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Autore: Mistress Lay    07/07/2006    36 recensioni
Tre passi al tavolo, cinque alla credenza... dov'è il miele? Ah, eccolo qui. Cinque passi al tavolo... la sedia, un passo. Oggi dev'essere una giornata ventosa, le foglie stanno turbinando fuori. La finestra! Devo ricordarmi di andare a chiuderla dopo colazione... dov' il tea? Ah, eccolo... si sta raffreddando. Ora lo alzo e brindo: quattro anni. Sono quattro anni che sono cieco
Genere: Generale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Senza luce, il buio (2/

Edit: 22/06/09

 

Senza luce, il buio (2/?) by Mistress Lay

Capitolo 2 - Frammenti di vite spezzate

 

 

Ron era rimasto per almeno un minuto buono a fissare a bocca aperta Draco Malfoy sulla soglia di casa sua, con la mano ancora sul pomello della porta. Una scena del tutto inaspettata: Malfoy doveva odiare Potter, doveva odiare anche lui e invece eccolo lì di fronte a casa sua che gli diceva tranquillamente che aveva passato tre anni alla ricerca di colui che più odiava.

La cosa era di per sé semplicemente ridicola perché Ron era certo che le ricerche per ritrovare Harry si erano ufficialmente concluse, persino lui ed Hermione avevano mollato e lo avevano dato per morto.

 

Tre anni… nessuna sua notizia, nessuna lettera, nessuna traccia del loro migliore amico.

Se davvero Harry non fosse morto, di certo non desiderava essere ritrovato.

Ron e Hermione pur non condividendo questa scelta, alla fine, dopo strenue ricerche, si erano limitati ad accettarla e avevano proseguito con le loro vite.

 

C’era da dire che non era facile come sembrava trovare un mago: l’unico strumento che permetteva di rilevare la sua posizione era la sua bacchetta che, come avrebbe detto Hermione, fungeva da ‘ricetrasmittente’, catalizzando le informazione concernenti gli spostamenti e gli incantesimi usati dal proprietario.

Nessun mago si separava mai dalla propria bacchetta e Harry non faceva di certo eccezione, l’aveva con sè quando aveva lasciato il San Mungo, peccato che dopo quel giorno non si era più riuscita a localizzarne l’ubicazione. Trovare una bacchetta abbandonata o persa dal suo proprietario era quasi impossibile. O almeno così aveva detto Olivander. E Olivander alle proprie bacchette teneva, soprattutto a quelle speciali come quelle di Voldemort e Harry.

Harry era fuggito cieco, disperato, non avrebbe potuto andare lontano. Non era abituato a vedere tutto buio, a non aprire gli occhi, a non vedere la luce del sole, eppure è riuscito a nascondersi per tre anni.

 

Dov’era stato?

 

Nessuno lo sapeva, eppure di lui non si era più saputo nulla.

Nessuna traccia del Ragazzo-che-è-riuscito-a-sconfiggere-Voldemort.

 

E poco a poco tutti avevano abbandonato le ricerche, prima il Ministero, poi l’Ordine, Remus, poi Ron e Hermione.

Erano stati gli ultimi, quelli che ancora avevano una speranza, ma alla fine l’avevano lasciato anche loro. Nessuno lo aveva cercato quanto loro, e nessun  altro continuò le sue ricerche, ma in un giorno apparentemente normale, ecco arrivare Draco Malfoy.

Draco Malfoy, che per colpa di Harry aveva perso ogni cosa: prima i genitori, rinchiusi ad Azkaban, poi il suo Manor e tutta la rispettabilità della sua famiglia.

L’aveva riconquistata, vero, perché i Malfoy non erano rispettati e temuti solo perché probabili maghi oscuri.

E benché il Ministero avesse requisito a lui il Manor e la fortuna della famiglia, non c’era stato modo di incolparlo di qualche affare con il Lord Oscuro, quindi la sua parte di ricchezza era rimasta alla Gringott, a suo uso e consumo.

E quell’oro gli era servito per riconquistare la sua posizione, il suo Manor, fino a divenire uno dei pochi maghi miliardari con azioni che, si diceva, erano al limite della legalità.

A quanto Ron sapesse, non lavorava, non ne aveva bisogno e non ne sentiva la necessità: versava ingenti somme al San Mungo o organizzava altre occasioni per beneficenza, ma, anche se una similitudine sorgeva spontanea, era molto diverso dal padre.

Draco Malfoy sembrava molto più schivo, dopo aver fatto riacquistare nomea al suo titolo, si era chiuso a Malfoy Manor, dove a nessuno era concesso di entrare, nessuno riceveva il piacere della sua presenza, non lo si vedeva quasi nemmeno alle serate che lui stesso organizzava.

Persino al ministero, dove spesso era possibile incrociare Lucius Malfoy a tessere le sue trame politiche, era raro incontrarlo. Pareva davvero che Draco Malfoy, una volta riconquistata la sua posizione in società, avesse semplicemente deciso di lasciarsi scorrere tutto via, senza interferire nella vita politica del Mondo Magico – cosa che effettivamente molti si aspettavano – o della vita mondana dell’alta società magica. Non che esistesse ancora un’alta società, poiché in seguito alla seconda guerra magica le famiglie Purosangue si erano decimate ulteriormente lasciando spazio ai mezzosangue di occupare le posizioni un tempo ritenute secolarmente retaggio dei purosangue, un po’ per tradizione un po’ per denaro.

 

Nonostante Ron sapesse tutte queste cose su Draco Malfoy, non gli era mai interessato che cosa questi facesse rinchiuso nel suo maniero. Come diceva spesso suo padre, la guerra era finita, e con la dipartita dei nemici di un tempo, la società nella quale erano cresciuti era mutata profondamente.

Pur non avendo desiderio di conoscere le travagliate trame di Draco Malfoy, Ron dovette ammettere che in quel momento, sulla soglia di casa sua, desiderava solo bombardarlo di domande.

- Non mi fai entrare, Weasley? – domandò con voce strascicata Draco, ripiegando gli occhiali nella tasca interna del mantello.

Più per riflesso che per cortesia, Ron si scostò dalla porta, lasciando che Malfoy entrasse in casa togliendosi i guanti di pelle nera e lasciandosi richiudere òa porta d’ingresso alle spalle.

- Ti devo parlare - soggiunse il biondo perfettamente a suo agio, in tono neutro.

Forse fu quello a far sbloccare dalla sua immobilità Ron che si affrettò a riprendere un’espressione normale: - A che proposito? -

- A proposito di Potter, naturalmente - Draco lo guardò come se fosse un babbano, cioè con un misto tra disprezzo e compassione - Ascolti e capisci quando ti si parla? -

- Certo, Malfoy ma se tu… - Ron non terminò la frase che un crack annunciò l’arrivo di qualcuno tramite materializzazione. Si rivelò essere Hermione che gridò dalla camera da letto - Ho dimenticato dov’è il mio registro! L’hai visto, Ron? - poi si affacciò e rimase a bocca aperta - Malfoy?! Che diavolo ci fai qua? -

- Sempre lieto di vederti, Granger - Malfoy storse la bocca.

Hermione fece per ribattere ma Ron la prevenne, andando verso di lei e trascinandola in camera mentre gridava a Malfoy di stare fermo lì: - Qualcuno ti ha insegnato l’educazione, Weasley? - ma i due non lo sentirono.

 

 

- Ronald! Spiegami! - ordinò subito Hermione.

- Non so che dire, Hermione, ha solamente suonato al campanello e ha detto che mi deve parlare su Harry -

- Su… Su Harry? Il nostro Harry? -

- Non credo il suo vicino di casa! - ribattè Ron - Secondo te devo ascoltarlo? - domandò in tono accorato.

Hermione lo fissò un attimo prima di parlare: - Di certo non vuole fare nulla di male, Ron, io penso che tu debba ascoltarlo… non saprei proprio che cosa voglia dirci – sospirò – Io non gli credo già adesso -

- Ha detto che lo sta cercando da tre anni -

- Ecco, appunto - sospirò nuovamente la donna - Tutti hanno diritto di essere ascoltati - risolse uscendo dalla camera e andando all’ingresso da Draco dopo aver preso al volo un quaderno che doveva essere il suo registro da sopra il comò.

Ron sospirò a sua volta, riflettendo sulla stranezza della situazione, e li raggiunse.

Li trovò in cucina, Draco Malfoy era stato fatto accomodare nell’unica sedia libera della cucina, visto che le altre erano occupate dalle macchie della pappa mattutina di Lytton e Hermione gli stava chiedendo se volesse qualcosa da bere.

- No, sarò breve e me ne andrò presto - tagliò corto Malfoy con tono distaccato.

Hermione si appoggiò al tavolo e Ron le si affiancò: - Ron dice che vuoi parlarci riguardo Harry -

- Sì, Potter. - confermò Draco, passandosi una mano sulla fronte e ritirandola un secondo dopo - Devo chiedervi delle cose sul suo conto -

- A quale scopo? - Hermione socchiuse gli occhi, sospettosa.

- Per cercarlo - ribattè Draco brevemente.

- E perché mai vorresti cercarlo? Non eravate propriamente in buoni rapporti -

- Nemmeno noi tre – le ritorse contro Draco. Sembrava cominciare a scaldarsi.

- Sì ma tu non stai cercando noi, ma Harry - replicò ragionevolmente Hermione - Perché lo cerchi? -

Ron si sentì molto fiero della moglie: adorava quando metteva gente sotto torchio come in un interrogatorio, era stimolante vederla all’opera con qualcuno che non fosse lui. Già, il fatto che fosse suo marito non lo esonerava dal riservarsi le ramanzine della donna. Forse ne riceveva il triplo di una persona qualsiasi.

Per un attimo Draco ebbe un’esitazione ma si riprese in fretta: - Faccenda legale -

Hermione strinse le labbra, profondamente irritata dalle remore di Malfoy: - Giochiamo a carte scoperte, Malfoy, io e Ron siamo i suoi migliori amici, non abbiamo segreti con Harry come Harry non ne ha con noi -

- Tranne quello di non sapere dov’è lui - ghignò Malfoy. Un punto a favore della Granger, sapeva come litigare ‘ragionevolmente’.

L’irritazione sul viso di Hermione sparì, lasciando posto ad un sorriso triste: - Tranne quello… - concesse a malincuore.

- Devo consegnare a Potter un testamento - ripose allora Draco, notando il cedimento della sua avversaria.

- Di chi? - questa volta fu Ron a intervenire sospettoso.

- Black, Sirius -

La coppia si scambiò uno sguardo per poi ridere amaramente: - Non è possibile, Malfoy. Sirius non ha mai scritto un testamento e certamente se l’avesse fatto non l’avrebbe di certo consegnato a te - disse Ron.

Malfoy scosse le spalle, indifferente alla rabbia trattenuta nella voce di Weasley: - Sono l’ultimo Black in vita. Quando la Gringott mi ha dato le chiavi delle cassaforti di famiglia, mi è stato dato anche il testamento di Sirius Black. Era indirizzato a Potter. Mi sono impegnato a consegnarglielo, per questo lo sto cercando -

Hermione occhieggiò Malfoy, osservandolo attentamente: era certa che l’indifferenza che mostrava fosse in parte dissimulata. Non disse nulla a proposito ma si ripromise di indagare il prima possibile su quello strano comportamento.

- E perché? -

- Senso del dovere. Un Malfoy mantiene le promesse -

Perché il testamento di Sirius spuntava fuori dopo quasi cinque anni dalla sua morte?

Hermione non aveva mai creduto che Sirius fosse una persona previdente, invece questi lo era stato abbastanza da scrivere un testamento nell’eventualità della sua morte prematura. Probabilmente non era stato abbastanza accorto da predisporre un legale per la lettura del testamento a Harry, in caso della sua dipartita, e dunque il testamento era rimasto alla Gringott, il luogo dove, forse, Sirius l’aveva redatto.

Anche considerando i precedenti, la Gringott si era forse sentita in dovere di consegnare all’ultimo Black in vita, Draco Malfoy, anche il testamento di Sirius Black.

Facendo due più due, a Hermione veniva in mente un’altra domanda: Draco Malfoy era ritornato in possesso delle sue proprietà e beni di famiglia solamente due anni prima, quando aveva raggiunto la maggiore età. Harry era sparito da tre anni. C’era ben un anno di discrepanza.

L’orologio nell’ingresso battè le ore e sbraitò con voce falsamente musicale: - Ronald Weasley al ministero, sfaticato! -

Ron arrossì per la figuraccia e lanciò un’occhiata a Hermione che significava ‘Dovrei andare ma…’ l’altea, per contro, annuì sorridendogli e Ron uscì dalla cucina dopo averle dato un bacio sulla guancia e grugnito in direzione di Malfoy.

Malfoy distolse lo sguardo quando la coppia si scambiò il gesto d’affetto e fece distrattamente un cenno del capo di saluto per poi riprendere a fissare Hermione. La donna seguì Ron con lo sguardo mentre questi raccattava la sua roba, tornò a focalizzare la sua attenzione sull’ospite solamente quando il marito si era smaterializzato.

Pulì una sedia con un veloce ‘Gratta e netta’ e si sedette: - Lo stai cercando solo per questo? -

- Non sono come voi Grifondoro che mi struggo dal desiderio di riabbracciare un camerata - Draco ebbe una smorfia che doveva essere di disprezzo ma lo sguardo sfuggente lo tradì, facendo capire a Hermione che c’era qualcosa sotto.

- Da quando lo cerchi? -

- Tre anni -

Hermione sorrise trionfante: - Devi aver avuto la chiave della cassaforte di Sirius solo due anni fa -

 

Malfoy non tradì minimamente il suo disagio se non per il suo sguardo sfuggente e il tamburellare delle dita sul tavolo. Quando aprì la bocca per parlare Hermione lo prevenne, il sorriso e il tono paziente del tutto scomparsi: - Perché lo cerchi? A parte per senso del dovere? -

 

 

 

 

*

 

 

 

 

Draco si materializzò nella sala d’ingresso di Malfoy Manor e subito un elfo domestico gli corse incontro, tendendo le mani per ricevere dal padrone il mantello. Draco glielo diede senza nemmeno ricambiare l’accenno di benvenuto dell’elfo e dirigendosi subito nel suo studio al piano superiore.

Si sedette dietro la sua scrivania e sbuffò impaziente.

 

Dannata Granger.

 

Non aveva ancora perso la sua abitudine ad averla vinta su tutti!

Draco si appoggiò stancamente allo schienale della sua poltrona e, impugnata la bacchetta, la puntò su uno dei cassetti della sua scrivania ordinando seccamente: - Apri –

Il cassetto si aprì docilmente al suono della voce del suo padrone, rivelando il suo contenuto, pile di carte e documenti che Malfoy estrasse e sparpagliò con ordine sulla scrivania. C’era il testamento di Sirius Black, una pagina di calendario risalente a tre anni prima, e poi un’infinità di documenti che testimoniavano quanto Draco avesse cercato Harry nell’ultimo periodo. C’era anche una piccola agendina nella quale Draco aveva appuntato i suoi progressi nella ricerca.

Tutti infruttuosi per altro.

Il ritardo con cui si era mosso era stato fatale per la buonariuscita della sua indagine.

Draco ebbe un moto di impazienza e si passò distrattamente una mano tra i fini capelli biondi. Maledizione, come poteva Harry esser scomparso nel nulla?!

 

Harry…

 

Ormai erano anni che Draco pensava a ‘Harry’ e non a ‘Potter’, tre anni che aveva capito quello che per sei anni di scuola aveva taciuto a sé stesso. O forse era meno. Ormai il senso del tempo lo aveva perso.

Non aveva perso la speranza di ritrovarlo, però. Mai.

E così, quando tutti invece piangevano per la scomparsa definitiva di un eroe e di un caro amico, quando tutti avevano deciso che Harry James Potter era morto per loro,Draco aveva cominciato le ricerche lì dove tutti avevano abbandonato, lì, dove anche gli amici più cari avevano fallato nel sperare di rivedere Harry vivo.

Per anni si era parlata della scomparsa di Potter: si diceva che Silente lo aveva fatto trasferire in un luogo sicuro e lì conduceva la sua vita lontano dalla stampa e dalla fama, c’era chi sosteneva che Potter fosse fuggito e fosse divenuto un eremita mistico e che intratteneva i babbani, c’era chi diceva che per il dolore di aver scoperto di essere cieco si fosse buttato da qualche anonimo ponte.

Harry Potter era una leggenda ormai. E la sua scomparsa non aveva fatto altro che incrementare il ‘mito’ creatosi attorno al Salvatore del Mondo.

Draco prese un quaderno foderato in pelle e cominciò a sfogliarlo, leggendo attentamente i titoli a caratteri cubitali degli articoli: foto mobili dalla ‘Gazzetta del Profeta’, foto immobili di babbani. Articoli. Ogni minima notizia sulla scomparsa di Potter. Tutto ciò che era stato scritto sulla sua dipartita. Anche la più piccola notizia.

 

Tre anni di articoli.

Tre anni di vita che Draco aveva impiegato alla ricerca di una persona perduta.

 

Draco non aveva mai capito esattamente cosa lo avesse spinto a cominciare le ricerche quel lontano giorno di tre anni prima.

Ricordava esattamente quel giorno, il giorno in cui si era diffusa la notizia che Potter aveva sconfitto Voldemort.

Draco prese l’agenda e la aprì. Immediatamente i fogli bianchi si riempirono di parole di inchiostro nero scritti in una calligrafia piccola, meticolosa, ordinata.

La scrittura di Draco Malfoy adolescente.

Sfogliò il diario fino a raggiungere la data cercata: 2 ottobre di tre anni fa.

 

 

Potter ha sconfitto il Lord Oscuro. Questa sera si è svolta la battaglia decisiva: Voldemort è morto, Potter lo ha ucciso. Mio padre è morto credo, non ho ben capito la lettera di mia madre, era illeggibile da quanto era stropicciata.

Ora Potter è al San Mungo, sembra che stia diventando cieco

 

 

Draco girò la pagina che portava la data del giorno seguente.

 

 

Potter è cieco.  Sembra che un incantesimo oscuro che Voldemort gli ha lanciato lo abbia centrato negli occhi facendolo diventare così cieco a vita. Nessun incantesimo lo farà ritornare come prima, nessuna di quelle operazioni babbane lo aiuterà.

Ho cercato nella biblioteca nella sezione babbana: ho sfogliato inutilmente libri e libri sulla medicina e l’oculistica. Non ho capito metà delle parole scritte così ho rinunciato e ho chiesto distrattamente a Silente se non ci fossero speranze per Potter.

- Non ce ne sono, Draco - ha detto laconicamente. Quasi sembrava che non gli interessasse o forse stava pensando a qualcosa - Abbiamo controllato: nessuna medicina o operazione babbana e nessun incantesimo - si è preso il viso con le mani - Dio, che cos’ho fatto -

Ha detto proprio così. Ha detto ‘Dio, che cos’ho fatto’.

Non era una domanda, sapeva perfettamente che cosa aveva fatto, ma non ha voluto parlarmene e dubito che ne parlerà con qualcuno fino a quando non morirà e il segreto morirà con lui.

Ho chiesto se non c’era nessun incantesimo per aiutare Potter. Silente non ha fatto nemmeno caso alla situazione ridicola che si era venuta a creare e ha risposto solamente che se ci fosse anche solo un incantesimo lui lo avrebbe ritrovato.

Ho sentito, passando per i corridoi, due Grifondoro parlare fra loro dicendo che Potter non voleva incontrare, parlare, o semplicemente vedere nessuno, nemmeno la Granger e Weasley, nemmeno Lupin. Aveva gridato spesso che lo dovevano lasciare in pace da quando ha saputo che non c’era speranza che gli tornasse la vista.

Sta tutto il giorno a fissare il vuoto con le sue pupille cieche nel disperato tentativo di vedere.

E io che cosa voglio vedere? Lui. Lo voglio vedere.

E se forse lo vedo la smetterò di sfogliare libri su libri alla ricerca disperata di qualcosa che lo possa aiutare e potrò tornare a sentirmi come prima e non provare, nel pensare a lui, l’inspiegabile voglia di uccidere per una seconda volta Voldemort.

Il perché non lo so nemmeno io. So solo che voglio vederlo. E aiutarlo.

 

 

Draco scosse la testa, come ogni volta che leggeva quelle parole. Com’era stato semplice per lui rintanarsi nella sua consueta freddezza e indifferenza! Quando era adolescente tutto quello era così rassicurante, così sicuro e così bello.

Aveva scritto quei due giorni con calma, senza nessun trasporto emotivo, con analitico stile e ordinata calligrafia.

Voltò la pagina. Ecco, qui cominciavano i guai.

 

 

L’ho visto. Alla fine l’ho visto.

Sono stato tre quarti d’ora di fronte a quella maniglia della stanza. No, forse non erano tre quarti d’ora, forse era semplicemente un minuto, ma non ho mai tentennato in tutta la mia vita e ora… non riesco a riordinare coerentemente le cose che voglio scrivere perché…il perché non lo so, dannazione!

Alla fine sono entrato e l’ho visto, questo è l’importante.

Inizialmente ho fatto fatica ad individuarlo perché la stanza era completamente invasa da fiori e dal loro profumo e da mille doni di qualsiasi fattezza.

Potter era seduto a letto, appoggiato ai cuscini, con gli occhi aperti.

I suoi occhi erano sempre stati decantati per la perfezione del loro colore da praticamente chiunque - e anche da me, lo ammetto - ora sono occhi vuoti, ciechi, occhi che sono aperti alla ricerca di vedere.

- Non so chi lei sia - mi ha detto un po’ aspramente - Ma per favore porti via tutti questi maledetti fiori e dica a chiunque che non voglio ricevere più niente - mi aveva scambiato per un’infermiera. O forse per un guaritore.

Il profumo dei gigli era ipnotizzante. Un mazzo di girasoli era in un vaso proprio accanto a Harry, lui ha allungato la mano tentennante fino a che non ha toccato i soffici petali di quei fiori del sole.

Ha stretto con violenza il fiore stropicciando i dorati petali.

- A che mi servono i fiori se non li posso vedere? - ha sussurrato un po’ troppo ad alta voce. O forse sono io ad averlo sentito quasi come un urlo nella mia mente - A che mi serve la vita se non ho una vita da vivere? -

Ha stretto il fiore con più violenza e poi l’ha strattonato. L’intero vaso è caduto a terra, frantumandosi in mille schegge di vetro sul pavimento, l’acqua che si spargeva come una macchia, i fiori a terra, i petali sparsi… il frantumarsi del vaso l’ho sentito come un partire di uno sparo.

Non sono stato capace di dire alcunchè. Mi sono avvicinato a lui calpestando petali e vetro fino a raggiungerlo. Ho allungato la mano per accarezzare il suo volto liscio.

Harry ha cambiato espressione, è svanita la rabbia, è diventata sorpresa, sono svanite le lacrime intrappolate nelle ciglia, sono state trattenute.

Mi sono avvicinato a lui. Non so nemmeno io perché l’ho fatto… so che volevo togliere dal suo viso quel dolore e quella rabbia, cancellare quelle parole piene di sofferenza e portarvi un qualcosa di dolce, un qualcosa che lo aiutasse.

- Chi sei? - ha chiesto. Non ho risposto, non lo avrei fatto per nulla al mondo, non mi sarei fatto mandare via. Mai. Non ora almeno.

Gli ho preso il viso con la coppa delle mani, il suo viso così caldo e le mie mani così fredde…

Harry ha coperto le mie mani con le sue, alla ricerca di un qualche particolare che lo aiutasse a riconoscermi. Il suo tocco…

Il suo tocco sulle mie mani, lungo le braccia, sul collo, sul viso, sulle labbra, nel contorno degli occhi, sul naso, intorno alle orecchie, attraverso i miei capelli…

Improvvisamente mi sono sentito così… così come mai prima e mi sono morso il labbro inferiore per non permettermi di dire nulla e per non singhiozzare perché le lacrime stavano arrivando, le sentivo.

E le sue dita mi hanno sfiorato di nuovo le labbra.

Hanno captato un cambiamento e si sono ritratte per tornare alle mie mani.

- Mi dirai ora ‘La vita va avanti comunque’? Mi dirai ‘Sei vivo, vivi’? O mi farai una lunga ramanzina sul valore della vita? - la voce era sferzante, esasperata, sofferente. I suoi occhi si sono chiusi per un istante, poi si sono riaperti - Oppure non dirai nulla? Preferisco così, non dire nulla. Ma solo allontanati, non ho bisogno della tua pietà, non mi serve la tua compassione -

Ha fatto per allontanarmi ma prima che ci riuscisse io gli ho messo un girasole tra le mani, di quelli che aveva fatto cadere, e me ne sono andato, lasciando che le lacrime potessero scorrere silenziose e libere nelle mie guance.

E ora sono qui nella mia stanza a capire e a comprendere. Perché? Perché mi sento così?

 

 

La calligrafia era molto più concitata, più emotiva. Draco chiuse gli occhi per un secondo e li riaprì. Ricordava quel giorno e pensò che non c’era stato giorno più triste nella sua vita.

O forse no. Forse c’era stato un altro giorno.

Sfogliò alcune pagine più avanti. Eccolo. Portava la data di due settimane dopo.

 

 

Mi ero deciso a tornare.

Ero quasi entrato nel San Mungo quando l’ho visto.

Un foglio di giornale svolazzante portato dal vento e posato ai miei piedi. Notizia in copertina ‘POTTER È FUGGITO’.

Sinceramente non ricordo cosa pensai ma sono tornato a Hogwarts subito e ho saputo la verità: Harry era fuggito dal San Mungo e nessuno lo trovava.

Il che è ridicolo: l’intero mondo magico e mondo babbano lo sta cercando - ho sentito da un Tassorosso che la scomparsa di Potter è stata oggetto di telegiornali e volantini babbani - e Harry è ancora in convalescenza ed è cieco.

Ha la bacchetta con sé ma sembra che non avesse operato nessun incantesimo se non uno nei pressi di Londra.

Harry fuggito… Harry solo, cieco, in fuga…

E io non l’ho potuto aiutare

 

 

La cronaca continuava per un po’ poi Draco lesse l’annotazione del giorno seguente a quello.

 

 

Harry. L’ho chiamato Harry per sette intere pagine, ieri. E sfogliando indietro mi sono accorto di averlo chiamato Harry per altre trenta pagine… perché lo sto chiamando così? Perché ora è Harry e non Potter?

 

 

Draco chiuse il diario e per magia si cancellò ogni pagina vergata dalla sua calligrafia, tornando un diario vuoto dalle pagine bianche e il profumo di nuovo.

Due giorni dopo la scomparsa di Potter aveva cominciato a rendersi conto di una cosa: non poteva evitarsi di pensare a lui e al suo senso di colpa per non essere riuscito nell’aiutarlo o confortarlo.

Di cosa si incolpava in fondo? Lui era Draco Malfoy, niente e nessuno si sarebbe mai atteso una parola gentile da parte sua.

Eppure improvvisamente a Draco sembrò che ogni cosa fosse ingigantita, che ogni volta che sentisse il nome Potter cominciasse a sobbalzare, che a colazione leggeva avidamente la Gazzetta del Profeta alla ricerca di una parvenza di notizia riguardo a Potter, che ogni volta che vedeva la Granger piangere il cuore gli sprofondasse, timoroso di qualche notizia negativa, che ogni volta che vedeva Silente il desiderio di andare da lui a chiedergli di Potter era impellente, che ogni volta che dormiva sognava Potter, che ogni mattina si chiedeva la stessa cosa ‘Harry starà bene?’.

 

E da lì era cominciata la sua personale ricerca.

 

Ministero e babbani cercavano Potter? Ebbene anche Draco avrebbe cominciato a cercare. Quando avrebbe trovato quell’idiota gliene avrebbe dette quattro. Gli avrebbe detto che era stato un debole.

Era stato lì che aveva cominciato a annotare in un agenda i suoi progressi, a raccogliere articoli di giornale, a cercare lui per primo, ad indagare.

Dove poteva essere andato Potter?

Nessuno dei suoi amici pareva saperlo, il loro dolore sembrava genuino e disinteressato, gli zii babbani erano da escluderli a priori, si odiavano, e quindi chi altro rimaneva?

 

I mangiamorte.

 

Draco aveva parlato con suo padre, nel caso potesse dirgli qualcosa sull’incantesimo che Voldemort aveva scagliato al moro, ma suo padre non era in grado di parlare, fantasma dell’uomo che era un tempo, e probabilmente non avrebbe detto nulla se avesse voluto, e una settimana dopo i Dissennatori si erano presi la sua anima, come quella di molti altri mangiamorte per volontà del popolo, alla ricerca di vendetta e giustizia.

Draco, una volta diventato maggiorenne, aveva scoperto il testamento di Black, e quello gli parve un segno del destino. Ora aveva una scusa in più per cercare Potter, aveva una scusa dietro cui nascondersi, a parte il senso di colpa e quella strana stretta al cuore che sentiva ogniqualvolta pensava a lui.

Dopo anni di ricerca infruttuosa, quando ormai tutte le risorse erano terminate, non aveva trovato altra soluzione che rivolgersi agli amici di sempre di Potter: Weasley e Granger.

Aveva riflettuto a lungo su quella scelta umiliante - mai detto che un Malfoy dovesse chiedere aiuto ad altri e che fallisse in qualsiasi cosa! - ma alla fine aveva deciso di chiedere: ma che cosa aveva detto la Granger, a parte capire che Draco non stava cercando Potter solo per il testamento?

 

Nulla che Draco non sapesse.

 

Solamente qualche nota sul passato di Harry che Draco aveva già saputo… ed era di nuovo al punto di partenza.

Draco fece apparire un bicchiere di vetro e prese da sotto il tavolo una bottiglia di brandy. Se ne versò un bicchiere e lo bevve tutto d’un sorso.

Poteva aver riconquistato il prestigio di sempre, poteva riaver avuto casa sua ma Malfoy Manor era ancora più fredda e distaccata di sempre. Era casa solo nella carta, solo perché l’aveva visto crescere, ma quando Draco pensava a ‘casa’ non si immaginava il calore di un focolare domestico.

Ora più che mai.

Ora era rimasto solo in quel palazzo, senza madre, senza padre. Non aveva altri contatti se non quelli con alcuni dei suoi vecchi amici, così lontani da parere evanescenti.

 

La spiegazione era Potter.

Potter. Potter. E ancora Potter.

 

Aveva lasciato la sua vita per inseguire quella di Harry e ora si ritrovava così, senza nessuno ad accoglierlo in una casa vuota, senza nessuno a cui rivolgersi per chiedere compagnia.

 

Tutte le sue forze, le sue energie in quell’ambizioso quanto impalpabile scopo.

 

Quando finalmente, vincendo remore e ingoiando l’orgoglio, era andato a casa Weasley-Granger non aveva scoperto nulla.

La Granger gli aveva parlato della vita di Harry, della sua infanzia con gli zii, delle sue passioni, delle persone che amava, dei suoi ricordi con lui. Di tutto e niente, perché Draco quelle cose già le conosceva, ma non aveva cercato di zittire la Granger, l’aveva lasciata parlare, perché sembrava che lei stessa ne avesse avuto bisogno. Bisogno di ricercare il suo amico nel labirinto dei ricordi, di richiamarlo alla memoria così come vi era impresso.

- Dove cercarlo? - domandò Draco a alta voce.

 

Dove, davvero.

 

Ormai non restava nessun altro luogo se non la tomba profonda.

E quella prospettiva non aveva nulla di allettante.

 

 

 

*

 

 

 

Harold Black salutò i suoi studenti mentre riordinava gli appunti nella cartellina e recuperava il libro 'Folletti: dove trovarli, come sfuggirvi' per riporlo assieme alle altre cose.

"Tre passi, gradino... dieci passi, porta... ecco, sono fuori. Ora devo andare in refettorio"

Harold si fermò, sorridendo lievemente: - Mitchell. Vuoi chiedermi qualcosa? - Mitchell Kuttler. Harold poteva immaginare i capelli come sabbia e gli occhi castani, poteva immaginare i suoi jeans scoloriti e la felpa sobria, il suo studente del secondo anno.

- Professor Black... come faceva a sapere che ero io? -

Domanda retorica, il professor Black apparentemente non poteva esser preso di sorpresa. Non era mai successo. Era come se con la mancanza di vista gli fosse giunto in dono il poter prevedere le mosse delle persone, o, meglio ancora, 'sentire' i loro movimenti e proiettarli nella mente, facendoli prendere forma.

- Domanda retorica, Mitchell. Su dimmi, non mangio mica - scherzò riprendendo a camminare verso la destra del muro. Il vociare era diffuso, alcuni saluti si levarono al passaggio del professore di Folklore, il fiume di ragazzi si riversò verso il refettorio per il pranzo.

- Si tratta della mia tesi, professore - spiegò imbarazzato Mitchell - Il professor Kramer ha chiesto un approfondimento sull'uso della magia come scienza... non è che potrebbe darmi una mano? -

Harold aveva l'insensato desiderio di ridere. Fermarsi in mezzo al corridoio e ridere.

 

Magia...

 

Harold non sapeva quando era stata l’ultima volta che l’aveva usata, si era quasi scordato della sensazione di impugnare una bacchetta mentre si scagliava un incantesimo, il modo in cui vibrava mentre era all’opera, la sua superficie lignea…

L’ultimo sortilegio che aveva scagliato era stato uno di Confusione per confondere la sua figura agli occhi esterni, a Londra, mentre fuggiva. Non sapeva nemmeno dove aveva buttato la sua bacchetta e sinceramente a Harry la cosa non interessava minimamente.

Non voleva ricordare niente della sua ‘vita precedente’, non voleva ricordare il dolore di essersi lasciato alle spalle i suoi amici e tutti affetti che avevano costellato la sua vita e mitigato la solitudine della sua adolescenza, ma nonostante ciò aveva preso una decisione e non sarebbe tornato indietro. No, quello mai. Ormai la vita di Harold Black, professore universitario cieco, era la sua vita, ormai i panni di Harry Potter, Salvatore del Mondo non gli calzavano più e nemmeno lui voleva che gli calzassero.

 

- Professor Black? - la voce di Mitchell giunse lievemente preoccupata - Si sente bene? -

Harold sorrise lievemente: - Tutto a posto, Mitchell. Su cosa in particolare volevi una mano? -

- Allora è disposto a darmi una mano? Sul serio? Grazie! - Harold poteva sentire quasi l’irradiare grato del sorriso del ragazzo e il sollievo che trapelava dalla sua voce - Però… ecco… - si fermò. Ora c’era titubanza, timore.

- Non sei il solo, vero? - chiese Harold. Ecco, ora Mitchell si era fermato, non c’era più il rumore dei suoi passi cadenzati e veloci come un qualsiasi giovane pieno di vita. Era sorpreso certamente.

- Come faceva a… - si bloccò con la sua domanda. Ma certo, come aveva fatto a dimenticarsi che il professor Black sembrava sapere tutto? - Solo io, Jess, Lois e Sara - il suo gruppo di sempre, quindi.

- Passa nel mio ufficio più tardi, Mitchell, ci metteremo d’accordo -

- Grazie! - e Harold lo salutò.

Qualcuno gli afferrò il braccio con una presa forte e istantaneamente Harold capì che si trattava di Bob. I suoi passi erano particolarmente sonori alle sue orecchie, inconfondibile la cadenza quasi danzante di un ex ballerino, la stretta forte e il profumo eau di cologne.

- Vai a pranzo? -

- Sai, Bob, - Harold sospirò divertito - in genere la gente è portata a nutrirsi -

Bob rise: -  Vieni, andiamo fuori, mia sorella mi ha preparato il pranzo ma come al solito ha abbondato quindi che ne dici se mi aiuti a finirlo? - mentre diceva quello lo trascinò per il braccio. Harold sentì i tiepidi raggi del sole quindi doveva essere all’aria aperta, infatti un violento soffio di vento lo colpì e Bob gli mise sulle spalle il suo cappotto.

- Avevi previsto tutto, eh? - Harold si infilò il cappotto e si lasciò condurre dall’amico in uno dei tanti tavoli lignei all’aperto nel cortile del polo universitario. Era una grande distesa nel verde del cortile che portavano ai tre bungalow degli studenti. Harold poteva immaginarsi gli studenti pranzare e fare un mucchio di quelle cose che qualsiasi studente avrebbe fatto e che Harold non farebbe mai.

- Per una volta, concedimi la parte dell’onnisciente! - Bob fece pressione sul braccio dell’amico per fargli evitare una buca nel terreno e lo fece sedere.

Tirò fuori il cibo, chiacchierando allegramente con Harold e così trascorsero una buona mezz’ora.

Improvvisamente Bob disse: - Da quanto ti conosco, Harold? Qualche anno ormai.  Ieri stavo riflettendo che non so quasi nulla della tua vita -

 

Harold si irrigidì all’istante.

Non disse nulla, solo ascoltò il dolce sussurro del vento per un tempo che gli parve infinito.

 

Quando infine prese la parola lo fece per dire: - Io ho cominciato a vivere quando sono arrivato qui - e si richiuse nel suo silenzio.

 

 

 

 

*

 

 

 

Il giovane uomo distolse lo sguardo metallico dal foglietto che teneva in mano e lo posò sulla facciata bianca della tipica casa babbana con il prato ben curato e l’aria distinta.

Era finalmente arrivato, rifletteva tra sé e sé, controllando l’indirizzo scritto nel foglietto con la targhetta dorata vergata da due cognomi scritti in corsivo.

 

Una casa babbana.

 

Il giovane uomo non poteva credere di essere capitato così in basso da essere di fronte ad una casa babbana e essere sull’atto di suonare un campanello, eppure adesso proprio non poteva tirarsi indietro.

Gli era venuta in mente quell’idea perché non ne aveva altre e era andato nell’unico posto in cui non avrebbe mai immaginato di trovarsi per sperare di trovarvi la sua ultima speranza.

Era stata la Granger, quella mattina stessa, a scrivergli quell’indirizzo nel foglietto e Draco aveva deciso che valeva la pena di provare, almeno per mettersi l’anima in pace.

 

Premette il campanello.

La porta si aprì pochi secondi dopo.

 

- Buonasera, sono Draco Malfoy e vorrei parlarle. Riguarda Harry Potter - disse con voce decisa.

Petunia Dursley sorrise, senza essere sorpresa: - Mi stavo chiedendo quando sarebbe venuto, Draco Malfoy -

 

 

Continua…

Mistress Lay (01/04/06 18.43)

 

 

Notes: Ringrazio tutti coloro che hanno letto il I cap e soprattutto tutte quelle anime pie che mi hanno commentato! ^///^

Avrei voluto, prima di partire, aggiornare anche ‘About Us’ ma il tempo veramente mi manca… quindi ho deciso di acquietare gli animi con un nuovo cap di qst nuova ficcy e come vedete è parecchio lungo… bè, confido nella vostra gentilezza a graziarmi dal linciaggio… ^^

 

Ci vediamo tra un mese! ^^ Buone vacanze a tutti!

 

Mimi88, haley, millie, NamiTheNavigator, Wichita Kid, ysal pax, un grazissime a voi che continuate a seguirmi! Bax bax! ^^

 

baby, ehm... ormai credo che tu mi conosca... ^^ Bax bax!

 

empire, sì, parto domenica e sarò via tutto luglio... ^^ Ci rivedremo ad agosto se tutto va bene... Bax bax e grazie!

 

nora, ti ringrazio di farmi così tanta pubblicità! XD Grazie come sempre! bax bax

 

mistica, ciao tesoro, con qst fic parliamo un po' di cose tristi, mi sembra di esser stata fin troppo 'aperta' con i miei personaggi... ^^ Grazie tantissime, sai sempre cosa dire per farmi svolazzare! *.* Bax bax, tvtb!

 

LadyAlicia, onorata! ^^ Grazie tantissime per i complimenti e fammi sapere che ne pensi anche di qst cap! Bax bax! ^^

 

BloodyMoon,  tesoro ma grazie! ^^ Il tuo commento nn è stato per niente pessimo, ma come fai a pensare una cosa del genere? Sn sempre più che felice di leggere i tuoi commenti, lo sai! XD Che cosa ne pensi di Draco? Bax bax, tvtb!

 

kim, chiunque è benvenuto e spero di sapere che cosa ne pensi man mano che si va avanti! Bax bax! ^^

 

Moony*, mio carissimo e pazientissimo Moony, non potrò mai contare tutte le volte che mi hai pregato di postare qst ficcy... eggià... a volte so essere veramente fuori di testa! XD Grazie tantissime e continua sempre così anche tu! ^^ Bax bax, tvtttb!

 

James_Prongs, no, nn farti dire come mi lascio convincere, rischierei un ammutinamento! XD Scherzo, questa l'avrei postata in tutti i casi, prima o dopo, l'avrei fatto! ^^ Ok , lo so che lo dicevo, ma sai, presa dall'emozione! ^//^ Fai bene ad avere qst sospetto, chissà che nn si riveli un punto cardine della vicenda... mah, io nn dico niente! (ettepareva!) Grazie per gli auguri, mi sn serviti moltissimo! ^^ Bax bax! tvttb!

 

Stè_Wormy, accidenti, anche tu con la lacrimuccia? O.o Bè, che dire, sn felicissima di aver sortito qst'effetto! Grazie e bax bax, tvttb

 

tinachan, era da un po' che nn ci sentivamo! XD La storia migliore che abbia scritto fin ora? O//o oddio, lo spero! Cioè, spero di migliorare andando avanti... ^.^ Bax bax!

 

Elanor, Espressione di Lay quando va su Efp: ç_?

Espressione di Lay quando ha letto le recens, soprattutto quella di una CERTA Elanor: ... O//////////O

Grazie Elanor! Accidenti anche tu a piangere? ma che, faccio piangere metà delle persone che legge con il primo cap? Insomma dovevo catapultarmi, prima o poi, in una fic dallo sfondo triste-drammatico, no? Era da ujn po' che ci giravo intorno... nn sai quante indecisioni! (sì che lo so... ndElly) (... ndLay) No, nessun mistero, no preoccupa, o almeno non troppo criptici, nn è sulla stessa lunghezza d'onda di PdT! XD Ma è più sentimentale... dopotutto l'ho scritta proprio mentre ero nella mia sfera emotiva... ç____ç Tu nn sai quanto mi diverto a trovare nomi che nessuno si sognerebbe mai di mettere ai suoi personaggi delle fic... XP E' troppo divertente! In realtà il nome di Harry doveva essere il nome completo: Harrison, ma faceva troppo azione e Harry di azione nn ne faceva molta quindi... qual'è l'unico (?) nome che si avvicinava a Harry? ^^ Sinceramente nn so molto delle persone cieche dalla nascita, ma conosco una persona che lo è da poco ed effettivamente 'conta', il mettere tutto in ordine era qualcosa che avevo letto anche in un libro: chi è cieco sviluppa gli altri quattro sensi e la memoria. ^^ (fammi indovinare... hai fatto ricerche in proposito? ndElly) (ma come hai fatto ad indovinare... ^^ ndLay) Anche il tatto sarà importante, lo vedrai nei prox cap... e anche il fatto che voglia tenere gli occhi chiusi! Anche se parlando di scienza comportamentale alcuni ciechi fanno questa scelta... vabbè, magari te ne parlerò quando affronterò la domanda tra due cap! ^^ Comunque spero sempre di nn fare gaffe e cadere nei luoghi comuni… ho cercato di ‘informarmi’ per renderla più naturale e vera possibile… oddio, spero di aver fatto bene… O.ò

Chissà se ci sarà mai una sfida... ^^ Lytton è uscito dal nome del biografo personale della Regina Vittoria, Lytton Strachey, che avevo letto nel periodo della realizzazione del I cap. Il nome mi era rimasto impresso perchè era pazzesco... ^^ E tu nn sai che nome avrebbe dovuto avere Edwin in RdS! ^^ Spero di nn averti deluso con questo secondo cap... fammi sapere! Bax bax! ^^

 

Goten, nn troppo presto ma… che cosa ne pensi? ^^ Bax bax!

 

WolfWild, sn felice che ti piacciano le mie fic: se le continui a seguire credo che tu abbia visto gli aggiornamenti! ^^ Ed eccoti la tua caramella, spero sia del gusto che piaccia a te! ^.^ Bax bax!

 

Commentate,

Mrs Lay

 

  
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