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Autore: Luna_R    19/07/2006    2 recensioni
Sono le sette e trenta di mattina, il suono di una sveglia, irrompe nel silenzio di un appartamento assopito.
Una ragazza si sveglia, poggia rumorosamente la sua mano sulla sveglia, e maledicendo il giorno già alle porte, si dirige in bagno.
E intanto non sa, che non sarà, un giorno come tutti gli altri..
*********
-“E tu, chi sei?!”-
-“Nel mio paese, colui che salva una vita ad un uomo, fa sua quella vita. Ecco, ora la mia vita ti appartiene.”-
Non so chi fosse, non so perché evadeva sempre dalle mie domande, ma provai un tale senso di protezione nei suoi confronti, che non potei far altro che portarlo via con me.
“Ricordati di me”, solo una storia d’amore, dimenticata o nascosta, nei meandri della mente invecchiata o distratta.
Ma pur sempre una storia d’amore.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Sovrannaturale
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«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

«-(¯`v´¯)--« RICORDATI DI ME «-(¯`v´¯)--«

 

Care Rovina e Zia Esmy, non so come ringraziarvi per le belle parole, spese nelle vostre recensioni.

Davvero, sono molto lusingata, d’essere riuscita a trasmettere delle emozioni, attraverso le mie righe e il mio testo; credo sia uno dei complimenti più belli per una persona che si impegna nello scrivere, ed adora quello che fa tra le altre cose pur non avendone fatto mestiere, possa ricevere!

Le soddisfazioni che sto ricevendo con questa storia sono davvero impagabili e impensabili, visto lo scetticismo che comunque l’idea di per se di questo racconto, aveva suscitato all’inizio in me.

Ma ora tutto è cambiato, credo che l’essere riuscita a sentire mio questo testo, mi abbia dato anche quella spinta in più per renderlo così com’è; qualcosa di sovrannaturale, equilibrato, non invadente.

Amo questa storia, ed amo voi recensitici, per il vostro sostegno. Grazie di cuore!

Michelle, ringrazio anche te, sono riuscita a leggere per tempo la tua recensione, prima di postare questo capitolo! Grazie cara, e vai tranquilla, il tempo è tiranno per chiunque!

Vi mando un caro abbraccio.

LuNaDrEaMy

 

 

 

 

 

aawaa SORTILEGIO ED OBLIO.  aawaa

Chap n.11

 

 

-“Victor. E’ tutta la vita che ne sento parlare.”-.

Frank è ancora sulla sua poltrona, gira nervosamente le ruote sotto ai suoi piedi, slittando a destra e sinistra.

-“Come Betty, il tempo passato a sentir parlare di lei, mi ha insegnato ad amarla anche senza averla vista prima.”-.

Frank porta i suoi enormi occhi blu, nei miei.

Non mi ero accorta della loro bellezza imbarazzante; scruta le mie parole, se soltanto le potesse veder scritte, riuscirebbe a sbrogliare i nodi dei suoi perché.

Lo so, capisco le sue domande.

Siamo rimasti qualche minuto a parlare, ma di chi sia io in realtà, non ha capito molto.

Come dargli torto, davanti a se ha una perfetta sconosciuta.

 

-“Se vuoi, ho qualche sua foto.”-.

-“Mi piacerebbe tantissimo vederle.”-.

Mi avvicina alla sua scrivania, mostrandomi alcune cornici; in tutte, padroneggia la figura minuta di una donna, bellissima.

Ha profondi occhi chiari, capelli rossi e ricci, sguardo vivace e temperamento forte, a giudicare dalle pose.

Sì, è proprio lei.

Mi sembra impossibile d’averla dinnanzi agli occhi.

Eppure, è solo un pezzo di carta plastificata.

 

-“Lo diceva Victor, che tua madre era bellissima.”-.

-“Mia madre non faceva altro che parlarmi di lui, del suo carattere pacato, dei suoi modi gentili, della sua intelligenza. A volte dimenticavo persino che stesse parlando di un essere umano, tanto fosse perfetto!”-.

-“Lo è, sai?! E’ davvero un elisir di bellezza e raffinatezza.”-.

-“Lo credo, altrimenti non ne sarebbe stata innamorata tutto questo tempo.”-.

-“Lei, lo ama ancora?!”-.

-“Non ha mai smesso. Sì, i miei nonni l’hanno fatta sposare con mio padre e lei si è presa cura di noi, della casa, del suo lavoro, con amore e dedizione, ma il suo sguardo non era mai felice, come quando raccontava di lui.”-.

Alzo le spalle, guardando un po’ più in là; certamente Victor ne sarà felice.

Sono emozionata al pensiero della faccia che farà, quando ella stessa le dirà le medesime parole.

E le sue paure, le sue paure svaniranno come bolle di sapone nell’aria.

D’altra parte, non so se essere dispiaciuta per questo ragazzone al mio cospetto; come ci si dovrà sentire, sapendo che la propria madre, abbia vissuto una vita intera con il proprio marito, amando però un altro uomo?!

Io mi sentirei strana.

Strana, non so se è il termine più esatto.

Ma quale rapporto straordinario deve avere questa donna, che per anni ed anni non ha avuto pudori, con il sangue del suo sangue, parlandogli di codesto uomo?!

Per un attimo rabbrividisco; io e mia madre non parlavamo quasi mai, o almeno i nostri rari incontri verbali, finivano per essere quasi sempre scontri.

Ma questa, è un’altra storia.

 

-“Ma lei, dov’è adesso?!”-.

 

Frank mi guarda stupito, aggrottando le sopracciglia per la sorpresa.

Chiude gli occhi poi, lasciandosi andare in una risatina sarcastica.

 

-“Ma come, non lo sai?!”-.

-“No, non so.”-.

-“E Victor non sa?!”-.

-“Non sappiamo nulla.”-.

-“O Dio mio, il compito più duro è capitato a me.”-.

-“Lei è in Friedhof, sulla strada che costeggia la pineta all’entrata del paese.-.

 

Sto per domandargli di essere più chiaro, non conosco bene la sua lingua, so che Victor capirebbe, ma non saprei come spiegargli; d’improvviso però, la porta della nostra stanza si apre, scoprendo sull’uscio una vecchina, accompagnata da un’infermiera.

Ho una morsa, alla bocca dello stomaco.

Per un attimo, mi ritrovo a pensare che sia lei. Betty.

 

-“Dottore la disturbo?!”-. L’infermiera, una procace ragazza bionda, si affretta a parlare.

-“Certo che lo disturbiamo, non vede è in dolce compagnia!”-. Gli fa l’anziana, sorridendo ad entrambi.

La bionda arrossisce un po’, lasciandosi andare in una risata un po’ troppo sguaiata.

Sorrido anche io, divertita da questa bizzarra signora.

-“Cosa abbiamo oggi, signora Folk?!”-.

-“Dottore il solito dolore all’anca. Non sono più l’arzilla vecchietta di una volta…”-.

Signora Folk, non credo sia uguale alla parola mamma.

Sospiro, quasi sollevata.

Frank mi stringe le spalle, pregandomi di attendere un attimo.

Decido però di lasciarli soli, accompagnandomi alla porta, portandomi fuori.

Il corridoio che si affaccia ai miei occhi, è deserto; mi siedo su delle panche di legno chiare, fissate alla parete.

Ripenso a tutto quello che è successo in quella stanza, ed un brivido mi attraversa la spina dorsale.

Per un attimo sono così felice, d’aver paura di non saper raccontare a Victor questa scoperta sensazionale. Ho paura, di non avere più parole da impiegare.

Sembra tutto così illogico, eppure è vero, non sono in un sogno.

Domani, non mi sveglierò.

E se lo farò, Victor sarà fra le braccia della sua Betty.

 

Mi do un pizzico.

Giusto per un ulteriore constatazione.

La mia pelle s’arrossa in un secondo.

Questo livido, sarà il sigillo della verità:

Elisabeth e Victor finalmente, si ricongiungeranno.

 

-“Sibilla!”-. Frenk apre la porta, cercandomi con lo sguardo.

-“Dimmi, dimmi tutto.”-. Mi alzo, portandomici di fronte.

-“Ho da fare per un altro bel po’. Tu va a casa, hai bisogno di riposare.”-.

-“Sì credo sia meglio. Non vedo l’ora di dire tutto a Victor.”-.

-“In bocca la lupo, allora.”-.

-“Se mi serve fortuna, quella è per i miei esami!”-.

Mi sorride, carezzandomi la guancia. Sorrido a mia volta, carezzando la sua.

-“Allora ciao, a domani.”-.

-“A domani.”-.

 

Mi giro lentamente, accompagnandomi verso l’uscita.

Sono piena di speranze, invasa e pervasa da sentimenti totalmente lontani da solitudine, frustrazione, depressione.

Se non fosse che lui, LUI, è così lontano dai miei occhi, dal mio cuore.

 

-“Sibilla, aspetta!”-. Mi giro, Frank è alle mie spalle.

-“Oh dottore, ora capisco perché le sue visite durano così tanto; lei i pazienti non li lascia scappare!”-.

-“No, mi sono dimenticato di darti una cosa preziosa e importante.”-.

Si fruga nelle tasche, aprendomi di conseguenza il palmo della mano.

-“Mia madre mi dette questo tempo fa, dicendomi che se alla mia porta fosse mai apparso Victor, avrei dovuto consegnarglielo.”-.

 

Un ciondolo, giace raggomitolato nella mia mano.

Un rubino rosso incastonato in una montatura semplice e delicata, risplende nelle sue sfaccettature donando riflessi stupendi.

Lo stringo forte.

Posso sentire scorrere in quella pietra dura il tempo, l’energia di un’ amore mai assopito, la speranze che con esso non è mai morta.

Poi una chiave, grande e d’ottone, appesa alla stessa catena d’oro giallo; guardo il ragazzo incuriosita.

-“La chiave, apre la porta dell’appartamento posseduto da mia madre in giovinezza.”-.

-“Grazie Frank, grazie di tutto.”-.

Lo abbraccio forte, alzandomi sulle punte per riuscire ad avvolgerlo bene.

-“Grazie a te.”-. Mi cinge la schiena, accucciandosi con il volto nella mia spalla.

Poi lo lascio, salutandolo definitivamente.

Cammino spedita verso il mio albergo, il nostro albergo.

C’è una verità da raccontare, il testimone di una vita passata nel pensiero dell’uomo anziano che ha sconvolto la mia di vita, da consegnare.

 

 

-“Victor?! Victor ci sei?!”-.

Apro la porta della nostra camera, cercandolo con lo sguardo.

Non mi risponde, allora chiudo bene la porta, portandomi nell’appartamento.

Chissà dov’è.

Sono impaziente di vederlo, fremo.

Distrattamente passo accanto al terrazzo che da sul parco, collegato con alcuni scalini di pietra; continuo per la mia strada, poi ci ripenso e torno indietro, notando che la porta-finestra è spalancata.

Mi affaccio, scendo le scale, sono in giardino.

Da lontano, Victor mi chiama a gran voce.

Agito il braccio, incamminandomi verso di lui.

Ma le gambe cedono, mi accascio in terra come un frutto maturo, cadente dagli alberi.

Vedo il suo volto farsi bianco, poi una corsa affannosa verso la sua bimba stesa in terra.

 

-“Sibilla, che cosa hai?!”-. Mi aiuta a rialzarmi.

-“Non lo so Vic, io ti giuro che non lo so.”-. Mi passa una mano sulla fronte, preoccupato.

-“Sei pallida. Vuoi che chiami un dottore?!”-.

-“Oh no, è da lì che sto tornando.”-.

-“E cosa ti hanno detto?! Ma perché non sei rimasta lì?!”-.

-“Victor non preoccuparti, sto bene”-. Lo vedo che mi fissa amorevole –“davvero, e poi non potevo restare, ho delle cose troppo importanti da dirti.”-.

-“Non c’è niente di più importante della tua salute.”-.

-“Come sei caro, ma aiutami a distendermi piuttosto! C’è davvero qualcosa che bolle in pentola.”-.

Ride, cercando di alzarmi da terra; sono appoggiata sulla sua schiena, camminiamo un po’, riuscendo in breve a rientrare nell’appartamento.

Mi porta in stanza, facendo attenzione a non strattonarmi troppo.

 Delicatamente poi, mi fa stendere sul letto; sistema i cuscini, ordina la cena e si accomoda sul bordo del letto, sempre con la mano stretta nella mia.

-“Sei andato al comune?!”-.

-“Sì, sono riuscito a ricavare l’indirizzo di un appartamento appartenuto a Betty, ma nulla più. Ci sono passato, ma sembra fosse disabitata”-.

-“E’ normale, Betty non vive più in quella casa.”-. Lo guardo divertita, lui mi guarda pensieroso –“ma voleva che comunque tu avessi quelle chiavi.”-.

Victor continua a guardarmi, incerto e spaurito; prendo il ciondolo, lo sfilo dalla tasca del mio golf chiaro, porgendolo a lui.

-“E non solo. Betty voleva che tu avessi questo ciondolo, consegnandolo a Frank suo figlio, con la speranza che un giorno tu avresti bussato alla sua porta.”-.

 

Victor fissa intensamente il gioiello; i suoi occhi neri si fanno piccolissimi in un attimo.

Il suo sguardo mi spaventa, innaturalmente teso, mortalmente spento quasi.

Non riesco a capire se sia il ciondolo, o le parole che mi ha sentito pronunziare.

 

-“Ha, ha un figlio?!”-. A quanto pare, sembra essere la seconda opzione.

-“Sì. E’ stata sposata Vic, ma è vedova da qualche anno.”-. Mi schiarisco la voce, stringendogli forte la mano –“credo di sapere cosa stai provando in questo momento, ma voglio che tu sappia, che lei non ha fatto altro che pensarti ed amarti, per tutto il corso della sua vita.”-.

-“Te lo ha detto lei?!”-.

-“Suo figlio. Mi ha detto che il suo volto, si illuminava solo quando parlava di te, Vic.”-.

-“Potrà bastare a cancellare, che lei è stata di un altro uomo?!”-.

 

Non l’ho mai visto così.

Ha urlato, sì credo abbia urlato.

Ma la sua voce è così bassa che un leggero sforzo, storpiato dal dolore, sembra uno straziante urlo.

Non so che dire, avrei voglia di piangere.

 

-“No, non credo basti. Non c’è nulla che basti a sopportare l’idea che l’uomo o la donna che si ami, nel frattempo che tu sei stato via, è stato d’altri. Ora, hai la possibilità di scoprirlo.”-.

-“ Lo sai cos’è questo ciondolo?!”-.

-“No. Vuoi dirmelo?!”-.

-“Glie l’ho donato, prima che partisse.”-.

-“Qualcosa che vi avrebbe legato per tutta la vita. E’ un gesto molto romantico.”-.

-“Quando è partita, lei giurò d’amarmi per tutta la vita.”-. Mi guarda triste, afflitto.

-“Non ti è rimasto solo questa pietra di quell’amore. E’ lei che te le sta dicendo, ridandoti indietro questo gesto d’amore.”-. Gli stringo il palmo, chiudendolo a riccio.

-“Pensi sia così?!”-. Fissa la sua mano chiusa, cercando con lo sguardo momenti ormai andati.

-“Ne sono sicura, non avrebbe aspettato una vita, per vederti bussare alla sua porta. Almeno, io non lo farei.”-.

-“Allora perché hai permesso che Simone andasse via, se lo ami?!”-.

 

Oh, mi ha scalzata.

Ma ha ragione; se non aspetterei per vita un uomo che non amo, perché ho permesso al solo uomo che amo, di scappare via dalla mia vita?

Bella domanda.

E Simone rimbalza nel mio cuore, dopo vani attimi in cui credevo d’averlo assopito.

 

-“Forse, perché ero ferita. Come te, in questo momento.”-. Il mio sguardo scappa lontano, il rimorso invece, si avvicina. –“ma non siamo noi ad aver passato una vita lontani l’uno dall’altra, non sono io che ho sposato un uomo amandone invece un altro, non sono io che ho tenuto quella porta aperta, sapendo che lui sarebbe comunque tornato. Io, io l’ho chiusa per sempre forse… tu, tu che finalmente sei sull’uscio, tu che finalmente hai trovato la strada, non sbattertela in faccia. Non ora, Victor!”-.

 

E’più forte di me, la coscienza, il rimorso di coscienza, spinge con forza per entrare, ed io povera donna illusa e speranzosa di non farci ancora i conti, non posso far altro che sciogliermi al suo volere.

Piangendo.

Lacrime amare, lacrime così troppo presto padrone di me.

Lacrime che non attendevo, come un cattivo ospite, come una brutta sorpresa nel momento più felice della tua vita.

Ahimè: sto perendo.

 

-“Oh cielo! Quale povero vecchio lamentoso sono diventato… ti sto facendo piangere per colpa mia, bambina!”-. Mi stringe forte a se, spostandomi quasi con la sua forza brutale, dalla posizione comoda che occupavo.

Ed io sono inerme, fra le sue braccia, come un relitto alla deriva.

-“Non sei un vecchio lamentoso, sono io la ragazzina stupida che pensava di metter fine al dolore, con quattro fogli e una firma. Stupida.”-.

-“Non è mai troppo tardi per rimediare, ti ho insegnato questo. Ed io ho sbagliato con te Sibilla. Ti insegnato a non arrenderti, eppure sono qui a lamentarmi.”-.

-“Anche i migliori sbagliano. Ma la loro forza è nel rialzarsi.”-.

-“Bene, allora alziamoci, lasciamo le lamentele a chi ne ha fatto una virtù.”-.

-“Ho paura, Vctor.”-.

-“Anche io.”-.

-“Tu mi resterai accanto?!”-.

-“Io ti sarò vicino comunque.”-.

-“Comunque?!”-.

 

Non mi rispose, o almeno  non lo fece mai a parole.

Sapeva di non poter promettere l’eternità, sapeva che non avrebbe resistito a tanto, senza di lei.

Lui che già sapeva, lui che aveva sempre saputo, ma non aveva mai osato credere.

Ed io non potevo certo immaginare, che LEI se lo sarebbe portato via con se, lontano.

Lontano, come l’oblio che li legava, che  lo aveva tenuto in vita, senza cielo e terra.

Cominciai ad aver seriamente paura che non lo avrei mai più rivisto e questo fece di me una vittima; la vittima di un sortilegio e di un oblio, che d’improvviso cambiò destinatario.

Ma questo io, non potevo ancora saperlo.

 

 

Ragazze, come avrete capito, siamo in fase finale!

Conto di concludere la storia fra uno, due capitoli al massimo.

Mi dispiace se vi lascio con questa incognita, quasi a svelare il finale, senza che ve lo sareste aspettato ma per l’idea che ho in mente, credo sia l’ideale!

Vi aspetto al prossimo capitolo,

bacio!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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