Crossover
Segui la storia  |       
Autore: Registe    01/12/2011    7 recensioni
Prima storia della serie "Il Ramingo e lo Stregone".
In una Galassia lontana lontana (ma neanche troppo) l'Impero cerca da anni di soffocare l'eroica Alleanza Ribelle, che ha il suo quartier generale nella bianca citta' di Minas Tirith, governata da Re Aragorn e dal suo primo ministro lo stregone Gandalf. I destini degli eroi e malvagi della Galassia si intrecceranno con quelli di abitanti di altri mondi, tra viaggi, magia, avventure, amore e comicita'.
In questa prima avventura sulla Galassia si affaccia l'ombra dei misteriosi membri dell'Organizzazione, un gruppo di studiosi dotati di straordinari poteri che rapisce delle persone allo scopo di portare a termine uno strano rito magico da loro chiamato "Invocazione Suprema"...
Genere: Avventura, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anime/Manga, Film, Libri, Telefilm, Videogiochi
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Il Ramingo e lo Stregone'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 3 - Quella lezione solo per noi due


dark kingdom

Il Regno delle Tenebre





Quando Ash riaprì gli occhi, il grande portone si era aperto. Non sapeva dire con precisione quanto tempo fosse passato, ma il suo stomaco brontolava come pochi e questo voleva dire che erano passate diverse ore. Zachar di certo non aveva dormito. Era lì, quasi in fibrillazione, tesa nella sola idea che tra poco avrebbe potuto rivedere il suo Kaspar; ovvero per lo stesso motivo per cui Ash sarebbe tornato a dormire. Kaspar.
Papà Impe non sarebbe stato contento.
Niente affatto.
“Invocatrice, il percorso dentro le Stanze della Memoria è stato aperto …….”
“Ce ne ha messo di tempo!” replicò Ash, stiracchiandosi e controllando le tasche nel timore di aver perso qualcuna delle Pokéball “Zachar, ma sei proprio sicura di voler andare avanti? La spada di quel tizio mi mette tanta, tanta paura!”.
“Ash, non sei tenuto a venire”. La maga aveva già il primo piede in quella porta. Come, COME faceva a non avere paura? I battenti si erano aperti, il portone era enorme quanto tutta la parete, eppure non si riusciva a vedere cosa ci fosse oltre. Soltanto una grande luce abbagliante che non prometteva assolutamente nulla di buono. E lei ci stava saltando dentro senza timore. Ash si chiese se da grande sarebbe diventato anche lui coraggioso come Zachar. O stupido, se la ragazza faceva tutto quello solo per far felice quel farabutto di Kaspar.
Prima di avere altro tempo per riflettere sull’offerta, Ash venne sollevato di peso da Auron e fu costretto suo malgrado a mettere piede in quella famosa stanza.


“Che posto è questo?”.
A grande sorpresa, fu proprio Auron a parlare. Ash si stropicciò gli occhi, chiedendosi quale cavolo di guida era quel bruto se poi non sapeva con esattezza dove li avesse condotti. La differenza con l’ambiente bianco del Castello dell’Oblio era forte.
Si percepiva il gocciare di chissà quale liquido in lontananza, forse cadendo da una delle masse rocciose che componevano il soffitto sopra di loro; odore di umido che penetrava sin nel cervello.
“Io …… conosco questo posto” fu Zachar a parlare “Ma …… come possiamo essere qui? Non eravamo al Castello dell’Oblio?”.
Zachar conosceva quel posto orribile? E lui che pensava che le paludi di Dagobah fossero il posto più noioso, sporco, brutto e buio della galassia!
“Ne deduco che appartenga ai suoi ricordi, Invocatrice”. Auron evidentemente si era già ripreso dalla sorpresa; mollò la presa, facendo scendere con ben poca grazia il ragazzino e fissando il soffitto. Stupido armadio tutto muscoli!
“I miei …… sì ……” Zachar prese a camminare per il sentiero che avevano davanti, senza dare nessuna spiegazione ad alcuno di loro. Auron si sistemò gli occhiali (che, a dirla tutta, stonavano tantissimo su una faccia truce come la sua), lanciò un sospiro e si incamminò a passi rapidi verso di lei, obbligando il povero Ash a seguirli.
“Zachar, ma che posto è questo?” fece Ash, correndo a più non posso e portandosi accanto a lei.
“Questo, Ash, è il Regno delle Tenebre” perché quel nome non prometteva assolutamente niente di buono? “Questo è il luogo dove sono nata”.
Che allegria ……
La loro guida probabilmente fu dello stesso pensiero, perché storse il labbro senza farsi vedere dalla ragazza, contemplando il paesaggio che si profilò davanti ai loro occhi alla fine di quel sentiero. Rocce senza fine, sopra ed a lati, grigia con striature di nero che emanavano un brillare soffuso. Una grande rocca in pietra nera che ricordava un teschio comparve dall’oscurità, con le cavità che sembravano orbite illuminate di vive luci rosse e blu. Da quella roccia venivano decine, centinaia di voci, unite a suoi e rumori sinistri. Nemmeno un alito di vento, e l’odore di chiuso stagnante che dopo qualche minuto già stava dando alla testa “Auron, dimmi, come facciamo ad essere qui?”.
“Non vi siamo davvero, mia Invocatrice. Questo luogo è una proiezione dei suoi ricordi. Da qui troverà l’energia per effettuare l’Invocazione Suprema”.
La cosa non tranquillizzò affatto Ash. Questo era il luogo da cui venivano Zachar, Jack e ……
“Kaspar!” la maga pronunciò quella parola come un incantesimo guaritore e si lanciò verso il fondo del sentiero, diretta alla rocca.
Sentì l’occhio sano della loro guida su di lui, e quello ormai perduto volto nella direzione di Zachar. Dovevano seguirla, e Ash perse il conto di quante volte si era pentito di aver messo piede in quello stupido portale oscuro cacciandosi nell’ennesimo pasticcio della sua vita.


Zachar credeva di essere preparata a quanto stava per succedere. Auron le aveva detto tutto: ciò che avrebbe incontrato, le persone con cui avrebbe parlato, ogni cosa sarebbe stata soltanto un riflesso dei suoi ricordi, nulla più. Finti, evanescenti.
Eppure, alla fine della lezione di magia a cui aveva da poco assistito, si era recata di corsa nella fatidica aula, vuota, con i corpi carbonizzati di qualche compagno di classe che non era riuscito a sopravvivere all’interrogazione. Il suo cuore ricordò i battiti veloci che avevano animato il suo petto, in quello stesso luogo, molti anni prima.
Lei era nata e cresciuta lì. Plasmata dalla stessa magia di quella dimensione priva di sole o stelle, si era ritrovata lì, uscita dai bozzoli della regina madre, unica donna tra una moltitudine di uomini pronti a dare la vita per la Regina Periglia, la sovrana del Regno delle Tenebre. Ed in quel mondo non vi potevano essere due donne.
Zachar si trovò di nuovo ad osservare l’aula. Toccò la scrivania in legno, il vetro della finestra, persino del sangue rappreso sul pavimento. Erano molto più che riflessi dei suoi ricordi. Erano terribilmente reali.
Era stata considerata un abominio, un prodotto di scarto. Se le avevano concesso di allenarsi per diventare uno dei Quattro Malvagi, i luogotenenti, gli occhi e le dita della regina, era solo perché la sua sovrana si era incuriosita nel vedere un’altra donna oltre lei e le aveva concesso quella possibilità. Non di certo perché intendeva essere generosa.
Generosa? Periglia? scosse la testa al solo pensiero.
Nel Regno delle Tenebre non c’era possibilità per i deboli, e non c’era una seconda possibilità per tutti coloro che non fossero riusciti a raggiungere la prestigiosa carica. Zachar non riusciva a ricordare tutti i loro visi, ma i duecento uomini che si sarebbero disputati il titolo in un torneo di magia all’ultimo sangue erano lì, da qualche parte nel suo cuore. Aveva combattuto contro molti di loro, ne aveva uccisi diversi, accettando la verità che nel Regno delle Tenebre non vi era spazio né per i deboli né per gli incompetenti. Vedendo i corpi carbonizzati che giacevano ai suoi piedi si ricordò di quanto avesse vissuto nella paura per tutti quegli anni, e l’unico motivo per cui aveva sempre trovato la forza di guardare indietro e non dimenticare quei giorni era stato perché aveva conosciuto Kaspar, il suo Kaspar, proprio in occasione di quel torneo mortale.
All’epoca era il capo dei Quattro Malvagi, l’unico sopravvissuto alla strage compiuta dai loro nemici, i signori argentei del Regno della Luna: la Regina lo aveva incaricato di addestrare i duecento partecipanti al torneo in tutte le arti magiche, si era occupato per un mese intero di allenarli, prepararli, forgiarli per diventare le creature più potenti di quel luogo. All’epoca era solo una ragazza debole ed indifesa, incapace di lanciare anche la magia più elementare, derisa da tutti i compagni che già la davano per morta, soprattutto Endimion e Nevius, i maghi più preparati del gruppo.
Il suo sguardo corse alla finestra, da cui la sbirciavano gli occhi dubbiosi di Ash e quello scuro, freddo, della loro improbabile guida. Aveva chiesto loro di lasciarla sola e di osservarla da lontano, ignorando le proteste del signor Auron; perché aveva riconosciuto quella lezione, quella serata, e sapeva che il suo destino quella notte avrebbe preso una grande svolta.
Voleva restare sola con Lui.
Voleva rivivere quei momenti meravigliosi che il Castello dell’Oblio sembrava regalarle.
Voleva rivedere il Suo sorriso, sentire i Suoi baci che le mancavano da troppo tempo, scoprire di nuovo la gioia dietro i Suoi occhi di ghiaccio che, da quando erano al servizio dell’Imperatore, si era fatti di giorno in giorno più freddi e calcolatori. La gente, in modo particolare quell’odioso del governatore Tarkin, non faceva altro che criticare Kaspar e la sua ambizione: ma nessuno lo conosceva, non come lei. Perché la persona che aveva tradito l’Imperatore ed aveva cospirato alle sue spalle era stata la stessa che, tanti anni prima, aveva mostrato compassione per lei. Nonostante lei fosse una donna ed una maga scarsa, lui l’aveva presa a cuore e l’aveva allenata di nascosto dopo le lezioni che praticava con i suoi compagni. Le aveva dato la forza per andare avanti, le aveva spiegato come imbrigliare gli incantesimi più potenti, ed era stato proprio lì, in quell’aula in cui si trovava, molto tempo fa, che la sua ruota del destino aveva preso un altro senso.
Quella sarebbe stata la loro ultima lezione privata, ed il suo cuore batteva al ricordo delle ore successive.
“Stasera sarà la tua ultima lezione, dobbiamo assicurarci che tu sia pronta per domani……”
Sobbalzò alla sua vista. Non si era accorta della sua presenza, ma Kaspar comparve proprio alle sue spalle: i suoi capelli argentati, quasi bianchi, fluivano e sembravano attraversati dal sottile gioco di luci del globo di fiamme che stringeva tra le mani.
No, non è lui, è solo un ricordo! pensò, cercando di ricordare gli avvertimenti dell’uomo vestito di rosso che l’aveva portata lì. Il vero Kaspar mi sta aspettando oltre questa Stanza della Memoria!
Proprio come quella volta, il mago si rialzò e le venne vicino. Poteva sentire i suoi occhi di ghiaccio su di lei, esaminarla, preoccupato per il torneo del giorno successivo che avrebbe significato la vita o la morte di lei “Hai avuto un miglioramento spaventoso in un tempo brevissimo, il che va sicuramente a tuo onore…purtroppo non c’è stato il tempo di concentrarsi sugli incantesimi di livello superiore al settimo, che invece Endimion e Nevius conoscono….quindi dovremo cercare di impararne almeno due o tre stasera. Non c’è altra scelta. Direi di cominciare dall’evocazione di demoni, che ti potrà essere molto utile”.
Lo stesso ricordo, le stesse frasi. Ma lei era migliorata di molto rispetto a quella volta, aveva fatto pratica nella galassia e non era più la piccola pel di carota che tremava alla sola idea del torneo. Perché sapeva già come sarebbe andato a finire.
Quel Kaspar poteva anche essere un ricordo, ma era così vivo ……
Non era mai stata brava ad evocare demoni, ed era un incantesimo che lo stesso Kaspar preferiva non utilizzare se non necessario. Aprire un portale che facesse entrare il mostro da un altro mondo era relativamente facile, ma il problema era controllarlo. Incurante degli sguardi preoccupati che giungevano dalla finestra, la ragazza iniziò il lento rito che avrebbe condotto il demone tra di loro. Sapeva già quello che sarebbe successo, ma non le importava. Avrebbe rivissuto quella serata mille e mille volte. Il ricordo di quella lezione era ancora vivo ed infuocato dentro di lei.
Lasciò che Kaspar la guardasse mentre muoveva le dita in aria, lasciando dietro di esse delle flebili luci color smeraldo che in una decina di secondi si unirono tra loro, formando la chiave invisibile che era il primo pilastro di un bravo mago evocatore. Kaspar, anche se questo davanti a me è solo un tuo ricordo farò di tutto per renderti fiero di me!
Stavolta non rimase stupita nel vedere la creatura saltar fuori dal portale, come invece lo era stata molto tempo prima: ma anche così quell’essere mostruoso, con quel muso di lucertola coronato da corna nere e le vaste ali rosse le mise comunque una certa impressione. Da quel giorno aveva tentato ben poche volte un’evocazione, proprio perché non riusciva a tollerare al suo fianco la presenza di un demone come quello “Bene così, controllalo adesso! Usa la tua energia magica come delle briglie per guidarlo….prova a dargli un ordine!”.
Forte della sua esortazione, Zachar guardò intorno a sé, cercando un oggetto contro cui incanalare l’ira del demone, ed evitò persino lo sguardo dei suoi due spettatori per non metterli in pericolo. Il banco già fracassato sulla sua destra sarebbe stato un eccellente bersaglio. Cercò di comunicare con la creatura evocata: non con le parole umane, ma con l’energia che lega un incantatore al mostro da lui richiamato. Successe tutto come su un copione già scritto.
Nello stesso attimo in cui configurò il banco nella sua mente fu lanciata contro il muro, scaraventata dalla furia aerea delle ali del demone. Aveva dimenticato quanto potesse essere potente una creatura di quel genere. Atterrò sul pavimento, proteggendosi lanciando su di sé l’incantesimo Pelle di Pietra, disperdendo l’energia del colpo per tutta la sala.
Il demone prese la rincorsa, mostrando la sua zampa splendente per i venti artigli affilati, abbattendosi su di lei come un’aquila avrebbe fatto su un pulcino indifeso, lanciando un ruggito di pura soddisfazione.
In questo momento …… Kaspar lo fermerà …… come fece quella volta. Immobilizzerà questo essere immondo con uno dei suoi potenti incantesimi e ……
L’artiglio si conficcò nella sua gamba, lasciando che il sangue bagnasse il pavimento e strappandole un urlo di puro dolore mentre il corpo della belva tremò, fremente per il pasto in arrivo. Kaspar era a qualche metro da lei, seduto sulla cattedra, le mani incrociate sotto il mento mentre assisteva al duello. Zachar chiamò a sé un incantesimo di guarigione, ma il demone fu più rapido.
Una seconda zampa le inchiodò a terra la mano, e lei scansò la testa per evitare un morso che le avrebbe staccato il capo di netto. I suoi occhi tornarono sul suo maestro, lui sarebbe intervenuto di certo …… eppure quella volta mi salvò subito, non ……
“Se non riesci a fermare un demone non credo che potrai mai battere Endimion o Nevius nel torneo”.
Lui lo disse con voce quasi annoiata, fissando la scena davanti ai suoi occhi. Nella stanza era calato un gelo innaturale, che la giovane maga sentì perfino nelle ossa. Zachar non riusciva a capire. Nonostante il dolore ed il sangue che stava perdendo rimase a fissare il ricordo con le sembianze dell’uomo che aveva amato. Era sicura che prima o poi sarebbe venuto ad aiutarla. Lo aveva fatto allora, l’avrebbe soccorsa anche in quel momento……
Non è così che dovevano andare le cose……
Cercò di rimettersi e chiamare un Cono di Ghiaccio ma cadde in ginocchio, fermata dalla coda serpentina del demone, finendo un’altra volta alla portata delle sue zanne. La mano sinistra, ferma sulla coscia, perse la magia di guarigione e la luce verde si spense.
Devo avere fiducia in Kaspar, nel VERO Kaspar. Lui arriverà e ……
Il mostro perse la presa su di lei, ruggendo e dandole di colpo le spalle; Zachar si volse, ma al posto del suo amato ed adorato Kaspar era entrata in chissà quale modo la sua improbabile guida, che aveva conficcato la spada in una delle zampe, costringendo il mostro ad arretrare e cambiare bersaglio. Riprese il controllo dell’incantesimo di guarigione, anche se i suoi occhi tornarono sul ricordo di Kaspar: era ancora immobile, lo sguardo fisso, come se non si fosse accorto che era entrato qualcuno nella loro aula privata. La sensazione di freddo aumentava.
“Zachar, vieni qui!”.
Vide il cappellino di Ash sporgere timoroso da dietro un banco, e non se lo fece ripetere due volte. La gamba continuava a farle male, e si trascinò al suo fianco cercando di contenere la perdita di sangue “Il signor Auron era preoccupato” fece il ragazzino, girando nervosamente la testa dal demone a Zachar a Kaspar “Credeva che non ce l’avresti fatta da sola!”.
“Io ce l’avrei fatta!” rispose lei, sforzandosi di mantenere un aspetto deciso “Sarei sopravvissuta, perché Kaspar mi avrebbe ……!”.
Dal suo riparo vide Auron mancare il colpo, la sua spada non trovò altro che l’aria mentre il demone si sollevava verso il soffitto. Il mostro ruggì, ferito ad una delle zampe posteriori, e planò su di lui accompagnato dall’urletto isterico e terrorizzato di Ash, ma la spada della loro guida in un attimo fu attraversata da una luce azzurra che in pochi secondi lo avvolse, fungendo la barriera contro cui il demone si infranse. Ma più che su quello scontro, i pensieri di Zachar andavano ancora all’uomo che amava, che fissava il duello quasi ipnotizzato, con gli occhi di ghiaccio immobili sulla creatura. Perché non era corso in suo soccorso?
Nei miei ricordi non era affatto andata così la storia …… Tanti anni prima lei aveva perso il controllo su quel mostro, ma lui era intervenuto, preoccupato per lei: l’aveva salvata con i suoi incantesimi ed aveva ributtato quella creatura infernale in un varco. In quel Castello ci doveva essere assolutamente qualcosa di sbagliato.
Il demone mancò il petto di Auron per un soffio: durante il suo affondo l’uomo indietreggiò, spalancando di colpo dietro di sé uno di quei Portali Oscuri che avevano attraversato per giungere al Castello dell’Oblio e ci si tuffò dentro, lasciando agli artigli del demone soltanto un brandello di stoffa rossa “Dov’è finito?” fece Ash, guardando con terrore il mostro evocato che, non trovando più la sua preda, aveva rivolto lo sguardo di brace su loro due. Temendo di essere trasformato in un simpatico spiedino per quel mostro, Ash sgusciò da sotto il banco e prese la rincorsa verso la finestra.
Zachar allungò un braccio per fermarlo ed impedirgli di attirare ancora di più l’attenzione, ma la creatura puntò dritta contro di lui. Un sibilo ed il Portale Oscuro si formò sopra la sua testa, e la loro guida calò da là sopra; la spada adesso era attraversata da sottili fulmini azzurri, e con essa colpì la bestia dove l’ala di pipistrello si univa al corpo. Il ruggito che ne seguì fu immondo, e Zachar vide l’ala staccarsi di netto dal corpo, rilasciando icore misto a sangue che si aggiunse al caleidoscopio di luci ed odori di quella battaglia. Ash saltò attraverso la finestra, ma prese male la rincorsa e cadde a faccia in giù nelle rocce al di fuori.
Fu solo allora che il ricordo di Kaspar si mosse, ma Auron nemmeno se ne accorse, troppo impegnato a rialzarsi ed a rimettersi in guardia. Il mago cantilenò qualcosa e mosse le dita nell’aria proprio come Zachar aveva fatto poco prima, realizzando una Chiusura del Portale. Zachar non vi era mai riuscita, perché da sempre Kaspar le aveva detto di non forzare il rientro di un demone se non aveva abbastanza energia e sicurezza per riuscirvi, pena gravi conseguenze.
Ma Kaspar, anche se un ricordo, era lo stregone più abile che lei avesse mai visto. Il demone, mentre ancora stava fronteggiando il suo avversario, fu circondato da diverse luci che ricalcarono il disegno utilizzato per evocarlo; ancora ferito, fu costretto a rientrare, lasciandosi alle spalle soltanto un ruggito.
Auron mandò un respiro di sollievo e si appoggiò alla sua spalla.
Ma gli occhi di Kaspar erano di nuovo su di lei “Non ci siamo ancora. Sinceramente non credo che tu possa farcela, domani. Ho il sospetto che queste lezioni private con te siano state solo una MIA perdita di tempo”. Si alzò e raccolse i registri.
“Ti conviene allenarti per bene se non vuoi morire domani”.
Gli occhi di Zachar si riempirono di lacrime “KASPAR!”
“NON UNA PAROLA DI PIU!” fece lui, facendo svolazzare alle sue spalle il mantello bianco “Se vivrai o morirai domani dipenderà solo da te!”.
Lei non riuscì a trattenere le lacrime quando la figura che lei tanto amava si chiuse la porta alle spalle, ed i suoi singhiozzi coprirono il rumore dei passi che si allontanavano.


Auron rinfoderò la spada, felice di aver allontanato il pericolo dall’Invocatrice. E se fosse stata quella la prova? Se lei non l’avesse superata?
A quanto pareva il giorno dopo ci sarebbe stato un torneo, e forse lì si sarebbe manifestata l’energia che la ragazza avrebbe dovuto carpire, ed allora non sarebbe stato concesso nemmeno a lui di intervenire. Un altro giorno.
La scommessa con Mu che si avviava inesorabilmente verso la sua sconfitta.
Cercò di non pensarci e tirò un respiro profondo.
L’aria era ancora gelida, di quel freddo siderale che distrugge ogni cosa.
Padron Vexen era al lavoro, e lo sarebbe stato sempre. Non li avrebbe lasciati a morire in quella Stanza della Memoria. Perché lui era il membro dell’Organizzazione più saggio e più potente di tutti, ed aveva a cuore la loro salvezza e quella delle Invocatici.


“ZACHAR, CORAGGIO!” Ash non riusciva a farla smettere di piangere.
“Insomma, Kaspar fa sempre così!”.
Ma, se possibile, la cosa sembrava renderla ancora più nervosa. Aveva gli occhi fissi verso la porta dove il suo maestro era sparito, e non aveva rivolto nemmeno una parola di ringraziamento ad Auron. L’uomo si era dato una ripulita e si era seduto sull’unico banco integro, lasciando al ragazzo il compito di consolare la maga.
“Ma come faccio …… le cose non sono andate così! DOVEVA ESSERE TUTTO DIVERSO! Kaspar … lui mi avrebbe salvata, mi avrebbe preso tra le sue braccia e portata nel suo castello, e invece …”
Lei vomitò quel fiume di parole con gli occhi arrossati, stringendo i pugni, mentre Ash continuava a non capire bene quello che succedeva intorno a lui. Come sempre, d’altronde.
Se in quella Stanza della Memoria dovevano incontrare i ricordi di Zachar, come mai questo particolare era fuori posto? Stando a quello che lei aveva biascicato tra un singhiozzo e l’altro, Kaspar avrebbe dovuto innamorarsi di lei e coronare il suo alquanto discutibile sogno d’amore. Non aveva intenzione di interpellare di nuovo Auron per paura di finire spiattellato come il demone di poco prima, e l’uomo in rosso gli metteva paura più che mai. Se questi Membri dell’Organizzazione erano così potenti … brr… non osava pensarci ……
Provò a sfoderare un altro sorriso “Senti, ti ricordi di quando Auron ci aveva parlato di una prova da superare?” e finché non la devo superare io andrà tutto bene “Magari era QUESTA la prova? Affrontare un demone brutto, cattivo e pieno di artigli mi sembra una gran bella prova di forza e di coraggio. Quasi come sfidare Moltres con a fianco soltanto Bulbasaur! E tu sei stata molto forte! Vabbè, magari ti ha ferita, però non ti sei tirata indietro e quindi …”.
“ASH, NON E’ QUESTO IL PUNTO!” fece lei, scossa da un tremore ancora più forte a causa del freddo pungente che era comparso da quando il ricordo di Kaspar aveva fatto la sua entrata “LUI NON SI E’ INNAMORATO DI ME, LO CAPISCI?”
Secondo me è una gran fortuna, ma preferisco non dirglielo troppo apertamente …
“QUESTO VUOL DIRE CHE DOMANI AL TORNEO NON MI AIUTERA', NON FERMERA' ENDIMION ALLA FINALE ED IO MORIRO'!”.
Aveva dei begli occhi verdi, ma così iniettati di sangue e velati di lacrime rendevano il suo viso più incavato e stanco. Le mani continuavano a tremarle, non l’aveva visto in quello stato nemmeno dopo le torture dell’Imperatore; questo torneo di cui parlavano doveva essere davvero terribile!
Gli occhi di lei adesso sembravano vuoti mentre fissava la porta, oltre la quale si intravedevano solo altri banchi e sedie in rovina, circondati da una nebbia innaturale “All'epoca non ero abbastanza forte per sconfiggere Endimion. Non lo sono mai stata …… e solo uno di noi può uscire vivo dal torneo! Nella realtà Kaspar imbrogliò per salvarmi, usò i suoi poteri per bloccarlo il tempo necessario per sconfiggerlo” i suoi occhi si mossero, aggrappandosi ai frammenti dei suoi ricordi che apparivano terribilmente distanti “Ma domani non sarà con me ed io morirò!”.
Ad Ash quel tono di disperazione non piaceva per niente; si trovava tra una maga depressa ed un armadio-ammazza-demoni armato di spada, con la sola compagnia delle sue Pokéball in una Stanza della Memoria dove la gente moriva in un soffio.
Magari tra un po’ mi sveglio nel mio letto e tutto ciò sarà un brutto sogno causato dall’impepata di cozze di ieri sera…
Ma doveva tirarla su, le dispiaceva vederla in quello stato. Era una ragazza gentile, una delle poche che non lo prendeva a pedate (il governatore Tarkin) e non gli diceva che era un idiota (sempre il governatore Tarkin), perciò tirò fuori l’ultima carta “Ma dai, pensa che se tutto va male siamo in un mondo di ricordi, no? Quindi non possiamo morire, giusto? Perciò ……”
“Siamo solo ospiti in questo mondo” fece Auron, gelando il suo sorriso compiaciuto e tutta la sua esuberanza in un colpo “La vita e la morte non hanno altre leggi che le loro, persino nel Castello dell’Oblio. Morire in una Stanza della Memoria o nel vostro letto non ha alcuna differenza”.
Ma questo qui proprio vuole deprimerla ancora di più?
“Non morire domani, Invocatrice. La tua vita è preziosa”.
Zachar calò in un mutismo insopportabile e non guardò nessuno di loro negli occhi, ed Ash sentì parte di quella tristezza pesare anche su di lui. Questo incubo, se davvero lo era, diventava più deprimente ogni secondo che passava.


“Un duello di questa importanza dovrebbe avere toni assai più epici, e invece….bah! La vita a volte è ingiusta!”.
Il sorriso beffardo di Endimion sarebbe stata l’ultima cosa che avrebbe visto, ormai ne era certa.
Quella mattina si era presentata al torneo con le gambe che le tremavano. L’arena era piena proprio come tanti anni prima, mostri di ogni forma e dimensione che si agitavano, urlavano, sollevavano striscioni di mille colori per esaltare i loro maghi preferiti; il mostro telecronista era fomentato come allora, e le ovazioni per i futuri Malvagi risuonavano per tutto il Regno delle Tenebre. Aveva combattuto tutti gli scontri, proprio come un tempo. Era ancora più forte ed abile, aveva falciato i suoi avversari con più determinazione, sfoderando una grinta che all’epoca era sicura di non avere.
Grinta o, forse, dolore.
E dopo diversi avversari, chi più abile degli altri, si era ritrovata alla finale del torneo a fronteggiare il gelido Endimion, uno degli incantatori più dotati del Regno delle Tenebre ed una delle persone che l’aveva più spesso dileggiata durante i suoi labili allenamenti. Ricordava di aver combattuto quella sfida tra la vita e la morte non solo per se stessa ma per Kaspar, fissando dopo ogni vittoria quel meraviglioso sorriso e quegli occhi di ghiaccio dal basso, incrociando lo sguardo dell’uomo per il quale sarebbe vissuta e morta come il più potente dei portafortuna.
Adesso aveva guardato in alto, sì.
Ci aveva provato per un’ultima volta.
Ma il Kaspar che stava quasi accucciato ai piedi della Regina la guardava con lo stesso interesse con un avrebbe osservato una mosca volare e posarsi sull’immondizia. Lei non era altro, ora, per lui. La Regina aveva sempre favorito Endimion, e ai suoi occhi era già morta. Lo era sempre stata, ed era inutile cercare appigli lì.
“Vai, Zachar, spacca tutto!”.
In piedi sul bordo dell’arena, incurante del fatto che una palla di fuoco vagante avrebbe potuto abbattersi su di lui da un momento all’altro, Ash si era procurato in chissà quale modo un maglione con la lettera Z ricamato in bianco su stoffa arancione ed urlava come se stesse assistendo alla finale della sua adorata Lega. Era praticamente l’unico che tifava per lei, ma i mostri e tutti gli abitanti della Stanza sembravano ignorare la sua presenza. Lo sguardo impenetrabile, Auron era qualche gradino più sopra; non aveva dubbi che aveva osservato ogni sua mossa.
“La tua fortuna sfacciata non può durare per sempre, pel di carota. Rassegnati!”.
Ma era arrivata alla finale, il suo vecchio amico Jack e l’impeccabile Nevius avevano superato i loro gironi e si erano seduti sul posto dei vincitori; il quarto malvagio sarebbe stato scelto dal vincitore di questo scontro all’ultimo sangue. Endimion, dai capelli neri come il suo mantello, già si pregustava la vittoria, e Zachar sentì dentro di sé l’odio per quella Stanza della Memoria. Il passato reale non era quello, era LEI ad aver vinto quello scontro (seppur con l’aiuto di Kaspar), era LEI ad essere stata nominata Quarto Malvagio.
Ed aveva fatto sempre il possibile per onorare quel compito.
Piena d’angoscia, nemmeno si accorse che il suo avversario era già balzato in avanti, mandandola all’indietro con una Vampa di Agannazar; lei schivò l’attacco di riflesso, poi un’altra fiamma ed un’altra ancora, con la mente che sembrava piena di parole, formule, incantesimi che rimbalzavano da ogni parte.
Dalle sue labbra non voleva venire nemmeno l’incantesimo più elementare, nemmeno quelli con cui aveva sconfitto tutti i maghi nei precedenti incontri. E la cosa di cui si rese conto subito dopo era che Endimion, proprio come allora, era partito alla carica con magie di livello infimo, proprio per prenderla in giro. Gli occhi del suo avversario erano freddi, e lanciò quasi con noncuranza due incantesimi diversi da entrambe le mani, facendo sfoggio di una concentrazione che Zachar sapeva di non poter eguagliare.
Kaspar continuava a stare accucciato ai piedi della Regina, non era accanto a lei, non la osservava preoccupato dal primo degli spalti dove, al suo posto, stava Ash che agitava le braccia.
Endimion incrementò il potere degli incantesimi “Che c’è, pel di carota, dov’è tutta la tua baldanza?” fece, passando a creare nel campo una Ragnatela, magia di secondo livello “Eppure per essere arrivata in finale qualcosa di buono ce l’hai!”.
Prima o poi uno dei suoi incantesimi mi spazzerà via ……
Da sola non ce la farò mai ……

Ancora una volta tornò quel freddo innaturale che la aveva accompagnata per tutto il giorno e la notte prima, impalpabile ma che bruciava sulla sua pelle; il suo avversario non aveva evocato nessuna magia connessa al ghiaccio, quindi nella sua mente un campanellino in lontananza diede l’allarme.
No, il vero pericolo è davanti a me!
Le Meteore di Melf scaturite dalle dita del suo nemico non la colpirono impreparata: eresse uno scudo di fuoco appena in tempo, lasciando che le magie nemiche si dissolvessero nelle fiamme, loro naturali alleate, e lasciò che corressero lungo il suo braccio. Kaspar non l’avrebbe aiutata, ed era inutile aspettarsi qualcosa da quel ricordo che sembrava il cagnolino della Regina.
Lanciò con rabbia quel fuoco tutto intorno a sé, liberandosi della Ragnatela con cui il suo avversario sperata di catturarla ed umiliarla: alla sua destra notò che Auron era sceso dalla postazione, mettendosi in prima fila al fianco di Ash, e lesse nel suo occhio una discreta approvazione.
Ma non bastava se voleva uscire viva da quel duello “Meraviglioso, la nostra dolce fanciulla ha deciso di dare un po’ di show? Meno male, diventare Malvagio per aver battuto un’ameba come te sarebbe stato poco onor ……”
Mise a tacere la sua bocca lanciandogli addosso una Palla di Fuoco, l’incantesimo che aveva sempre prediletto e che Kaspar in persona le aveva insegnato con giorni e settimane di pazienza.
Il vero Kaspar mi attende fuori di qui! Quello lassù è solo una brutta copia! fece, senza più nemmeno volgere gli occhi al palco regale. E se per rivedere Kaspar devo sconfiggere Endimion con le mie mani, ebbene lo farò!
Il nemico alzò le braccia, avvolgendo il suo corpo ed i vestiti scuri con una flebile luce azzurrina, che gli permise di prendere in pieno l’incantesimo senza scottarsi; era ancora in piedi, ed il vento dell’arena faceva svolazzare il suo mantello, dando al ragazzo un tono ancora più spettrale.
“Avanti, dai un senso alla mia vittoria!”.
“Mi sono davvero stancata di te!”.
La Catena di Fulmini rispose alla sua chiamata, scivolando tra le dita. Partì qualche scintilla che abbatté un paio di mostri troppo vicini al campo, e prese tempo scivolando sulla sabbia del pavimento per allontanarsi da Endimion. La magia continuò ad aumentare nelle sue mani, riempiendo l’aria di elettricità; i suoi capelli erano scomposti, ormai liberi, sentiva il potere dell’incantesimo attraversare il suo corpo.
Lo caricò, pronta a lanciare tutta l’energia che aveva in corpo su quel ghigno da bellimbusto.
“ZACHAR, HA UNA BARRIERA!”.
Fece Ash, ma lo aveva già notato. Mentre lei si stava caricando, Endimion si era difeso con la Protezione dell’Elettricità, quasi sfidandola a venirgli incontro.
Stavolta posso vincere il torneo anche da sola!
Le scosse delle sue mani crepitarono contro la barriera, facendo esplodere il mondo intorno a lei in mille scintille azzurre, circondandoli di un fumo dall’odore dolciastro e fastidioso; il sussurro di Endimion diventò un urlo, ed i loro incantesimi cozzarono l’uno contro l’altro. Zachar non aveva mai avuto il cuore così in gola. Credeva che il suo avversario fosse preparato solo con incantesimi d’attacco, ma dovette ammettere che la sua barriera non aveva nemmeno una crepa perché la stava erigendo con tutta la potenza che aveva in sé.
“Sai, tavola da surf, che con tutto il tempo che ci hai messo a preparare l’incantesimo mi hai fatto capire che cosa volessi lanciare?” fece lui, gli occhi scuri illuminati dall’energia sfavillante delle loro magie unite.
“Certo che lo so”.
Si concesse un sorriso compiaciuto come mai ne aveva avuti nella sua vita.
Kaspar, guardami adesso!
Lasciò che Endimion ammirasse per l’ultima volta il potere del fulmine, poi le sue saette azzurre si dissiparono in un colpo, mostrando la loro vera natura. Sottili lame di ghiaccio presero il loro posto, mimetizzate dal baluginare di luce, e contro di esse lo scudo di Endimion si dimostrò del tutto inefficace. Prima che il mago potesse chiamare la Protezione dal Ghiaccio le lame della ragazza furono nel suo corpo, ed una si conficcò nel suo collo da parte a parte.
Il corpo del suo nemico non aveva nemmeno raggiunto terra che già la folla dei mostri era in visibilio, ed anche quelli che avevano tifato Endimion per tutta la partita si alzarono e gridarono il suo nome, con molto più entusiasmo di quando lei aveva vinto il vero torneo del Regno delle Tenebre; Ash, pur guardando con un certo schifo il cadavere ai suoi piedi, fu il primo a correrle incontro e fece con le dita il suo classico gesto di vittoria. Persino Auron era meno corrucciato del solito.
Quando guardò in alto, per cercare gli occhi di Kaspar, tutto il mondo intorno a lei divenne di un bianco splendente, accecante, come non ne aveva mai visti. Non vi era né un sopra né un sotto, solo un’immensa luce e la sensazione di qualcosa (o qualcuno) di incredibilmente potente che la stava aspettando ma, allo stesso tempo, stava riversando in lei una grande energia.
Sentì questo potere riempirla ed entrare in sincronia con i battiti del suo cuore, maree di energia che si accumulavano nel suo corpo senza che lei potesse controllarle. Non era doloroso ma …… nemmeno molto piacevole …… aveva la terribile sensazione di non essere sola.
Come era arrivata, la luce sparì.
Non c’era più la regina con lo sguardo accigliato, non c’erano i mostri della tifoseria, l’arena era sparita ed Endimion non era più riverso a terra; Ash indossava di nuovo la sua solita maglietta, mentre Auron sembrava più rilassato del solito.
“Eccellente lavoro, mia Invocatrice. Hai superato la prova proprio come si aspettavano i Membri dell’Organizzazione. La prima Stanza della Memoria è stata superata, ed è il primo passo che porterà alla distruzione del Grande Satana Baan e della sua genia di demoni”.
Ma Zachar non lo stava ascoltando. Davanti a lei c’era qualcuno che le fece dimenticare in un colpo torneo, regina, Auron, membri dell’Organizzazione, demoni e Castello dell’Oblio. Le sue labbra si spalancarono in un sorriso, perché aveva superato la prova e la persona che aveva tanto atteso era giunta da lei, per ricompensarla della sua fedeltà e del suo amore.
  
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: Registe