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Autore: Afaneia    11/01/2012    1 recensioni
Chi è Luisa? Un tempo non era nessuno, era solo una piccola ragazza di provincia, una piccola allenatrice di Borgo Foglianova partita all'avventura come tanti, come tutti. E ora? Ora è la Campionessa di Kanto e Johto, dopo aver superato sfide e pericoli e aver sconfitto, dopo anni di viaggio e allenamento, Lance e Rosso, il Presidente della Lega Pokémon e il vero Campione delle due regioni.
Ma la vita continua a cambiare. La piccola ragazza di provincia ora è quasi una donna e i suoi nemici (Rosso, Argento, quel ladro che conobbe il primo giorno del suo viaggio) stanno cambiando e le loro relazioni mutano con loro. E soprattutto, ciò che cambierà definitivamente la sua vita sarà l'arrivo di Ho-Oh, la fenice di fuoco delle leggende, che discenderà dal cielo ad annunciarle una grande verità...
Genere: Avventura, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Lance, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Saga della Prescelta Creatura'
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Il giorno dopo, sul giornale, spiccava una grossa foto della comparsa di Mew a Rovine d’Alfa. Quattro pagine erano dedicate alla sua leggenda e alle teorie di un possibile legame del Pokémon col mistero degli Unown.

“Sono certa che tu c’entri qualcosa, Lance” disse Lorelei, sbattendo sul tavolo il giornale.

Lance guardò la foto e spinse via la ragazza. “Lorelei, io non ho la capacità di attirare i Pokémon leggendari. Lasciaci leggere il giornale.”

Chinatosi sulle pagine assieme ai tre compagni, lesse dell’avvistamento di Mew alle Rovine d’Alfa.

“Sei preoccupato, Lance?” chiese Luisa bevendo il latte.

“Potrebbe nominare noi” replicò il ragazzo.

“Nella foto non ci siamo” osservò Argento. “Se anche ci nominasse, resteremmo solo le allucinazioni di un pazzo visionario.”

Lance continuò la lettura: “ ‘…riferiscono che due ragazzi e una ragazza sono stati condotti via’” lesse.

“Non significa niente” disse Luisa. “Io e te siamo famosi, Lance, eppure non siamo chiamati per nome: probabilmente nessuno ci ha riconosciuti.”

“Speriamo” commentò il ragazzo chiudendo il giornale.

“Credete che Mew possa essere cacciato, ora che si è mostrato in pubblico?” domandò Argento.

“Immagino che lo sarà” rispose Luisa. “Ma se in molti secoli nessuno è riuscito a fargli un graffio, dubito che qualcuno ci riuscirà proprio ora. E comunque, le ricerche si concentrerebbero nella zona intorno alle Rovine d’Alfa.”

“E là troveranno solo Unown e scritte minacciose riguardo a Torri Pokémon” concluse Lance alzandosi.

Luisa ripensò alla scritta che lei stessa aveva scoperto. “Vi siete mai chiesti dove potrebbero erigere questa Torre?” chiese.

Lance alzò le spalle. “Probabilmente è solo una metafora.”

“Non potrebbero riferirsi a noi?” suggerì Argento a bassa voce. “A qualcosa che ci riguarda?”

Abbassarono lo sguardo, incupendosi.

“Ho paura” ammise infine Luisa. Dai loro occhi capì che il suo sentimento era condiviso.

“Ho-Oh ha detto di non preoccuparci, di comportarci normalmente” fece notare Argento. “Come possiamo riuscirci? In ogni cosa vediamo il nostro riflesso e quello della nostra storia.”

Ci fu un lungo istante di silenzio, durante il quale ciascuno fissò cupamente l’immagine di Mew che splendeva dal giornale.

“Stiamo diventando pazzi” disse infine Luisa, afferrando il giornale. Ne scorse in fretta le pagine. “Ho capito coscientemente chi siamo e perché esistiamo, ma ancora non riesco ad abituarmi all’idea. Facciamo qualcosa, qualunque cosa. Torniamo alle Rovine, andiamo a Torre Bruciata, alleniamoci per la Lega. Sono stanca di aspettare e non possiamo andare avanti così in eterno.”

Lance chinò lo sguardo sulle proprie mani magre e nervose. “Hai ragione tu, Luisa. Non possiamo restare fino alla fine dei nostri giorni chiusi qui, ad aspettare che succeda qualcosa, qualunque cosa.”

Erano stanchi di aspettare. Volevano vedere, volevano capire.

“Dove andiamo?” chiese Argento alzandosi. “Sono pronto. Andiamo dove volete.”

“Allora?” chiese Lance. “Luisa, a te la scelta. Dopotutto, sei tu la meravigliosa creatura che muove i suoi passi tra le spoglie mortali.”

Luisa sospirò. “Voglio vedere la Grotta Ignota.”

Lance alzò le spalle. “È solo un cumulo di macerie. Non vale quasi la pena del volo.”

“Andiamo lo stesso. Là vivevano Mew, Mewtwo, Moltres, Zapdos, Articuno… sono sicura che non sarebbe un  volo sprecato.”

“Andiamo, Lance” disse Argento. “Dopotutto, anche se è un cumulo di macerie, resta comunque la Grotta Ignota.”

Il ragazzo alzò le spalle e li precedette fuori dell’edificio, dove presero il volo verso Celestopoli.

“Sei sicura di volerla vedere?” domandò Lance. “Non è bella. Sono solo sassi crollati.”

“Smettila, Lance. Abbiamo altro da fare? È un posto come un altro. Andiamo.”

Scesero a Celestopoli. A piedi, percorsero lentamente il lungo ponte che li separava da Grotta Ignota.

Là videro una distesa immensa di pietre, di detriti…qua e là sorgevano cupole più pesanti.

Luisa non aveva potuto vedere la Grotta prima del crollo, ma aveva seguito l’accaduto al telegiornale. Vedere quella scena di desolazione l’incupì.

“Era un posto così grande…”mormorò.

“Era bellissima” disse Lance. Guardò in alto. “Era alta e nera, una nebbia l’avvolgeva. Emanava un’aura sacra che le donava una bellezza infinita. E ora, è crollata.”

“Come può essere successo?” domandò Argento. Raccolse una pietra. “Qui vivevano Mew, Mewtwo, ed erano sacri, tutti lo sanno…ed è crollata.”

“È così che è andata” rispose Lance. “Me lo ricordo, non ero lontano, ero sulla strada del Tunnelroccioso. Sono arrivato di corsa e ho sorvolato la rovina con Dragonite. Era terribile. Era bellissimo.”

“E…e li hai visti?” chiese cauto Argento.

Si raccontava che, dopo il crollo, i Pokémon leggendari fossero volati via. Lance annuì distrattamente.

“Sì, credo di sì. Abbiamo visto i lampi: prima tre, uno rosso, uno giallo e uno bianco. Poi una sfera blu, e infine una sfera rosa, l’ultima di tutte, e sono volate via insieme.”

Tacquero.

“E adesso, è crollata.”

Rimasero lì, taciturni e silenziosi, a osservare le rovine della bellissima Grotta.

“Mi dispiace molto di non aver potuto vederla in piedi” disse Luisa. Sospirò e spinse via con un calcio una pietra. “Andiamo via. Avevi ragione tu, Lance. Non valeva la pena di venire qui. Ci ha solo resi più tristi.”

A passi lenti e stanchi i tre si allontanarono. Giunti in cima al ponte, si fermarono. Non sapevano dove andare.

“Cosa vogliamo vedere, adesso?” chiese Argento, stanco. Si guardarono l’un l’altro.

“Andiamo a Miramare” suggerì Lance voltandosi.

Luisa non capì. “Ma là vive solo il nonno di Bill…”

“È da lui che andiamo.”

Fu Argento il primo a capire. “Credi che possa aiutarci?”

“Il professor Oak non voleva che parlassimo della Prescelta Creatura, ma in fin dei conti il Pokéfanatico potrebbe capire meglio le nostre curiosità.”

Luisa alzò le spalle. “Bene, allora. Come vuoi. Andiamo a trovarlo. Bill mi ha detto che gli fa piacere ricevere visite.”

Tornarono sui propri passi  e percorsero la distanza che li divideva dal Miramare.

Raggiunsero la casa sulla scogliera. Era piacevole e accogliente.

Bussarono. Dalla porta il vecchio chiese chi fosse. “Siamo Lance, Luisa e un amico, Argento” rispose Lance, accostandosi alla porta.

“Lance? Il figlio di Lawrence? Sei tu?”

“Sono io” rispose il ragazzo sorridendo. “Può farci entrare?”

Non ci fu risposta. Dopo poco, il Pokéfanatico aprì la porta. Era un vecchio, ma in fondo era giovane. Sorrise.

“Sei cresciuto molto, Lance. Sei un uomo, ora.”

“Grazie.”

“E tu, Luisa. Sei diventata grande da quando ti ho vista. Sei proprio bella. Come stanno i tuoi Pokémon?”

“Bene, signore” rispose Luisa.

“È importante. E tu, ragazzo…” gli occhi del vecchio si posarono sul ragazzo. “Argento?”

“Argento, sì.”

“Bello, sei. Ma io so chi sei, t’ho visto.”

Argento arrossì. Il vecchio gli sorrise. “Sei con uno di loro?”

“Con me” rispose in fretta Luisa.

“Cosa volete? Perché siete qui?”

Lance esitò. “Vogliamo farle alcune domande.”

“Su quale argomento?”

“La leggenda della Prescelta Creatura, signore. Lei ne sa qualcosa?”

Il vecchio esitò. Rifletté a lungo. “Credevo nessuno ne parlasse più. Dove l’avete sentita?”

“Ad Amarantopoli, da un vecchio allenatore che passeggia sempre vicino a Torre Bruciata” rispose Argento in fretta.

“Capisco. Volete venire dentro?”

I tre si accomodarono sul divano, l’uno accanto all’altra.

“Cosa volete chiedermi?” chiese il Pokéfanatico sedendosi di fronte a loro sulla poltrona.

Lance prese la parola. “Lei sa chi è la Prescelta Creatura?”

“No” rispose il vecchio “Non in questo secolo.”

“Mi chiedevo solo se lei sapeva cos’è.”

“È un’altra domanda” riprese il vecchio. “Sì. So cosa è. Volete che ve lo legga dal libro?”

Si alzò e, senza attendere risposta, si accostò alla libreria e prese un libro. Tornò a sedere, lo aprì sulle ginocchia e lesse: “ ‘ In ogni secolo esiste una creatura meravigliosa che muove i suoi passi tra le spoglie dei mortali. Due giovani l’accompagnano, che siano simili a lei e la sostengano nelle sue prove…’”

“Non ci dice niente di nuovo” lo interruppe bruscamente Argento. Il Pokéfanatico sospirò.

“Mi dispiace.”

“Ci scusi” mormorò Lance.

“Ragazzi” sospirò allora il vecchio. “Il professor Oak mi ha detto che sareste venuti.”

I ragazzi si guardarono.

“Signore, noi non siamo…”iniziò Luisa.

“Chi è di voi?”

Luisa esitò. “Co…come?”

“Chi di voi tre è la Prescelta Creatura?”

I tre ragazzi si scambiarono uno sguardo. Per la prima volta, Luisa sentì nella propria mente le parole di Lance.

“Diglielo.”

“No…”

“Ha ragione lui, Luisa. Ci possiamo fidare. Diglielo.”

Lentamente, Luisa si alzò in piedi. Con occhi diretti guardò decisa il vecchio.

Il Pokéfanatico la guardò. “Avvicinati.”

La ragazza si avvicinò a lui. seduto, l’uomo la guardò. Era commosso.

“Lei ci crede?”

“Sì. Volevo vederti. Sai…sono contento d’averti vista prima di morire. E voi…”

“Siamo i suoi compagni” disse Argento.

Ci fu un sorriso.

“Ora, ho visto tutto. Posso morire ora, sapete. Ho visto i Prescelti. Sono felice di avervi visti.” Proseguì: “C’era qualcos’altro che volevate chiedermi.”

Luisa si voltò a guardare Lance.

“Signore” disse il ragazzo allontanandosi. “Voi conoscete Rosso?”

“Lo conosco.” Il vecchio sollevò le mani. “So cosa volete chiedermi. Rosso è pazzo. Lui vuole trovare Ho-Oh e non smetterà di cercare finché non sarà riconosciuto come Prescelta Creatura, o finché non gli sarà provato che non lo è.”

I ragazzi s’intristirono. Loro erano ciò che Rosso avrebbe voluto essere, ciò che lo aveva separato da Blu.

“Non è giusto” disse Luisa. “Doveva essere lui. Lui voleva esserlo, noi no. Perché non lui?”

“Perché non è forte abbastanza.”

“È  DA DUE GIORNI CHE SENTO RIPETERMI CHE NON È FORTE ABBASTANZA! FORSE CHE IL MERITO SI MISURA DALLA POTENZA DEI POKÈMON? IO NON VOLEVO ESSERLO E LUI VOLEVA, LUI LO MERITAVA, IO NO!”

“Il suo sangue non è quello della Prescelta Creatura, Luisa.”

“NON È GIUSTO!”

“Forse non lo è. Ma sono stati i Pokémon leggendari a scegliere. E noi non abbiamo diritto di lamentarci.”

“Ma Rosso ha perso Blu per diventare la Prescelta Creatura! Non lo diventerà mai e per questo entrambi moriranno soli, a cercarsi sulla cima di quel maledetto vulcano! E questo non è giusto!”

“Luisa.” Il vecchio le afferrò i polsi e la costrinse a guardarlo. Fissandola dritto negli occhi, le disse lentamente: “La colpa non è tua.”

Luisa si fermò a guardarlo.

“Rosso ha fatto una scelta. Nessuno gli ha detto di farlo, ma lui ha scelto di cercare. Blu ha accettato di vederlo partire, poiché non poteva fare niente per fermarlo. Rosso continuerà a cercare, Luisa, e nessuna parola può farlo desistere dal suo intento. Farà ciò che sente di dover fare. Anche se questo lo farà morire lontano da Blu.”

“Io lo odio” disse Luisa “Ma ho compassione di lui, perché è pazzo. E ho compassione di Blu.”

“Tutti ne abbiamo, Luisa. Proprio tutti. Non angustiarti per lui.”

“Grazie, signore” disse Lance alzandosi. “Lei ci è stato di grande aiuto.”

Il Pokéfanatico lo guardò tristemente. “Lance. Andate a cercare qualcosa sul vostro mistero. Non è così?”

“Sì, signore.”

“Non vi servirà a niente. Non troverete niente che cambi quello che siete, e ciò che dovete sapere, lo sapete già. Restate con me per oggi. Aiutatemi a prendermi cura dei miei Pokémon, pranzate con me. Distraetevi, o finirete per impazzire, per diventare come Rosso.”

Allora trascorsero là tutto il resto della giornata, a Miramare. Pranzarono col vecchio e parlarono di tutto, ma non delle leggende; trascorsero il pomeriggio in giardino, a giocare coi Pokémon e a dar loro da mangiare, e risero e scherzarono per tutto il tempo. Venne la sera, e dovettero accomiatarsi.

Tramontava il sole. Luisa, Argento e Lance erano fermi, fuori della porta.

“Grazie di essere venuti. Spero che abbiate trascorso una bella giornata.”

“È lei che dobbiamo ringraziare” disse Lance.

“E di cosa? Sono un povero vecchio.”

“Grazie di averci salvati” disse Luisa.

“Come possiamo ringraziarla?” chiese Argento.

“Non ne avete bisogno.”

“C’è qualcosa che avrebbe voluto vedere?” chiese Luisa. “E che non ha visto?”

“Tu mi hai mostrati i Pokémon che non ho potuto catturare, Prescelta Creatura. Di un solo Pokémon non ti chiesi, perché non avresti potuto mostrarmelo.”

“Che Pokémon era?”

“Mew.”

“In tutta la vita, non ha visto solo Mew?” domandò Lance stupito.

Il vecchio sospirò e guardò in alto. “Vidi ogni Pokémon conosciuto, ragazzi miei. Ogni Pokémon. Vidi Ho-Oh, Lugia, Suicune, Entei e Raikou. Avventurandomi a Grotta Ignota, ebbi l’onore di vedere Mewtwo, Moltres, Zapdos e Articuno. Solo Mew non ebbi modo di vedere, perché è troppo sacro per i miei occhi.”

Luisa, Argento e Lance si guardarono. Fu un attimo-

Concentrandosi, chiamarono.

“Prescelti.”

“Mew. Hai sentito?”

“Sì. Eccomi, viaggio per raggiungervi. Attendete.”

“È stato buono con noi, signore” disse Luisa prendendogli le mani. “Ci ha strappati dal baratro della pazzia, ci ha impedito di dannarci. Ora siamo in pace. Lo dobbiamo a lei.”

“Siamo suoi debitori. Saremo per sempre al suo servizio” soggiunse Lance.

“Non esiti a fare affidamento su di noi” disse Argento. “Ci ha salvati e noi non lo dimenticheremo facilmente.”

Il sole era ormai quasi del tutto oltre la linea dell’orizzonte. D’un tratto, un’aura sacra li raggiunse. Voltandosi, videro Mew stagliarsi contro il mare infuocato.

E il vecchio tremò quando si avvicinò.

Mew volò attorno a lui, sfiorandogli il viso con la punta del muso. Quattro volte gli girò attorno, bellissimo e sacro come tutti sanno.

Infine si fermò dinanzi a lui, sostando in aria.

Non andava toccato Mew, il vecchio lo sapeva e si trattenne, pur desiderandolo. Allora fu Mew a toccare lui. s’infilò sotto le sue vecchie mani rugose, strappandogli una carezza, e lo guardò negli occhi per un istante. Poi volò via, gettandosi sotto il pelo dell’acqua.

Il Pokéfanatico rimase fermo,. Incredulo, a guardare dov’era sparito. Poi si voltò a guardare i ragazzi.

“È bellissimo” disse lentamente.

I tre annuirono.

“È…è sacro. Come dicono tutti.”

“Ora l’ha visto” disse Luisa. “È il nostro dono per lei. Ma la nostra gratitudine non si esaurisce qui.”

“Grazie” mormorò il vecchio. Restò a guardare mentre i Prescelti si allontanavano in volo, verso il sole.

   
 
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