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Autore: jas_    27/01/2012    76 recensioni
Abigail odiava Harry Styles, con tutta sé stessa. Era la persona più egoista, vanitosa, antipatica e viziata che avesse mai conosciuto.
Sophie invece trovava che Niall Horan fosse la persona più bella che avesse mai visto sulla faccia della Terra. Sorriso buffo, accento irlandese e occhi ipnotici. La sua sola vicinanza le provocava la tachicardia.

Due amiche, cinque ragazzi, una scommessa.
Cos'ha in serbo per loro il futuro?
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'You belong with me'
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Abigail fu la prima ad uscire dalla classe al suono della campanella, non vedeva l’ora di mangiare dato che il suo stomaco brontolava da un’ora buona ma il motivo principale era un altro: cominciava a starle stretta quella classe.
Durante tutta la lezione aveva sentito un paio di occhi verdi addosso, aveva cercato di non farci caso, seguendo le parole del professore piuttosto che pensare a Harry ma ovviamente era stato tutto inutile.
Ogni qual volta non guardava un punto che fosse la lavagna o il suo quaderno degli appunti, scorgeva con la coda dell’occhio il riccio – seduto sulla sua stessa fila, alcuni banchi più in là – osservarla insistentemente chiudendo a malapena gli occhi ogni tanto.
Era una sensazione pesante da sopportare per sessanta minuti e ciò aveva cambiato completamente l’umore ad Abigail facendola diventare scorbutica e maleducata, tanto che quando era uscita dalla classe aveva spinto un ragazzo senza nemmeno scusarsi.
Buttò con poca maniera i libri nell’armadietto chiudendolo con altrettanta violenza.
Cominciò a camminare con passo svelto per i corridoi gremiti di gente, stringendo con così tanta forza la spallina dello zaino che le nocche le erano diventate bianche.
Sentiva che era sull’orlo di un crollo nervoso, non solo Harry si era preso gioco di lei, ma era anche passato dal chiederle umilmente perdono al cercare di farla impazzire. Ogni volta che s’incrociavano, Abigail aveva la sensazione che il ragazzo volesse mangiarsela con gli occhi dal tanto la guardava intensamente.
E la cosa che odiava di più era che oltre che mandarla fuori dai gangheri, quella situazione le faceva ancora battere il cuore all’impazzata. Era inutile negarlo, era ancora attratta da Harry ma cercava di resistergli convinta che fosse soltanto una cotta passeggera che sarebbe passata nel giro di poco.
Il frastuono che investì Abigail quando aprì la porta della mensa la fece distrare dai suoi pensieri.
Si mise in fila per prendere da mangiare prima di guardarsi intorno alla ricerca di Sophie.
La scorse dopo alcuni secondi, in un tavolo vicino alla finestra intenta a scambiarsi effusioni con Niall, sorrise automaticamente felice per l’amica.
Quei due erano perfetti insieme, non riusciva a capire come avessero fatto a non accorgersene prima – o meglio, come Niall avesse fatto a non accorgersi – ma l’importante, in fondo, era che da allora erano diventati inseparabili.
Abigail prese un pezzo di pizza prima di dirigersi verso loro. Non voleva interrompere nulla ma non aveva nemmeno intenzione di pranzare da sola e poi avevano tutta la vita davanti per sbaciucchiarsi, pensò con un pizzico di gelosia.
Nella sua mente si fece spazio, immediatamente, il viso di Harry a pochi centimetri dal suo, scosse la testa con veemenza con l’intento di scacciare quei pensieri che le balzavano improvvisamente in mente senza che potesse farci qualcosa.
«Tutto bene?» le chiese Niall, che si era accorto del suo turbamento.
Abigail annuì distratta prima di sedersi di fianco a Sophie e addentare un pezzo di pizza.
«Tu stai male» borbottò Sophie giocherellando con la sua insalata che non aveva ancora sfiorato. Lei sapeva il motivo del malumore di Abigail, e non si lasciava sfuggire nemmeno un’occasione per ribadire il suo pensiero, e cioè che doveva perdonae, esattamente come lei aveva fatto con Niall.
Abigail fulminò l’amica con lo sguardo mentre masticava, «cosa vorresti insinuare?» chiese poi, con la bocca piena.
«Che dovresti andare da Harry» ribatté secca la bionda.
Abigail per poco non si strozzò con quello che stava mangiando, cominciò a tossire rumorosamente coprendosi la bocca con una mano mentre Sophie le dava dei leggeri colpetti sulla schiena preoccupata.
Non capiva tutta questa sorpresa da parte dell’amica siccome sapeva bene cosa pensava a riguardo della faccenda “Harry”, poiché era ormai diventato un argomento all’ordine del giorno.
«Vuoi farmi morire?» la ammonì Abigail con voce strozzata, quando si riprese.
Aveva gli occhi lucidi ed era ancora leggermente paonazza in volto, questo le dava un’aria ancora più intimidatoria. Niall, probabilmente però, non la pensava allo stesso modo se ridacchiava divertito dalla scena.
«Parli del diavolo..» mormorò poi, quando vide un ammasso di capelli ricci muoversi nella loro direzione.
Nessuna delle due ragazze fece caso alle parole del biondo, infatti, quando videro Harry appoggiarsi al loro tavolo, dai loro sguardi trapelava pura sorpresa.
«Buongiorno!» esclamò il riccio entusiasta, rivolgendo un particolare sorriso ad Abigail che faceva finta di niente.
Niall continuava a ridersela divertito, mentre Sophie lo guardava leggermente sconcertata non riuscendo a capire cos’avesse in mente.
Conosceva fin troppo bene Abigail e aveva il brutto presentimento che qualunque cosa avesse fatto Harry, non sarebbe servita a far tornare le cose a posto.
Abigail era una combattente, non si lasciava mettere i piedi in testa facilmente ed era tutt’altro che perseverante. Nonostante Sophie sapesse che provava qualcosa per Harry, era altrettanto certa che bisognava darle tempo. Doveva sbollire prima di essere pronta a perdonare.
Nonostante ciò, però, poneva fiducia in Harry e notava determinazione e coraggio nel suo sguardo, aveva la netta sensazione che non sarebbe uscito dalla mensa senza aver prima ottenuto ciò che voleva, peccato che facesse così da alcuni giorni ormai, e non era ancora riuscito a portare a termine la sua missione.
«Io ho ancora fame» bofonchiò Niall massaggiandosi la pancia, «vieni con me?» chiese poi a Sophie, facendole un lieve cenno con la testa.
La bionda comprese immediatamente l’idea dell’irlandese così si alzò prontamente dalla sedia trotterellando allegramente dietro a lui e lasciando, così, Harry e Abigail da soli.
«Che vuoi?» chiese subito scontrosa quest’ultima.
Il riccio si sedette con calma di fronte a lei, prendendo il posto lasciato libero da Niall, prima di rispondere.
«Lo sai cosa voglio, Ab..»
«Beh, dovresti anche sapere che non sono intenzionata a perdonarti quindi potevi risparmiarti lo sforzo.»
Harry sospirò appoggiando la schiena alla sedia. Si passò una mano tra i capelli riflettendo con calma sul da farsi.
Aveva perso il conto di quante volte aveva cercato di parlarle seriamente, ma tutte le volte finiva per perdere la pazienza e litigare ancora di più. Sapeva che se fosse successa la stessa cosa con qualunque altra ragazza, a quell’ora l’avrebbe già mandata a quel paese invece con Abigail era diverso. Non riusciva nemmeno lontanamente a immaginare di dover perderla e non aveva intenzione di arrendersi, nonostante lei sembrasse più dura della roccia.
Avrebbe continuato a cercare di scusarsi finché non avrebbe più avuto voce, oppure, finché lei non avrebbe ceduto, per disperazione o altro.
«Ma non lo capisci proprio?» le chiese Harry, con una nota di dolcezza nella voce che Abigail non aveva mai sentito prima. Solitamente quando lei rispondeva male, anche lui, a sua volta, perdeva la pazienza e finivano per litigare alzando spropositatamente il volume della voce, invece quella volta Harry sembrava persino più tranquillo di prima.
Il ragazzo le prese dolcemente la mano e Abigail non riuscì ad impedirgli di farlo, era troppo scossa e sorpresa dall’assurdità di quella situazione per dover pensare ad essere stronza.
«Io ti amo, Abigail» le sussurrò delicatamente Harry, così piano che lei fece fatica a sentire, in mezzo a tutto quel rumore.
Gli schiamazzi che si udivano in mensa avevano in parte sovrastato la voce del ragazzo ma lei era sicura di ciò che aveva sentito. Trattenne il respiro per alcuni istanti incapace di pensare, reagire, fare qualunque cosa.
Era come impalata davanti a quel paio di occhi verdi che la guardavano ansiosa in cerca di una risposta.
«Non.. non ho sentito bene» riuscì a borbottare, dopo una manciata di secondi.
Harry la osservò spiazzato da quella risposta prima di scoppiare in una fragorosa risata, Abigail invece era seria. Sentiva il cuore batterle all’impazzata ed era certa che le sarebbe scoppiato nel petto da un momento all’altro, però, nonostante fosse sicura di aver capito bene, allo stesso tempo voleva avere la conferma di quello che aveva sentito.
E poi, sentire Harry Styles dirle che la amava non era cosa da tutti i giorni, ammise.
«Ti amo!» ripeté allegro, alzando notevolmente il tono della voce, come se stesse dicendo la cosa più ovvia e normale del mondo.
Alcuni ragazzi vicino a loro si voltarono lanciando occhiate non proprio benevole mentre Abigail cercava di guardare altrove, imbarazzata. Il chiasso che c’era nella mensa cessò immediatamente, sembrava che tutti stessero assistendo a quella scena.
«Okay ho capito» borbottò la ragazza impacciata.
Non si sarebbe mai aspettata una dichiarazione così aperta da parte di Harry, però, doveva ammettere, che nonostante avesse voluto ucciderlo per avere tutti gli occhi puntati addosso a lei, il cuore le batteva all’impazzata. Sentiva che il viso le era andato in fiamme – probabilmente era rossa dall’imbarazzo – allo stesso tempo, però, era felice come lo era stata poche volte in vita sua. Sentiva le farfalle svolazzarle nello stomaco, nonostante non avesse mai pensato che esistesse quella sensazione da sempre descritta nei film e nei libri, e non poté fare a meno sorridere al meraviglioso ragazzo che la osservava.
Non appena incontrò gli occhi verdi di Harry si sentì al sicuro, tutto l’imbarazzo che aveva provato nell’essere al centro dell’attenzione era sparito.
C’erano solo loro due, forse era ora di mettere da parte l’orgoglio e lasciare parlare il cuore.
 
Luna uscì dalla classe sbattendo energicamente la porta prima di incamminarsi per i corridoi semi-deserti.
Odiava arte con tutta se stessa, in particolare il professore, che non faceva altro che farle domande riguardo la data di nascita di questo o quel pittore, scultore o chi più ne ha più ne metta; giusto per umiliarla davanti a tutta la classe.
Si diresse a grandi passi verso il bagno, senza badare ai pochi studenti che la guardavano preoccupati, troppo concentrata a insultare mentalmente l’insegnante, dopo averlo fatto ad alta voce.
Aprì il getto dell’acqua fredda prima di bagnarsi il viso, alzò lo sguardo verso lo specchio osservando il suo riflesso, cosa che faceva spesso negli ultimi giorni.
I lunghi capelli biondi erano come al solito leggermente arruffati e le guance lievemente rosse, cosa che le accadeva quando era furiosa. Come in quel momento.
Sbuffò guardandosi intorno, tutte le porte dei gabinetti erano aperte, segno che era da sola nella toilette e che poteva fare ciò che voleva.
Per un istante le balenò l’idea di distruggere tutto, giusto per dare sfogo alla rabbia che le ribolliva dentro.
Si asciugò il viso prima di uscire dal bagno e dirigersi verso il cortile per fumarsi una sigaretta.
Luna odiava il fumo, e chi fumava in generale, la trovava come una sorta di suicidio, a lungo termine, però. Non che chiunque fumasse fosse destinato a morire di tumore ai polmoni ma non giovava alla salute di certo. Invecchiava la pelle, ingialliva i denti e le unghie e rovinava la voce.
Mentre accendeva la sigaretta, però, quelle brutte conseguenze erano gli ultimi dei suoi problemi.
Inalò avidamente il fumo prima di espirarlo creando una nuvoletta grigia davanti a sé mentre nella sua mente vorticavano migliaia di pensieri riguardo  scuola, famiglia, ma in particolare Louis.
Non l’aveva più visto né sentito da quando gli aveva confessato i suoi sentimenti, era sparito nel nulla.
Inizialmente Luna aveva sperato di ricevere una sua chiamata, o di trovarlo di nuovo davanti alla porta di casa sua, invece niente. Aveva cercato di convincersi che gli servisse tempo per metabolizzare la notizia, quando in realtà era proprio sparito nel nulla.
Lei non aveva più osato chiamarlo, si era umiliata già una volta rivelandogli i suoi sentimenti e non aveva intenzione di rendersi del tutto ridicola standogli addosso come una stalker. L’avrebbe aspettato, cercava di convincersi, anche se ogni minuto che passava senza sapere sue notizie non faceva altro che affievolire quella speranza in cui tanto credeva.
Si sentiva una vera e propria stupida per aver “seguito il suo cuore” come dicevano i romanzi di Nicholas Sparks che sua madre divorava. Si era fatta coinvolgere talmente tanto da quelle scemenze che aveva finito per confondere la sua vita con quella di un film quando in realtà non c’era nessun rospo che si trasformava in un principe se veniva baciato. Da lei se baciavi un rospo sentivi del viscido sulle labbra e sputavi per terra schifata da ciò che avevi fatto
Fece un altro tiro dalla sigaretta, trattenendo questa volta di più il fumo in gola.
Doveva reagire, pensò, dov’era finita la dura e razionale Luna qual era?
«E’ partita per la tangenziale» si disse da sola la ragazza, convinta di essere l’unica là fuori.
«Qualcuno mi ha detto che un uomo dell’età di trentacinque anni, che fuma venticinque o più sigarette al giorno, ha un rischio del tredici percento di morire di cancro ai polmoni prima dei settantacinque anni.»
Luna sussultò, facendo cadere inavvertitamente la sigaretta per terra.
«Ci manca solo che bruci la scuola» osservò il ragazzo divertito, sedendosi di fianco a lei.
La bionda si abbassò a raccogliere la cicca, spegnendola sul muretto su cui si era messa.
Solo allora ebbe il coraggio di alzare lo sguardo e incontrare quello di Louis.
Sentì un nodo formarsi all’altezza della gola e il battito del suo cuore accelerare, senza poter fare niente. Odiava non avere il controllo della situazione.
«Io non fumo venticinque sigarette al giorno» riuscì a borbottare con tono duro.
Louis sorrise, scuotendo leggermente la testa con fare divertito, prima di tornare a incatenarla con lo sguardo.
Luna si sentì mancare, e pensò seriamente di rischiare di cadere all’indietro se non avesse fatto appello al poco autocontrollo che le era rimasto.
«Smettila di fare la dura» la riprese Louis, senza però, usare alcun tono duro nella voce, «perché non sei così» aggiunse poi.
La ragazza strinse fortemente i pugni per evitare di scagliarli addosso a quel bel visino pallido che si ritrovava davanti, era passata dal desiderare Louis all’odiarlo nel giro di pochi minuti.
Come osava sparire nel nulla per giorni dopo che lei si era dichiarata e tornare come se non fosse successo niente. Anzi, come poteva tornare da lei con quell’atteggiamento così spavaldo?
Probabilmente se l’umore di Luna non fosse stato così pessimo, si sarebbe messa a ridere a quella battuta prima di rispondergli prontamente ma quella non era proprio giornata, pensò.
Non doveva permettersi di atteggiarsi in quel modo, non con lei.
«Cosa sei venuto qua a fare?» lo rimproverò, ignorando la tentazione di rivolgergli parole non troppo educate.
Louis alzò le sopracciglia evidentemente sorpreso da quella domanda così diretta, «beh..» cominciò insicuro.
Luna lo incalzò con lo sguardo a continuare, ma il ragazzo fece silenzio.
«Quale strana ragione ti ha portato a spuntare così dal nulla, come se non fosse successo niente quando invece è successo.. tutto?» continuò Luna, alzando leggermente il tono della voce.
Era paonazza in volto, se lo sentiva, aveva caldo nonostante un leggero e fresco venticello la faceva rabbrividire fino ad alcuni minuti prima.
«Dovevo riflettere» ribatté Louis sulla difensiva.
«Riflettere su che cosa? Hai avuto un anno Louis per riflettere. Un anno!» continuò spazientita Luna, che ormai stava gridando.
Il ragazzo sussultò, quando si accorse di quanto fosse arrabbiata lei.
«Ascoltami un secondo!» la interruppe con fare prepotente.
Luna si fermò, sorpresa dalla decisione con cui Louis l’aveva zittita. Non l’aveva mai visto così arrabbiato, nemmeno quando le sue sorelle lo facevano impazzire nascondendogli i videogiochi.
«Mi hai sorpreso con quell’affermazione, okay?» continuò, addolcito. «Non pensavo che ti dichiarassi così.. apertamente. E avevo bisogno di tempo per riflettere, insomma, non appena mi hai detto quelle cose ho subito pensato a cosa accadrebbe se un giorno dovessimo lasciarci.»
Luna fece per aprire bocca ma Louis la zittì immediatamente con un gesto della mano, «fammi finire» protestò.
«Non credo di essermi mai fatto così tanti problemi come in questi ultimi giorni e se sono qui è perché volevo dirti cosa penso.»
La bionda deglutì trattenendo per alcuni secondi il respiro. Si sentiva come sul ciglio di un burrone e Louis era l’unico che la potesse salvare pronunciando soltanto due semplici parole.
«Io credo che..»
«Louis!»
Entrambi i ragazzi si voltarono di scatto verso il ragazzo che lo aveva chiamato. Zayn notando lo sguardo infuocato con cui lo guardavano entrambi alzò le mani in segno di resa.
«Vengo in pace» cercò di difendersi, «volevo solo vedere che fine avevi fatto, ti aspettavamo tutti in mensa non sai cos’ha fatto Harry» continuò rivolto all’amico, letteralmente su di giri.
«Zayn..» borbottò Louis, contrariato dalla sua presenza.
«Insomma, si è messo a gridare nella mensa e tutti si sono girati a..»
«Zayn!» ripeté il ragazzo, questa volta a denti stretti.
«Ho interrotto qualcosa?»
«Vattene» borbottò Louis con fare intimidatorio.
Zayn fece ballare alcune volte lo sguardo dall’amico che tratteneva l’istinto di strozzarlo a Luna, che lo osservava infastidita pure lei, prima di andarsene a gambe levate, esattamente com’era arrivato.
«Cosa stavi dicendo?» lo incalzò Luna, una volta che Zayn se ne fu andato.
«Ecco.. Io..» cominciò a borbottare Louis, osservandosi le unghie già completamente mangiate.
«Voglio stare con te» affermò poi deciso, alzando finalmente lo sguardo.
Luna lo scrutò per alcuni secondi, incapace di muovere un muscolo, e di respirare, quasi. Se il cuore le batteva ancora era soltanto perché lo faceva senza che lei glielo comandasse.
Quando riuscì veramente a rendersi conto di cosa le sue orecchie avevano udito, buttò le braccia al collo di Louis stringendolo a sé come mai aveva fatto prima.
Nel giro di pochi secondi tutte le angosce che aveva provato erano sparite, Lou l’aveva salvata dal burrone.
 
«Credo che il mondo stia proprio per finire» commentò con fare solenne Niall, osservando la scena che gli si presentava davanti agli occhi.
Da una parte Luna e Louis che sembravano appena usciti da una pubblicità di dolciumi per quanto si mangiavano con lo sguardo, dall’altra, invece, Abigail e Harry che scherzavano e ridevano come Niall non aveva mai visto loro fare.
«Cosa vorresti insinuare?» lo ammonì il riccio, stringendo di più a sé Abigail che rideva divertita dalla scena.
«Sì infatti, cosa vorresti insinuare?» s’intromise Louis, sorridendogli beffardo.
L’irlandese si strinse nelle spalle sentendosi preso di mira, Sophie gli strinse ancora di più la mano che gli stava tenendo, facendogli capire che era dalla sua parte.
«Niente, sembra soltanto il finale di uno di quei film scadenti che escono a Natale, dove tutti vivono felici e contenti» ribatté il biondo sulla difensiva.
«Felici e contenti non proprio» osservò Abigail lanciando un’occhiata di fuoco a Harry che faceva finta di niente, «visto che qualcuno ha appena insinuato che mangio come un esercito.»
«Qualcosa contro chi mangia tanto, Styles?» lo riprese Luna, esilarata dalla situazione e dalla faccia che fece il riccio, sentendosi preso di mira.
«Sì infatti, poi se Abigail mangia come un esercito io come mangio?» intervenne Niall, sollevato del fatto che le critiche si fossero spostate verso un altro membro del gruppo.
«Tu mangi come un esercito di maiali» ribatté pronto Harry, prima di scoppiare in una fragorosa risata.
Niall aprì la bocca in cerca di qualcosa da dire senza, però, riuscire a ribattere.
«Hai firmato la tua condanna a morte, Styles» intervenne Luna, con fare provocatorio.
Prima che qualcun altro potesse agire, Harry si liberò dalla presa di Abigail cominciando a darsela a gambe, attraversando a tutta velocità il cortile della scuola ormai deserto.
Niall prese a rincorrerlo seguito subito dopo da tutto il gruppo che gridava e gesticolava intimando il riccio di fermarsi anche se ormai era giunto all’imponente cancello dell’entrata della scuola.
«Vi prego fermatevi!» ansimò Louis, arrestandosi immediatamente prima di portarsi una mano alla milza dolorante. «Il mio corpo non è in grado di sopportare tutto questo sforzo.»
«Oh Tomlinson Tomlinson» lo chiamò Luna, «hai il fisico che è peggio di quello di un ottantenne.»
«Ha parlato la maratoneta.»
La bionda gli tirò un pugno sul bicipite facendo gemere Louis, già allo stremo delle sue forze.
«Datti all’ippica!» lo prese in giro Niall, alcuni metri avanti a lui.
Sophie non riuscì a trattenere una risata, voltandosi verso l’irlandese che le sorrise di rimando.
«Che dici, tu corri di più di quello scansafatiche lì?» le chiese divertito.
Sophie annuì sicura, come se la risposta a quella domanda fosse ovvia.
«Ne ero sicuro» osservò Niall, prima di annullare le distanze tra di loro.

***
 
non ci credo ancora che sia finita cwc
penso che chi scriva delle fan fiction mi possa capire, nonostante mentre scrivo non veda l’ora di arrivare all’ultimo capitolo, quando devo postarlo è sempre un trauma.
questo capitolo poi, è stato un parto, anzi peggio. del tipo che non avevo idea di cosa scrivere, come fare, e ringrazio immensamente luna e fale per l’aiuto :)
i ringraziamenti però preferisco farli in risposta alle recensioni, non sto qua a nominarvi una per una perché impazzirei – e sono già sclerata di mio – quiiindi quando mi lascerete una recensione (perché lo farete uù) vi risponderò con calma :D
qui però voglio fare dei ringraziamenti generali, soprattutto alle 141 persone che hanno messo la storia tra le seguite, le 134 che l’hanno messa tra le preferite, le 27 che hanno messo la mia storia tra quelle da ricordare e le 51, HO DETTO CINQUANTUNO *O* persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti. quando ho visto ste cifre ormai cadevo dalla sedia. HAHAHA
ho le lacrime agli occhi, vi giuro, voi non sapete quanto mi riempiano il cuore di gioia questi numeri, le meravigliose recensioni che mi lasciate e i tweet che mi scrivete.
sembrerà tanto una frase fatta ma sono sincera se vi dico che siete una fonte d’ispirazione per me, molte volte quando non avevo idea di come andare avanti pensavo a tutte le persone che mi chiedevano quando aggiornavo eccetera e mi impegnavo al massimo per portare a termine il capitolo, quindi, sarò anche ripetitiva ma.. grazie :D
ovviamente fatemi sapere che ne pensate anche di questo ultimo capitolo, siate sinceri che non mi offendo e non abbiate problemi a dirmi se preferivate un altro tipo di finale o che cosa.
ringrazio adele (sì, la cantante) per avermi fatto da colonna sonora in quest’ultimo capitolo, mi sto seriamente innamorando di quella donna tanto che ho intenzione di scrivere una fan fiction su lei e zayn ma per ora è solo un progetto campato per aria e-e
ringrazio i one direction, visto che se non esistessero loro io non sarei qua ad intasarvi il fandom, e poi ringrazio louis per la battuta che ha fatto nel dietro le quinte di one thing:
"this is the most physical excercise one direction have done in the past year and we're very very tired ".
mi ha ispirata per la scena finale, lo ammetto uù
non è un progetto campato per aria, invece, la nuova fan fiction di cui ho postato il prologo un po’ di giorni fa, mi farebbe piacere se passaste, s’intitola ours :D (cliccate sul banner sotto).
credo di aver finito, non posso fare altro che ripetervi per l’ennesima volta GRAZIE, davvero. siete stupende :)
jas

 
 


 

   
 
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