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Autore: DreamWanderer    28/06/2011    1 recensioni
Karen, i suoi pensieri e le sue paure, riguardo a un po' tutto... dagli scontri con lo specchio, alla nostalgia.
Fa parte della saga "Shards & Shades".
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Shards & Shades'
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5.
Deep Inside.



Karen’s PoV

CRASH.

È il suono che riempie il silenzio di quest’appartamento.

CRASH.

È il suono di un prezioso oggetto di vetro soffiato che va in pezzi contro la parete.

CRASH.

È il suono della mia rabbia.

CRASH.

È il suono della mia rabbia che trova finalmente una via di sfogo.

La gente, di solito, preferisce urlare finché le corde vocali non sono più in grado di emettere alcun suono. Io non ci riesco.

Ho una seria difficoltà a sfogare qualunque sentimento di rabbia, ira, frustrazione o dolore. Eccetto comportarmi in modo parecchio antipatico, bene inteso. Persino questa manifestazione mi costa fatica: mi viene voglia di mordermi a sangue le labbra, stringere una mano a pugno e costringere l’altra a rimettere giù il fragile oggetto che ho appena strappato dallo scaffale.

Ma non lo farò.

Oggi, non ho intenzione di cedere al senso di colpa. Oggi, non ho intenzione di soffocare di nuovo l’istinto di distruzione che sta trasformando i miei sentimenti in un maremoto. Oggi, per una volta, non voglio pensare al dopo; perché so alla perfezione che una volta passato l’uragano mi sentirò male per aver mandato i pezzi la maggior parte dei ricordi delle mie gite a Venezia. Oggi non voglio fermare l’inferno che si sta scatenando nel mio appartamento.

Ci sono frammenti di vetro dappertutto pronti a trasformare questo caos in sangue, la musica che esprime il lato più gotico di Within Temptation e Evanescence è talmente alta che potrebbe addirittura disegnare crepe nei piatti di ceramica esposti su alcune mensole. I “famosi” Piatti del Buon Ricordo.

Ne guardo uno con odio, e tiro anche quello contro il muro. Il frastuono del materiale fragile che va in pezzi mi fa incredibilmente bene, e qualcosa dentro di me alza la voce con soddisfazione nell’ammirare altri cocci accasciarsi sul pavimento.

Sì cazzo!

Non del tutto soddisfatta, alzo di più la musica e sbatto una porta e tiro un’altro piatto. Ormai una cacofonia di vibrazioni sonore squassa l’aria, ma io sto cominciando a sentirmi meglio. Decisamente meglio.

Finalmente il mio respiro comincia a calmarsi, e da affannato che era, inizia a tornare regolare. Il cuore pian piano rallenta e riprende un ritmo più scandito, molto più rassicurante di quello impazzito che l’avevo costretto a imporsi. L’adrenalina lentamente si consuma, lasciandomi stanca e tremante, anche se posso ancora sentire quanto mi avesse inebriata prima.

E io ritorno in me stessa.

Le tempie pulsano fastidiosamente a causa del mal di testa tanto forte da nausearmi, e allora abbasso la musica per darvi un po’ di sollievo. Non di tanto però.

Perché la tempesta dentro continua a infuriare.

La rabbia è sedata, ma la pace è ancora lontana. Sono solamente stanca di lanciare oggetti, non mi va proprio più. La musica però mi aiuta, ho bisogno di tenerla alta per sintonizzare i miei sentimenti su altre frequenze, in modo che ognuna di queste emozioni indefinite possa trovare la propria via di sfogo.

Le note cambiano, e il lato classico dei ritmi latini di Enrique Iglesias riesce finalmente a sedare tutta la furia che si stava ancora contorcendo dentro di me, a sopprimere l’ira che ancora frustrava la mia stanchezza.

E ciò che rimane in me, è il nulla.

Il vuoto si fa strada nel mio petto, e io mi stendo sul divano, ora veramente esausta. Non mi prendo nemmeno il disturbo di accoccolarmi, o di stringermi le ginocchia al petto: non fermeranno neanche un po’ ciò che mi sta minacciando adesso.

Penso a quanto sia stata stupida, la scintilla che ha provocato tutto lo scempio che mi circonda adesso. Una vera cavolata, una semplice, inutile lite con mia sorella. Peccato che quella banale scintilla abbia dato fuoco a sentimenti parecchio più insistenti, più fastidiosi, più radicati, più pericolosi.

Mancanza.

Il vuoto, appunto. Questo vuoto che riposa in me, ben nascosto sotto evanescenti presenze, spettri di cose. Sono presenze illusorie, che dovrebbero rappresentare sia quello che sento di possedere sia quello a cui sento di appartenere. Sono ombre di realtà banali, quasi scontate: casa, famiglia, amicizia. Sono quelle presenze che ti tengono in piedi quanto tutto il resto della tua vita diventa friabile e comincia sfaldarsi tra le tue mani. Sono presenze che io m’illudo di avere.

Nostalgia.

Voglia di poter rivedere tutte le persone che sento più vicine a me, nonostante l’oceano che la vita ha posto tra me e loro. Desiderio di riuscire finalmente a lasciar andare tutte quelle che, invece, mi hanno lentamente messa da parte per poi dimenticarmi. Illusione di avere la possibilità di riprendermi la mia vita com’era, prima che questi sentimenti cominciassero lentamente a crescere dentro di me.

Solitudine.

Il senso di isolamento. È l’incapacità di rendere gli altri partecipi dei miei sentimenti, dei miei pensieri. È la sensazione di non poter confessare a nessuno ciò che ho davvero dentro, perché mi riderebbero in faccia senza prendermi sul serio, oppure scapperebbero a gambe levate, oppure mi riterrebbero pazza. È la percezione di camminare sospesa su un filo che nessuno riesce a distinguere: da un lato la vita di tutti i giorni, dove si trovano tutti gli altri; dall’altro, le mie ombre, quelle che nessuno ha mai nemmeno sospettato.

Odio.

Il disprezzo che io nutro per la mia vita, ma soprattutto per me stessa. Mi sento meschina a provare disgusto per la mia esistenza, perché da un punto di vista esterno non è affatto male: una bella casa, una famiglia integra, un percorso di studi promettente, brava gente intorno. Eppure io non mi ci ritrovo. E allora mi sento un’ingrata, smetto di detestare la mia vita… e comincio a detestare me stessa. Ogni singolo difetto diventa insostenibile, insopportabile, intollerabile. Ogni minimo sbaglio è degno delle una pene capitali, senza possibilità d’appello. Ogni piccola imperfezione si trasforma in un errore che dovrebbe essere eliminato.

Bisogno.

La necessità di superare mancanza, solitudine e odio, e l’incapacità di farlo da sola. L’urgenza di trovare la mia ancora di salvezza, nonostante io non riesca a capire cosa debba fare, né cosa voglia davvero.

La musica cambia ancora, e sento il mio corpo rilassarsi come sotto l’effetto di un’anestesia. Le note di Sarah McLachlan scendono su di me come un balsamo, spalancando infine le porte all’ultimo sfogo: lacrime.

Cominciano a scendere lungo le mie gote, tracciando il loro solco salato sul mio viso ormai inespressivo. Molte scivolano giù dal mento, ma alcune riescono a insinuarsi tra le mie labbra per ricordarmi di quanta amarezza siano intrise. Colano sul cuscino, che le assorbe subito… come se non ci fossero mai state.

Nulla di tutto questo ci sarà, domani: spazzerò via tutti i cocci da terra, pulirò i segni che alcuni oggetti colorati hanno tracciato muro, raddrizzerò i quadri appesi. L’unico elemento che testimonierà l’esistenza di quest’ora sarà la mancanza di alcuni ornamenti dalle mensole, il vuoto che riempirà gli spazi lasciati tra una suppellettile e l’altra. Ma nessuno noterà niente, perché riorganizzerò gli scaffali, nascondendo l’evidenza.

Do uno sguardo agli oggetti rimasti, e noto che almeno sono riuscita a risparmiare quelli che mi piacevano di più.

Una nebbia di stanchezza cala sui miei pensieri, il mio corpo si rilassa completamente, gli occhi si chiudono, il respiro si calma, il battito si fa più lento ma più deciso, scandito.

Come a chiudere il cerchio, l’aspetto più dolce della musica di Within Temptation e Evanescence si libra nell’aria, cullandomi nel sonno.











Angoletto!

Eccoci qua gente! Ho un giorno di ritardo, scusate... mi sono completamente scordata che fosse lunedì!


Comunque. Questo capitolo è vecchio. A confessare tutto, mi sembra risalire a una vita fa. A un'altra persona, quasi. Karen cambia, all'interno di questa storia. Cambia lei, come tutti gli altri personaggi, d'altra parte.

Il prossimo capitolo e quello dopo ancora li troverete in "
Of Dream and Desire.
". Spero di sentirvi presto!
Un bacio

;*
   
 
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