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Autore: StephEnKing1985    28/08/2011    1 recensioni
Donatello è un ragazzo gay un po' in sovrappeso. A causa del suo aspetto fisico, si trova a dover fronteggiare in modo particolare la superficialità e meschinità del mondo gay sotto forma di delusioni che riceve puntualmente da ogni ragazzo che conosce. Per rifuggire al dolore, si diletta in ciò che sa fare meglio: Disegnare fumetti. Il suo personaggio preferito è Dandy Landy, un bellissimo ragazzo frizzante e dolce, in cui Donatello proietta il suo fidanzato ideale, innamorandosene. Ben presto il bel personaggio di carta incomincerà a vivere di vita propria, ma sarà una felicità per Donatello oppure sarà solo l'ennesima delusione?
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fiorella ed io ci conoscevamo da circa un annetto, ovvero da quando decisi di intraprendere la terapia psicologica. I motivi che mi portarono su questa via furono tanti. Primo fra tutti, il mio eccessivo attaccamento al virtuale in favore del reale, che non mi consentiva di vivere appieno le relazioni reali.

È vero, sono un disegnatore, so disegnare bene e forse potrei conquistare chiunque soltanto presentando un disegno, ma (ahimé) sono piuttosto burbero e timido, e relazionarmi con qualcuno per qualcosa che vada al di fuori di una semplice chiacchierata mi riesce veramente difficile. Tante volte ho constatato che la gente mi gira al largo, con la differenza che se prima questa era una cosa che mi straziava il cuore, adesso ho imparato a viverla, se non bene, discretamente, e a cercare delle soluzioni nella mia mente, con l’aiuto appunto di Fiorella.

- Cara dottoressa, rieccoci – le dissi, accomodandomi sulla mia sedia. Era un rito che facevo ormai da molti mesi, ma ogni volta che lo facevo, mi sembrava sempre la prima volta.

Lei sorrise e rispose – Bentrovato, Donatello. Allora, di cosa parliamo oggi? –

Le nostre conversazioni incominciavano così. Oggi le avrei parlato di quanto ero invidioso di Francesco che riusciva ad intrattenere così facilmente rapporti con le persone, di come lo vedevo ed avevo voglia di spaccargli la faccia, di quanto sarebbe piaciuto anche a me poter avere, ogni sera, un ragazzo nuovo da coccolare e baciare.

- …E perché ogni sera uno diverso? – chiese Fiorella. Io scrollai le spalle, scuotendo la testa.

- Per sentirmi attraente. Sentirmi desiderato da qualcuno, dottoressa. C’è chi si sente desiderato ogni sera e chi invece mendica lo sguardo di un’altra persona… - risposi io, lentamente. Agli altri potevo apparire burbero, ma Fiorella conosceva il mio vero lato oscuro, fatto di sogni e desideri infranti. A quella mia risposta, Fiorella fece una pausa, stando in silenzio.

- Ma lei, Donatello, ha davvero bisogno di sentirsi attraente? –

- Io…? Sì. Ne ho un bisogno smodato, quasi quanto respirare. –

- Non pensa che essendo un artista, lei sia già di per sé molto attraente? – mi domandò. La domanda mi lasciò un po’ interdetto. C’era del vero.

Ci pensai.

Un po’ di tempo fa, quando avevo diciassette anni, ero solito impartire lezioni di disegno ad un ragazzo un po’ più giovane di me, di circa dieci anni. Si chiamava Vittorio, e grazie al mio aiuto riuscì a diventare abbastanza bravo da non spaventarsi più dei suoi disegni e buttare via i suoi fogli (anche perché io gli insegnai che non bisogna mai buttar via nulla, anche se non ci piace. Quel che non piace a noi, potrebbe piacere a qualcun altro!). Inoltre, questo soldo di cacio di ragazzino, penso si fosse preso una cotta per me. Di tanto in tanto mi scriveva degli sms, in cui mi chiedeva molto spesso dell’amore, di come fanno ad innamorarsi due persone. Poi mi chiedeva se avessi mai baciato una ragazza, o se l’avessi mai fatto (ci siamo capiti)… il tutto nello stile timido ma allo stesso tempo diretto di un decenne che non sa ancora nulla della vita. Meno di lui ne sapevo io, che a diciassette anni l’unica esperienza era stata trastullarmi… Sms a parte, nonostante l’età, il buon Vittorio voleva sempre sedersi sulle mie gambe mentre disegnava. Diceva che stava più comodo, e che gli sembrava che i disegni gli riuscissero meglio.

Questa specie di rapporto durò circa fino alla fine delle mie scuole superiori e l’inizio delle sue scuole medie. Da lì in poi ci perdemmo di vista, con grande dispiacere da parte della madre perché suo figlio era caduto in una specie di catatonia dopo che me ne fui andato io. Seppi soltanto che si risollevò grazie alla vicinanza dei suoi amici, tra una partita di calcio e qualche ora di studio insieme.

- Forse ha ragione, dottoressa. – ripresi, dopo la lunga riflessione – In fondo, anche saper disegnare bene è essere attraenti, in un modo o nell’altro. –

Lei annuì, sorridendo. Poi mi guardò negli occhi e decretò – Ci dobbiamo fermare qui per oggi, il tempo è scaduto. La aspetto la prossima settimana. –

- Certo. Grazie dottoressa. Arrivederci. – salutai, alzandomi dalla sedia e dirigendomi verso la porta d’ingresso, per uscire anche per quella settimana.

 

La situazione in Italia è differente rispetto ad ogni altra parte del mondo. Nel resto del mondo, se vuoi conoscere gente, basta che ti rechi in un locale specializzato e ti metti a chiacchierare con uno. In Italia, andando in un locale sei fortunato se riesci a beccare qualcuno che ti dia retta, se non ti conosce e se non fai parte del suo gruppo in maniera diretta o per derivazioni successive. Se poi sei come me, decisamente fuori dallo standard, puoi anche essere amico di Rocco Siffredi che non riuscirai mai a conoscere nessuno.

Così, per cercarmi un po’ di compagnia al di fuori di quella della carta disegnata, io usavo connettermi ai siti internet “di settore”. Non che la situazione fosse migliore, ma l’intermediazione di uno schermo era quasi un passaggio obbligato, una sorta di esame preliminare che i due si facevano.

E quanti esami avevo passato io nel corso di questi anni… avevo conosciuto un sacco di ragazzi, di un po’ tutte le età. Quando era proprio andata bene ero riuscito ad andare a casa con loro e fare qualcosa di serio, salvo poi in qualche occasione non riuscire a funzionare bene per l’atto sessuale vero e proprio, ovvero la penetrazione: Inspiegabilmente, c’era sempre qualcosa che riusciva a farmi perdere la voglia… una frase detta al posto sbagliato, una coccola fatta male, o un bacio mal dato. Ciò la diceva lunga sul fatto che io non fossi un animale da copula ma una persona vera, con sentimenti veri che prescindevano dal sesso. Il più giovane dei miei amanti aveva avuto diciotto anni, mentre il più vecchio trentadue. Con tutti avevo fatto qualcosa, tutti loro avevano lasciato in me un’impronta piacevole alle prime battute della nostra conoscenza, salvo poi trasformarsi in perfetti sconosciuti dopo che avevano ottenuto ciò che volevano. Il gioco si era ripetuto tante volte, nonostante mi fossi sempre ripromesso di non cascarci più, ma era più forte di me: non riuscivo a sedermi senza provare a darmi da fare.

Il nuovo candidato amante si chiamava Ritchie85. Più grande di me di qualche mese, carino ma non troppo, e molto dolce. Di me aveva visto un bel po’ di fotografie, e fino ad allora non mi aveva ancora chiuso i ponti. Io rispondevo alle sue moine con molto distacco, senza tuttavia lasciar trapelare che mantenevo le distanze. Eppure, in questa strenua difesa di me stesso, lentamente cominciavo ad affezionarmi.

Che hai fatto oggi?

Niente, ho girovagato. Senza lavoro, puoi fare quello che vuoi!

Scrissi, rispondendo alla sua domanda. Lui mi piazzò un’emoticon che sorrideva.

Questa sera cosa farai?

Mi domandò di nuovo Ritchie85. Io risposi che non lo sapevo.

Ti andrebbe di venire a bere qualcosa da me? Mi sento solo, e vorrei un po’ di compagnia.

Un po’ incerto, fissai lo schermo del mio Acer per un bel po’ di secondi. Non trovando risposta, mi misi a fissare il poster di Dandy Landy che mi ero fatto da solo. Come sempre, lui era lì, con quella posa plastica che voleva imitare James Bond, solo che al posto della pistola teneva spianate le sue dita e guardava il mondo esterno con aria truce, rotta soltanto dal sorriso sbarazzino che gli avevo dato.

Che debbo fare? Pensai, rivolgendomi a lui. Ovviamente lui non rispose, ma penso che se avesse potuto, mi avrebbe detto di no.

Va bene.

Quella fu la mia risposta a Ritchie85.

 

Riccardo (così si chiamava) abitava in una zona abbastanza fuori città. Risvegliata la mia Audi dal suo sonno meccanico, partii alla volta di casa sua, e in circa mezz’ora arrivai.

Quando si aprì la porta di quell’appartamento al terzo piano, mi si presentò un bel ragazzo, moro, occhi chiari e fisicamente perfetto. Mi sorrise, ed io gli sorrisi di rimando, peccato che fossi più imbarazzato che altro, a quella vista.

Devo dire che la serata fu piacevole. Guardammo un film in DVD e poi, dopo una breve chiacchierata, lui mi saltò letteralmente addosso. I suoi baci furono di fuoco, così come le sue carezze. Non ci mise troppo a spogliarsi e a mostrarmi quanto il suo corpo fosse perfetto, mentre io esitante restai ben chiuso nella mia camicia nera.

- Sai cosa mi piace di te…? – mi disse ad un certo punto.

- Cosa…? –

- I tuoi capelli … - rispose Riccardo, arruffandomeli – sono così attraenti. Secchi e modellabili a piacimento. – e così fece, con le mani, giocando con i miei capelli, e continuando a baciarmi.

- mmm… anche i tuoi sono belli… - risposi io, carezzandoglieli. Lui si irrigidì, fermandosi un attimo. Per un momento ci guardammo negli occhi, entrambi con espressione neutra. In quegli occhi chiari c’erano un sacco di parole che potevano essere brutte o belle, ma io non riuscivo a coglierle. Quanto avrei voluto saper leggere negli occhi, in quell’istante… se avessi saputo allora ciò che so adesso, sicuramente avrei preso e me ne sarei andato a gambe levate. Ma purtroppo così non feci, e lasciai che quell’attimo svanisse, cacciato in malo modo da un altro bacio di Riccardo.

Quando la serata finì, mi misi alla porta di Riccardo.

- Ci vediamo domani? –

Lui sorrise e mi fece l’occhiolino, senza tuttavia rispondere. Feci per dire qualcos’altro, ma lui molto simpaticamente, mi sbatté la porta in faccia.

Il giorno dopo, avrei voluto vederlo sul messenger per capire dove avessi sbagliato. Era l’orario in cui di solito si connetteva, ma quel giorno non si fece vivo.

E continuò a non farsi vivo nei giorni seguenti.

Mi aveva bloccato e cancellato.

   
 
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