CAPITOLO 12
UNA PROMESSA
Dal treno scese una sola figura. Aveva un lungo mantello nero, il cappuccio tirato sul viso le metteva in ombra i tratti del volto. Nel buio, solo due occhi chiari vi sbucavano. Era una persona piccola, e soppicava appena. Si avvicinò ai ragazzi e disse con voce burbera: -vi manda Silente?
James
non riusciva a parlare. Per tutto il resto della serata era stata Lily a farlo,
benchè fosse chiaro che non ne aveva la minima voglia. E fu ancora lei a farlo.
–esatto. È lei quello che dobbiamo portare…
-al
quartier generale, sì. Piacere, sono Alastor Moody.
Lily
sorrise, riconoscendo il nome del noto auror. –è un piacere conoscerla.-
sussurrò piano.
-anche
per me cara.- la sua roca voce burbera si velò di gentilezza per un istante.
–allora, andiamo? Sarei stanco, oltre che infreddolito.
Si
voltarono e presero a camminare in direzione della casa. Alastor, arrancando
nella loro scia.
-siete
Potter e Evans vero? i giovani aiutanti.
-già.-
mugugnò James, perché Lily sembrava troppo presa a cercare di spiare sotto il
mantello dell’uomo.
-se
posso permettermi…perché entrate nell’Ordine solo adesso?- chiese Lily.
L’uomo
fece una risata sarcastica. –perché prima ero occupato.- disse.
Lily
sembrò soddisfatta, e continuò a studiarlo.
A
James non importava di Moody. Gli importava solo di quelle parole che
continuavano a suanargli in testa. Lily, lei, la sua Lily… provava qualcosa. E
non qualcosa di piccolo…aveva scritto d’amarlo. Perché non gli dava quella
lettera? Sapeva bene quello che lui provava, no? forse doveva ricordarglielo. O
forse, lei lo avrebbe fatto quella sera. Perché se no aveva quella lettera in
tasca?
Entrarono
in una piccola via. A terra, un rivolo di pioggia scivolava tra le lastre di
pietra del pavimento. James non si era accorto che stesse piovendo. Si toccò le
guance e se le scoprì bagnate. Guardò Lily. I capelli rossi appiccicati alla
fronte, il trucco un po’ sbavato. Così sembrava un po’ selvaggia…la Lilian che
aveva baciato. Lily la selvaggia…principessa guerriera… James voleva solo
baciare di nuovo quelle piccole labbra rosse e un po’ imbronciate.
-eccoci…-
fece piano la ragazza, leggendo l’indirizzo. –credo che noi dobbiamo
stare fuori…
-ma
piove.- ribattè l’uomo.
-dobbiamo
tornare al castello, è tardi. Ci bagneremo, non è un problema.
James
annuì. L’acqua gelida gli scivolava tra i capelli, risvegliando dentro di lui
ogni singola parola appena letta.
-grazie
del passaggio ragazzi. A presto.- salutò Alastor.
-ci
saluti Ewan.
-va
bene. a presto- ripetè, prima di sparire al di la del portone. Lily si voltò
verso James e sorrise appena.
-ce
l’abbiamo fatta allora…
-già.
-dobbiamo
tornare, indietro…
-già.
Quell’alone
d’imbarazzo che per tutta la serata avevano tentato di smorzare,
improvvisamente ricalò sulle loro teste. Si misero a camminare, in silenzio.
Ripercorsero i loro stessi passi fino a che non furono ai confini di Hogmade.
Lontano, le luci del castello si perdevano nel frenetico cadere della pioggia.
-James?
Lui
sgranò gli occhi, rallentando il passo quando si accorse che lei si era
fermata. –dimmi.
Lily
si morse il labbro, rendendolo più rosso. –grazie…
-di
cosa?- si fermò anche lui.
-di
non aver nominato i miei per tutta la serata, anche se avresti voluto farlo.
James
sorrise, un po’ deluso e un po’ commosso. –volevo che fossi tu a iniziare
il discorso.
-è
che io… non volevo farvi stare male…
-noi
stiamo male se tu non ci rendi partecipi del tuo dolore.
-non
volevo farvi vedere cosa si prova, perché voi non potete capire…
-lo
so, noi non possiamo…ma possiamo aiutarti. Aiutarti a stare un po’ meglio…
gli
occhi di Lily erano pieni di lacrime, ma la pioggia gli impediva di vedere se
stava piangendo.
-io
non posso stare meglio…tu non sai come sono stata cattiva quest’estate…non gli
ho nemmeno permesso di starmi vicino…
-loro
non potevano farlo comunque…
-ma
avrei potuto provarci. Adesso, adesso loro se ne sono andati senza sapere nulla
di me.
ora
James vide chiaramente le lacrime mescolarsi alla pioggia, i singhiozzi
diventare parte del suo solito sorriso, sostituirlo. Le si avvicinò e le prese
le spalle tra le mani, costringendola a guardarlo. –Lily, loro sapevano
bene che lasciandoti vivere la tua vita così come l’avevi scelta, avrebbero
dovuto rinunciare a te. E l’hanno fatto, per renderti felice.
-io
non sono felice, però…
-devi
provare a esserlo di nuovo, Lil… o tutti i loro sacrifici, saranno stati
inutili…
Lily
si mise le mani sul viso, singhiozzando. –non ho nemmeno
potuto…salutarli…abbracciarli…
James
se la portò accanto e la strinse. Sentì il suo piccolo corpo singhiozzante
premersi sul suo petto, accoccolarsi contro di se. Lily si strinse a quel corpo
grande, forte, che la difendeva dalla pioggia che gli cadeva addosso, che
nascondeva le sue lacrime nella notte. avrebbe voluto sorridere, ma continuò a
piangere. Perché aveva rotto la diga e adesso nulla, avrebbe potuto frenarla.
Lui la coprì un po’ con anche il suo mantello. Lily iniziò a tremare, di
freddo, di paura, d’emozione.
-Lily,
si piangi…piangi, tranquilla…- James sentiva gli occhi riempirglisi anche a lui
di lacrime. Le accarezzò la schiena, e poi su, su, fino ai capelli. Erano
bagnati, e grosse gocce di pioggia scivolarono tra le sue dita facendogli il
solletico. Trovò l’elastico e lo sfilò. Come una cascata rossa i capelli di Lily
gli piombarono tra le mani, soffici e bagnati, leggeri e profumati.
-dai,
andiamo Lily…ti stai bagnando tutta…
-no,
ti prego…stiamo qui…non voglio tornare al castello…
-ma
ti prenderai un raffreddore…
-non
te ne andare, resta così…ti prego…
James
sentì le mani di Lilian correre lungo la sua schiena e ancorarcisi sopra,
stringendolo con forza. Vide le sue guance bagnate appoggiate al suo petto.
Sorrise, continuando ad accarezzarla con calma. –certo, staremo qui,
tutto il tempo che vorrai…
E
la pioggia continuò a cadere su di loro, abbracciati nella notte che avanzava,
sotto la cupola di nuvole grige che li sovrastava, nell’erba ferita dal
temporale e nel lago agitato dalla tempesta. Lontano, il palazzo assopito e il
Platano immobile, unici testimoni di quell’abbraccio. Lily sentiva gli occhi
chiuderlesi sotto il peso delle troppo lacrime, del sonno, e non seppe mai
quanto tempo passò. Voleva solo restare li, così, in eterno. Perché finalmente
non era un cuscino a cingerla, non era un falso viso e un falso momento, era
tutto vero. non voleva doversi staccare da lui, da quel maglione di lana, dalle
sue mani che le accarezzavano la schiena, il corpo, così come nessuna mano
aveva mai fatto, stringendola e coccolandola come mai nessuno aveva fatto per
lei negli ultimi anni. Si lasciò trasportare da lui, quando sentì che si
muoveva. Ignara della pioggia che aveva smesso di cadere, ignara delle lacrime
che non le scorrevano più sulle guance, del sorriso che aveva illuminato i suoi
occhi chiusi. Il morbido tocco del suolo l’accolse, e lei si accucciò meglio,
senza guardare. Sentiva il corpo di James accanto a lei, e non le importava
dove l’avesse portata, purchè continuasse a stringerla così.
James
sorrise, guardandola dormire, la testa appoggiata nel suo grembo. Le foglie
sotto il pino erano solo umide, bagnate appena perché riparate dalla folta
chioma dell’albero. Lei si era lasciata trascinare fino ai margini della
foresta. Le prese una mano e la strinse appena. Sorrise. –tranquilla, hai
ragione… io non ti lascerò mai, Lily…è una promessa…- sussurrò. E nel sonno,
lei fece un piccolo sorriso.
Un raggio rosato di un sole bambino si liberò dalla fredda morsa della notte nuvolosa, trapassò le ultime gocce superstiti, pizzicò le loro palpebre abbassate, illuminando i loro visi addormentati. A quel piccolo raggio ne seguì un secondo, timido e prematuro, prese a giocare sulla superficie scura del lago, facendolo risplendere d’oro e rosa. Lily aprì gli occhi. Non c’era più alcun peso all’altezza del suo stomaco. Si alzò, stiracchiandosi. E si accorse che aveva usato le gambe di James come cuscino. Il ragazzo aveva i capelli ancora bagnati, attaccati alle guance e alla fronte. Il viso ancora un po’ in ombra, fiocamente illuminato dalla luce fresca dell’alba. Non potè trattenersi dall’accarezzargli il volto. Lui stropicciò il naso, sorrise, aprì gli occhi. Lei ritrasse la mano in fretta. Non poteva permettersi quel lusso. Il lusso di avere James come l’aveva desiderato. C’erano cose più grandi al mondo, che stavano accadendo. Che stavano sconvolgendo le loro vite. Cose che nemmeno una notte abbracciati poteva cancellare.
I
loro occhi si incontrarono nella penombra. Dopo tanto aspettare, quello era il
momento giusto. Ci sono cose che non si possono evitare, e in quel momento, non
poterono evitare di sorridersi. Nonostante il grande, immenso male che
imperterrito cresceva intorno e dentro di loro. Lily si accorse che non
importava. Che non era da quello che dipendeva cio che lei provava o meno. Si
mise una mano in tasca. Doveva imparare a essere sincera, decise, mentre James
si stiracchiava.
-James,
io…
lui
le sorrise, vedendola impallidire. La tasca era vuota.
-tutto
bene?
lei
scosse il capo. –no…avevo…portato una cosa, ma…
James
annuì. –lo so.
-cosa?
Fu
lui ora a mettersi una mano in tasca, e ne tirò fuori un pezzo bagnato di
carta, nero per l’inchiostro sbavato con la pioggia.
Lily
arrossì, ma nonostante questo fece un piccolo sorriso.
-mi
dispiace tanto, James.
-per
cosa?
-per
essere stata così immensamente stupida, e…
lui
sorrise. –alla fine ho vinto.
Lily
abbassò gli occhi. Un raggio di sole le accarezzò il viso, facendo risplendere
i suoi occhi verdi umidi di lacrime e di felicità.
-James,
io…
-lo
so, Lily… non sei coraggiosa. Per questa volta, posso esserlo io.
Le
si avvicinò, le prese la testa tra le mani, reggendola come se fosse fatta di
cristallo. –ho tanta paura, James…
-lo
so, lo so… ma non devi. Qualunque cosa accadrà, io e te, l’affronteremo.
Combatteremo insieme questa e tutte le battaglie che avremo davanti, se me lo
permetterai…
Lily
abbassò gli occhi, imbarazzata. Poi James la vide sorridere, e lo fece anche
lui. chiuse gli occhi un istante, per sospirare, e lei fu li. Li, tra le sue
braccia, le labbra premute sulle sue, le mani che giocavano tra i suoi capelli
bagnati, seduta sulle sue gambe, abbracciata a lui. Continuò a baciarla,
assaporando il dolce gusto delle sue labbra, rievocato non solo dalla memoria,
il profumo dei suoi capelli, le sue guance lisce premute sulle sue. A Lily
veniva da ridere, mentre lo baciava, con forza, finalmente, come se mai e poi
mai qualcosa avrebbe potuto renderla più felice. Come se da quel bacio,
dipendesse tutta la sua intera vita. Desiderò immensamente che non finisse mai,
e continuò a stringerlo. Lentamente il bacio si placò, lui si staccò dolcemente
e appoggiò il capo nel suo seno che rabbrivida, bagnato. Lei continuò ad
abbracciarlo, a baciargli i capelli. I loro respiri piano si regolarizzarono, i
loro cuori iniziarono un unisono battito tranquillo. James rialzò il viso e lei
dischiuse le labbra, per accogliere un suo nuovo, lungo bacio. un lento bacio,
mentre i raggi di una fredda alba li illuminavano, di rosa e d’oro, sulle loro
labbra, finalmente unite.
Lily
sorrise. James sorrise.
-grazie…-
sussurrò lui.
lei
scosse il capo. –ti amo.
E
nella luce di quel nuovo giorno si baciarono ancora, pronti a ricominciare
anche loro. Questa volta, insieme…
FINE
Dedico questa fiction a tutti gli amori che
sembrano impossibili.
Un grazie enorme a tutti coloro che hanno
seguito la mia storia e che hanno creduto in me…
Alla prossima!
Rosy_Francis