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Autore: Suicidal_Love    24/10/2011    4 recensioni
Merlino si sedette sulla sommità della collina sassosa con le braccia strette attorno ai ginocchi.
Rovesciò il capo all’indietro e fissò l’immensa volta del cielo, provando un profondo e rassicurante senso di solitudine.
Per un valletto della corte di Camelot, era raro trovare dei momenti dedicati solamente a se stessi, una vera conquista, a dire il vero.
Genere: Comico, Drammatico, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Contesto generale/vago
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Salve! Ecco un nuovo capitolo! Spero vi piaccia! Piano piano le cose si stanno sviluppando e fra poco scoprirete una cosa KUKUKU *-*.

Ora l’angolo dei ringraziamenti. Grazie di cuore a: Stella_Oscura; FairyCleo; Shannara_810; Edian.

 

EVERYTHING CHANGES

 

Giselle cercava disperatamente di non ricadere nell’incoscienza, di mantenere in funzione la mente, di capire ciò che avveniva intorno a lei, ma quasi sempre i suoi sforzi risultavano vani. Aveva dei momenti di lucidità in cui vedeva altre persone e avvertiva sensazioni dolorose; poi, di suoni e di immagini del quale non afferrava nulla.

Adesso stava di nuovo tornando alla realtà. C’era un uomo curvo su di lei … un momento! L’aveva già visto. Riconosceva quel volto. Sì! L’aveva ferito al viso quando aveva tentato di portare via la sua bambina, Costanza.

Una collera selvaggia le liberò nel sangue una scarica di adrenalina e restituì il movimento alle sue membra: tese un braccio ed affondò le unghie nel collo dell’uomo.

Alaric urlò e fece un balzo indietro; si portò una mano alla zona lesa e, quando la ritirò, era sporca di sangue.

Quella strega gliel’aveva fatta di nuovo! Furibondo, si chinò su di lei e la colpì con violenza.

Giselle spalancò le iridi castane e il suo capo tornò a terra facendola tornare in uno stato di semi incoscienza.

Immagini confuse si fecero strada in lei ed il terrore la paralizzò. La sua bambina, la sua Costanza!

Aprì le labbra in un gemito muto prima di vedere Alaric cadere a terra così come tutti gli uomini di quel brigante.

Era un sogno?

La donna sbatté più volte le palpebre e un altro uomo si chinò su di lei sollevandola. Rabbrividì impaurita e perse nuovamente i sensi.

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Quel mattino Merlino, appena arrivato nelle stanze del principe, aprì le tende con un gesto secco rivelando nel grande letto a baldacchino due figure che abbracciate si stavano svegliando a quell’improvvisa e fastidiosa luce.

Il giovane mago fece una piccola smorfia di disappunto ed uscì dalla stanza per poi rientrarvi qualche secondo dopo con un vassoio riccamente riempito di ogni prelibatezza. Solo il meglio per il principe e la sua fidanzata, pensò Merlino poggiando con poca grazia l’oggetto sul grande tavolo in legno di quercia creando un fastidioso rumore che si sparse per la stanza.

La reazione di Arthur non  fu proprio cordiale. Si erse con il busto e afferrato un cuscino glielo lanciò contro, naturalmente l’oggetto fu abilmente schivato dal valletto che semplicemente lo raccolse da terra e si avvicinò al letto reale osservando come Gwen si fosse messa a sedere poggiando la gota sulla spalla dell’asino.

Nascose abilmente una smorfia di dolore e d’istinto buttò il cuscino sul viso del biondo elargendo uno scocciato “E’ pronta la colazione” prima di sparire in gran fretta.

A differenza della settimana precedente, Merlino era diventato totalmente insofferente alla vista della coppia reale.

Ogni qual volta li incrociava sentiva la magia scorrergli nelle vene creandogli un forte fastidio e dolore che si spargeva con velocità in tutto il corpo.

Una rabbia improvvisa gli appesantiva il cervello e la razionalità veniva soffocata pian piano lasciando posto all’istinto.

Gli pareva che ogni giorno quella sensazione peggiorasse e non gli lasciasse scampo, tanto che avrebbe preferito a volte che Uther condannasse Gwen ingiustamente allontanandola dal principe; poi, però, scuoteva il capo e si rimproverava per quel maligno pensiero.

Gwen era sua amica ed era felice che avesse trovato la felicità in Arthur giusto? MENZOGNE! Non era felice e non poteva far altro che maledirsi più e più volte per quel sentimento che lo stava corrodendo dall’interno.

Maledizione!

 

 

Giselle sentì una mano posarsi sul suo braccio ed udì la voce di Costanza sussurrare: “Mamma, stai bene?”.

La donna sorrise ed annuì stancamente. La sua Costanza era viva ed era con lei. Ringraziò gli Dei ed alzò il viso scorgendo il volto di quell’uomo che a quanto pare era il suo salvatore. “Grazie mille signore” mugolò mettendosi a sedere a fatica aiutata dalla figlia che si prodigò a tenerla sollevata.

“Io sono qui per aiutare voi signora, per aiutare chiunque sia in difficoltà” rispose lui riponendo la spada nel fodero con un gesto fluido.

“Chi siete?” chiese lei abbracciando la figlia con dolcezza, quasi a volersi accertare che fosse davvero salva.

Lui la guardò e con un sorriso raggiante mise una mano al suo fianco fiero di ciò che era e che faceva. “Sono Perceval e farò tutto ciò che è nelle mie possibilità affinché nessuno nella vostra condizione sia più vittima dei briganti!” esclamò.

Giselle rise e diede un bacio sulla guancia della piccola Costanza che si staccò dalla madre abbracciando la vita di quel signore che sobbalzò sorpreso.

“Voi siete un gigante buono!” esclamò la bambina facendo nascere sul volto di Perceval un tenero sorriso.

Era questo che lo faceva star bene. La gratitudine e il vedere una famiglia di nuovo riunita.

 

 

“Complimenti Merlino!” esclamò il mago a se stesso “ora non solo il principe ti riempirà di compiti, ma crede anche che sei geloso!”.

Il moretto si chinò a terra e raccolse l’ennesimo ceppo per ravvivare il focolare reale.

Quando era tornato nelle stanze di Arthur, poco più tardi quella stessa mattina, questi lo aveva osservato con cipiglio severo tamburellando le dita sul tavolo.

Merlino gli aveva restituito lo sguardo grato che Gwen non fosse al suo fianco come ormai succedeva spesso.

Solo qualche minuto dopo il biondo aveva stancamente posato la schiena sulla morbida sedia e si era passato una mano sul viso massaggiandosi gli occhi.

Il servitore era rimasto fermo in attesa di qualsiasi reazione prima che appunto il principe lo accusasse di essere geloso dei sentimenti che provava per Gwen perché in qualche modo anche lui ne era invaghito.

Baggianate!

Merlino era rimasto totalmente scioccato, che ciò che ne era conseguito dopo non gli aveva dato peso.

 Quell’asino … quel brutto asino borioso e senza cervello credeva che LUI nutrisse dei sentimenti per Gwen!

Si era per caso ammattito? Il giovane mago ne era certo.

Lui … invaghito della sua amica, ora divenuta fastidioso soprammobile nelle stanze di Arthur, roba da pazzi!

Sospirò buttandosi seduto a terra tenendo la legna stretta al petto in un’espressione infantile.

Non era preso per Gwen, anzi … in un momento di confessione con Lancillotto l’aveva per giunta apostrofata vacca riuscendo a zittire l’amico scioccato da quella cattiveria.

Merlino ne era rimasto sconvolto quanto lui, tanto che tentò di giustificarsi, di far capire che quel termine era rotolato fuori dalla sua bocca senza pensarci, invano.

Lancillotto aveva solamente posato una mano sul suo capo e ridacchiato mestamente per poi confessare di aver chiamato spesso Arthur, porco.

Il valletto aveva riso sguaiatamente aggiungendo con un pizzico di bambinesca ripicca che Arthur era sì un porco, ma reale!

Merlino si morse il labbro inferiore sorridendo segretamente a quelle piccole confessioni che avevano risollevato il morale di entrambi.

Lancillotto era davvero un buon amico, pensò prima che una freccia si conficcasse nella sua coscia facendolo urlare dal dolore.

Che succedeva?

Si guardò attorno e portò una mano all’oggetto notando come pian piano il suo pantalone si colorasse di cremisi.

Sgranò gli occhi ed estrasse, facendo violenza su se stesso,  la freccia buttandola a terra, prima che due briganti armati sbucassero davanti a lui sguainando la spada.

“Oh guarda guarda chi abbiamo qui? Un topolino indifeso” gracchiò uno di loro assottigliando gli occhi.

Il compagno lo tenne puntato con la balestra e si leccò le labbra. “Eddard credo che avremmo un po’ di divertimento oggi” esclamò avvicinandosi al mago che teneva le mani premute contro la ferita, imbrattandole di sangue.

Li guardò negli occhi ma non accadde nulla perché, Gwaine, si era parato davanti a lui con la spada in mano pronto a combattere.

“Non dovreste prendervela con  chi non può difendersi!” esclamò scagliandosi contro i due.

L’uomo armato di balestra alzò l’arma pronto a colpire il suo salvatore ma prima che potesse scoccare la freccia, Merlino sussurrò un incantesimo facendola volare via dalle sue mani.

Gwaine continuò a battersi contro colui che aveva sentito chiamarsi Eddard, tentando anche di curarsi del compagno che persa la balestra aveva tirato fuori la spada avventandosi contro l’avversario.

Il mago lo guardò tentando di focalizzare la vista su uno dei due briganti, ma questa pareva non dargli ascolto.

Allungò un braccio a fatica sentendo la testa pesante prima che un altro uomo, un gigante, si abbattesse su uno dei due dando man forte a Gwaine che quando si girò esclamò un sorpreso –Perceval!- pima di abbassare il capo evitando che la spada lo decapitasse.

La battaglia durò qualche minuto prima che i due malviventi cadessero a terra storditi.

“Gwaine!” disse Perceval abbracciando l’amico che ricambiò goffamente la stretta.

“Ehy omone!” rispose il castano passandosi una mano fra i capelli umidicci prima di spostare il suo sguardo su Merlino che pian piano stava scivolando nell’incoscienza.

Si precipitò da occhi-blu, come l’aveva ormai ribattezzato e gli passo una mano sul viso osservando la ferita.

Imprecò strappandosi un lembo della casacca.

“Aiutami Perc! Dobbiamo portarlo a Camelot!” esclamò allacciandogli l’improvvisata benda alla ferita per fermare il flusso di sangue.

Il ‘gigante’ non appena l’amico ebbe finito lo prese in braccio senza fatica dirigendosi verso la città capitanato dal castano che gli fece strada controllando più e più volte che nessun altro brigante spuntasse fuori da qualche arbusto.

Merlino aveva bisogno delle cure dell’anziano cerusico con il quale viveva.

 

 

 

Quando il moro riaprì gli occhi si ritrovò il viso di Arthur e quasi credettte di avere una visione. Era davvero lui?

Sorrise stupidamente prima di focalizzare meglio la figura. Era Gwaine, pensò amaramente.

Ovvio … Arthur non si sarebbe premurato di venir da lui, si disse come a rimproverarsi da solo per averci sperato.

Si leccò le labbra secche e si concentrò su di esso che gli sorrise impertinente carezzandogli i capelli.

“Pensavo che non avrei più rivisto i tuoi occhi” sussurrò creando un insolita sensazione nello stomaco del servitore che tossicchiò un poco imbarazzato.

“Grazie per avermi salvato! Se non ci fossi stato tu …” rispose facendo arrossire stranamente Gwaine che si grattò il collo.

“In realtà ti avevo seguito … andare nella foresta da solo, senza un’arma con i tempi che corrono …” spiegò facendo spallucce.

“Beh … grazie lo stesso” disse di nuovo prima che due labbra si posarono sulle sue in un piccolo bacio che pian piano si fece più audace. Le labbra massaggiarono quelle del mago che docilmente le schiuse, lasciando che la lingua di Gwaine toccasse la sua in una piccola danza.

Merlino chiuse totalmente gli occhi e si concentrò su quelle labbra, quella lingua e quella barba che gli graffiava piacevolmente il viso.

Lui amava Arthur, ma quel bacio lo rasserenava. Era un egoista, pensò scontento di se stesso.

Sentì una mano calda e ruvida posarsi sulla sua guancia ed alzò di poco il capo d’istinto prima che un tonfo violento lo riscuotesse.

Gwaine si staccò girandosi e si trovò di fronte un uomo biondo vestito con un paio di pantaloni ed una casacca rossa.

Questi lo osservò malevolo e posò il suo sguardo azzurro su Merlino che lo sostenne a sua volta.

“Non credevo fossi così impegnato” sbottò improvvisamente Arthur battendo il piede a terra come a voler rimarcare il concetto.

“Non rimproveratemi Arthur, voi siete impegnato in queste attività molto più spesso di quanto dovreste” rispose a tono il moro ricevendo in risposta un piccolo ringhio.

“Credevo fosti innamorato della mia fidanzata ed invece scopro che ti piacciono gli uomini” storse il naso “da taverna a quanto sento”.

Perceval, che fino a quel momento era rimasto in disparte, si alzò dalla piccola sedia offertagli da Gaius qualche ora prima e si parò davanti al biondo.

“Non potete parlare così di Gwaine! Non lo conoscete. E’ un uomo di tutto rispetto che ha salvato Merlino da uno stupro o morte certa!”.

Arthur spalancò gli occhi ma non osò chiedere scusa. “Naturalmente salvandolo ha voluto un bacio come ricompensa!” ribatté irritato “e naturalmente Merlino da brava meretrice ha deciso di concedergli di più!” finì pentendosi mentalmente di quell’insulto che provocò dolore negli occhi del mago e sdegno in quello dei due uomini. “Quando avrai finito con loro due ti aspetto nelle mie stanze, hai del lavoro da compiere!”.

Detto ciò il principe abbandonò le stanze del servitore sentendo un forte dolore al petto e lo stomaco in subbuglio.

Quando aveva visto quel Gwaine baciare il suo servitore aveva provato una rabbia che gli aveva pervaso il corpo.

Non era gelosia … era solo rabbia perché il suo servitore aveva osato avere una relazione omosessuale senza il suo consenso, ovvio.

Sospirò pensando alla sua dolce Ginevra e ripensò a come aveva sbagliato a giudicare Merlino geloso di lui.

Il valletto aveva una relazione con Lancillotto ed ora con quel Gwaine! Ne era certo!

Quel pensiero, tuttavia, non lo rallegrò, anzi … lo fece fremere ancora più di rabbia senza motivazione.

Diede un calcio al muro e si allontanò dalle stanze del medico di corte di tutta fretta. Aveva bisogno di sfogarsi ed un buon allenamento con la spada lo avrebbe aiutato.

 

 

“Ma chi si crede di essere quel … quel biondo” sbottò Gwaine marciando avanti ed indietro per la stanza, mentre Perceval si era seduto al capezzale di Merlino presentandosi in principio, per poi controllare la ferita.

“Il principe ereditario di Camelot e futuro Re” rispose Merlino zittendo il castano che guardò Perceval con occhi sgranati.

“I nobili mi piacciono sempre meno” brontolò incrociando le braccia al petto, venendo trascinato fuori dal gigante che sorrise bonario al giovane mago.

“Torneremo fra qualche ora, riposa Merlino” mormorò chiudendo la porta.

Gwaine sbuffò e diede una pacca sulla spalla dell’amico che lo guardò stranamente.

“Sei interessato a lui?” domandò Perceval sistemandosi la spada alla vita.

Il castano lo guardò dritto negli occhi prima di ridere “E’ così evidente?”.

Si voltò ed iniziò a camminare per i corridoi “Andiamo alla taverna allora? Hanno dell’ottimo idromele!” esclamò allegro lasciandosi dietro un Perceval che chinò leggermente il capo amareggiato prima di mascherare la delusione di quella confessione con un sorriso falso.

“Alla taverna!”.

 

To be continued …

 

 

   
 
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