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Autore: Ezzy O    15/06/2011    5 recensioni
-Io credo che sarebbe emozionante conoscere un alchimista.- mormorò Winry quasi in trance.
Havoc, con un lieve sorriso, si accostò a lei:- Diffidate, signorina!- le consigliò –Sono tutti uguali, esseri spregevoli e bugiardi, quei mostri non meritano che una cosa sola…
Lanciò la sigaretta fuori bordo, Winry la osservò toccare la superficie e sparire tra i flutti, poi, prendendole la spalla, il giovane tenente la costrinse a girarsi e a fissarlo negli occhi.
-Poca corda e caduta sorda.- terminò.
Una fanciulla desiderosa di avventura, due fratelli in cerca di un passato, un alchimista ambizioso e una ciurma maledetta; chi sarà il vincitore, tra le isole del Caribbean?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Caribbean's Alchemists
Caribbean’s Alchemists
La maledizione dell’Acqua Rossa



Eccomi di nuovo su EFP dopo mesi di blocco totale, stavolta con l'adattamento a Fullmetal Alchemist di Pirati dei Caraibi!
La trama non cambia molto da quella del film, ovviamente, per fare in modo che tutti avessero un po' di spazio, ho dovuto aggiungere un paio di personaggi, ma di questo se ne parlerà in seguito! :)  Non mi resta che augurarvi buona lettura, spero di non aver sforciato nell'OCC, ma sta a voi giudicare il mio lavoro! ^^

Ezzy O


Prologo: La nave tra la nebbia.

Fin dai tempi delle prime colonie oltremare, una parola serpeggia fra le ciurme che si spingono arditamente su quelle coste sconosciute: alchimisti. Le storie raccontano di questi uomini, figli del diavolo dicono alcuni, cacciati sulla terra per aver offeso gli dei con la loro arte che gli permette di modificare la materia; una razza macchiata di superbia, per dominare il cielo, la terra, gli abissi.
Sarà per questo che ho così paura?
Mi chiamo Winry Rockbell, e prima che i miei genitori morissero per l’epidemia di tre anni fa, ero felice; adesso, sul ponte di questa nave che dovrebbe portarmi verso un nuovo capitolo della mia vita, non sento altro che un vuoto allo stomaco; paura, ma forse, in fondo, curiosità: sono cresciuta con le leggende sugli alchimisti, e ora voglio scoprire le verità nascoste tra quelle parole…

Winry alzò per un attimo gli occhi dal suo diario, che aggiornava regolarmente, come le aveva suggerito suo zio, e le iridi turchine incontrarono un muro di foschia bianca che si alzava lentamente dal mare, danzando in mille volute e arabeschi che coloravano le onde di un cupo grigio cenere.

… Ma prima di farlo, dovremo superare l’ennesimo banco di nebbia.

Appuntò, con un filo di amarezza. Chiuse il quaderno, e restò lì, sulla prua della nave, a guardare sconsolata le nuvole basse, che le nascondevano il mare; le ci sarebbe voluto un po’ prima di abituarsi al clima di quei luoghi: aveva sempre detestato l’umidità, anche quel poco che c’era ad Amestris, e ora, per uno strano scherzo del destino, stava per stabilirsi nel luogo più umido al mondo, le isole del Caribbean.
Sospirò, mentre una brezza leggera le sfiorava i capelli e faceva dondolare le sartie del vascello; una vecchia canzone le sfuggì dalle labbra, sentita in un lontano passato, sulle labbra della sua balia.
- Yo ho, yo ho, das Schwert, den Körper, das Meer!
Wahre Freunde der Alchemisten, die das Abenteuer lieben.
Wir sind Alchimisten, und wir mögen es,
weil das Leben für uns gemacht ist!
Ipnotizzata dal suo stesso canto, si accorse solo all’ultimo della mano che le si posava sulla spalla.
Sobbalzò, spaventata.
Si volse verso il marinaio che si era accostato: un uomo sui trentacinque, di solito taciturno e scontroso, ma in quel momento un velo di superstizioso timore si era impadronito degli occhi cremisi.
-Zitta piccola.- le intimò –Siamo ormai nelle acque degli alchimisti, non starete cercando di tirarceli addosso?
-Basta così, grazie signor Scar!- anche il giovane tenente del vascello, era apparso a prua, accompagnato, pochi passi addietro, dallo zio e tutore della ragazza: Maes Huges, neogovernatore di Reesembool.
Scar, con la fronte corrugata, si scostò da Winry:- Tenente Havoc,- cercò di giustificarsi –La ragazza cantava una canzone sugli alchimisti!
-Non vedo il problema.
-Porta male cantare di alchimisti in una nebbia così innaturale, parola mia! Ho dovuto fermarla…
Havoc annuì:- Va bene, signor Scar, ne terrò conto. Andate, adesso!
Il marinaio si allontanò di mala voglia, borbottando qualcosa a proposito di pericoli sottovalutati o di come portasse sfortuna avere una donna a bordo.
-Vi è proprio necessario quell’uomo?- domandò Huges, scocciato, al giovane tenente. –Non ho mai apprezzato quelli del suo calibro…
-Burberi?
-Fosse solo quello, ciò che mi da’ fastidio sono le superstizioni che fa dilagare fra i marinai!
Havoc sorrise, accendendosi una sigaretta:- Non si preoccupi governatore: il signor Scar potrà anche essere superstizioso e pieno di difetti, ma se vogliamo attraversare questi mari, ci serve la sua esperienza…
-E’ già stato qui?- Winry, che fino a quel momento aveva ascoltato la conversazione in silenzio, fece sentire timidamente la sua voce.
-Di più, miss Rockbell! E’ nativo di Ishbar.
La ragazza sgranò gli occhi sentendo il nome di quella leggendaria isola, della quale, secondo i racconti, gli alchimisti avevano fatto la loro patria e base operativa.
Anche Huges era rimasto sorpreso:- Addirittura? Allora è vero che hanno gli occhi rossi e la pelle scura…
-Ne dubitavate?
-Ero sicuro che fosse una delle tante leggende di questo mare!
-Affatto!    
-Un altro motivo perché la sua presenza mi disturbi.- Sbuffò il neogovernatore.
-Non penserete che sia in combutta con gli alchimisti…
-Lo penso eccome!
-Ve lo ripeto, eccellenza: il signor Scar è al cento per cento un uomo del Führer!
Mentre i due discutevano, Winry aveva ricominciato a guardare il mare, ancora coperto dalla nebbia; non osava rimettersi a cantare, anche se le parole premevano nella gola tentando di uscire: sembrava come ipnotizzata dal moto cadenzato delle onde sulla fiancata del veliero, una dolce melodia che cullava la ragazza, come una vecchia ninna-nanna.
Si era innamorata dell’oceano a prima vista.
-Io credo che sarebbe emozionante conoscere un alchimista.- mormorò quasi in trance.
Havoc, con un lieve sorriso, si accostò a lei:- Diffidate, signorina!- le consigliò –Sono tutti uguali, esseri spregevoli e bugiardi, quei mostri non meritano che una cosa sola…
Lanciò la sigaretta fuori bordo, Winry la osservò toccare la superficie e sparire tra i flutti, poi, prendendole la spalla, il giovane tenente la costrinse a girarsi e a fissarlo negli occhi.
-Poca corda e caduta sorda.- terminò.
La ragazza continuò a guardarlo senza capire, finché non scorse Scar che, con una corda, mimava il gesto d’impiccarsi.
Sgranò gli occhi, inorridita.
-Tenente.- Huges si affrettò a prendere la parola –Apprezzo molto il vostro fervore, ma ho timore degli effetti che potrebbe avere su mia nipote quest’argomento.
-Le mie scuse, governatore.- disse Havoc senza però cambiare tono o espressione, poi il giovane si volse per tornare alle sue mansioni.
Winry si accostò a suo zio:- Io lo trovo molto interessante, invece…
-Già,- sospirò l’uomo –E’ proprio questo che temo!- e si affrettò a raggiungere il tenente, lasciando la ragazza di nuovo sola a prua.
Fu in quell’esatto momento che Winry scorse una sagoma sottile uscire dal banco di nebbia; incuriosita, si sporse dal parapetto: un ombrellino di pizzo rosa, di quelli che le nobildonne usavano al suo paese d’origine per ripararsi dal sole, galleggiava sull’acqua come un fungo capovolto, urtando leggermente la chiglia del veliero.
Lo seguì per un po’ con lo sguardo, sorridendo come divertita a quel fragile segno di civiltà; nemmeno per un attimo si chiese come un ombrellino di quel genere fosse capitato in mare aperto…
Quando rivolse di nuovo lo sguardo al mare davanti a lei, un’altra figura era apparsa tra la bruma, più grande questa volta; Winry ci mise qualche istante per distinguerla, ma dopo pochi secondi non ebbe più dubbi.
Si girò verso l’equipaggio: -Un ragazzo!- gridò –C’è un ragazzo laggiù!
Havoc fu il primo a sporgersi dal parapetto: -Uomo in mare!
Subito i marinai corsero verso il ponte di tribordo, dove si accostava, trasportato dalle onde, il pennone di una nave; aggrappato al legno, un ragazzo dai capelli biondi giaceva svenuto.
Senza perdere tempo, i rampini si protesero oltre le murate, faticando non poco a tirare il naufrago verso il veliero; quando si fu accostato due uomini si calarono in mare, cercando di trarre in salvo il ragazzino, mentre la ciurma intera assisteva, incoraggiandoli e tenendo le funi che li sorreggevano. Dopo minuti che sembrarono eterni, il biondino fu adagiato sul ponte della nave, salvo dal mare.
Tutti gli uomini si strinsero intorno a lui, il medico gli premeva sulla pancia, in modo da fargli sputare l’acqua ingoiata; un solo uomo guardava ancora il mare: aveva visto, prima di chiunque altro, una luce, come un faro nascosto dalla foschia, e con terrore seppe a cosa si trovavano davanti.
-Ishvara…- pregò, fissando l’orrendo spettacolo –Proteggici!
Havoc, allarmato dalla voce rotta del marinaio, si precipitò a prua, seguito dal governatore. In un attimo gli occhi di tutto l’equipaggio si puntarono sull’oceano, e videro: fiamme di un viola cupo, quasi nero, danzavano nell’aria umida, schioccando in mille scintille, mentre si avvolgevano lungo pennoni e vele, per distruggere quello che fino a poco tempo prima doveva essere stato un massiccio galeone.
Sulla murata di poppa, ormai quasi sommersa, pendeva alla stregua di uno straccio la bandiera di Amestris.
-Com’è accaduto?- domandò Huges, dopo un primo attimo di orrore.
-Forse…- balbettò il tenente –Forse il deposito munizioni, i vascelli mercantili viaggiano armati in queste acque….
Scar si girò verso l’equipaggio:- Baggianate!- disse –C’è una sola feccia del mare che può produrre un fuoco come quello…
-Cosa intendete, signore?
-Quel che pensano tutti.- continuò l’uomo di Ishbar -E che io ho il coraggio di dire: alchimisti!
Mormorii di paura si diffusero tra i marinai.
-Non è detto, magari… magari è stato un incidente!- provò a convincersi Huges.
Havoc scosse la testa:- Non ha importanza adesso. Uomini! Calate le scialuppe, cerchiamo i sopravvissuti!
Mentre i marinai remavano verso i detriti, Winry si avvicinò al giovane naufrago: doveva avere più o meno la sua età, anche se era più basso di lei di un paio di pollici. Gli scostò una ciocca bionda, scoprendo il viso ancora un po’ infantile, e in quel momento esatto il ragazzo aprì gl’occhi, di un dolce castano dorato.
-Dove…- la voce fu stroncata da un colpo di tosse.
-Non aver paura, - lo rassicurò la giovane –Mi chiamo Winry Rockbell.
-Ed… Edward Elric…- si presentò.
Winry sorrise:- Veglio io su di te, Edward.
Il biondo, esausto, cadde all’indietro, nuovamente svenuto. Solo allora la nipote del governatore notò il luccicare di una catena sul collo del ragazzo, una catena dorata; incuriosita, sollevò il ciondolo, portandolo verso la fiamma di una lanterna.
Inciso sull’oro, un serpente si attorcigliava intorno a una croce, sormontata da una corona alata; Winry si sentì mancare il fiato:- Sei un… alchimista!
-Vi ha detto qualcosa?
La voce del tenente Havoc fece sobbalzare la fanciulla, che si affrettò a nascondere il medaglione:- Il suo nome è Edward Elric, non ho scoperto nient’altro!
L’uomo annuì:- Mettilo sottocoperta.- disse al marinaio che lo seguiva.
Quando finalmente si trovò sola, Winry si volse verso il mare, rimirando il gioiello, e in quel mentre un’ombra bucò la foschia per un secondo, scivolando leggera sulle onde: una nave, rossa come il sangue rappreso; sul pennone più altro, scarlatto in campo nero, sventolava l’immagine di un serpente che si mordeva la coda…
L’Uroboro.



Fine del prologo! ^^ Mi raccomando: commentate! Ci rivediamo il mese prossimo con il secondo capitolo (che poi sarebbe il primo XD)!
  
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