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Autore: Ghen    10/12/2011    0 recensioni
Lui viveva con la sola madre, i due fratellini minori e la nonna malata. Lui aveva una migliore amica, due amici e una ragazza che le piaceva; piaceva, certo, non più da mesi. Lui ogni notte riceveva la visita di una voce che lo chiamava e lo invitava ad esprimere un desiderio: ma quanto può costare un desiderio?
[Partecipante al "[Original Concorso 11] La Sorgente e... Lui" di Eylis]
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4… Perso tutto
 
 
Si rigirò sulle coperte, e poi ancora. Sudava. Con un calcio gettò via le coperte, osservato da Nora, dal suo angolo come tutte le notti.
«Ti amo, Seb!», si allungò subito per arrivare a baciarlo.
Ancora, borbottando nel sonno.
«Mi ami…?», rise un po’ sulle sue. Il suo desiderio… era riuscito anche stavolta.
 
PIP PIP PIP PIP
Fu Nora a spegnere la sveglia per lui per poi scuoterlo nel sonno. «È ora di alzarsi, Sebastian! Sebastian!».
Mugugnò. «Ora mi alzo… Sono sveglio!».
 
Scese le scale di corsa e come ogni mattina si sedette a tavola, pronto per fare colazione. Sua madre era stranamente di buon umore davanti ai fornelli: canticchiava come da anni non la sentiva fare, era quasi una cosa nuova.
«Che succede?», rise.
«Ecco le frittella!», subito lo servì, con il sorriso stampato sul volto.
«Oggi devo fare un nuovo colloquio di lavoro, e se mi prendono potrò rinunciare a tutti gli altri!».
«Oh, è una cosa grossa allora?».
«Ci puoi scommettere!», sorrise.
Lilly si sedette a tavola e prima che la madre potesse guardarla storta parò le mani in avanti. «Pulite e fresche!», aggiunse con mezzo sorriso, odorandole.
I due scoppiarono a ridere.
 
La mattina sembrava essere iniziata proprio col piede giusto: pensò Sebastian inforcando la sua bici.
«Sebastiaaaan!», udì alle sue spalle, cominciando a rallentare.
«Buongiorno, Mariel!».
«Buongiorno, amore mio!», gli inviò un bacio.
Non c’era nulla di sbagliato: pensò.
 
Arrivati a scuola parcheggiarono le loro bici l’una accanto all’altra come facevano sempre e dopo si presero per mano, come due teneri fidanzatini, per avviarsi all’edificio.
«Ma guardali…», sbottò Charlie. «È impensabile, impossibile! Ma come cavolo avranno fatto? La gente sta impazzendo!». Si mise a braccia conserte, mettendo su il muso, per poi guardare la sorella.
Chelsea sembrava delusa e affranta, e senza replicare afferrò la sua cartella, cominciando a camminare. «Vado in classe…», sussurrò spenta.
 
A lezione Sebastian era curvo sul banco come al solito, pensava a Mariel, che ora era diventata la sua ragazza.
Cosa c’era di male? Continuava a ripetersi ogni tanto. Ora tutto ciò che voleva era lì per lui: sì, il suo desiderio era realtà.
«Seb… Psst!».
Sentì Michael bisbigliare e s’incurvò a lui.
«Mi hanno detto di passarti questo!», disse, consegnandogli un bigliettino.
«Di chi è?».
«Uno di quarta mi hanno detto, non so…».
Controllò che la professoressa non stesse guardando da quelle parti e aprì il bigliettino: conosceva bene quella calligrafia, era Charlie.
Bell’amico del cazzo che sei!
Questa ce la paghi, Sebastian Finnigan, parola mia!
Tu non ami Mariel e lo sai, invece mia sorella sta male!
Ti importa questo?
Se hai conservato ancora un po’ di dignità lasciala a lei!
Ti odio e appena ti vedo ti spacco la faccia, bastardo!
Accartocciò il foglietto e lo gettò in terra da una parte, spingendolo coi piedi. Non sapeva come, ma in fondo quel biglietto lo aveva messo in una strana agitazione. Sapeva bene che, eppure, per quanto impegno potesse metterci Charlie, lui era più forte.
Ma non c’era nulla di sbagliato; nulla di male, no?
 
«Ti amo tanto, cuoricino mio!», se la ritrovò davanti alla sua classe a campanella appena suonata, pronta per abbracciarlo e poi baciarlo. Alcuni compagni di classe esultarono felici uscendo dall’aula, mentre quelli delle altre classi li guardavano sorpresi: tra loro vi era pure Melanie, che con sguardo chino si voltò per andarsene.
«Oh, ma perché devi fare così Esageri!», sbuffò.
«In cosa? Voglio solo stare con te!», sorrise, aggrappandosi al suo braccio.
Mariel… Mariel non era una ragazza come le altre, sapeva Sebastian. Innamorata si sarebbe davvero comportata così?
Subito corse in mezzo a loro una ragazza, che dicendo di essere innamorata di Mariel si metteva in mezzo nella loro storia d’amore.
 
Cosa c’era di sbagliato? Pensò ancora.
 
Ho perso tutto.
 
Aveva due amici, ma si era scagliato contro di loro e li aveva feriti. Aveva una migliore amica che ora aveva trasformato in uno stupido pupazzo. Gli piaceva una ragazza che infine si era dichiarata a lui, ma l’aveva ignorata a causa di un capriccio.
 
Digrignò i denti e prese la sua decisione.
 
«Sono uno stupido!», disse in quel momento, prima di scattare e correre via, senza che qualcuno lo potesse fermare.
Dal cortile scavalcò il cancello e corse via, inseguito da un insegnante furioso.
Non si fermò, corse fino allo sfinimento per la strada, finché possedeva fiato in corpo. Tra la gente e le strade, Sebastian continuava a vedere la luce dorata di quell’acqua, sotto ogni cosa, tra la pelle e il cemento: era ovunque. Quell’acqua era sotto, sopra, a destra e sinistra e non se n’era mai accorto.
Svelto spalancò il portone. «Abh! Signor Abh!».
L’uomo apparve dietro ad una colonna e lo raggiunse.
«Voglio annullare i desideri! Ora!».
«Come prego?».
«Sei sordo? Voglio annullare i desideri, come faccio?».
L’uomo per un attimo rise, preso un po’ alla sprovvista. «Finora nessuno, a parte la sua amica prima che cambiasse idea, aveva mai reclamato una cosa simile!».
«Beh, io lo sto facendo!», serrò i pugni. «Allora?».
L’uomo smise di ridere e si guardò intorno spaesato, Sebastian capì così che non avrebbe trovato alcuna soluzione parlando con quell’uomo. Subito corse al suo spazio e facendo silenzio e osservando bene notò da dove proveniva l’acqua. I tubi portavano ad un piano superiore.
Non ci mise poco a trovare le scale ma una volta arrivato vide come laggiù tutto era straordinariamente diverso: le colonne e gli archi erano tutti immersi nell’acqua, come un grande lago nella stanza, e questa scendeva da un’enorme cascata dal cielo, senza fine. Non era un posto come gli altri: era un pezzo di Paradiso.
Camminando intorno al perimetro del lago vide nell’aria alcuni pesci che nuotavano ed emettevano piccoli suoni, come voci femminili. “Sebastian…“, sembravano chiamarlo. Incantato ad osservarli non si rese conto di essere osservato a sua volta: dall’acqua sbucò una piccola testa dai capelli verdi, che mostrò infine il suo sorriso.
Si spaventò, indietreggiando. «C-Cosa…».
«Ciao!», saltò dall’acqua come un delfino, mostrando il suo corpo di mezzo pesce. «Non viene a trovarmi mai nessuno, sono contento di vederti! Io sono Orhus, il saggio di questa sorgente dei desideri!», si presentò, continuando a sorridergli.
Dopo un attimo di smarrimento Sebastian si rese conto che doveva chiedere direttamente a lui se voleva veder annullati quei desideri.
«Oh, allora devo dirlo a te!», esclamò. «Orhus, giusto? Mi devi aiutare: ho perso il controllo dei desideri e ho combinato un gran casino; le cose devono tornare come prima!».
«Come prima?».
«Sì, devi annullare tutto!».
Il piccolo si guardò un po’ intorno, per poi sorridergli ancora. «Tutti o gran parte perdono il controllo dei propri desideri! Altri restano qui dentro a vita perché non possono farne a meno e perdono di vista la realtà.», disse.
Sebastian era determinato e s’impose che non sarebbe andato via fino a che non avesse convinto quel piccolo pesce a fare come diceva.
«Tu però sei simpatico!», rise all’improvviso. «Va bene, accontenterò la tua richiesta a una condizione… Devi dirmi… qual è il mio desiderio?».
 
Quale poteva essere il desiderio di un piccolo pesce? Ragionò tornando a casa.
Lasciò la sua bici a scuola, ed era già pronto a sentire la ramanzina di sua madre avendo di certo ricevuto la telefonata da parte della scuola che suo figlio era scappato saltando dal cancello. Già, sua madre… Fu in quel momento che rivide il sorriso felice di Lilly e Curt nel rivedere la mamma felice, quella mattina.
Si fermò. Ora sapeva qual era il desiderio.
Veloce corse verso casa e ignorando le urla di sua madre che lo inseguivano per la casa prese un foglio e una penna, uscendo di nuovo. «Scusa, mamma, dopo!».
 
«Ho trovato il tuo desiderio!», sorrise fiero davanti ad Orhus.
«Quale?».
«Ciò che sogna ogni bambino: sua madre!», gli mostrò il foglio che prima teneva nascosto sulle spalle, raffigurato il buffo disegno di quella che doveva rappresentare una sirena coi lunghi capelli.
Il viso del piccolo saggio della sorgente s’illuminò e il foglio cominciò a volare per aria in tutta la stanza, circondato dai tanti pesci che sembravano festeggiare a loro volta. «La mia mamma…», sorrise. «Quanto mi manca la mia mamma…».
 
 
 
Da quel momento in poi le cose andarono decisamente meglio, e questa volta per davvero.
La madre di Sebastian riuscì ad avere quel posto di lavoro, che le permise non solo più soldi, ma anche di poter passare più tempo libero con i suoi figli. La nonna festeggiò i suoi ottantanove anni con un gran banchetto, anche se non si ricordava più di metà nomi degli invitati. Lilly e Curt crescevano sereni con nuovi amichetti tra il vicinato.
 
«Mi ami?».
«Sì…».
«E perché?».
«Non lo so a dire il vero…», ci pensò su, prima di baciarla. «Ma ti amo…».
Mariel e Chelsea divennero finalmente una coppia e quest’ultima fece pace con Sebastian, anche se dopo giorni di scuse ininterrotte. Mariel dal canto suo, non sapeva nemmeno il perché delle scuse: si scoprì che chi era sotto l’effetto dei desideri degli altri non portava ricordo.
 
Sebastian riuscì a fare pace anche con Charlie, anche se fu più dura che con la sorella. Dovette sconfiggerlo a boxe: senza l’effetto del desiderio ne aveva preso più e più volte.
 
Ci pensava Melanie tuttavia a farlo ritornare in forze.
Lei e Sebastian si misero insieme, dopo che le chiese pubblicamente scusa davanti a tutta la scuola con un mazzo di fiori in mano. Melanie sembrava averlo rifiutato ma il giorno dopo camminavano mano nella mano davanti a tutti.
 
Sebastian ritornò il classico ragazzino di sempre, come le sue F e la scusa che volevano dire Felice.
 
 
 
In quanto a Charlie…
Charlie… Charlie… Il tuo desiderio è già realtà…
Per lui tutto doveva ancora cominciare.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
   
 
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