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Autore: Ang3l    24/07/2011    11 recensioni
-Tu, ti sei fatto passare per un prete!-
-Ehi- esclamò il biondino, sollevando un sopracciglio -Io non ho mai detto di esserlo. Sei tu, paperetta, che sei arrivato a quella conclusione-
-Tu... mi hai confessato! E... sei nudo!- sbottò.
E che cavolo!, quel tizio non aveva dei vestiti? Possibile che ogni volta che lo incontrava era in mutande?
Genere: Comico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Sasuke camminava lentamente lungo la navata laterale di una chiesa, avvolto in quella tipica atmosfera di serenità che caratterizzava da sempre quel luogo.
Erano le sette di sera, e non aveva alcuna voglia di tornare a casa. Soprattutto, non quel giorno. Rock Lee era letteralmente impazzito, più del solito per intenderci, dato che aveva passato tutto il pomeriggio a cantare a squarciagola e a danzare con quelle sue orride tutine. Era arrivato addirittura al punto di chiamarle per nome!
-Oh, Colletto Merlettato, che ne diresti di piroettare un po’ in lavatrice, mia cara?-
-Righetta, tesoruccio, oggi sei più incantevole del solito!-
E –No, basta- si era detto Sasuke, afferrando le chiavi dal comodino. O usciva immediatamente da quell’appartamento, o uccideva lo svitato sopracciglione.
Ed ecco, com’era arrivato in quella chiesa. Gli piaceva andare lì, la considerava un po’ come una seconda casa. Le vetrate colorate, l’odore di incenso… erano tutte cose che gli ricordavano i giorni felici della sua infanzia, quando sua madre lo portava lì ogni domenica mattina e lui non voleva, si annoiava, e allora correva a nascondersi con suo fratello in quel vecchio… Confessionale. Si fermò, scostando la tendina e sedendosi nel piccolo cubicolo.
Soltanto in quei pochi istanti, solo nella penombra, poteva far finta che non fosse mai cambiato nulla. Che i suoi genitori erano ancora vivi, che suo fratello era accanto a lui, e che sua madre sarebbe venuta da un momento all’altro, scostando la tendina e abbracciandolo forte forte.
Strinse i pugni. Era inutile illudersi, perché appunto, sarebbero rimaste sempre e solo quello: illusioni.
E lui era solo.
Voltò di scatto il capo verso la finestrella con la grata, incrociando un paio di occhi chiari. Sobbalzò, ma di certo non per la paura!, borbottando un frettoloso –Mi scusi, non credevo…- che ci fosse qualcuno. Tsk, ci mancava solo il prete guardone! pensò, facendo per andarsene, ma fu bloccato dalla voce dell’altro –Vuoi confessarti, figliolo?-
Sbuffò, tornando a sedersi. No che non voleva confessarsi… tsk, figurarsi! –No-
Il prete tossicchiò –Oh… mmm… a cosa stavi pensando prima, …ehm, figliolo?-
Sasuke aggrottò le sopracciglia, cercando di scorgere i lineamenti del volto del vecchio. Era una sua impressione, o aveva già sentito quella voce? –A mia madre-
-Oh- gli occhi luccicarono… divertiti? –Avete litigato, mh? Si è rifiutata di darti la paghett…-
-E’ morta- sbottò il ragazzo, chinando il capo. Ciocche corvine gli sfiorarono il mento, mentre fissava la punta bianca delle sue Converse nere. E’ morta. Dirlo ad alta voce gli faceva ancora male, era come essere costretto ad accettare una realtà che non voleva.
Era come sentirsi ancora più solo.
Rimasero per qualche istante in silenzio, tanto che Sasuke credette che l’altro se ne fosse andato, finché non sentì un –Mi dispiace…- appena mormorato.
Mi dispiace.Quanti ne aveva sentiti, in tutti quegli anni? Centinaia? Migliaia? –Lei non può capire-
-Hai ragione- concordò, sorprendendolo –Io non posso capire, anche se mi piacerebbe. A volte, penso ch…- si interruppe, sospirando.
E, improvvisamente, Sasuke fu avvolto dalla consapevolezza che, invece, quell’uomo poteva capirlo. Era come se si conoscessero già, come essere finalmente tornato a casa dopo tanto tempo: per la prima volta in vita sua, voleva aprirsi con qualcuno. Sfogarsi, urlare, piangere. Sconvolgente.
-Bhe- lo richiamò il prete, chiudendo la finestrella con la grata –Addio-
-Addio?- ripeté il ragazzo, fissando sconcertato il punto dove prima si trovavano gli occhi dell’altro. Ma che razza di prete era? Pazzo come… come…
Nooo.Non poteva essere…
Si alzò di scatto, sporgendosi verso l’altro lato del confessionale. Gli sembrava di aver già vissuto una situazione simile: un’orribile, spiacevole e da-non-ripetersi-assolutamente, situazione.
La prima cosa che mise a fuoco, fu una mutanda. Arancione, poi!, con un’enorme e fumante scodella di ramen disegnata sopra.
Orribile, fu il suo primo pensiero. Ora lo ammazzo, il secondo. Orribile.
-Ce ne hai messo di tempo per capirlo, figliolo- ridacchiò il tizio delle mutande, con quei dannati occhi blu scintillanti di allegria.
Sasuke lo fissò irritato –Avevi camuffato la voce-
-Già!-
-Tu… tu- indietreggiò di qualche passo, stringendo i pugni –Tu, ti sei fatto passare per un prete!-
-Ehi!- esclamò il biondino, sollevando un sopracciglio –Io non ho mai detto di esserlo. Sei tu, paperetta, che sei arrivato a quella conclusione-
-Tu… mi hai confessato! E… sei nudo!- sbottò, indicandolo col palmo della mano.
Poco più lontano da loro, una vecchina che stava accendendo una candela, si voltò a guardarli, confusa. Stette in quella posizione per un paio di secondi, finchè, riafferrata la candela, non girò i tacchi e schizzò, letteralmente, verso il portone della chiesa.
Il biondo scoppiò in una fragorosa risata. Sembrava quasi un angelo, con quelle labbra piene, le guancie lisce e solcate da piccole cicatrici simili a dei baffetti, il fisico perfetto e gloriosamente maschio, le lunghe gambe, …e le mutande.
Sasuke sbuffò, dandogli le spalle e cercando di seguire l’esempio della vecchina.
-Ehi, dove vai?-
-Il più lontano possibile da te, dobe- borbottò.
-E… mi lasci così?- esclamò l’altro, quasi in tono supplichevole. Infantile.
Sbuffando nuovamente, Sasuke inclinò il capo all’indietro per fulminarlo con un’occhiataccia, ma quello che vide per poco non lo fece starnazzare al suolo. Il biondo si era alzato, mostrandosi in tutta la sua magnificenza… se non fosse stato che era legato peggio di un salsicciotto.
Quella situazione cominciava ad essere davvero ridicola. Ed imbarazzante.
Il ragazzo delle mutande indicò con un cenno i suoi polsi e le sue caviglie, entrambi legati da una corda di nylon, saltellando verso di lui –Puoi aiutarmi a tagliarle? Quell’idiota ha usato un fottuto ‘nodo del carrettiere’-
Fu la volta di Sasuke di alzare un sopracciglio. Aveva sentito parlare del ‘nodo del carrettiere’, ovvero uno di quei nodi che, più ci si dimena, più diventa stretto.
Sorrise: aveva due possibilità. Poteva lasciare il tizio a cavarsela da solo, scandalizzando forse altre povere vecchine, e comportarsi quindi, da bastardo qual’era… o aiutarlo, per poi ottenere qualcosa in cambio. Mmmh.
Ma poi, e che cavolo!, quel biondino non aveva dei vestiti? Possibile che ogni volta che lo incontrava era in mutande?
-Allora?- lo incitò, allungando le braccia verso di lui.
Sasuke incrociò le braccia al petto –Non entrerai mai più dalla mia finestra-
Il biondo alzò gli occhi al cielo –Certo, certo-
-Noi non ci conosciamo-
-Infatti non ci conosciamo- sbuffò.
-E se mai dovessimo incontrarci ancora, mi dovrai stare ad una distanza minima di dieci metri-
-Ma se sei tu quello che mi perseguita-
-Tsk. Potrei dire lo stesso- borbottò  Sasuke, voltandosi nuovamente.
-Ehi!- esclamò il biondino –Che stai facendo?!-
-Vado a casa, naturalmente- lo informò, continuando a camminare tranquillo, le mani affondate nelle tasche dei pantaloni –Non ho coltelli con me, sai. Quindi, se vuoi il mio aiuto, seguimi-
-Ma sei scemo?!- balbettò l’altro, cercando di raggiungerlo –Non posso mica uscire in strada… così!-
Il moro scrollò le spalle –Fatti tuoi. E poi, pensavo che ti piacesse andare in giro in mutande-
-Teme!!!- lo spintonò con la spalla –Guarda che ho anch’io un orgoglio!-
Sasuke Uchiha sospirò, sfinito. Discutere con quel biondino richiedeva un sacco di energie. Arpionandolo per un braccio, lo spinse senza tanti preamboli, contro una colonna.
-Ma ch… -
Sempre ignorandolo, si sfilò veloce la maglietta bianca che indossava, infilandogliela, poi, giù per la testa. E quando quella testolina bionda ‘riemerse’ dal collo della maglia, Sasuke provò lo sconvolgente desiderio di baciarlo. Forse perché erano così maledettamente vicini, o perché stava morendo di fame e quelle labbra sembravano così invitanti…
Gli si scostò, bruscamente, di dosso –Andiamo- ordinò, indicandogli di precederlo.
Il biondo gli sorrise divertito –Per un attimo, ho temuto che mi avresti strozzato!- ridacchiò.
Sasuke non rispose, aprendo il pesante portone e aspettando che ‘saltellasse’ sul marciapiede. Fu in quel momento, mentre osservava la schiena del ragazzo, che notò una scritta sul didietro delle sue mutande: Mangiami.
Per un attimo, io ho temuto che ti avrei baciato.




 

***
 

Ma cos'è? Cos'è questa cosa? Bhoo, sinceramente, non lo so neppure io @.@
Nella speranza che qualcuno/a sia sopravvissuto/a a ciò, vorrei ringraziarlo/a per aver letto ** In particolare, poi, vorrei ringraziare ancora le ragazze che hanno commentato il precedente capitolo ( Oh, davvero ** Siete state gentilissime :3 ) e tutte le persone che hanno aggiunto la storia tra le Preferite ( 1 ) ; Ricordate ( 2 ) ; e Seguite ( 22 ) *^* Grazie, grazie, grazie :)
E ricordate: io non sono mai in ritardo, è il tempo che và troppo veloce xDxD
Eeee * mi stavo già dimenticando -.-''* se qualcuno si sta domandando "Ma come cavolo ci è finito Narutino in una chiesa, legato&in mutande?" ...Non preoccupatevi ^^ Ci saranno tutte le risposte nel prossimo capitolo c:
Alla prossima, un bacione **
Vale


 

   
 
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