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Autore: Gelidha Oleron    31/07/2011    1 recensioni
Un'imbranata, mia sorella. La tipica ragazza che sopporta senza lamentarsi, che soffre in silenzio e che cova passioni segrete per individui con le vene sporche.
Mi divertivo all'inizio: insomma, vederla aspettare ansiosa alla finestra che lui tornasse a cavallo dopo la caccia e scoprire che aveva con sè anche la bella Cecilia, mi faceva sbellicare dalle risate! Ed era questa una scena che si ripeteva quasi ogni sera, a volte il signorino si fermava al ruscello di fronte per dare da bere al cavallo. E lo so, cazzo se lo so, che mia sorella in quel momento avrebbe fatto di tutto pur di uscire e andare a parlargli. Lo vedevo dai suoi occhi acquosi e delusi. Mio padre ovviamente non sospettava niente, ma solo io con la mia acutezza di spirito ne ero a conoscenza.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hepzibah Smith, Merope Gaunt, Orfin Gaunt, Tom O. Riddle
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Perdonate il titolo di merda, ma non sapevo fare di meglio!

Scandalizzata dal fatto che tra i personaggi di Harry Potter manchi il mio preferito in assoluto,  a mio parere il più interessante: Orfin Gaunt.  In questa fic parlerà in prima persona, e non solo lui. Spero vi piaccia J

Vale

 

 

 

ORFIN GAUNT

 

Ma chi, mia sorella?

Una buonannulla. Una sciocca.

E credeva davvero di poter essere un membro onorario della famiglia Gaunt con quella sua stupida cotta per quel Babbano?

Patetico...ma vi racconterò tutta la storia, pezzo per pezzo...

Avevo solo sedici anni all'epoca, la nostra famiglia viveva in miseria e la nostra casa non era una delle più agiate del villaggio. Tutti ci deridevano e giravano voci sul fatto che fossimo gli ultimi, schizzati discendenti di Salazar Serpeverde.

C'era mio padre, Orvoloson Gaunt, che si divertiva ad importunare Babbani e non andava a letto se non si era prima scolato un'intera fiaschetta di vino; c'ero io, che passavo le mie giornate ad uccidere serpenti e poi c'era lei: mia sorella Merope, due anni più grande di me, anche lei rettilofona come il resto della famiglia.

Solitamente vivevamo una vita tranquilla perchè la gente aveva paura di noi, dicevano che mio padre era un pazzo e che io ero un ragazzo disturbato. Merope invece veniva considerata più che altro strana, una sorta di 'vittima con tendenze suicida'. Forse era per questo che se proprio dovevano avere a che fare con noi si rivolgevano sempre a lei.

Un'imbranata, mia sorella. La tipica ragazza che sopporta senza lamentarsi, che soffre in silenzio e che cova passioni segrete per individui con le vene sporche.

Mi divertivo all'inizio: insomma, vederla aspettare ansiosa alla finestra che lui tornasse a cavallo dopo la caccia e scoprire che aveva con anche la bella Cecilia mi faceva sbellicare dalle risate! Ed era questa una scena che si ripeteva quasi ogni sera, a volte il signorino si fermava al ruscello di fronte per dare da bere al cavallo. E lo so, cazzo se lo so, che mia sorella in quel momento avrebbe fatto di tutto pur di uscire e andare a parlargli. Lo vedevo dai suoi occhi acquosi e delusi. Mio padre ovviamente non sospettava niente, ma solo io con la mia acutezza di spirito ne ero a conoscenza.

Tom Riddle era il figlio del signorotto di Little Hangleton: bello, intelligente e ricco sfondato. Puntualmente, non degnava Merope di uno sguardo.

Ma se c'era un difetto che aveva Tom, era il fatto di essere uno schifoso Babbano feticida che non meritava nemmeno un quarto di un pelo di mia sorella. Non perchè fosse bella o chissà che (anzi, a dire il vero io la trovavo a dir poco disgustosa), ma semplicemente per il fatto che non era degno di avere una strega, tantomeno una Gaunt.

Mi divertivo a prendere in giro Merope con frasi del tipo 'Cecilia, tesoro! Perchè non collaudi il mio cavallo?' oppure 'Cecilia, amore! Perchè non sali in groppa?' e lei di solito correva nella sua stanza a piangere.

Una notte mi ritrovai da solo nel piccolo giardino che avevamo davanti casa. Soffrivo di insonnia e non c'era piacere più perverso all'epoca che giocare con i serpenti. Stavo cavando gli occhi ad uno di loro quando intravidi nell'oscurità una sagoma che si avvicinò al ruscello.

Lo osservai a lungo, accarezzando un pitone. Ma poi decisi nell'arco di due secondi.

"Ciao, Riddle" mi avvicinai.

"Ciao, Gaunt" ricambiò lui squadrandomi da capo a piedi.

"Cosa ci fai in giro alle tre del mattino, Riddle?"

"Potrei farti la stessa domanda, Gaunt"

"Ma te l'ho fatta prima io, Riddle"

Si asciugò le mani contro la veste sospirando "E va bene, Gaunt. Sarò sincero. Ero al centro di Big Hangleton a fare affari"

"Che tipo di affari, Riddle?"

"Affari come fatti gli affari tuoi"

"Non mi hai ancora chiesto come mai sono qui"

"Te l'ho chiesto, Gaunt"

"Ero con i miei serpenti. La notte mi chiamano...hanno bisogno di me"

"Wow" fece un'espressione sarcastica.

"Ti va di vederli...Riddle?"

"Magari un'altra volta, Gaunt. Vado molto di fretta"

"Paura, eh?"

Sbuffò "D'accordo, Gaunt. Ma solo per due minuti"

Lo introdussi nella piccola riserva privata di famiglia e sembrò spaventato nel vedere un centinaio di serpenti che gli circondavano le caviglie sinuosi.

"Prego, accomodati" lo invitai ricominciando ad accarezzare il mio pitone.

Si guardò attorno "Perchè mi hai fatto entrare qui, Gaunt?"

"Sai, mia sorella ha una cotta per te" gli sorrisi compiaciuto, aspettandomi che ridesse come se avesse appena sentito una battuta molto divertente.

"Oh" sembrò sorpreso "Sono desolato, ma..."

"Ma?"

"Perchè sei a un centimetro dal mio viso, Gaunt?"

"Voglio ascoltarti bene, Riddle"

Un'anaconda gli strisciò sulle gambe "..." cercò di apparire sereno "Dicevo, sono spiacente...ma il mio cuore...perchè hai una mano sulla mia gamba, Gaunt?"

"Non badare alle mie mani, Riddle. Dicono che sono pazzo"

"Ah...bene, dicevo..." sembrava combattuto tra il voler fuggire immediatamente e il dover restare, consapevole che se fosse scappato gli sarebbe toccata una sorte peggiore del serpente senza occhi "Cecilia, la mia ragazza...tra me e lei...cioè, noi...perchè mi fissi in quel modo, Gaunt?"

Mi aprii in un largo sorriso "Ti hanno mai detto che fai troppe domande, Tom?"

"Io..., Orfin" sottolineò il mio nome con particolare enfasi "So soltanto che mi trovo in circostanze misteriose, in un luogo misterioso..." e prima che potesse finire la frase lo baciai avidamente.

"Tu..." si districò a fatica dalla mia presa "Tu sei pazzo!"

Scoppiai a ridere "Sì, Tom, lo so! Ed è per questo che mi piace tanto!"

Cercò di scappare dalle mie grinfie ma inciampò nei serpenti 'Attaccatelo' gli ordinai in serpentese. In un attimo gli furono addosso.

"Gaunt!" cadde all'indietro "GAUNT! Aiutami! Ferma questi cosi!"

"Soltanto se mi prometti che non scapperai, Riddle" sorrisi perfido.

"Per l'amor del cielo, ma tu sei pazzo sul serio! SIGNOR GAUNT! SIGNORINA GAUNT!"

In un secondo gli saltai addosso "Zitto, stupido idiota! Zitto!"

"Allora lasciami andare o ti denuncio!"

"Tu cosa...?" risi sfacciatamente "Oh, Tom! Non hai proprio minacce con cui spaventarmi!"

"Senti, che cosa vuoi da me? Vuoi che te lo prendo? Vuoi che te lo succhio? Dimmi che cazzo vuoi per favore e lasciami andare!"

Lo guardai disgustato "Ma tu fai veramente schifo!" mi rivolsi ai serpenti 'Lasciatelo stare'.

"Per me sei feccia, Tom Riddle" lo minacciai a voce bassa "E ora corri, fa' presto. Prima che il mio pitone ti risalga su per il culo"

Sgranò gli occhi e scappò a gambe levate. Ma come poteva mia sorella amare uno così?

Mi sedetti di nuovo tra i serpenti e tagliai la lingua ad una biscia.

"Orfin! Per la barba di Merlino, la devi smettere di appendere serpenti morti in giro per la casa!" la voce di mia sorella echeggiava in luogo recondito della mia mente. Aprii gli occhi e la luce del sole me li fece richiudere immediatamente.

Scesi a fare colazione e trovai mio padre che si lamentava con voce burbera "Questi schifosi Babbanofili! Vent'anni appena compiuti e già si permettono di credersi superiori agli altri!"

"Cos'è successo, padre?" chiesi addentanto un'insipida fetta di pane tostato preparata da Merope.

"Il figlio del signor Riddle" s'infiammò lui "Dice che stanotte la nostra famiglia ha cercato di aggredirlo. 'Non è possibile', gli ho risposto cordialmente 'Eravamo tutti a dormire' ma alcuni stupidi vicini ammettono di aver sentito le sue urla! Che razza di assurdità! Come se noi ci mettessimo a perdere tempo con lui! Tsè"

"Io dico che il ragazzo Riddle ha passato troppo tempo a cavallo" risi. Sentivo le pentole sbattute nel lavandino da mia sorella.

"Ti dirò, ragazzo" continuò il vecchio Orvoloson "Se avessi la possibilità, finirei quei merdosi Riddle con le mie stesse mani!"

Stavo per annuire quando un rumore di zoccoli ci fece girare lo sguardo.  Mio padre non parve notarlo, soltanto io e Merope.

Con la scusa di affacciarmi alla finestra, approfittai per scagliare un piccolo bizzarro incantesimo di bolle da ortiche sul bel faccino del piccolo, sudicio Riddle. Com'era confuso quando si guardava attorno cercando di capire da dove era venuto! E com'era indaffarato a punzecchiarsi tutte quelle adorabili bollicine!

"Stronzo!" mia sorella era scandalizzata.

"Hey tu! Non parlare così a tuo fratello!" la rimproverò mio padre che non si era accorto di nulla "Fila a lavare i piatti, sudicia Maganò che non sei altro!"

Sogghignai per una mezz'ora buona, finquando non venne un certo Ogden del Ministero della Magia a dirci che avevo eseguito un incantesimo dinnanzi ad un Babbano e che per questo avrei dovuto presentarmi ad un'udienza.

"Ahahahahahahhahahahaha ma lei sta scherzando, vero?"

Non scherzava.

E in men che non si dica io e mio padre fummo sbattuti ad Azkaban lasciando Merope sola e facile alle tentazioni.

Diranno che sono pazzo se ammetto che ne è valsa la pena...perciò, dirò che è stato semplicemente fantastico!  ©

  
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