~ Vittime ~
Non
posso lasciarla morire.
Non
me lo potrei mai perdonare. Lei è tutto per me, lei è tutta la mia vita. O
quello che ne rimane. Morirei, mi spegnerei insieme ai suoi sogni. Ho troppa
paura di quello che potrebbe accadere, della perdita che potrei subire. Del
dolore che non saprei affrontare. Tutto questo va oltre il nostro gioco. Ci
porta indietro. Dove tutto ha avuto inizio.
Io
non ho più guardato indietro. Io ho chiuso con il mio passato. Io vado avanti
grazie a lei.
E
se lei non ci fosse più? E se la perdessi? Così?
Non
posso. Non sta succedendo. No. No. No.
Eppure
la freccia luccica davanti ai miei occhi e Christie è pallida, riversa sul
pavimento. Sento solo il suono di quella parola, che mi rimbomba nella testa.
Aiutami.
E
la sofferenza e la difficoltà con cui l’ha sputata fuori. Trattenendola quasi,
come se qualcuno potesse sentirlo. Come se avesse paura di dirla. E’ uscita dalla
sua bocca, così, improvvisamente. Con fatica. Un istante di debolezza, che non
mi sarei mai aspettata.
Christie
mi ha sempre raccontato che i cacciatori sono esseri senza cuore, che non sono umani. Vivono nei sogni per
spegnere le nostre vite.
Nei
suoi occhi però io l’ho vista, la vita. Quella che ti fa soffrire e
disperatamente chiedere aiuto. Quella che si insegue, sempre e comunque.
Nonostante tutto. Non si può affondare così nei sogni, può succedere solo fuori.
Io
ne ho visti tanti, di mondi paralleli. Li ho creati. C’è un controllo che ti fa
sentire sicuro. Non puoi perderti, sai che in qualche modo ne uscirai. Fuori
non è così. E’ fuori che stai male veramente.
Chiunque
sia, lui è stato fuori.
Annuisco,
niente più.
Ma
lui ha già capito. Come se sapesse, come se fosse già sicuro della mia
risposta. Lui sa che non la lascerò morire. Lo sa già e basta. Ha pianificato
tutto. Lui vuole me, non lei. Solo ora lo realizzo. Mentre la freccia si sposta
nell’aria e trafigge la carne, mentre il sangue cade sul pavimento di pietra,
mentre le note si spengono, mentre l’urlo straziante riempie l’aria e Christie
svanisce. Mentre tutto sembra perduto.
Solo
allora si proietta verso di me. Con una mano mi solleva il mento e mi costringe
a fissarlo. Il suo viso è così vicino, i suoi occhi così neri inchiodati nei
miei, la sua espressione così seria e il suo tocco così freddo. Resto immobile,
impacciata nel mio pigiama a righe. Nuda di fronte alla sua crudeltà e
prigioniera.
“Io
sono Felix e tu sei la mia preda. E’ inutile fuggire. Io ci sarò, ogni notte
quando ti addormenterai, quando entrerai furtivamente nei sogni altrui per
salvarti. In ogni singola notte io ti attenderò.”
“Cosa
vuoi da me?”
La
mia voce non è che un sussurro, intrappolato tra la sua mano e il suo viso. Tra
la mia paura e la sua sicurezza.
“Voglio
capire.”
Solo
questo, nient’altro. Poi la sua stretta si fa meno forte, la sua espressione si
fonde in un sorriso che non riesco ad interpretare. Una nuova freccia si
materializza sull’asta della balestra e sparisce, lasciandomi sola. Sullo sfondo
la pozza di sangue che si allarga, immergendo quelle mani così sottili, così
perfette, quelle mani che Christie tanto anelava. Quelle mani che non avrebbero
più sfiorato la tastiera di un piano. La musica è svanita, Christie ha perso la
sua battaglia e io la mia. Ma nessuno, né io, né lei, né la ragazza che non si
sveglierà più nel suo letto domani mattina, riusciremmo a proseguire
normalmente la nostra via. Qualcosa è già cambiato. E Christie alzandosi dal
pavimento della cucina mentre Demon le scodinzola
intorno, capirà che questa notte abbiamo commesso un errore. Un errore che ci
costerà caro.