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Autore: Angels Island    12/07/2006    3 recensioni
-| Era davvero lui | Non era morto | Era solo riuscito a mentirgli per più di un anno |-.
Ma ora aveva bisogno di aiuto. E solo lui sarebbe riuscito ad offrirgliene…
+|Non yaoi – Yaoi|+
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…uuaaaaauummm

 

Pericolo Imminente

          + Awakening +

 

 

 

Temevo di non riuscire più a tornare su questa vecchia fic… Ma finalmente, dopo più di sei mesi, ce l’ho fatta e ho trovato il tempo per scrivere…^^ Oddio, rileggendola mi rendo conto di come scrivessi in modo diverso (argh!), rispetto le ultime storie… -___- Ma non mi va di sistemarla… Mi piace lasciarla così com’è, per ricordare i miei ‘vecchi’ modi di scrivere… Ciò che volevo era solo proseguirla, portandola sempre più vicino alla ormai incombente conclusione… Non mi va di lasciare le cose a metà… Credo che quando si inizia un lavoro sia bene portarlo anche a termine…^^  Approfittandone per ringraziare tutte coloro che avevano commentato fino allo scorso capitolo, vi auguro una buona lettura… Un bacio…!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                             uuaaaaauummm..

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                                    eeeerrreeee..?

 

 

 

 

 

 

Òòòuuuummmmuuaaaazieeennnnn

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                 Ommmmuuòòòòi

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                                                                                   Aaannnnmmaaaai?...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

                                                           Nnnnnòòòuuummmm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Le voci giungono alle sue orecchie  confuse, lontane, sovrastate da un profondo silenzio surreale.

 

 

Si sente terribilmente stanco, fatica pure a respirare.  Ammesso sia respiro, quello.

 

 

Provare a muovere le dita delle mani si rivela un’inutile tentativo. Hanamichi non riesce a spostare un muscolo. Non ha nemmeno la forza di schiudere le palpebre. Le sente così pesanti…    Solamente i suoi occhi riescono a puntare nella direzione che vuole. Non che serva a molto, avendoli chiusi.   Ma per Hana quello è già un piccolo passo avanti.   Eppure inizia a domandarsi perché diavolo non riesca a muoversi.    Che sia…

 

 

 

                                                                                                                                                Che sia… Morto?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

A questo pensiero le sue dita scattano.  Il suo corpo si rifiuta di accettare una simile sorte.  No.  Lui non è morto.       

 

 

 

 

 

 

                                                                                                            Non può   essere morto !!!

 

 

 

Lui è  Hanamichi Sakuragi, il genio indiscusso del basket e di qualsiasi altra cosa!  Il genio più genio di qualsiasi altro genio,  l’unico,  imbattibile, insuperabile e megagalattico Tensai!  E non può essere morto.   Non può e basta.  Perché lui è lui.    È  nato per essere  lui.   

È nato per salvare suo padre, ora che è in pericolo.   E si augura che lo sia ancora.   Che non sia troppo tardi,  almeno.

 

 

 

 

E il suo corpo dà un secondo, iniziale segno di  vita.  Un sussulto impercettibile della gamba.  Hanamichi è vivo.  E questo basta e avanza per rinvigorirlo di una piccola dose di energia completamente nuova.   Apre piano gli occhi, stupendosi dell’oscurità che gli dà il benvenuto. Si era immaginato di trovarsi in un rinomato ospedale,  circondato di medici riuniti attorno al suo letto per cercare di capire i suoi problemi, l e sue condizioni.  Invece nulla.

                                                                                                                                                                                         .                     Buio.

 

 

 

 

 

 

Respira lentamente   osservando la stanza immersa nella penombra.   Pare sia fatta quasi interamente di legno.   Non sa quale, però.   Non è che se ne intenda, lui.

 

 

 

 

 

Dunque non si trova a casa.

 

                                             È solo.

 

 

 

 

 

Riprende conoscenza in pochi istanti e capisce che dev’esserci comunque stato qualcuno, con lui.

 

 

 

Il profumo che riesce ad avvertire non è un aroma tipico di una camera.   È un profumo artificiale.   Un profumo femminile.   Buono.   Seducente.   Gli piace.

 

 

                                               E molto anche.

 

 

 

 

Resta in ascolto.  Dev’esserci un orologio da qualche parte, appeso a una parete.   Percepisce l’inconfondibile ticchettio che scandisce ogni singolo secondo  del tempo che passa.   Vorrebbe tanto sapere che ore sono.  È stanco, certo.  Ma ha la certezza di avere dormito molto.  Perché la spossatezza è mentale.  E non fisica.  E capisce che il suo organismo ha smesso di restarsene in stand-by.  Sarebbe il momento di darsi una mossa.  Ma un rumore lo blocca all’istante.

 

 

 

 

 

 

Lui rimane immobile.

 

 

 

 

 

 

 

La porta della stanza si apre in un lieve cigolio. È una ragazza di bassa statura ad entrare,  facendosi strada con i gomiti e camminando all’indietro per un breve tratto.  Poi si volta e si concentra sul ragazzo steso a letto.  Le sfugge un sospiro.

 

 

 

 

 

È tanto che non dà un segno di vitalità.

 

Teme sia in coma.

 

 

 

 

 

 

Maledetto quel suo collega del cazzo.  Ha una gran voglia di sparargli alla testa, così da fargli fuoriuscire l’eccessivo accumulo di pura anidride carbonica che si ritrova in quella sua merda di scatola cranica…!

Posa il vassoio su un angolo del comodino al lato del letto e si siede sul bordo di una sedia, lontana dallo schienale.  Osserva il viso rilassato di Sakuragi, ancora immerso in un sonno profondo dal quale pare non volersi più svegliare.   Gli sfiora una guancia con le dita,  senza pensare alle sue azioni.   È caldo.   E non solo a livello corporeo.  Quel ragazzo emana un calore incredibile.  Lei stessa non riesce a scollargli gli occhi di dosso.   Non è bello oltremisura.   Ma ha un fisico forte, atletico, perfetto e incantevole al contempo.  Incantevole per lei, almeno.  Che proprio non riesce mai ad evitare di guardarlo ammirata  ogniqualvolta ha a che fare con lui.

-Eddai, Hanamichi, svegliati…-, sussurra piano.

 

 

 

 

 

Non vuole più vederlo costretto in quel letto.  Non riesce ad accettare che quel ragazzo sia il giovane che ha conosciuto poche ore prima.  Il vero Hanamichi è un ragazzo pieno di energia,  un ragazzo che non conosce la paura,  un ragazzo con un sacco di coraggio da vendere.

 

 

Ha fegato, lui.  È capace di sfuggire alla polizia meglio di chiunque altro.  Ha la voglia di andare avanti ogni volta,  di superare ogni ostacolo che gli si para di fronte.  Ha un obiettivo da raggiungere e tutta la decisione e la fermezza che occorrono  per poterlo concretizzare davvero.   E il vero Hanamichi non starebbe in un letto così.   Non in queste condizioni, dannazione.

-Sono sveglio-

 

 

 

 

 

Sakiko salta sulla sedia lanciando un urlo,  seguito un attimo dopo da una serie di imprecazioni alquanto insolite,  secondo il parere del giovane sdraiato di fianco a lei.

 

-Vaffanculo, mi hai fatto venire un infarto, stronzo!-

-Uehi… Il linguaggio scurrile proprio non ti si addice, Saki-

 

 

 

 

 

La ragazza si rende conto di come Hanamichi fatichi a parlare.

-Bevi un po’ di tè,  devi lubrificarti le corde vocali…-

Parla in tono sommesso  per non infrangere una seconda volta la tranquillità  che regna da un tempo infinito fra quelle quattro pareti.

-Non mi piace il tè-

 

 

 

-Poche balle, bevi.  L’avevo portato per me, ma vedo che tu ne hai molto più bisogno-

Hanamichi desiste.  Le sue calde dita avvolgono quelle fresche e sottili della ragazza mentre cerca di stringere la tazza.  La sua presa è però ancora troppo debole  e una piccola quantità di bevanda si rovescia sul lenzuolo.

-Porca putt…-

-Lascia, faccio io-

 

 

 

Sakiko gli appoggia con dolcezza la tazza alle labbra.  E Hanamichi prova a bere.  Nh, si sente un po’ un’idiota.  Ma il tè è davvero buono, e sentirlo scivolare in gola  gli sembra la sensazione più bella che riesca ricordare in quel momento.

-Credevo non ti svegliasti più…-

 

 

 

 

 

Hana solleva lo sguardo. La ragazza ha nascosto il viso fra ciocche di lucenti capelli corvini.  Gli riesce difficile capire se è rossore quello che colora le sue guance di una dolce sfumatura o se è solo il riflesso del legno che riveste le pareti della stanza.

-Credevo che saresti morto…-

Sakuragi sorride allontanando da sé la tazza.

-Un genio non muore maaahh…!-

 

 

 

 

 

Il dolore fortissimo che sente al fianco gli fa capire che qualcosa non quadra.      Che diavolo si è perso…?

 

 

 

 

 

 

 

-Maledizione… Ma che diamine…?-

-Non muoverti così, Hana, fa’ piano…-

-Ma che è successo…?!?-,  domanda non riuscendo a trattenere una smorfia sofferente.

-Cos’è, non dirmi che non ricordi più niente…-

 

 

 

Sakiko gli passa una pezza umida sulla fronte,  strappandogli un gemito di apprezzamento che le provoca un inatteso, singolo spasmo fra le gambe. Deglutisce nervosa.

-Hm…Mh, se me lo ricordi tu credo che faremmo decisamente prima…-

Riesce solo a vedere dell’asfalto, il selciato ad un palmo di naso.   Null’altro.

 

 

 

 

-Ehi, è tutto a posto? T’ho sentita urlare-

Sakuragi guarda di scatto in direzione della porta, preso alla sprovvista da quell’entrata improvvisa e inaspettata.

-Non preoccuparti, ma’, è tutto a posto…-

-Ah, ma s’è svegliato.-

-Lei chi è, Sak?-

-Mia madre…-

-Ou, salve-

-Beh, per parlare parli… I muscoli li sai usare.. Perciò non è niente di grave, vedo.  Era ora che ti svegliassi,  così puoi anche andartene e io posso tornare a dormire sul morbido-

 

 

 

 

 

Hanamichi è sorpreso. La madre di Saki è un tantino scorbutica…  Fissa sorpreso la porta che la donna s’è chiusa energicamente alle spalle.

Poi torna a guardare la ragazza.  Scuote un attimo il capo con un’espressione che la invita a rispondergli.  Lui sta ancora aspettando.

-Ti hanno sparato Hana…-

-CHECCOS…AH?!?!?-

-Ma vuoi smetterla di dimenarti così…?-, lo rimprovera lei.  Vorrebbe tanto che si dimenasse in un modo diverso…  Ma  si riscuote subito da quel pensiero assurdo.

-Non credere di poter fare il contorsionista fin da ora, cacchio, pure tu! Ma sta’ un po’ fermo!-  Gli sussurra rivelando una certa apprensione mista al nervosismo.

-Sono… grave?-

-Credevo di sì… Non ti svegliavi più…-

-Perché, quanto ho dormito?-

 

 

 

-Beh, no, due giorni, però ero preoccupata, ecco…-

-DUE GIORNI???? Ma porca troia, non ho altro tempo da paaahhh…!-

 

 

 

 

-Ma statti fermo, cazzo! Hai bisogno di tempo per riprenderti!  Che credi di fare, ah?-

Hanamichi le si avvicina di scatto, fermandosi solo a pochi   troppo pochi–   centimetri dal suo viso.

-Stammi a sentire. Non so chi tu sia, ma voglio ricordarti che non sono né tuo figlio,  né tuo nipote,  né tuo fratello    tanto meno tuo padre.  Ergo, faccio-quello-che-mi-pare.  È chiaro?-

Sakiko rimane senza parole.  Una reazione simile non se l’aspettava affatto.  Non era da lui.

 

 

 

Ma deve ammettere che in fondo quel ragazzo ha ragione. Le dispiace di averlo fatto arrabbiare. E più di tutto le dispiace che sia stata unicamente lei ad esserci rimasta male così.

 

 

 

-Okay, ma…-

-Ma niente, cazzo! Mio padre ha bisogno di me e non aspetterò un minuto di più a muovermi. Quanto meno tua madre sarà contenta!-

Sakuragi scosta le coperte e allunga le gambe verso il pavimento. Cerca di ignorare il fatto che sia totalmente nudo e si alza piano celando il più possibile l’atroce dolore che gli divora il fianco.  Ma guarda te se deve pure sprecare tempo così…

-Si riaprirà la ferita,  se ti sforzi fin da subito…-

Il tono della giovane è seriamente preoccupato, ma cerca di nasconderlo in tutti i modi.

 

 

 

 

 

-Non importa. Per mio padre questo ed altro-

-Se schiatti non riuscirai a fare molto per lui…-

 

 

 

 

 

 

Hanamichi si volta verso di lei con l’aria di ribattere.

-Ah, non vi fermerete per pranzo, mi augur  Urca che bel maschione…  Uei, giovanotto, fatti impallinare più spesso, così potrò lustrarmi la vista per bene! Hai delle gran belle ch…-

-MAMMA!!!-

-Ohssaaantocieeelo, adesso non si può neanche più commentare…-

 

 

 

 

 

Hanamichi fissa la porta per altri venti secondi tenendosi il lenzuolo intorno alla vita. Una volta accertatosi che quella donna assetata di sesso non accenna ad entrare  lo rigetta sul letto.

 

 

 

 

 

-Non mi avete risposto!-

Hanamichi bestemmia mentalmente mentre riacciuffa un lembo di stoffa con cui coprirsi.

-No, signora. Io almeno non ho intenzione di stare qui un minuto di più. Ho altre cose urgenti da fare-

-Devi andare in bagno?-

-NO!  Hm. No, signora.  Ho altro da fare e basta-

-Non sei messo bene, giovanotto…-

 

 

 

-Lo so, ha perfettamente ragione.  Ma non posso aspettare oltre.  Forse è già troppo tardi.  Io devo andare-

-Quindi niente pranzo?-

-Niente pranzo, ma la ringrazio per avermi ospitato qui.  …Non è che lei sa dove siano finiti i miei abiti…?-

 

 

 

-Ho saputo che devi andare in montagna.  Di quei vestiti non te ne fai niente lassù, ragazzo.  Ti serve ben altro in questo caso.  Vedrò di portarti qualcosa di idoneo-

-Gra…-

Ma la donna ha già lasciato la camera.

 

 

 

-Tua madre non sta mai ferma…-

-Hm. Avete qualcosa in comune-

Hanamichi si siede a bordo del letto  facendo attenzione a non compiere movimenti bruschi.

Per un po’ nessuno parla.   Poi è lei a rompere il silenzio.

 

 

 

 

 

 

 

-…Sei sicuro di ciò che fai?-

-No, Sak. Non sono sicuro di niente-, le risponde fissando oltre la finestra, verso la cima del monte seminascosta da un largo anello di nubi, 

-Ma non posso starmene qui con le mani in mano mentre lassù stanno uccidendo mio padre.  Devo pur fare qualcosa, no?  Tentarci almeno-

 

 

 

 

La ragazza annuisce in silenzio e si appoggia al bordo del materasso.   Poi sale sul letto, restando in ginocchio alle spalle di Hanamichi.   Le sue dita gli sfiorano la schiena, il suo sguardo assente  intento a seguirne il percorso.  Ha un dorso da favola…   -Farò il possibile per darti una mano…-

 

 

 

 

-Ti ringrazio…-

 

 

 

Le sue mani scivolano in alto, stringendosi in un massaggio deciso alla base del collo.

 

 

 

 

-Mmmmhhh……-

 

 

 

 

La Hoshi sorride socchiudendo gli occhi. Dunque ha trovato un suo punto debole…

 

-Dovere… Ti piace…?-

-Hm… Continua… Fallo ancora…-

 

 

 

 

Sente i suoi muscoli tremare sotto le sue mani, quella pelle calda contrarsi in preda ai  brividi, rilassarsi dopo ogni suo preciso massaggio.

-Così…?-

-Mh…… Oohhhkkkami…-

 

 

 

La soddisfa sentirlo gemere con un’irresistibile voce roca, sentirlo inclinare il capo in avanti, vedere quella schiena forte drizzarsi ad ogni movimento delle sue mani.

-Vado avanti…?-

-No………Va’ più giù…-

 

 

 

 

 

E lei obbedisce mentre le sue dita si muovono decise su quella schiena stupenda, a dir poco perfetta. Percepiscono ogni forma dei suoi  tonici muscoli e scivolano in movenze mirate, volte a farlo sentire meglio, ad allontanare ogni pensiero dalla sua mente.

 

 

 

Le mani le scivolano sempre più in basso, poi lentamente di lato, fino all’inizio delle cosce. Continuano a massaggiare  scorrendo sempre più verso l’interno, sempre più vicino a qualcosa che fino a pochi minuti prima pensava fosse proibito raggiungere.

 

 

 

Una mano si posa sulle sue. Prova a fare resistenza. Prova a fermarla. Ma lei non vuole e si avvicina di più al ragazzo, aderendo coi suoi piccoli seni alla schiena di lui, baciandolo con le umide labbra alla base del collo,   aderendo con le cosce alle sue,  bloccandolo in una dolce morsa da cui lo invita a non allontanarsi. 

E la stretta della mano di Hanamichi si allenta,  permettendole di continuare le sue audaci ed inimitabili movenze anche nelle sue zone più sensibili.

 

 

 

 

 

 

 

Lui le sfiora le cosce accettando i suoi umidi e morbidi baci, piegando il collo da un lato per facilitarle il piacevole lavoro.  Se potesse la fermerebbe.  Ma non ha voglia di farlo.  Le sue mani minute sanno come risvegliargli i sensi in una miriade di movimenti innocenti e al contempo terribilmente sensuali  a cui non riesce a resistere.

 

 

 

La sua eccitazione è ormai evidente e lascia che quelle dita curiose e affamate la raggiungano, facendola crescere ancora di più.  La sente aumentare in pochissimo tempo  e si permette di rilassarsi appoggiandosi leggermente contro la ragazza che gli bacia le spalle seguendo ogni curva dei suoi muscoli.

 

 

 

Lascia che le sue poche energie fluiscano in un unico punto, che la sua mente si annebbi, che il collo e l’interno cosce si coprano di una sottile patina di sudore mentre trattiene il respiro a intervalli irregolari.  Giunto il limite però si sposta alzandosi, sopportando il dolore al fianco e  un bruciore alla mano fasciata, avvicinandosi contro una parete.

 

 

 

 

La Hoshi lo raggiunge leggera e sicura come una gatta, gli si avvicina fissandolo dritto negli occhi allungando una mano verso il suo sesso voglioso delle ultime, fondamentali attenzioni.

-Saki, no…-

-Sta’ zitto…-

 

 

 

 

E Hana resta immobile, stupito del cambiamento repentino della ragazza che, di fronte a lui, si china in ginocchio per donargli decise lappate, saggiando il suo membro e succhiandolo  continuando a fissarlo negli occhi.   Si sente esposto, fragile.   Eppure non riesce a muoversi. 

Sente solo il caldo,  il fiato che si blocca nei polmoni per l’eccitazione,  le gambe sudate,  il desiderio di trovare un appiglio alle sue spalle che non sia soltanto una parete.

 

 

 

 

La bocca di Sakiko lo sta facendo impazzire. O forse è lui ad essere impazzito.  Ma resta il fatto che rimane immobile a godere.   Godere come un matto del pompino paradisiaco che la Hoshi gli sta facendo.  La fissa.

 

 

 

 

 

Adesso si sente diverso. Si sente stanco, quello è vero.  Ma il piacere che lei sa dargli riesce a fargli dimenticare tutto il resto.  E si addossa al muro concentrandosi sulle sensazioni che la sua lingua, le sue labbra, il suo fiato, i suoi denti e le sue mani sanno dargli.

 

Gli piace vedere il suo viso deformato per riuscire ad accogliere la sua pienezza in bocca,  gli piace sentire quella lingua scorrere seducente  per il suo cazzo sciolta e decisa,  sentirla leccarlo in lungo e in largo,  quei denti bastardi che gli creano un leggero fastidio di gran lunga compensato da quelle piccole e carnose labbra che lo spompinano con un lavoro da maestri tendendo aritmicamente la pelle del suo sesso arrapato a dismisura.

 

 

 

 

Oltre non resiste ed emettendo un ringhio eccitato si scioglie nella sua bocca,  mentre la ragazza continua a succhiare e a ingoiare tutto ciò che riesce, pulendolo alla perfezione, come se nulla fosse successo.  Poi si alza, e Hanamichi le sorride.  Restano così a fissarsi, allontanandosi solamente quando sentono i passi della madre di lei avvicinarsi alla loro stanza.

-Ho trovato un bel po’ di roba! Era di mio marito, forse ti andrà un po’ stretta. Però magari qualcosa di adatto lo trovi, qui in mezzo… Tipo questo… E questo…-

 

 

 

-Mill…-, ma Sakuragi ha ancora la voce arrochita, segnata dall’eccitazione di pochi istanti prima.

-Hm, mille grazie signora.  La ringrazio ancora infinitamente!  Lei è una donna da sposare…!-

-Quando vuoi io sono qui, bel giovanotto!  Ti aspetto, guarda che ci conto-

Hana sogghigna, poi si concentra sui vestiti.

Quella donna è fuori di testa.  È fortunata, Sakiko, ad avere una madre così.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Ecco… ci sarebbe un’ultima cosa che vorrei chiederle, se possibile…-

-Ossia…?-

Hanamichi la guarda di sottecchi. Visto il tono con cui gli ha risposto sembra aspettarsi chissà che cosa…

 

 

 

-Ha qualche antidolorifico che potrei portare con me…? Non credo di poter resistere altrimenti…-

La donna lo fisa lievemente contrariata, poi recupera qualche medicinale da una vetrinetta.

-Toh, c’è un po’ di tutto-

-Grazie…-

 

 

 

-Non esagerare con quella roba, mi raccomando.  Mica voglio averti sulla coscienza!-

-Non si preoccupi, starò attento, promesso!-

Il suo sguardo incrocia quello della Hoshi.  È ora che vada, e sia lui che lei lo sanno benissimo.

Il saluto però gli muore in gola-

-Aspetta, ti raggiungo fuori-, lo precede lei.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

-Dunque ci salutiamo qui…?-

-Credo sia così.   Si.  Direi di sì-

-È proprio necessario?-

-Senti Sak…-

 

 

 

 

-Okay, okay. Quello che è successo oggi devo dimenticarmelo, giusto?-

-…Sì-

 

 

 

 

-E… Proprio non posso sperar…-

-No, Saki. Non ci  sarà un bis. Né ora né mai-

- …………… Capisco -

 

 

 

 

-E poi credo che tu sia fatta per qualcun altro-

-Qualcun altro…?-

-Me la spieghi una cosa?-

-……-

-Ma se io sono caduto dal ponte…  Come diavolo faccio ad essere ancora vivo?-

 

 

 

 

Shun’ che devi ringraziare, per questo. Non sai che numeri…-

-È di lui che parlo-

-…Scusa?-

-Il qualcun altro-

 

 

 

 

La Hoshi lo fissa basita.   Poi arrossisce.

 

 

 

 

 

-Comunque lasciami dire che sei un ragazzo fantastico…-

-Di’ pure che sono un’incomparabile genio…-

 

 

 

 

 

Le si avvicina e lei ne approfitta per cingergli il collo con le braccia e sollevarsi fino a baciarlo.  Un bacio veloce, deciso, fatto di poche lappate, alcune fuggevoli, altre più profonde.

-Ti avevo detto ch…-

 

 

 

-Era il primo e l’unico-,   sbuffa lei,    -E poi,  scusami tanto,  ma tu hai contraccambiato…-

 

 

 

 

 

Hanamichi le sorride e la bacia a sua volta, facendo scivolare una mano sui suoi piccoli seni e l’altra in mezzo alle sue toniche gambe, stimolandola per qualche secondo fino a strapparle un gemito di apprezzamento.

Poi si allontana e le sorride di nuovo.   Non è che gli piacciano le donne.   Ma adora sapere che ci sa fare e che oltre che genio è anche un tipo che sa piacere.

 

 

 

 

 

 

-Grazie, Sak… Senza il tuo aiuto ora non sarei qui…-

-Probabilmente non saresti nemmeno in queste disastrose condizioni… Comunque prego…-

-Sono libero, Sak. Ed è questo ciò che conta per me. Grazie. Dico davvero-

 

 

 

-Va’ adesso, prima che mi venga  voglia di saltarti addosso di nuovo …-

Lui incurva un angolo della bocca per un istante.

-Ci rivedremo?-

 

 

 

 

 

-Non credo… Ma puoi star sicuro che io e Shunsuke faremo il possibile per aiutarti. Collaboreremo con il poliziotto di cui mi hai parlato, quindi…-

-Okay…-

-Vattene, dai…-

-Hm. Allora ciao…-

 

 

 

 

 

 

 

 

-Ciao…-

Le loro dita intrecciate si sciolgono.

E Hanamichi si volta, allontanandosi da quella casa. 

 

 

 

 

Da ora le cose si faranno più impegnative, ci scommette le palle.

Si carica meglio il peso dello zaino sul dorso e si avvia lungo il viale cercando di celare al meglio la sua andatura zoppicante.

 

 

 

 

E nelle sue iridi color delle mandorle si riflette un’unica immagine ben precisa: la vetta del monte Fuji, quella fottuta vetta dove lo aspetta suo padre.

 

 

 

 

 

 

E ha tutta l’intenzione di raggiungerla al più presto…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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