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Autore: Hikari93    05/07/2011    12 recensioni
[Dedicata ad Uchiha Miku]
Un Uchiha e una ragazza sognatrice... cosa potrà mai nascerne?
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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-La battaglia di Sasuke - Perché il figlio di un Uchiha e di una noiosa non può che essere un tipetto difficile



La pappa


La notte era scesa, desiderata. Le verande erano state chiuse e finalmente la signora Uchiha aveva potuto mettersi a letto. Scoccò un’occhiata a suo marito, disteso lì fianco, prima di girarsi di lato e rimboccarsi le coperte. Chiuse gli occhi, pronta ad essere accolta tra le braccia di Morfeo.

Da un po’ di tempo a quella parte, la situazione era sempre la stessa. Sakura si sorprendeva di arrivare viva ad una nuova giornata. Ogni volta sentiva di non potercela più fare, di aver bisogno necessariamente di uno stacco. Del resto, suo figlio le toglieva tutte le energie. Non si poteva certo dire che era un tipo quieto: sembrava che dormire gli costasse una fatica immane e che piangere fosse la sua attività preferita.

“E’ figlio di Sasuke, perché strilla tanto? Il padre è quasi muto!”, si era detta in un momento di esasperazione totale.

Oltretutto non voleva mangiare. Entrambi i genitori dovevano sudare sette camicie ogni volta per rimpinzarlo di latte o di – a detta di Sasuke – schifose pappine.

Per fortuna, però, giungeva la sera, unico momento in cui il piccolo Itachi si calmava. O almeno, così era stato fino a qualche settimana prima. Da un po’, infatti, suo figlio aveva cominciato a dar di matto anche in quelle che dovevano essere le ore migliori per dormire.
Per questo motivo, Sakura voleva addormentarsi subito, così da accumulare quante più ore possibile ed essere, così, più o meno pronta per affrontare le lacrime del bambino.

“Senti come piange? Tutto da te ha preso!”, aveva digrignato l’Uchiha, una volta.

Sakura aveva preferito non rispondere a quella provocazione. Già doveva calmare suo figlio, figurarsi a battibeccare anche col marito. Perché tenere a bada un Uchiha non era abbastanza. No, doveva giungere anche l’altro a dargli man forte!

Sospirò, la testa protetta dalle coperte che le la rilassavano. Non voleva udire più nulla, solo quel silenzio che ultimamente desiderava tanto. Tuttavia, i sensi erano sempre vigili, la sua indole da madre prevaleva persino sulla stanchezza.
Si concesse soltanto un sonno leggero.

D’un tratto, un urlo squarciò la serenità scesa in camera. Sasuke si alzò di scatto, come se quei singhiozzi fossero dei comandi da dover obbligatoriamente seguire. Sperò di riuscire a calmare quell’adorabile demonio prima che la consorte si svegliasse. Sentì un mugolio provenire dall’Haruno.
“Ci penso io” le sussurrò.
Lei annuì, gli occhi ancora chiusi.

Sasuke sollevò dolcemente il bambino. Osservò il cambiamento che fece da quando era stato nella culla, a quando l’aveva preso tra le sue braccia. Man mano che l’aveva dondolato, si era calmato. Istintivamente, il piccolo Uchiha gli riportò alla mente sé stesso.
Almeno, per quanto aveva potuto raccontargli sua madre.

-Mamma, com’ero da piccolo?- aveva chiesto a Mikoto, un pomeriggio.
Sasuke si aspettava risposte come “carino”, “dolce”, “un tesoro”. Non si sarebbe mai aspettato quello che avrebbe sentito.
-Eri proprio un birbante, Sasuke!- sorrise lei, accarezzandolo.
Lui mise il broncio e si portò le braccia al petto. Era una peste, quindi?
La madre rise, abbracciandolo.
-Ma si sa che ci vuole pazienza coi bambini piccoli!- gli disse, facendo passare le dita tra i suoi capelli.
Sasuke fece finta di essere ancora arrabbiato, difatti simulò una non-credibile resistenza alla stretta profonda a cui la madre lo stava sottoponendo. Poi sorrise, senza farsi scorgere.

-Altro caffé, Sasuke?- domandò la donna la mattina seguente, riposata per benino.
L’uomo annuì, porgendole la tazzina. Alla fine cullato Itachi per tutta la notte, andando avanti e indietro per la casa. Ogni qualvolta si addormentava – e faceva per metterlo nella culla –, questi ricominciava il suo pianto, pretendendo di essere ripreso in braccio.
A causa sua, quella mattina Sasuke aveva due borse sotto gli occhi che facevano paura e un’espressione… peggiore del solito, sembrava addirittura più arrabbiata del normale.
-Che vuoi farci! E’ testardo proprio come te. Quel che vuole lo ottiene.- scherzò Sakura, tentando di risollevare il morale del marito. Quello, di tutta risposta, emise soltanto uno strano verso, uno di quei suoi soliti borbottii.
-Vedremo.- parlò dopo aver sorseggiato caffé. -Aspetta che cresca, poi vedrai chi comanderà.-



Sasuke stringeva convulsamente un cucchiaino tra le dita, ripetendosi di stare calmo. Lo sguardo divertito di Sakura non lo aiutava a mantenere i nervi saldi.
-Adesso mangerai questa schifezza.- sussurrò.
Itachi, dal suo comodo seggiolone, rideva, alzando le mani in alto. Sembrava quasi che volesse prendere in giro il padre.
Erano passati altri tre mesi da quando Sasuke e Sakura aveva intrattenuto quel loro discorso, ma la situazione non sembrava cambiata: il piccolo di casa continuava a primeggiare su entrambi.
L’uomo trasse un sospiro, provando a calmarsi. Affondò il cucchiaio all’interno di quella poltiglia obbrobriosa e lo diresse verso la bocca del bambino.
-Aprì la bocca.- ordinò.
Per tutta risposta ricevette soltanto una linguaccia.
-Gliel’ha insegnata Naruto.- Sakura aveva risposto alla sua muta domanda.
“Io quel dobe lo ammazzo!”, pensò l’uomo, un occhio che sbatteva dal nervosismo.
-Su, Itachi. Apri. La. Bocca.- scandì, cercando di farglielo capire ancora con le buone.
Poi, visto che non otteneva alcun risultato, fece forza per infilargli il cibo in bocca. Sulle prime, sembrò che il piccolo Itachi avesse accettato il suo pastoso destino, ma prima ancora che il padre caricasse un’altra cucchiaiata, aveva già sputato tutto, sporcandosi il vestito e le mani.
-Su, lascia fare a me!- si offrì Sakura, volendo salvare il marito dalla situazione in cui si stava cacciando. Fece per alzarsi.
-No.- sibilò lui.
La donna riuscì a trattenere un risolino soltanto facendo appello a tutte le sue forze. Lei conosceva Sasuke, sapeva che se anche si trovasse davanti ad un bambino – suo figlio –, che se anche si fosse pronunciato con quel tono calmo che lo contraddistingueva dentro stava rosicando. Uchiha senior era il tipo che voleva riuscire in tutto quello che faceva. Tutto. Si fosse trattato di bambini, di scommesse – anche se non ne era decisamente il tipo –, qualunque cosa.
Con più calma, Sasuke riprovò.
-Dai, Itachi, aprì la boccuccia.- affermò, il tono più inverosimilmente mieloso che potesse utilizzare. Però, dato che lui non era proprio il tipo che parlava in quel modo, ne uscì soltanto una frase mista tra l’ironico e il ridicolo.
La moglie stavolta rise.
L’Uchiha la ignorò e, solo dopo aver fallito miseramente in quell’ennesimo tentativo, decise di giocare la sua ultima carta, quella che l’avrebbe portato alla vittoria. Si sorprendeva soltanto di non averci pensato prima.
Afferrò il telecomando della televisione e, premendo un tasto a caso, lo sintonizzò sul primo canale dove trasmettevano l’odiosa pubblicità. D’incanto, proprio come Sasuke aveva supposto, il bambino smise di schiamazzare, fissando meravigliato lo schermo colorato. Così, quasi senza accorgersene, finì per trangugiare tutto ciò che il padre gli rifilò.
Sasuke ghignò soddisfatto.
“Ancora deve nascere chi la fa in barba a Sasuke Uchiha”, pensò.



 





A dire il vero avrei voluto che ne uscisse qualcosa di più lungo. Inizialmente, doveva essere una specie di continuo di questa qui: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=751225&i=1ma poi ne è venuto fuori questo. E’ un AU e questo credo che giustifichi in parte il comportamento di Sasuke – che potrebbe sembrare OOC.
Beh, fatemi sapere se vi va! ^.^

   
 
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