. Era quasi bello quando sorrideva. I raggi di sole che gli accarezzavano il volto rendevano più evidenti le cicatrici che lo segnavano. Hermione si trovò di nuovo diretta verso un corso di pensieri pericolosi: lupo mannaro. Ma non si soffermò molto sulla verità che la vecchia ricerca per Piton le aveva rivelato, perché il sorriso, prima appena accennato, si allargò sul viso del professor Lupin e le parole che le rivolse la sorpresero ad arrossire.
“Hermione, vieni.” Si mise seduto, e la invitò ad avvicinarsi. “Ti ho rubato l’angolo preferito, non è così?” Come fare a dire una bugia a quegli occhi?
“Ehm, sì signore. Cioè no. Ecco, è un posto appartato, e nessuno mi disturba quando voglio studiare fuori dalla biblioteca. E oggi c’è il sole.” Da dove venivano fuori queste brillanti trovate? Le sembrava di aver rubato le battute a Ron tant’erano sciocche le frasi che stava sputando a raffica. “Non volevo disturbarla, signore.” Avrebbe potuto girare i tacchi in quel momento ma non le andava.
“Anch’io passavo molte ore di studio qui. Quando me lo lasciavano fare…” sorrise malinconico. Distante. Perso in qualche ricordo antico. “Ma adesso è il vostro turno…” si rivolse di nuovo alla ragazza.
“Potremmo dividercela per un po’.” Hermione sparò la sua proposta con gli occhi sbarrati dalla vergogna. Il collo e il viso si accesero di una particolare tonalità vermiglia.
 “D’accordo.”

E adesso, quando cerca riparo sotto la sua quercia trova un bambino con due grandi occhi color miele e un fiorellino tra le dita. Bianco. Piccolo. Fragile.
Si siede accanto a lui.
“Sai a chi altri piaceva questo posto, Ted?”
“A mio padre” risponde tranquillo. Le porge un vecchio quaderno d’appunti che si porta sempre dietro. Sul foglio è riprodotto un perfetto chiaroscuro della vista che quella posizione offre: le fronde scure della foresta da una parte e le cime delle montagne dall’altra incorniciano il lago, nero e placido, in primo piano. Una sola cosa differisce, nel disegno due ali spalancate d’ippogrifo sorvolano l’acqua. Hermione non ha mai visto nulla di più perfetto, se si eccettua la visuale originale.
R.J.L. in basso, a destra, determinano la paternità del disegno e del quaderno di appunti. R.J.L. era davvero una delle persone più intelligenti e piene di doti che avesse mai conosciuto.
“Ted. Tuo padre è stato uno dei migliori professori che questa scuola abbia mai visto. Una delle migliori persone.”
“Meglio di Harry?”
“Oh! Migliaia di volte meglio di Harry.”
“Meglio di te?”
“Ovviamente.”
“Nah, impossibile!”

“Ehi, hai trovato Lupin?” domandò Ron, non appena Harry entrò dal ritratto della Signora Grassa, interrompendo la partita a scacchi che stava vincendo contro Hermione.
Harry annuì in silenzio, mentre prendeva posto di fronte ai suoi due migliori amici. “È andato.”
Ron rispose con un sorriso dispiaciuto. Hermione sentì vagamente un pizzicore dalle parti degli occhi. Lupin era stato il miglior professore di Difesa che avessero mai avuto. Oltre ad essere gentile, e colto, e giusto, e brillante.
“Mi ha lasciato questa.” Affidò la pergamena della Mappa del Malandrino, gialla e vuota di sberleffi e direzioni, nelle mani di Ron. “Ah, e mi ha dato questa per te” si ricordò improvvisamente, rivolto a Hermione.
Una lettera. Sigillata. Per Hermione. Il ritratto di una ragazza dai capelli cespugliosi che studia - penna tra le labbra, sguardo rivolto ai fogli sulle sue gambe - all’ombra di una quercia. Un ritratto. Privato. Di Hermione.
Firmato R.J.L.

Hermione continua a fissare il suo fiorellino tra le dita e il tredicenne di fronte a lei. Un’idea le balugina in testa. Fa un balzo in piedi e porge una mano al ragazzo. “Vieni, Ted.” Lo invita.
Teddy sorride. In qualche modo, sa già dove Hermione – la professoressa Granger – vuol portarlo.

“La guerra è finita.” Chi lo ha detto? Perché lo ha detto? Finita. Sì, distruggendo tutto.Corpi uno accanto all’altro. Corpi morti. Ma la guerra era davvero finita. Ron, al suo fianco, l’abbracciava e sosteneva. O era lei a sostenere lui? Era svuotato. Tutti i Weasley sembravano svuotati. E anche lei si sentiva un po’ più vuota.
Lo sguardo corse di nuovo a quei due corpi che si era rifiutata di osservare, ma che non riusciva ad evitare – Remus e Dora; oh, no, Remus e Tonks. Qualcuno aveva avuto l’accortezza di metterli vicini. Vicini. Insieme.
Remus. Il suo professore. Era morto.
Quando, tempo dopo, riaprì quel vecchio ritratto, dono del suoprofessore, nel tentativo di ricordare la parte bella e buona di quella vita, le sembrò di scorgere diverse macchie sulle guancie della bambina studiosa: lacrime.

Marmo bianco. Anche qui, come Silente, come James e Lily Potter. Bianco. Né piccolo. Né fragile. Marmo. Freddo. Bianco contro il verde dell’erba, tagliata di fresco, ai loro piedi. Bianco contro il rosso del sangue sputato e versato quella notte. Ted e Hermione hanno gli occhi fissi sulle lapidi.
“Ti dispiace?” domanda lei, mentre fa cenno di voler posare il fiorellino sotto i nomi di suo padre e sua madre. Ted scuote la testa, un mezzo sorriso - un po’ triste, un po’ felice – gli colora il viso. È davvero bello quando sorride.
Hermione lo scruta. È attento, riflessivo, concentrato sulla tomba che conserva i resti dei suoi genitori. Sembra quasi stia cercando di parlare con loro, solo attraverso i suoi occhi. Ci mette un po’ prima di tornare a rivolgere la sua attenzione verso di lei. Ma questa volta il sorriso è intero, vero, forte. Brillante.
Si dirigono insieme di nuovo verso il castello; dal piccolo cimitero sul lago si sentono ancora le loro voci allegre e le loro risa.
Ninfadora Tonks e Remus Lupin sono felici. La stella artica brilla sui loro nomi. 

   
 
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