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Autore: pinzy81    04/07/2011    7 recensioni
Cosa c’è dopo Breaking Dawn?
La vita di Renesmee è difficile, ma per fortuna, sono in molti a darle una mano.
Solo uno però per lei è veramente importante: Jacob.
Nuovi sviluppi per la Saga di Twilight in una fan fiction piena di colpi di scena, speranze, cuori infranti e, ovviamente, un nuovo cattivo.
Leggetela.
Genere: Azione, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Jacob/Renesmee
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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Erano passati mesi ormai dall’inizio della nostra tranquillità.
La vita scorreva lenta e monotona nella piccola cittadina di Forks, nello stato di Washington.
Le mie giornate si dividevano tra i miei genitori innamorati pazzi che non facevano altro che stare appiccicati come due piccioncini, tra i miei zii meravigliosi che insieme al nonno Carlisle e a nonna Esme mi viziavano in ogni momento, tra il branco nel quale ormai comprendevo anche nonno Charlie, perfettamente integrato nel nostro modo tutto particolare di vivere e tra le braccia di Jacob… il “mio Jacob”.
E non Jake come lo chiamavano tutti o “cane” come lo appellava zia Rose di tanto in tanto, solo Jacob.
Si la mia vita era monotona e ripetitiva per quello che potevo ricordare, e io ricordavo tutto, ma mi stava bene così.
Ero molto matura per una bambina di quasi due anni e mezzo/tre, anche se in realtà era appena passato un anno dalla mia nascita, ma ragionavo come un’adulta imprigionata nel corpo di una bambina.
Per meglio dire ero come spaccata in due: da una parte il mio cervello progrediva a velocità impressionante facendomi imparare nuove lingue e nozioni di vario genere, mentre il mio corpo mi portava inconsciamente a comportarmi da bambina.
Ogni tanto mi soffermavo a riflettere, come se mi sembrasse di vivere il romanzo di Dott. Jekyll e Mr Hyde e puntualmente venivo sorpresa da mio padre che mi rincuorava dicendomi che tutto più avanti si sarebbe normalizzato ed avrebbe avuto un senso.
Ci credevo… Credevo ciecamente alle parole di Edward, lui non mi avrebbe mai mentito.
Proprio quando la mia normalità sembrava aver cominciato ad avere un senso, decisero che era arrivato il momento di andare via.
Ricordo ancora quella discussione furiosa che avevano avuto tutti insieme.
C’era il branco al completo con Billy e Sue, noi Cullen ed anche nonno Charlie stipati nel salotto di casa.
<< Non puoi portarla via! >> aveva urlato Jacob in faccia a mio padre.
<< Jake, cerca di capire, non possiamo più vivere così… Cominciamo a destare sospetti. >> lo rabbonì mia madre toccandogli una spalla.
Lui la scansò e riprese dicendo << Come farò senza… >>
Mi fissò accigliato.
<< … Senza tutti voi. >>
Mi veniva da piangere, non potevo immaginare neanche io la mia vita senza di loro.
Il nonno ormai era da un po’ che non invecchiava e sia gli zii che mamma e papà non andavano in città per non insospettire la gente.
Comprendevo bene la situazione, ma allontanarci da Forks… E per andare dove?
Toccai la guancia di zia Rose mostrandole la mia preoccupazione e lei mi rispose << No tesoro, andiamo via solo noi. Il nonno Charlie e i lupi rimangono qui. >>
Mio padre ovviamente aveva visto la mia preoccupazione nei pensieri della zia e si avvicinò lasciando Jacob a testa bassa.
<< Piccola devi capire che c’è bisogno di loro qui e noi non possiamo più restare. >> mi disse condiscendente.
Feci cenno di si con la testa, ma dentro non ero convinta.
<< Vedrai che andrà tutto per il meglio. Ti piacerà la nostra casina nuova. >> mi incalzò conscio del fatto che non ero persuasa.
<< Ok papà. >> dissi risoluta.
Mi sorrise fiero della mia forza d’animo, ma Jacob ancora non era certo come me che quella fosse la soluzione migliore
<< E io che farò? >> chiese.
<< Tu devi stare qui Jake… Il tuo branco ha bisogno di te. >> gli ricordò Sam.
Lo guardò in cagnesco, sapeva che aveva ragione.
Charlie gli si avvicinò e dandogli una pacca sulla spalla gli disse << Non preoccuparti ragazzo ti terremo impegnato. >>
Alzò un lato della bocca mostrando un mezzo sorriso e tacque per tutto il resto della sera.
Mi prese con sé e non mi volle più lasciare a nessuno.
Io ogni tanto lo toccavo, mostrandogli che gli volevo bene e lui mi sorrideva triste.
Parlarono di tutti i dettagli: della nostra permanenza a Darthmouth per permettere a mamma, papà, zia Alice e zio Jasper di frequentare i corsi del bachelor’s degree, del nuovo lavoro di nonno Carlisle come insegnante presso la facoltà di medicina e del fatto che non sarei rimasta da sola, con zia Rose che si occupava di me aiutata dallo zio Emmett.
Il giorno della partenza arrivò presto… La separazione fu straziante.
Anche se piccola e inesperta avevo il cuore gonfio di tristezza e capii immediatamente, quando lo sentii, a chi apparteneva l’ululato che ci accompagnava fuori da Forks.
Ci stabilimmo nella città di Hanover, nel New Hampshire, che ospitava il college che i miei avrebbero frequentato.
La casa era spaziosa e rispecchiava il gusto della nonna come la vecchia, ma non era paragonabile neanche minimamente alla bellezza ed alla familiarità che quella infondeva.
C’era una stanza per ognuno di noi e un piccolo giardino con alberi alti ed una siepe odorosa che ci proteggevano da sguardi indiscreti.
I primi periodi furono tristi sia perché mi sentivo sola che perché non mi sentivo a casa mia.
Nel mio ambiente familiare tutti si preoccupavano di me, ma nessuno capiva che quel posto non mi apparteneva.
Nessuno a parte mio padre.
Lui poteva leggermi come un libro aperto e questo mi infastidiva in maniera esagerata.
Sapevo che non poteva lasciarmi fuori dal suo dono, ma io lottavo e lottavo per fare in modo che non sentisse i miei pensieri.
Più di una volta pregai perché la mia abilità si tramutasse in quella della mamma: la sua mente gli era preclusa e anche se di tanto in tanto riusciva a farsi sentire, lei preferiva mantenere quel minimo di intimità… Tanto quello che pensava gli diceva, non c’erano segreti tra di loro e mio padre ne era conscio.
Ma io non avevo quella fortuna come tutto il resto degli abitanti della terra.
La nostra permanenza nei miei ricordi era un lento susseguirsi di azioni ripetute; le uniche varianti significative erano i falò sul Green di Darthmouth in autunno e i concerti stile Woodstock presso l’università in primavera.
C’erano anche le feste comandate che Charlie ci obbligava, con mio enorme piacere, a passare a Forks con lui ed il resto del branco.
In quelle occasioni mi sentivo viva di nuovo.
Era curiosa come sensazione, ma appena da lontano avvistavo i contorni della casa del nonno cominciavo ad entrare in fibrillazione e poi, poco dopo, appena intravedevo la “sua” sagoma imponente davanti la casa perdevo la testa.
Il “mio Jacob” si metteva lì ad aspettarci anche due ore prima del nostro arrivo come un fan sfegatato al concerto dei suoi beniamini.
E per tutta la nostra, sempre troppo breve, visita, non mi lasciava un attimo a parte che per dormire.
Io mi sentivo così importante…
Poi un giorno assistetti ad una discussione fra Jacob e mia madre.
Non ero lì per origliare, anche perché ero lontana da loro, ma chissà come, mia mamma non si era accorta di me e poi urlavano così tanto che chiunque avrebbe potuto udirli.
<< … Certo che sei cocciuto Jake! Ma che ti costa accettare dicendo solo grazie! >>
Captai all’inizio.
<< Oh finiscila Bella! Non ne voglio più parlare! Non accetto la carità di nessuno ok? >> rispose Jacob.
Mia madre sbuffava e si torceva le dita delle mani.
<< Ma che carità e carità! Non la devi vedere da quel lato. Noi lo facciamo per te… E ovviamente per Renesmee. >>
Cercai di cogliere ogni parola, a quel punto sapevo che c’entravo anche io.
<< Senti io la vedo così e non accetterò nessun biglietto aereo gratis né da te e neanche dalla famiglia di tuo marito! Non mi importa quanto siate ricchi! >>
E dicendo questo lasciò il giardino di casa Cullen sgommando con la sua moto.
<< Ahh! Che cretino che sei Jake! >> gli sbraitò contro mia madre mentre si allontanava.
Quindi mia madre aveva proposto a Jacob di comprargli lei il biglietto aereo da oggi in avanti per venirci a trovare… Mi sembrava fantastico… Ma Jacob non la pensava così.
Ci pensai e ripensai nei mesi successivi al nostro ritorno ad Hanover e non approdai a nulla.
Infondo non capivo proprio per quale ragione la facesse così lunga… La ricchezza della nostra famiglia permetteva ai miei genitori di fare qualsiasi regalo anche se molto costoso.
Ma il caparbio Jacob non se la sentiva proprio di fargli spendere tutti quei soldi e così eravamo costretti a vederci non prima di una volta ogni quattro/cinque mesi: giusto il tempo di fargli guadagnare i soldi necessari per il viaggio con la sua minuscola officina.
Da piccola sentivo la sua mancanza certo, ma zia Rose e il buffo zio Emmett mi tenevano compagnia tutto il giorno portandomi ogni volta in parchi giochi diversi, a vedere le ultime mostre, a esplorare boschi nuovi fin su al confine dello stato… Era facile per me distrarmi e pensare solo una volta a casa alla sua mancanza.
Quella casa… In quella casa che non riuscivo a sentire mia anche se bella e confortevole.
A Forks avevo lasciato una parte di me che mi mancava ad ogni risveglio la mattina e ad ogni mia nuova scoperta del mondo.
Il telefono non mi permetteva di sentire Jacob vicino quanto volessi perché al di là della chiacchierata serale che riassumeva la sua e la mia giornata distanti, cominciavo a sentire che il mio dono non mi serviva più: parlavo sempre più spesso invece che MOSTRARE agli altri quello che volevo.
Si, una parte di me l’avevo lasciata a Forks, ma sarei tornata a riprendermela un giorno.
Ma quando?
Nonno mi aveva spiegato che per i mezzi vampiri la crescita terminava circa 7 anni dopo la nascita e in quel momento mi sarei fermata a diciassette/diciotto anni per il resto della mia esistenza.
Ero combattuta nella mia natura così strana e misteriosa, fortuna che Nahuel era sempre a mia disposizione per farmi capire che tutto quello che provavo infondo era normale e che lui ci era già passato prima di me.
Io non perdevo occasione per chiamarlo e parlargli, era proprio un buon amico!
Lui e la sua adorabile zia si erano uniti al clan di Denali entrando a far parte della ormai numerosa famiglia dei “vegetariani”.
Si trovavano bene in Alaska e Tanya era entusiasta della loro presenza e li trattava con tutti i riguardi.
Ormai la poverina era rimasta la sola senza compagno da quando Garret e Kate facevano coppia fissa e avere Nahuel con la piccola Huilen vicino a sé la confortava e ovviamente la distraeva.
Gli aveva gentilmente messo a disposizione una piccola dependance che la nonna Esme aveva promesso di ampliare un giorno.
Sapevo bene cosa volesse dire… Che di lì a poco ci saremmo trasferiti a Denali.
E infondo aveva un senso… La laurea dei miei era vicina e niente ci tratteneva lì dopo quei quattro anni di limbo.
Mi era sembrato più un purgatorio.
Un altro trasloco… Un altro spostamento… Non avrei mai avuto degli amici normali.
Forse un giorno… Infondo avevo tempo davanti a me, eccome!
Ma non dovevo essere triste… Stava per arrivare il “mio Jacob”.
Sarebbe atterrato esattamente tra quattro ore e io non stavo più nella pelle.
<< Non ce la faccio più mamma! Possiamo avvicinarci all’aeroporto il sole sta tramontando ormai. >> piagnucolai appoggiandomi alla spalla di zia Rose.
<< Dai Bella! Poverina! Accompagnala! >>
Sapevo che in lei avrei sempre avuto un’alleata.
<< Rosalie il volo di Jake arriva solo tra diverse ore… Che dovremmo fare all’aeroporto tutto quel tempo? >> sorrise interrogativa.
<< Non lo so… Potreste fare un po’ di shopping nel centro commerciale lì accanto oppure potreste cercare un regalo di benvenuto per il cagnaccio… Che ne so una ciotola nuova per la pappa! >>
Questo le fece meritare una piccola spinta da parte mia.
Bella, così avevo imparato a chiamarla visto che chiamare mamma una diciottenne da parte di una ragazzina che dimostrava quasi tredici anni non era credibile, si sciolse in una risata fragorosa tenendosi la pancia.
Quella risata contagiò tutti noi.
Poi mio padre si alzò togliendo l’attenzione dal suo giornale, ripiegandolo con cura, e battendo le mani disse << Ok ragazze preparo la macchina. >>
La felicità mi pervase… Tra poco lo avrei visto di nuovo.

   
 
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