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Autore: Ang3l    21/07/2011    12 recensioni
-Tu, ti sei fatto passare per un prete!-
-Ehi- esclamò il biondino, sollevando un sopracciglio -Io non ho mai detto di esserlo. Sei tu, paperetta, che sei arrivato a quella conclusione-
-Tu... mi hai confessato! E... sei nudo!- sbottò.
E che cavolo!, quel tizio non aveva dei vestiti? Possibile che ogni volta che lo incontrava era in mutande?
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Salve gente ^^  Mi chiamo Ciottolina... ehm, Vale volevo dire ''xD e questa è, possiamo dire, la mia 'prima' vera fanfiction su Naruto *quindi non aspettatevi questo granchè eheh ^^''* 
Il tema principale, saranno le mutande U.U Già, mutande. E non chiedetemi come mi sia venuta l'ispirazione... Anche perchè non lo saprei neppure io xD 
La cosa qui, questa robaccia, è dedicata alla mia inimitabile ChibiRoby: la mia scrittrice&best preferita ** E poi, diciamocelo Roby, ma come farei io senza di te? Eh? ;)
Che altro dire? Spero che vi piaccia e buona lettura ^___^

(In caso di effetti collaterali, è consigliabile spegnere immediatamente il computer e fare profondi respiri. In caso di vomito, correre velocemente in bagno. Oppure nell'armadio di vostro fratello, come preferite ^^)





 

***



 

Konoha, giugno 2011

Sasuke Uchiha, diciotto anni, era ufficialmente irritato.
Alto, dal fisico snello ma muscoloso, i capelli talmente neri da sembrare quasi blu, nettamente in contrasto con la pelle pallida, ma egualmente perfetta. Indifferente a qualsiasi cosa, orgoglioso come pochi, vendicativo, competitivo... un vero bastardo, in altre parole. Gli bastava puntare i suoi incredibili occhi scuri su qualcuno, perchè questi cadesse nella sua 'rete'. Ed ecco, signori e signore, come acchiappava le sue prede. Ragazze di ogni tipo, bionde  o more, alte o basse. Tutte cosette 'usa e getta', o per meglio dire 'una scopatina e via'.
Viveva la sua vita come un riccio: non fidandosi di nessuno, non amando nessuno, tenendo tutti a distanza e non permettendo a nessuno di amarlo.
Chi non lo conosceva davvero, poteva benissimo catalogarlo come il classico tipo che scandalizzava ed infrangeva cuori, infischiandosene di tutto e di tutti.
Reputava la sua vita abbastanza noiosa e monotona, priva di colori, ed anzi, certe volte gli veniva addirittura il dubbio di somigliare ad una di quelle vecchine tutte grembiulini e bigodini, il cui unico svago è quello di chiacchierare con lo straccio della polvere. Certo, lui non aveva né grembiulini , né parlava con gli oggetti, eppure...
Ma era tutto disgustosamente perfetto così. Gli piaceva la sua vita: tranquilla, lenta, grigia. Si, gli piaceva. Ecco perchè non si irritava mai, perchè non c'era nulla per cui valesse la pena di irritarsi.
Lui, Sasuke Uchiha, non si irritava.
Ma quel giorno era oltremodo, decisamente, sorprendentemente e dannatamente irritato.
Sbuffò dal naso, osservando accigliato l'oggetto che aveva frantumato in mille pezzettini la sua pazienza. Una mutanda, rossa, lo sbeffeggiava pigramente dall'altro lato della stanza, poggiata con noncuranza sulla cornice di una fotografia. Era la sesta mutanda che trovava in quella settimana, e di certo non era sua. E neppure del suo coinquilino Rock Lee, stando a quanto sosteneva questi.
E non poteva neppure essere di una delle ragazze che si portava a letto ogni tanto, visto che erano mutande da uomo.
E allora, di chi diavolo erano?
Sbuffando nuovamente, gettò le chiavi che ancora stringeva tra le dita, sul letto, e fece per dirigersi in cucina in cerca di un sacchetto in cui ficcarci quella... quella cosa, quando si aprì la porta del bagno.
E, forse, fu proprio in quel momento, mentre se ne stava lì immobile a fissare ad occhi sgranati uno sconosciuto avvolto nel suo asciugamano in casa sua, che qualcosa cambiò nella vita del giovane Uchiha. Non sapeva esattamente cosa -ed anzi, ce ne sarebbe voluto di tempo, prima che se ne rendesse conto!- ma una parte di sè già lo sapeva: sapeva che quello che aveva davanti era la bufera, il terremoto, il ciclone che avrebbe sconvolto tutta la sua vita.
In altre parole, era esattamente tutto ciò da cui lui era sempre fuggito, per timore di esserne travolto.
-Chi...- strinse i pugni, squadrandolo dalla testa ai piedi -Chi diavolo sei?- sibilò.
L'altro alzò lentamente il capo, per nulla sorpreso, rivelando un viso così... così dannatamente bello, un po' da ragazzino. Gli occhi, di un meraviglioso azzurro cielo, lo osservarono per qualche istante, mentre quella rosea bocca carnosa ed invitante, si piegava in un mezzo sorriso divertito. 
Il tutto, era incorniciato da un'impossibile chioma dorata, ed alcune ciocche di capelli ancora un po' bagnate gli gocciolavano lente lungo il collo abbronzato, sfiorandogli le spalle larghe e scendendo giù, lungo i possenti pettorali fino a tuffarsi al di sotto dell'asciugamano nero avvolto in vita.
-Ehi- lo salutò allegramente, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Sasuke aggrottò le sopracciglia, lanciandogli un'occhiataccia spazientita e confusa. Era finito su "Scherzi a parte"? Da dove era uscito quel tipo? Era un 'amico' di Lee? Nooo, impossibile, era decisamente troppo bello per il sopracciglione... Era un ladro? Bhe, gli aveva rubato l'asciugamano. E poi, come ci era finito quello, nel suo personale asciugamano? Come ci era finito, bhe, lìì?!
Però era disgustosamente bello e gli aveva detto "Ehi".
.. -Ehi-
Il biondo inclinò il capo, scompigliandosi i capelli -Bhe... addio- lo salutò, dirigendosi vero la sua camera.
-Addio?- Sasuke lo seguì, sempre più sconvolto, e avvertendo un'insolito prurito alle mani. Voleva picchiare qualcuno -Ridammi il mio asciugamano-
-Come siamo possessivi- ridacchiò il biondo, liberandosi velocemente dell'asciugamano ed afferrando la mutanda rossa. Per pochi, incredibili secondi, il moro fu omaggiato della vista di un sedere orgogliosamente tondo e sodo.
-Allora sei tu- constatò, distogliendo lo sguardo.
-Cosa?-
-Il misterioso tizio delle mutande- spiegò Sasuke, incrociando le braccia al petto, ed evitando accuratamente di guardarlo -Sono giorni che trovo le tue 'cosette' sparse per la casa-
Il ragazzo scoppiò a ridere, grattandosi la nuca -Si, ogni tanto mi dimentico di indossarle-
Sasuke arrossì di colpo. Quel ragazzo era incredibilmente sfacciato! -Si può sapere chi diavolo sei? Come ti chiami? Cosa ci fai nel mio appartamento? Come sei entrato? E come si fa, spiegami, a dimenticarsi le mutande?-
-Ehi, ehi- lo frenò il biondo, alzando le mani -Una domanda alla volta-
Sasuke si appoggiò alla scrivania, posando finalmente lo sguardo su di lui. Quelle stesse mutande che prima lo avevano quasi disgustato, ora, addosso al biondino, gli mettevano quasi l'acquolina in bocca. Erano maledette, decise, mutande maledette che sembravano quasi che lo sfidassero a strapparle.
-Mmm... allora- cominciò il biondo, tamburellandosi il mento con un dito -Sono il tuo 'vicino', abito al piano di sopra. Sono qui perchè da me non c'è acqua calda e, se proprio vuoi saperlo, sono entrato dalla finestra- sghignazzò, indicando la finestra aperta accanto alla scrivania.
Sasuke fece per dire qualcosa, ma poi sembrò ripensarci, chiudendo la bocca. Ripetè l'operazione un paio di volte, sentendosi un 'emerito idiota, lui!, e cominciando sul serio ad arrabbiarsi -E... E lo ammetti così, semplicemente?- sbottò alla fine -Razza di dobe maleducato e criminale?-
-Criminale, pff- sbuffò, alzando gli occhi al cielo. Si avvicinò, ridacchiando, alla finestra, scavalcandola agilmente e saltando direttamente sulla vecchia scala anticendio lì accanto, che portava fino al tetto dell'edificio.
-Ci si vede, vicino- lo salutò, stiracchiandosi e lanciandogli un'ultimo, radioso e sarcastico sorriso.
-Si, come no!- gli urlò l'Uchiha, cercando con lo sguardo qualche oggetto da tirargli dietro -Farò cementare questa finestra- lo informò poi, borbottando, e chiudendola con eccessiva forza.
Da fuori, gli arrivò ovattata la risata del biondo.
Si lasciò sfuggire un sorriso, chinandosi ad afferrare l'asciugamano dal pavimento. Era stato solo un caso che proprio oggi fosse rientrato prima a casa; che Rock Lee era ancora da qualche parte a fare shopping; che fra tanti appartamenti lì nel condominio, quel dobe avesse scelto proprio il suo... Casi. Semplici e stupidi casi.
Non so neppure il suo nome, pensò all'improvviso, scuotendo il capo, il nome del deficiente che usa la mia doccia. Il tizio delle mutande.
Gli sarebbe piaciuto rincontrarlo. Era un tipetto interessante. 
Uno che in meno di un'ora lo aveva fatto irritare, arrabbiare, arrossire, irritare e ancora irritare... sorridere. Uno sorprendente. E pericoloso.
Gettò l'asciugamano nel cestino, innorridendo dei suoi stessi pensieri. Non esisteva niente, niente e nessuno, al mondo capace di poter sconvolgere il suo mondo. Pff. E poi, a lui, piacevano le ragazze. Figurarsi.
Infine, si disse, non avrebbe mai più incontrato quell'idiota. Lui non voleva rincontrarlo. Punto.
Ma, per la prima volta in vita sua, non sapeva quanto si stava sbagliando. Su tutto.




 

   
 
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