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Autore: Hikari93    13/07/2011    11 recensioni
Seguito di "-Ti va di incontrare i miei?- Attenzione: pericolo di gelosia da parte di un padre non del tutto normale!"
[Dedicata ad Ambra Chan, che ci teneva tanto al seguito e a Terra-chan, alla quale sentivo di dover dedicare qualcosa.
Miku Uchiha, figlia di Sasuke. Fidanzata con un ragazzo di nome Satoru. Unico problema: il papà è molto geloso.
Genere: Comico, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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 Capitolo 1: Miku Uchiha

 
 
 

Miku era seduta dietro al bancone del negozio degli Yamanaka. Quel giorno la clientela non era molta, anzi scarseggiava addirittura. C’era stato, però, un uomo che aveva comprato delle rose per la propria bella. Ovviamente, in quanto figlia di una tipa sognatrice come Sakura Haruno, la ragazzina non potè che immergersi in un mondo tutto suo, dove Satoru le portava qualcosa come un centinaio di rose rosse stupende e le chiedeva di sposarla. Arrossì solo al pensiero.
 
“Tanto succederà prima o poi”, si disse incantata, appoggiandosi sul bancone.
 
Attendeva la fine del suo turno con più ansia del normale. A casa, infatti, c’erano suo padre e il suo ragazzo che, finalmente, avrebbero cominciato un allenamento vero e proprio, indispensabile per diventare un ottimo shinobi, l’aveva definito suo padre. Oltretutto, sua nemmeno sua madre Sakura c’era, impegnata in ospedale.
Tamburellò con le dita sulla superficie in legno, guardando fisso l’orologio appeso alla parete.
 
“Eddai, dannate lancette, muovetevi!”, lamentava, sempre più in tensione.
 
Non le era mai dispiaciuto lavorare, anche perché era sempre stata consapevole della sua decisione di non essere un ninja, per cui non poteva fare altro. E poi i fiori le piacevano moltissimo. Il loro profumo le appariva come una medicina per l’anima, riuscendo a tranquillizzarla anche quando era agitata. Nonostante tutta la sua sicurezza e decisione, spesso pensava a come sarebbe potuta essere la sua esistenza da shinobi: allenamenti, battaglie, missioni… certamente peggiore del vendere piante. Con sua tristezza ricordò quando comunicò ai propri genitori di non voler frequentare più l’accademia, dopo averci studiato per un solo anno.
 
 
Era sera.
L’indomani sarebbe cominciato un nuovo anno scolastico per i bambini che si apprestavano a diventare la futura generazione di ninja. Chiusa all’interno della sua camera, Miku pensava  e ripensava alla sua decisione. Era combattuta tra il confessare o ignorare questo suo sentimento, nella speranza che un giorno lo avrebbe accettato. A soli otto anni si crucciava per questo motivo, senza riuscire a cadere in un sonno ristoratore che avrebbe annullato completamente i suoi problemi di bambina. Più volte aveva ipotizzato di scattare giù dal letto e di recarsi nella stanza dei suoi, ma qualcosa l’aveva sempre fermata, qualcosa chiamato orgoglio, che lei – in quanto figlia di Sasuke Uchiha – conosceva bene. Così piccola e già pensava al clan, alla reputazione della loro famiglia.
 
“Il clan Uchiha era formato da ottimi guerrieri e come tale dobbiamo portarlo avanti.”, le aveva confessato suo padre una volta, mentre le accarezzava dolcemente i capelli. Lei aveva annuito, non capendo totalmente il senso di quelle parole.
 
Senza nemmeno sapere come, si trovò davanti alla porta, quella che rappresentava un muro invalicabile tra lei e la sua decisione. La aprì titubante e cominciò a muovere qualche passo verso la camera di fronte alla sua: lì, c’erano i suoi genitori.
 
Sakura era a letto e, accanto a lei, Sasuke stava per infilarsi sotto le coperte. Sebbene fosse ancora estate – seppur la fine – fuori soffiava un venticello fresco, che prima non si era fatta scrupoli ad entrare dalla finestra appena chiusa. L’uomo si girò su un fianco, rivolgendosi quindi alla consorte, e la guardò senza espressione, come se stesse pensando ad altro.
-A che pensi?- chiese lei, notando subito un’espressione tormentata.
Lui scosse le spalle.
Sakura capì all’istante che il marito non voleva parlarne, a prescindere di cosa fosse, per cui gli si avvicinò, sfiorandogli il naso con il suo.
-Qualunque cosa sia, non preoccuparti.- sorrise, baciandole con dolcezza.
Sasuke rispose a quel contatto per un momento, ma fu un attimo intenso. Si sentiva ridicolo ad ammettere che ogni volta che sfiorava la moglie era sempre come la prima.
L’atmosfera romantica che si era creata fu interrotta dal lieve bussare alla porta.
L’Uchiha si staccò subito dall’Haruno, già intuendo chi fosse e, in un certo senso, cosa volesse.
-Miku?- disse, tanto per esserne sicuro, anche perché non c’era nessun altro, oltre loro e la loro bambina –entra.- ordinò.
-Posso parlarvi?- chiese Miku, abbassando gli occhi a terra e avanzando piano.
-Vieni a sederti vicino a mamma e a papà, su.- sorrise Sakura, indicando alla bambina dove posizionarsi grazie a dei colpetti sicuri sul letto. Ma la piccola era sempre incerta sul da farsi.
-Che devi dirci?- emise Sasuke, andando dritto al sodo. Non aveva mai sopportato i giri di parole, né quando parlava lui, né quando dovesse ascoltare altri. Nemmeno la sua famiglia faceva eccezione.
-Si tratta dell’accademia.- spiegò Miku, sempre meno a suo agio. Gli occhi le tremavano per l’emozione e il rossore del viso era sempre più evidente. Inoltre si torturava le mani, portandosi le dita all’indietro, quasi volesse spezzarsele.
-C’è qualche problema?- domandò la madre, sinceramente incuriosita. Non capiva proprio cosa potesse essere. Sa figlia Miku andava bene, non era la migliore, ma se la cavava, soprattutto nel lanciare shuriken e kunai.
La bambina annuì, portando lo sguardo su chi la preoccupava maggiormente, ovvero suo padre. Lui. Cosa le avrebbe detto? Teneva al clan – e lei lo sapeva -, desiderava che lei fosse uno degli shinobi migliori, semplicemente “perché gli Uchiha dovevano esserlo”, a sua detta. Miku non voleva deluderlo, ma sapendo che per farlo sarebbe dovuta andare contro ai propri desideri. L’aveva già fatto l’anno precedente: si era impegnata sempre e comunque, sebbene non le fossero mai interessati i combattimenti. A lei piaceva la pace, non la guerra.
-Dimmi, su.- le fece forza Sasuke, notando gli occhi verdi di lei immersi nei suoi.
Miku si chiuse in un silenzio indistruttibile, un po’ come faceva Sasuke quando non voleva confessare i propri sentimenti. Abbassò la testa sempre di più e nel suo campo visivo non c’erano altro che le coperte e le mani di sua madre appoggiate al letto. Senza nemmeno rendersene conto cominciò a piangere silenziosamente. Si vergognò un po’ di quella sua debolezza, ma non riuscì a smetterla. Anche per questo non voleva diventare ninja: lei non sarebbe mai riuscita a tenere dentro i suoi sentimenti, come dicevano invece le regole.
-Perché piangi, Miku?- chiese Sakura con dolcezza, cingendola in un abbraccio.
Tra quelle braccia Miku si sentiva sicura. Era sicura che sua madre avrebbe capito questo la rassicurava. Ma se pensava a suo padre… ecco che la malinconia cominciava a rosicchiarla, unita alla tristezza e una voglia terribile di essere diversa, di essere come suo padre volesse che fosse.
Come avrebbe fatto a dirglielo? Una volta entrata, aveva sentito la forza scorrerle dentro, conferendole il coraggio di confessare i propri sentimenti. Ma poi quegli occhi scuri l’avevano immobilizzata.
-Non vuoi più andare all’Accademia, vero?- disse Sasuke, spiazzando sia madre che figlia. La piccola sussultò, ancora stretta tra le braccia della maggiore, la quale indirizzò al marito uno sguardo più che allibito.
-Cosa?- chiese questa, come a voler cercare conferma.
-Allora, Miku, ho ragione?- continuò l’Uchiha, scuotendo la figlia.
-Scusami papà.- fu l’unica cosa che riuscì a proferire, prima di essere assalita da altre lacrime.
 
Che cosa doveva pensare? Una figlia non ninja. Di certo non era la fine del mondo, vero, ma per uno come lui era una “bella batosta”. Però quello non era il desiderio della sua bambina.
In vita sua, Sasuke aveva sempre fatto quello che voleva, anche sbagliando. Suo padre Fugaku lo aveva sempre spronato a dare il meglio di sé, e lui lo aveva fatto. Poi era successo lo sterminio del clan e, da lì in poi, più nessuno aveva avuto il permesso di ordinargli come comportarsi. Certo, la situazione che si era creata non era per nulla paragonabile alla sua esistenza, nemmeno lontanamente. Forse… avrebbe dovuto far scegliere Miku, anche se – ne era sicuro – prima o poi se ne sarebbe pentita.
 
-E’ solo questo il problema?- la bambina alzò la testa, incredula. Persino le lacrime si fermarono all’improvviso, solo a sentire quelle parole.
-Papà… non sei dispiaciuto?- domandò, poi.
-Domani parlerò con l’Hokage. Vai a letto ora.- la liquidò il moro, chiudendo la discussione. Poi si girò di lato, simulando di voler dormire.
Sakura, al suo fianco, era confusa. Beh, lei non aveva ipotizzato che sua figlia avesse dei problemi – di qualsiasi tipo fossero – a scuola. Forse, semplicemente non le piaceva. Comunque, quando aveva sentito le parole di Miku, aveva pensato che Sasuke obiettasse almeno un po’ e non che le lasciasse prendere una sua decisione così, alla leggera. Tuttavia, Sakura aveva capito che, almeno per quella sera, il discorso era chiuso.
-Papà ha ragione, vai a dormire.- baciò i capelli della figlia e le sorrise.
Vide lo stesso sorriso comparire anche sul volto di Miku. Questa, poi, sgattaiolò giù e, rincuorata, aprì la porta e sparì dietro l’angolo, sussurrando un lieve “buonanotte”.
Sakura sospirò e poi si dispose a letto, osservando la schiena dell’ostinato marito, non capendo ancora il suo comportamento di quella sera.
-Come mai l’hai presa così bene?- chiese, infine.
-Mh.- la solita risposta senza senso, che diceva tutto e diceva niente.
L’Haruno sospirò, per poi abbracciarlo da dietro, stringendolo forte. Sentiva l’odore dei suoi capelli e il solletichio che questi le portavano al volto.
Sorrise di nuovo: erano ancora tante le cose che doveva scoprire di Sasuke. Con lui non si smetteva mai di imparare.
 
 
Venti minuti a mezzogiorno.
 
Altri venti minuti e sarebbe potuta correre a casa, dal suo Satoru. Chissà se lui sarebbe rimasto a mangiare da loro. Lei lo sperava con tutto il cuore, così come sperava che il ragazzo e suo padre si conoscessero meglio durante gli allenamenti, così da accettarsi a vicenda.
 
-Come ti pare mio padre?- gli aveva chiesto, dopo il loro primo incontro, il quale, tutto sommato, non era andato poi tanto male.
-Degno della sua fama, Miku.-, rispose lui, ridendo.
Lei storse il naso.
-Perché che fama avrebbe?-
Satoru rise, ma non le rispose che con un bacio sulle labbra.
 
Dalla porta sbucò un altro cliente, che era niente di meno che l’Hokage in persona, il migliore amico di suo padre, Naruto Uzumaki. Entrò gioioso, un sorriso allegro sulle labbra. A tenergli la mano, una bambina con i capelli d’oro e gli occhi lilla.
-Buongiorno Hokage-Sama!- pronunciò, inchinandosi lievemente.
Lui rise.
-Quante volte ti ho detto di chiamarmi Naruto, eh, Miku?-
La ragazza sorrise imbarazzata.
-Che cosa desidera?- chiese, non dimentica che era a lavoro.
-Ma no, dammi del tu….comunque, vorrei un mazzo di fiori, ma non me la cavo troppo.- si grattò la testa, ridacchiando.
-Dipende, per cosa… ti servono?- domandò, optando per il tu.
-Oggi è un giorno speciale, Miku-chan!- spiegò l’Hokage, esaltato. Poi si rivolse alla figlia: -Che cos’è tesoro?-
-Sono sedici anni che tu e mamma Hinata siete sposati.- confessò lei arrossendo e nascondendoti dietro al papà.
-Allora ci vogliono delle belle rose rosse! E’ ovvio!- puntualizzò Miku, dito all’insù.
-E rose rosse siano.- rise Naruto.
 
 
-Direi che per adesso può bastare.- dichiarò Sasuke, per niente affaticato.
Satoru, invece, aveva il fiatone e, rannicchiato su sé stesso, osservava la figura dell’Uchiha, fresco come se si fosse appena alzato. Allenandosi duramente, sarebbe diventato anche lui così… o almeno lo sperava.
-Non gliel’ho ancora chiesto, signore, ma quando ritornerà Miku?- chiese, tra un respiro affannoso e l’altro.
Sasuke lo gelò con un’occhiataccia.
Il giovane si pentì all’istante della domanda fatta, maledicendosi, lui e la sua boccaccia.
-A breve. Accomodati pure in casa. Tanto nel pomeriggio continueremo.- sentenziò, non ammettendo repliche.
 
“Più che un invito sembra un obbligo!”, pensò Satoru, deglutendo con nervosismo.




 



 
 
 
Scusatemi se questo capitolo non è soddisfacente! Io faccio sempre del mio meglio, ma questo mio meglio fa abbastanza pena! -__-
Scusate!

   
 
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