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Autore: real_chiareds    09/12/2011    6 recensioni
questa è la storia di un gruppo di ragazzi, amici, nemici, storie d'amore,intrighi ma oltre ai momenti tristi non mancheranno quelli divertenti.
Dal testo:
-Voglio venire a Londra con te mamma, sono stufa di questa vita, voglio tornare ad essere Cat, la piccola e innocente Cat.-
-preferiresti baciare il cane di un barbone piuttosto di me?-
-preferirei baciare Jackson O’Neil a te Harry- concluse indicando il secchione, imbranato, fissato con Star Wars che stava entrando con la sua solita spruzzetta per l’asma nell’istituto proprio ora
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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If we could only turn back time;

 
 

Prologo –  « We are young so let's set the world on fire we can burn brighter than the sun »
 

-Muoviti! Stanno per iniziare le lezioni e tu non dovresti essere qui, sto rischiando il mio lavoro con questi incontri- Disse la ragazza, o forse ormai è meglio dire donna dato che si avvicinava alla trentina, mentre si allacciava la camicetta bianca di seta afferrata poco prima da terra dove era caduta durante l’incontro passionale e “clandestino” con il ragazzo riccio davanti a lei, intento ad abbottonarsi i jeans.
Afferrò con non curanza la sua maglietta da terra e la indossò per poi afferrare la giacca della squadra di calcio della scuola.
-Lo sai Harry, non rimpiango questi momenti, ma… dobbiamo stare attenti, sono pur sempre la tua insegnante prima del resto- concluse la donna castana finita di allacciare la gonna e legati i capelli. Si avvicinò al ragazzo e gli diede un bacio a stampo.
-Forse ora è meglio che tu vada-
Il riccio si voltò e uscì dall’ufficio della professoressa. Si chiuse la porta alle spalle e come si voltò scontro contro qualcuno che iniziò a sbuffare.
-Dovevo immaginarmi di avere la sfiga di trovarti qui!- mormorò la voce di una ragazza dai capelli castano cioccolato davanti a lui. –mia madre dice sempre che il lupo perde il pelo, ma non il vizio- aggiunse ondeggiando i capelli mentre si alzava dopo aver raccolto le sue cose che Harry aveva fatto cadere e che non aveva volontariamente accennato nemmeno a raccogliere. Rimase a fissare quasi a studiare per tutto il tempo quella ragazzina che aveva la sua età, ma che a prima vista avresti scambiato per una matricola.
-Vuoi una foto per caso?- gli chiese nuovamente la voce chiara della ragazza facendolo riprendere e lui scosse la testa continuando a restare in silenzio a pensare poi ritornando alla frase di prima finalmente riuscì ad aprire bocca.
-non so a che cosa tu ti stia riferendo, non so di che vizio tu stia parlando- disse inumidendosi le labbra passandovi lentamente la lingua sopra.
-Fammi il piacere Styles se proprio vuoi farti le nonnette almeno abbi la decenza di rivestirti con i vestiti dal verso giusto finito il servizio- la ragazza scosse nuovamente la testa e con essa la fontana di cioccolato fondente che aveva per capelli.
Harry rimase nuovamente senza sapere che risponderle, quella ragazza riusciva sempre a prenderlo in contropiede e a mandarlo in panico. Quella ragazza lo ammaliava e confondeva si può dire, ma data l’indifferenza, quasi il rifiuto che aveva nei suoi confronti, lui essendo il re dell’orgoglio ogni volta fingeva che quella sensazione non fosse vera. La guardò come se avesse appena avuto un’illuminazione e dipinse uno dei suoi sorrisetti maliziosi
-Allora mi osservi Stewarts- disse inclinando appena il capo verso la ragazza.
-Mi dispiace infrangere i tuoi castelli di sabbia, ma stai davanti alla porta come un Yeti davanti alla sua grotta quindi non ho molto altro da vedere- gli rispose lei spengendo quel sorrisetto dal volto del ragazzo.
-dovresti imparare ad essere meno acida o rimarrai zitella a vita- disse lui incrociando le braccia al petto.
-e tu a tenere il tuo amico nei calzoni o finirai per prendere la gonorrea- gli rispose lei per poi indicare l’ufficio –la signorina Harvey è dentro?- chiese ma prima che lui potesse risponderle aggiunse –certo che c’è altrimenti che ci faresti tu qui? Che domande- concluse con tono da presa in giro, gli appoggiò una mano sul braccio per farlo spostare –se non ti dispiace- lo mise da parte per poi allungare la mano e bussare. Ottenuto l’avanti dalla professoressa, entrò chiudendosi la porta alle spalle.
La guardò entrare, aspettò che si chiudesse la porta alle spalle e controllò il corridoio. Una volta assicuratosi che fosse vuoto, tolse la maglietta girandola e rindossandola prima di avviarsi agli spogliatoi.
 
L’auto nera sfrecciava da circa due ore per la superstrada in direzione Londra, sul sedile posteriore una ragazza dormiva beata al fianco di un ragazzo dai lunghi capelli castano scuri. Perché si trovavano lì? Beh torniamo indietro di ventiquattro ore;
La suoneria di un cellulare continuava a disturbare il silenzio e la quiete di quella camera ancora nella penombra. Una mano candida si allungò verso il comodino ed afferrò il telefono, guardò il nome di chi continuava a chiamare insistente, Davis, perfetto. Schiacciò il tasto verde e rispose a bassa voce per non svegliare la figura sdraiata accanto a lei.
-Che vuoi?- gli chiese in un sussurro.
-Cat, dove minchia sei? Sono le undici di mattina e non ho tue notizie da ieri, mi vuoi far morire per caso? Vuoi venire a casa? Mamma è tornata e vuole dirti una cosa importante, esci dal letto dell’ultimo cretino che ti ha abbindolato e vieni a casa SUBITO!- la voce del ragazzo dall’altra parte non le diede nemmeno il tempo di rispondere che riattaccò.
La ragazza dai lunghi capelli nero corvini sbuffò voltandosi verso la figura dello sconosciuto accanto a sé. Si guardò intorno, non sapeva nemmeno dove si trovasse, si alzò raccolse i suoi vestiti e sgattaiolò fuori dalla camera una volta rivestita. Odiava farlo, ma non voleva nessun attaccamento emotivo, aveva sofferto anche troppo per amore, ora voleva solo divertirsi.
Salì in auto, non ricordava neppure come vi fosse arrivata in quella parte del paesino. Inserì la retro marcia e si allontanò velocemente, voleva lasciarsi quel posto alle spalle il più in fretta possibile.
Si fermò davanti casa, o meglio dove viveva con il fratello, lei non aveva una casa, era un po’ vagabonda, era diventata uno schifo da dopo quel fottuto incidente. Sua madre era stata obbligata ad andare in terapia, e cosa avrebbe detto ora a vederla così? Sarebbe stata delusa della sua piccola?
Spense il motore e appoggiò la testa sul volante, le girava e martellava, i sintomi postumi della sbornia del sabato sera. Socchiuse gli occhi ripensando a quando fosse cambiata la sua vita nell’ultimo anno, da quando si era risvegliata. Aveva 18 anni e odiava il suo essere, ma allo stesso tempo non poteva essere differente, Cosa le era successo? Beh, era troppo doloroso per essere rivissuto persino nei ricordi, aveva bisogno di dimenticare, dimenticare Ollie, Shantel e soprattutto doveva dimenticare Liam. Liam, chissà dove si trovava ora, chissà cosa era diventato, non lo aveva più visto dalla sera in cui l’aveva tradita, dalla sera dell’incidente, dalla sera in cui era entrata in coma. Sentì gli occhi gonfiarsi di lacrime e la vista annebbiarsi, non doveva piangere, quel ragazzo che era sparito dalla sua vita dopo avergliela distrutta non meritava una singola lacrima delle sue. Si asciugò gli occhi poi afferrò la borsa e scese andando verso la porta, inserì la chiave nella toppa e fece scattare la serratura.
-Sono a casa!- si annunciò lasciando la giacca e andando verso la sala, aveva un aspetto orribile, spaventoso e non era di certo pronta a visite e presentazioni ufficiali.
Come voltò l’angolo notò sua madre, splendente come da anni non l’ aveva più vista, vestita di tutto punto sorridente che teneva la mano di un signore, beh non immaginatevi un vecchio, era un uomo di 45 anni moro di bell’aspetto, erano bellissimi insieme, una di quelle coppie che si può dire sono perfette a vista e conoscendole anche di più.
-Catherine tesoro- disse alzandosi e abbracciando la figlia, storse il naso appena sciolse l’abbraccio.
-Quante volte ti ho detto che la vodka devi berla senza aromi o ti distrugge il fegato? Non hai proprio imparato niente in questi anni- Cat sorrise abbracciando la madre stretta
-Mi sei mancata, non immagini quanto- le disse stringendola forte, era un sollievo riaverla a casa e ora il fatto che lei sembrasse una zingara rispetto ai due ospiti passava completamente in secondo piano.
-Tesoro- chiese dopo cinque minuti di silenzio Sophia, la madre di Cat. La mora alzò lo sguardo verso la madre sorridendo. La donna indicò la figura alle sue spalle –Cat, lui è mio marito Derek- gli disse con un sorriso solare di quelli che non aveva più mostrato da anni.
-Ma diamine mamma, potevi avvertirmi mi sarei resa più presentabile- scherzò la ragazza sciogliendo l’abbraccio e guardando il patrigno che si alzò.
-è un piacere conoscerti, tua madre parla spesso di te, più che di Davis ma non glielo dire- Era un uomo simpatico dopotutto, ed era perfetto per sua madre, la amava e Cat lo aveva potuto leggere negli occhi, gli sorrise, prima di informare i due sposini che sarebbe andata a sistemarsi e Sophia annuì
-Perfetto, perché stasera noi quattro andiamo a cena in un bel ristorantino, dobbiamo dirvi una cosa importante-
Annuì, per bel ristorantino in zona si intendeva ‘PorkyHouse’ ma quello era un dettaglio, guardò la madre per poi fermarsi e abbassare lo sguardo sulla pancia
-non sarai incinta vero?- e lei la guardò ridendo e rassicurandola che non era così, fiù! Al momento sarebbe stato tutto tranne che una sorella maggiore esemplare.
-DAVIS!!!!- urlò una voce chiara e cristallina dieci minuti dopo dal bagno, e immediatamente Cat uscì tenendo in mano il suo flacone di balsamo
-che c’è?- gli chiese lui spuntando con sguardo assonnato dalla sua camera.
-hai usato il mio balsamo per i tuoi schifosi capelli da ragazza!- le urlò lei presa da un attacco di ira.
-potrebbe darsi-
-potrebbe darsi una bella ceppa!- continuò lei planando in camera del fratello tirandogli il flacone in testa.
-sai quanto mi era costato?- continuò lei sedendosi su una delle sedie in quella stanza ancora fradicia
-il preservativo che custodivo nel mio portafoglio dato che lo hai usato con il commesso- gli rispose il fratello. Cat sbiancò e lo guardò malissimo avvicinandosi minacciosa.
-stasera mamma ci deve dire una cosa importante, tu non aprire bocca per nessuna ragione sulla mia attività sessuale capito?- lo prese per il colletto avvicinandolo a sé in modo che quelle parole gli entrassero bene in testa.
-non servirà, tutti sanno cosa sei- gli rispose lui vedendosi lanciare a peso morto sul letto.
-cosa vorresti dire? Che sono una zoccola? È questo che pensi di me?- chiese lei iniziando a scuotere la testa disgustata.
-penso solo che hai sempre criticato Olivia per quello che è e poi tu non sei tanto diversa-
-non osare paragonarmi a quella, io al contrario di lei, non sarei mai andata a letto con il suo ragazzo- detto ciò girò sui tacchi uscendo e tornando a finire di prepararsi per la cena.
La cena si era svolta nella calma più totale, come da accordi Davis non aprì bocca e non ci furono scandali, ma al momento del dolce Sophia si schiarì la voce.
-Ehm.. vi sarete chiesti perché vi abbiamo portati qui vero?-
I due ragazzi annuirono non capendo, la curiosità era una dote di famiglia, ma anche il tenere sulle spine.
-beh ecco, io e Derek viviamo da qualche mese a Londra, ci siamo sistemati bene, abbiamo una bella casa e… so che voi siete attaccati qui, ma… vorrei riavere i miei bambini con me- disse commossa lo si sentiva dal suo tremore nella voce.
-mamma non siamo più bambini- si lamentò Davis e Cat gli tirò una gomitata tra le costole per zittirlo prima che Sophia continuasse.
-Ho già rischiato di perdervi una volta- disse guardando i ragazzi per poi voltare lo sguardo solo su Cat e mormorare un due mentre gli occhi le si inumidivano, riempivano di lacrime.
-verremo- disse la ragazza senza pensarci, Davis la guardò malissimo.
-ma sei pazza? Io ho una vita qui, ho i miei amici, ho la scuola, ho la squadra-
-hai uno schifo di vita, uno schifo di amici, uno schifo di scuola e uno schifosissima squadra, in altre parole niente- gli rispose fredda la sorella.
-cambiare città non ti farà riavere la reputazione e la verginità mia cara- gli rispose lui con lo stesso tono, lo stesso tono dispregiativo che usava con lei da quando era stata a letto per la prima volta con Jay, il più giovane nella banda di Davis in quanto aveva solo due anni più di loro e che da allora era diventato un po’ la sua abitudine nei sabati sera di noia, quando lei non trovava altro e lui neppure.
-Fanculo Davis!- concluse alzandosi da tavola e senza guardare né sua madre né Derek si allontanò.
Si sedette fuori sul muretto quando sentì dei tacchi alle sue spalle. Dopo poco un braccio cingerla e tirarla a sé. Alzò lo sguardo e vide Sophia che la guardava comprensiva, niente giudizi, nessuna delusione.
-Non volevo diventare così- disse semplicemente la ragazza. –non volevo deluderti-
-sono fiera di te- gli disse semplicemente tirandola a sé.
-Non dovresti!-
-perché? Perché sei una diciottenne a cui piace il divertimento? perché sei la mia riproduzione alla tua età? Io non ti voglio giudicare tesoro, tu sei cresciuta da sola e se hai fatto qualche cazzata, nessuno al mondo è perfetto, e nemmeno io lo sono. Quando ho conosciuto tuo padre avevo appena finito il liceo e lavoravo come spogliarellista in un Night Club a New York, tua nonna mi aveva chiuso fuori di casa e adesso guarda dove sono. Sono sposata con un uomo meraviglioso, ho due figli fantastici e sono felice, non mi interessa se hai dormito con tutta la scuola tesoro, io ho dormito con tutta New York quasi, non è questo che determina il nostro futuro, queste sono solo esperienze- le disse stringendola a sé.
-Voglio venire a Londra con te mamma, sono stufa di questa vita, voglio tornare ad essere Cat, la piccola e innocente Cat.- le disse la ragazza trattenendo le lacrime, le era mancata la madre in quell’ultimo periodo, le era mancato un punto saldo e adesso non voleva riperderlo.
-partiamo domani mattina ok?-
La ragazza annuì prima di sistemarsi e rientrare con la madre nel locale.
 
-Che cavolo dopo ogni allenamento puzzo come un caprone- mormorò un ragazzo di circa un centinaio di chili guardando i compagni di squadra, tutti snelli, e sexy anche se sudati come delle capre.
-solo dopo gli allenamenti?- gli chiese il capitano della squadra togliendosi la maglia e aprendo una delle docce.
-Ragazzi mi dite dove cazzo è Styles? È il terzo allenamento che si salta, se continua così il suo culo diventerà quadrato a forza di stare seduto sulla panca per il resto della stagione- ringhiò l’allenatore della squadra entrando nello spogliatoio.
-Tomlinson allora?-
Il capitano della squadra scrollò le spalle –che ne so! Mica sono la sua babysitter- rispose per poi guardare i compagni e a bassa voce aggiungere –per quello ci pensano altri-
-Cosa stai bisbigliando?- tuonò nuovamente il coach
-niente signore, assolutamente  niente, informeremo Harry dell’avvertimento- concluse annuendo, l’omone bruto davanti a loro annuì soddisfatto.
-perfetto! E ora fatevi una doccia puzzate peggio che dei cadaveri!- e detto ciò uscì sbattendosi la porta alle spalle.
Dopo essersi lavati e profumati uno per volta uscirono dagli spogliatoi, con la loro giacchetta e divisa da falsi duri si avviarono agli armadietti delle loro ragazze.
-Dove vai Malik?- gli chiese nuovamente il capitano della squadra quando vide l’ala sinistra della piccola piramide a tre sfaldarsi.
-sai Louis che vedere gli incontri di lingue tra te e miss oca mi fa salire i rigurgiti- gli disse semplicemente facendo un cenno della testa.
-o sei per caso in ritardo per il tuo gruppo di secondi amici?- chiese una seconda voce, il ragazzo dai corti capelli sulla destra si era appoggiò all’armadietto incrociando le braccia al petto.
-sai Payne ci sono persone con cui mi diverto a parlare e che hanno un QI superiore a quello delle vostre due ragazze messe insieme e sinceramente preferisco parlare di scienza aerospaziale, che nemmeno so cosa sia, piuttosto di assorbenti, ombretti e smalti- concluse con un sorriso lasciando i suoi amici percorrendo il corridoio senza mai voltarsi a guardarli.
-Quel ragazzo ha bisogno di rivedere le sue priorità- commento una terza voce, sia Louis che il ragazzo dai capelli corti si voltarono a guardarlo.
-Si può sapere dove sei stato Harry? Il coach ci ha fatto correre tre quarti d’ora in più per la tua stupida assenza- disse Louis avvicinandomi all’amico. Harry era almeno un palmo più alto dell’altro, ma quando Louis parlava dettava legge, soprattutto per il ricciolo che lo ascoltava come se parlasse un dio.
-ero…-
-non ce ne fotte un cazzo dove eri, se al prossimo allenamento non ti fai vedere sei fuori!- concluse dando un colpo alla spalla dell’amico, prima di essere interrotto da una squillante voce femminile.
-Lou Lou- lo chiamò avvicinandosi e non appena fu abbastanza vicina al proprio ragazzo gli saltò in braccio attaccandosi alle sue labbra come se dovesse risucchiargliele.
-Liam ha detto Bree se la raggiungi in cortile- chiese la seconda ragazza che stava reggendo la borsa alla bionda in braccio a Louis.
-perché?- chiese il ragazzo dai capelli corti spostandosi dagli armadietti.
-e io che ne so mica sono il vostro piccione viaggiatore, che cazzo!- sbottò la ragazza alzando gli occhi al cielo lasciando cadere la borsa a terra. La bionda si staccò dalle labbra del suo ragazzo scendendo.
-ma Shanti che ti passa per la testa?- chiese accucciandosi a raccoglierla mostrando a mezzo corridoio il suo tanga leopardato.
-primo Trudi, non chiamarmi Shanti, Shantel, il mio nome è Shantel e secondo mi passa che non sono il tuo portaborse!- concluse facendo per sorpassarla.
-qualcuno è nel suo mese?- chiese Louis quando la ragazza gli passò accanto. Shantel si voltò e lo fulminò con lo sguardo. Prima che Liam prese la parola.
-No lei è così sempre così acida da quando ci siamo trasferiti- spiegò agli altri con un tono non curante, sapeva essere una perfetta testa di cazzo quel ragazzo quando ci si metteva.
-Almeno io non sono diventata una troia come te, qualcuno in famiglia si salva-
Improvvisamente il corridoio si era liberato, sembrerà strano, ma in quella scuola erano abituati a sparire quando i fratelli Payne avevano una discussione e ne avevano frequentemente, quasi per qualsiasi cosa.
-Quanto vorrei essere figlio unico- bofonchiò Liam.
-Sai cosa vorrei io?- chiese lei retoricamente e Harry in coro con Louis risposero
-Poter tornarmene ad High Hills-
-No vorrei riavere Cat qui, ma non posso mi devo accontentare della tua donna isterica e i tuoi amici! Visto non sempre si può avere quello che si vuole Liam!- concluse allontanandosi dal gruppo, aveva dato un colpo basso al fratello e lo sapeva, ma non aveva avuto scelta, era quello che si teneva dentro da tempo, aveva dovuto seguirli solo perché suo fratello non era pronto a sorreggere il peso di aver portato una povera ragazza in un letto di ospedale solo per poter vantarsi con i suoi amici del fatto che non fosse più un verginello sfigato.
-Questo era un colpo basso- commentò Harry guardando Shantel allontanarsi e poi Liam che era sbiancato prima di scrollare le spalle e andarsene nella direzione opposta.
Shantel uscì sul retro della scuola e si sedette su uno degli scalini di servizio, estrasse il telefono e controllò le mail, ce n’era una di Spike, il suo ex, quello a cui aveva chiesto di tenerla informata sulle novità di High Hills, aveva ricevuto due foto di una Cat che non riconosceva e avrebbe tanto voluto incolpare Liam e fargli vedere che mostro aveva creato.
Cancellò la mail, quando sentì dei passi alle sue spalle, si voltò e notò l’unica ragazza con cervello in quella scuola, che le si stava avvicinando lasciando il complesso degli uffici dei professori.
Si sedette accanto a lei sbuffando.
-La odio!- esclamò poi lanciando il libro di storia a terra.
-la Harvey?- chiese Shantel raccogliendolo mentre Federica le annuiva
-si sai cosa mi ha detto? Che se voglio la mia A, devo fare in modo di dimostrarle che la merito, che sono una storica e che riesco a portare ad una B anche chi prende F-
Shantel la guardò non capendo grattandosi il capo con l’indice sinistro –cioè?- chiese poi
-Vuole che faccia una ricerca a Harry in modo da potergli dare una sufficienza e non far puzzare il fatto che gliela da solo perché sono scopamici!- esclamò esasperata, quel ragazzo era il suo incubo qualsiasi cosa faceva per tenerselo lontano, lui in qualche modo riusciva a rispuntarle vicino e incastrarla ogni volta.
-quindi?- chiese nuovamente Shantel.
-quindi vado a dargli sta fottuta ricerca in modo che se la studi a memoria e si prenda quella fottuta B in modo che io mi prenda la mia A- concluse alzandosi e afferrando il libro sbuffando e aggiungendo –scusa Shantel, prometto che appena risolvo questa cosa ascolterò i tuoi problemi-
La cheerleader le fece un cenno con la mano –non ti preoccupare non è nulla di grave, solite litigate con Liam-
La ragazza le sorrise prima di andare verso la porta,
-vado a sistemare quella palla al piede e torno ok?- le disse ma la giovane Payne scosse la testa
-non c’è bisogno vado a casa ora, grazie comunque-
-ci vediamo allora- concluse fede e detto ciò rientrò nell’edificio andando a cercare l’origine dei suoi problemi.
Harry stava seduto al solito tavolo con gli altri, quando Fede si avvicinò con passo deciso sbattendogli la ricerca davanti alla faccia. Il riccio alzò lo sguardo verso la ragazza.
-e questa sarebbe?- chiese indicandola
-la mia A- rispose lei decisa, incrociando le braccia al petto.
-oh che brava, e io che ci dovrei fare?- chiese non capendo allungandola nuovamente a Fede.
-tu la prendi, la studi a memoria, la racconti tra un affondo e l’altro alla signorina Harvey, prendi una fottuta B e…poi la puoi usare anche come carta igienica per asciugarti dal sudore a fine lavoro-
Bree e Trudi alzarono lo sguardo verso la ragazza non capendo la parte finale.
-non ho capito la fine- dissero in coro.
-ha appena affermato in modo carino che ho la faccia da culo- rispose loro Harry e Fede gli annuì
-allora non sei così ritardato come sembri- gli disse per poi salutare con un cenno tutti gli altri e girare sui tacchi per andarsene.
Raggiunse il suo armadietto per lasciarci libri che non le servivano e come vi allontanò le mani qualcuno lo chiuse sfiorandole le dita con la porticina di metallo, si voltò pronta a fulminare chiunque fosse stato.
-Ma sei deficiente!- gli disse dandogli un colpo alla spalla –potevi tranciarmi le dita cretino-
-viva gli insulti gratis eh?- mormorò lui passandole di nuovo la ricerca. –non mi serve-
-oh si che ti serve, senti, non me ne può fregare di meno del tuo orgoglio, ora tu la prendi la studi e…- Harry le portò una mano davanti alla bocca per zittirla.
-non ti farò questo favore, non faccio mai niente in cambio di niente-
Fede spostò la mano del ragazzo dalle sue labbra indietreggiando e scontrando gli armadietti alle sue spalle.
-togli la tua lurida mano da me- gli disse schifata spingendolo via da sé.
-va bene non la vuoi? Perfetto non sono problemi miei, una F hai e una F ti terrai- le rispose lei poi riaprendo l’armadietto e buttandola dentro quando lo richiuse si ritrovò gli occhi verdi di Harry a fissarla piuttosto intensamente.
-non ho detto che non la voglio ho detto che ti farò il favore in cambio di un favore- concluse lui facendo uno di quei suoi sorrisi che mostravano le fossette ai lati e che ammaliavano tutte le ragazze, tranne lei a quanto sembrava.
-piuttosto che farti un favore, bacerei il cane di un barbone della metro- gli rispose lei voltandosi iniziando a camminare per il corridoio. Harry si staccò dagli armadietti iniziando a seguirla finché non la raggiunse.
-preferiresti baciare il cane di un barbone piuttosto di me?- chiese quasi come se quello che era stato appena detto fosse un eresia. Fede si bloccò voltandosi a guardare il ragazzo davanti a sé.
-preferirei baciare Jackson O’Neil a te Harry- concluse indicando il secchione, imbranato, fissato con Star Wars che stava entrando con la sua solita spruzzetta per l’asma nell’istituto proprio ora.
Harry scoppiò in una fragorosa risata per poi farsi serio e guardare Federica.
-Mi stai prendendo per il culo vero?-
-se ti piace crederlo- concluse lei andandosene e lasciandolo lì da solo nel centro del corridoio, non fece nemmeno tre passi che la voce di Harry in un urlo la raggiunse.
-TU CAMBIERAI IDEA MOLTO PRIMA DI QUANTO PENSI, PERDERAI COMPLETAMENTE LA TESTA PER ME, FOSSE L’ULTIMA COSA CHE FACCIO!-
Fede scosse la testa e si diresse verso l’aula dove si ritrovavano le grandi menti e non, in poche parole gli sfigati come erano definiti e come la raggiunse tutti si voltarono a guardarla.
-che c’è?- chiese lei alzando un sopracciglio e guardando tutti finché non la lasciarono in pace senza rispondere.
-Perché tutti mi fissavano?- chiese poi raggiungendo il tavolo in fondo all’aula dove stava seduto un ragazzo biondo che strimpellava  una chitarra. Il ragazzo alzò lo sguardo verso Fede sorridendo come faceva sempre.
-ciao scricciolo, niente, Jackson ha origliato la conversazione tra te e testa a cespuglio ed è venuto a vantarsene prima di scappare per il raduno di Star Wars, non lo hai detto seriamente vero?- le chiese il ragazzo posando la chitarra e stiracchiandosi.
-ciao a te piccolo leprecauno- le rispose lei sedendosi per poi aggiungere –lo sai che non lo faccio apposta è solo che mi fa salire il nervoso e sparo le prime minchiate che mi passano per la testa pur di non dargliela vinta- spiegò la situazione, per poi mettere la mano sulla spalla dell’amico.
-tranquillo prima di baciare Jackson mi farò il vaccino anti qualsiasi malattia strana- concluse con un sorriso.
-allora è vero quello che si dice in giro- disse una voce dal tono misterioso alle spalle di Fede, che senza voltarsi rispose
-se sei venuto a fare la spia per il tuo amico, Malik, puoi anche girare i tacchi e andartene da dove sei entrato-
-come siamo acide oggi, qualcosa non va? Oltre al continuo essere zitella ignorata dal mondo?-
-non so dimmi, a te tutto bene a parte essere il solito falso ipocrita e insicuro con il piede in due scarpe?- le chiese lei riferita al fatto che ora era con loro e sparlava della sua squadra e poi quando usciva di lì fingeva di non conoscerli anzi, più di una volta aveva messo Niall con la testa nel gabinetto.
-ok ragazzi adesso basta!- si intromise il biondo separando i due.
-non capisco perché continui a difenderlo Niall, sai benissimo che appena va dai suoi amichetti deficienti sarà pronto a rinfilarti con la testa nel cesso- gli disse Fede guardando seria verso il moro che si rigirava la sigaretta ancora spenta tra le mani divertito.
-signori e signore abbiamo miss Stewarts la paladina della giustizia, tremate o voi bulli dei corridoi- continuò lui ridendo sempre più forte e divertito in stile presa per il culo.
-sai cosa, non ho tempo da perdere con un altro marmocchio infantile- concluse guardando male per un ultima volta Zayn, per poi salutare con un abbraccio il biondo –ci vediamo dopo Niall- e lasciare la stanza.
 
La mora guardò malissimo il fratello che russava seduto accanto a lei sui sedili posteriori dell’auto, si stiracchiò, sbadigliando
-buongiorno tesoro è da quando siamo partiti stamani che dormi e sono le tre del pomeriggio, eri stanca?-
-un po’- bofonchiò la ragazza guardando fuori dal finestrino, aveva iniziato a piovere, guardò l’orologio, era vero aveva dormito più di dodici ore consecutive e in quel tempo aveva rivissuto in un sogno tutta la sua ultima giornata. Si sporse in avanti sui sedili anteriori –quanto manca?- chiese e Derek rispose dopo aver letto un cartello.
-Benvenuta a Londra- commentò mentre prendeva l’uscita dell’autostrada che li catapultò direttamente nel centro cittadino, Cat iniziò a guardarsi intorno ammaliata, non era mai stata fuori da quel paesino di cento abitanti che era High Hills, e quello per lei era magico. La London Eye, il Tower Bridge, il Big Ben, tutto era esattamente come se lo era immaginato. Attraversarono il centro cittadino in mezz’ora sempre stando ben incollati al camion dei traslochi fino al limite sud della città, poi svoltarono in un quartiere dalle villette lussuose e lo percorsero fino all’ultima quando improvvisamente si bloccò. Davanti a loro c’era una graziosissima villetta in mattoni e una grande vetrata che dava sulla sala. Sophia si voltò verso i figli seduti nei sedili posteriori, Cat diede un colpo a Davis per svegliarlo prima che la madre con un sorriso che andava da un orecchio all’altro mormorasse –Benvenuti a casa-
Cat aprì in automatico lo sportello scendendo e guardando con gli occhi illuminati quella dimora, che sarebbe stata da adesso in poi la sua.
-Mamma è… bellissima- disse con un sospiro quasi non riuscendo a crederci. Si avviò all’ingresso, si voltò a guardare Sophia e Derek
-posso?- chiese con un sorriso appoggiando una mano sulla maniglia e il suo patrigno annuì –ovvio è anche casa tua ora no?-
Cat annuì entusiasta –niente mi farà tornare alla mia vecchia vita- concluse entrando in quel paradiso di cemento.
Come la porta si chiuse alle sue spalle una voce femminile dalla parte opposta della strada parlò.
-Signori Edwards- disse e i due coniugi si voltarono in quella direzione –Federica, Niall- disse Sophia salutando le due figure sul marciapiede dall’altra parte della strada con un sorriso.
-siete tornati prima del previsto- commentò Niall e Derek annuì –è stato più facile di quanto pensavamo, ma… ci servirebbe un aiuto-
-si certo- si propose entusiasta Federica completamente all’oscuro che l’aver accettato quella sorta di missione l’avrebbe legata ancora di più alle persone che voleva il più possibile lontano da lei.



tocca a me: allora niente non ho molto da dire, all'inizio non volevo postare ma ho pensato di fare un regalo di pronta guarigione a Fede quindi ecco qui, diciamo che questo è un po' come soltanto il prologo quindi non ho molto da dire spero vi piaccia e che mi seguiate in tanti... beh un bacio chia x.
   
 
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