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Autore: SandTime    20/10/2011    2 recensioni
Una revisione dei principali eventi naruhina del manga di Naruto, cercando di renderli più accettabili e armoniosi per i fan della coppia.
"Devi fare qualcosa Hinata, io, il tuo cuore, ti sto implorando: non puoi più sottopormi a queste torture, credo che mi spezzerò davvero un giorno”
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Hinata/Naruto
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Naruto era in marcia con la sua squadra dalle prime ora dell’alba, ma era la prima volta faticava così per concentrarsi in pieno nella missione: i suoi pensieri  ritornavano capricciosi a quella notte, come bambini disubbidienti che ignorano gli ammonimenti del padre di stare al loro posto.  Ed ecco che la rivedeva di nuovo in quel letto d’ospedale, la fronte contratta dal dolore, la bocca ansante, sembrava quasi che anche la mente le dolesse, intrappolata in chissà quale incubo. Lui era rimasto pietrificato: non voleva assolutamente svegliarla, ma in qualche maniera doveva farla tranquillizzare. La prima cosa che gli venne in mente fu di posarle una pezza bagnate sulla fronte e rinfrescarle le guance con le sue mani ancora bagnate: se non si fosse calmata a breve, anche se con riluttanza, poiché non voleva essere visto lì, sarebbe dovuto andare a chiamare qualcuno dell’ospedale. Fu allora che lei aprì gli occhi e lo vide. Spuntò un sorriso sulle sue labbra e disse “Naruto…alla fine sei venuto, …ti voglio bene…” e poi tornò a dormire. Naruto si bloccò di scatto: si sentiva un colpevole colto sul fatto…ma colpevole di cosa effettivamente? Bè intanto colpevole di fissare una ragazza a sua insaputa nel bel mezzo della notte, colpevole di non essere andato a trovarla, colpevole di aver continuato a pensare a lei da quel giorno…le sue parole continuavano a ronzargli in testa “Perché io ti amo, ti voglio bene”…”Non va bene Naruto” si disse a bassa voce “non puoi continuare così…guardati sembri un guardone maniaco”. Si accasciò sulla sedia a fianco al letto della ragazza, la schiena scomposta, le braccia penzoloni, gli occhi fissi su di lei. Ciò che gli aveva detto lo avevo tormentato per tutti quei giorni: sapeva che avrebbe dovuto darle una risposta prima o poi ma non ne aveva avuto il coraggio…i combattimenti, i nemici, Sasuke…in quei giorni erano tutti passati in secondo piano, mentre Naruto cercava di capire i sentimenti di Hinata e come risponderle: l’unica donna alla quale sinora aveva guardato era Sakura ed era sempre stato convinto di amarla, ma allora perché si faceva tutte quelle domande su Hinata? Perché le sue parole lo avevano turbato tanto? La guardò di nuovo: ora stava meglio, il respiro affannoso era scomparso. Spesso quando Hinata parlava faceva addirittura fatica a sentirla, tanto flebile era la sua voce… era un controsenso che con quella stessa voce avesse pronunciato parole così... così forti.
Che fare? Più ci rifletteva e più si allontanava dal trovare una risposta soddisfacente: non se la sentiva di ricambiare in pieno i sentimenti di lei e allo stesso tempo era angosciato all’idea che da quel momento in poi tra di loro nulla sarebbe più stato come prima e lui non avrebbe più avuto con se una della sue amiche più care…ma era davvero amicizia?? Quell’interrogatorio con se stesso  lo stava mandando davvero in crisi come non mai…sinora aveva sempre avuto le idee chiare su tutto: il desiderio di diventare hokage, la determinazione nell’allenarsi, il forte affetto per Sakura, la volontà di riportare indietro Sasuke…ora invece non aveva idea di come comportarsi; entro un paio d’ore sarebbe  partito con i maestri Kakashi e Yamato per perorare ancora una volta la causa dell’amico… avrebbe dovuto concentrarsi per l’imminente missione quindi doveva assolutamente chiudere la faccenda di Hinata: le voleva bene, ma come un’amica, niente di più. La decisione era presa! Prese quindi carta e penna per scriverle quanto ma soprattutto in quale modo tenesse a lei, ma dopo le prime due righe la mano si bloccò; si rifiutava di continuare a scrivere, quasi fosse un organo autonomo e pensante, addirittura tremava… e non solo la mano, ma l’intero suo corpo fremeva all’idea di doversi allontanare per sempre da Hinata. Non c’era nulla da fare: non poteva dirle né si né no, quindi avrebbe dovuto assolutamente rimandare…e con questa risoluzione, dopo aver dato un ultimo sguardo alla ragazza, lasciò la tenda.
 
Stava ritornando alla sua tenda , ma di nuovo si fermò di colpo rendendosi conto che non poteva lasciarla in quel modo senza neppure salutarla e che probabilmente sarebbe passato del tempo prima di rivederla e quindi del loro chiarimento…doveva fare in modo che capisse che non si era dimenticato di lei. Fu allora che notò, dietro un cespuglio sopravvissuto all’esplosione del giorno precedente, un gruppo di fiori, sembravano girasoli; gli sembrarono la cosa migliore: anche loro, come Hinata, seppur malconci, erano sopravvissuti allo scontro, nonostante la loro e la sua fragile natura avevano dimostrato la loro tenacia e soprattutto avevano conservato la loro bellezza, proprio come… Hinata…? Considerava Hinata una bella ragazza? Se glielo avessero chiesto una settimana prima avrebbe risposto che sì, la trovava bella, ma ora era effettivamente costretto a guardare LEI, a considerare LEI e non l’idea che lui aveva di Hinata. Ormai, accompagnato da questi pensieri, si trovava nuovamente davanti alla tenda dell’ospedale; scostò la tenda ed entrò. Hinata si trovava nella stessa posizione  in cui l’aveva lasciata pochi minuti fa e fortunatamente dormiva di un sonno profondo, il volto corrucciato dal dolore di poco prima aveva lasciato il posto ad un’espressione serena, una fronte liscia, degli occhi dolcemente socchiusi…per la prima volta Naruto la stava veramente guardando e con sorpresa scopriva sempre più dettagli che aveva ignorato o dato per scontati, come quanto lunghe fossero le sue ciglia, quanto affusolate le mani, quanto morbidi e lucenti i capelli, quanto dolci i lineamenti del volto… quanto rosee le sue labbra: non sembravano quasi le labbra di un ammalato, tanto erano rosee e carnose, e improvvisamente si ritrovò a chiedersi come doveva essere toccarle.
Ormai mancava solo un’ora alla partenza e doveva ancora preparare la sua roba: era davvero il momento di andare, quindi poggiò delicatamente i fiori sul comodino accanto al letto e con un sussurro e gli occhi sorridenti disse “Questi sono per te Hinata, a presto”.
Mentre organizzava la sua roba in fretta e furia, nonostante il ritardo accumulato, aveva stampato un sorriso in volto e tra un kunai e una scatola di ramen istantaneo pensava: “Hinata è davvero bella”. :-) 
 
  
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