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Autore: FairySweet    23/10/2011    6 recensioni
E se sono fragile come il cristallo la colpa è solo tua, tua e di quel maledetto sorriso che mi hai costretto ad amare ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Solo (Fragile)                                                                                                     Solo







Fragile come un respiro sussurrato a fior di labbra, fragile come un sogno di cristallo che rischia di crollare. Lei era così, bella, delicata, forte ma teneramente fragile, i suoi occhi di mare persi nel cielo e quell'ombra celata dal cuore che nascondeva la solitudine, fragile come quel maledetto profumo di sole che gli invadeva i sensi, perfido e violento, così forte da riuscire a stordirlo.
Quante volte l'aveva osservata, quante volte era rimasto in silenzio, nascosto da sguardi indiscreti per il semplice bisogno di spiarla, per riuscire a rubarle ogni stupida espressione del viso, ogni sorriso e ogni leggerissimo sguardo con il solo terrore che, senza preavviso, la sua fottuta memoria decidesse di cancellarla per sempre dalla sua vita.
Non aveva mai immaginato di provare qualcosa del genere, ma quegli anni passati a rincorrerla inconsciamente, nonostante i continui battibecchi, nonostante le paure e la rabbia nel vedere quell'angelo trasformato in qualcosa che non era, modificato e costretta a diventare uno spirito incorporeo custodito tra le braccia di un uomo sconosciuto, quegli anni dolorosi e vuoti tornavano violentemente ad affacciarsi, ripetendo continuamente le stesse quattro parole “Tu non la meriti”.
Ci aveva messo anni, troppi anni per capire quanto realmente amasse quella donna, il suo corpo, la sua voglia di vivere in netto contrasto con quel dannato carattere contorto e sconclusionato che lo costringevano ad essere sempre e solo uno stronzo.
Parlare, sorridere, perfino respirare diventava difficile quando quegli occhi profondi lo accoglievano nell'immensità del suo sguardo.
Parole sussurrate nel vento, un ricordo che tornava continuamente davanti ai suoi occhi ...  “Stai davvero bene?” ma lei non rispose, solo quel maledetto sorriso, così lieve da sembrare finto “Ti conosco bene Lisa” continuava a spiarla cercando di leggere nei suoi occhi ogni cosa ma lei evitava il suo sguardo, si concentrava sulla forma delle nuvole, sull'azzurro del cielo e sulle urla gioiose dei bambini. I capelli dolcemente scompigliati da un leggerissimo venticello e il viso arrossato e accuratamente nascosto al suo sguardo “Non puoi prendermi in giro ...” le strinse una mano tirandola leggermente verso di sé “Cosa mi nascondi” un altro sorriso e quel polso esile che dolcemente scivolò fuori dalla sua presa ... quanto aveva odiato quel silenzio crudele tra loro.
Niente parole, niente sospiri, solo un lungo e pesantissimo silenzio che aveva coperto le emozioni costringendo i loro occhi a fingere.
L'aveva lasciata andare via, era rimasto immobile in quel parco davanti all'immagine confusa di quella meravigliosa donna che lentamente se ne andava, lo lasciava solo con sé stesso, solo con i suoi pensieri.



Lasciava scorrere il tempo senza preoccuparsi minimamente dell'ora, di ogni stupido paziente presente in quel dannato posto.
Aveva trascorso le ultime ore cercando di dimenticare il dolore alla gamba, l'aveva fatto nel tentativo di riuscire a pensare ad altro che non fosse una lancinante fitta che percorreva il suo cervello.
“Sei qui?” non sollevò nemmeno gli occhi dal foglio, si limitò ad annuire distrattamente senza prestare la minima attenzione a Wilson o alle sue espressioni “Vuoi venire a cena da me?” nessuna risposta, solo semplice silenzio “House?” “Che c'è?” tolse gli occhiali sollevando finalmente lo sguardo “Hai sentito cosa ...” “Non ho molta voglia di parlare Jimmy” “Perché no?” si appoggiò allo schienale reclinando la testa indietro “Pensieri” ma lo sguardo curioso del medico non abbandonava il suo viso “Che tipo di pensieri?” “Solo pensieri” “Non esistono solo pensieri House! Ci sono pensieri tristi, pensieri felice e poi ci sono pensieri incomprensibili” “La smetti?” esclamò ironico “Non hai mai avuto pensieri?” ma l'altro sorrise “I miei non riguardavano il mio capo” il solito Jimmy, comprensivo, intuitivo e maledettamente bravo a leggergli dentro “Non è il mio capo” “Ah no?” “No, intendevo dire che non è il capo che ricordo io” la gamba continuava a fare male e nemmeno parlare con il suo migliore amico riusciva a distrarlo “È diversa” lo sguardo confuso di Wilson lo fece sorridere “È sempre la stessa” scosse la testa spegnendo il computer “È simile a sé stessa ma non lo è realmente, almeno non con me” “Credo sia soltanto stanca” sollevò un sopracciglio incuriosito “Sta lavorando da giorni senza concedersi una tregua, Rachel ha la febbre e in più, sua madre continua a chiamarla per sapere chi sarà presente domani” sorrise “Già, sua madre ha la capacità di far bestemmiare perfino un santo” “Tu ci sarai non è vero?” ci pensò qualche secondo “Gliel'ho promesso” prese il bastone “Vado  a casa Jimmy, ci vediamo”
Le aveva promesso che ci sarebbe stato, era solo una promessa strappata con la forza ma era pur sempre una promessa.
Non lo attirava l'idea di aspettare quello stupido bacio finale che la consacrava a quell'uomo strano e contorto, lasciò cadere la giacca sul letto, che diritto aveva lui di scegliere per lei? Avrebbe potuto averla, avrebbe potuto avere una vita assieme a lei ma si era tirato indietro, starle accanto voleva dire rovinarla, cambiarla costringendola a vivere a metà invece che volare lassù, dove l'aria era più pura e il suo sorriso poteva brillare.
  
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