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Autore: Dhialya    28/01/2012    0 recensioni
Sette shot per sette lettere.
Sette stralci di vita, sette strappi di pensieri. Passati, presenti, futuri.
{Capitolo cinque - Libertà: Lui era come lei. E per quello aveva la sensazione che le cose fossero giuste, per come si stavano evolvendo. Ed il futuro faceva un po' meno paura, in quei momenti. Erano memorie dal futuro. Come se lo avesse sempre saputo, come se non si trovasse davanti nulla di nuovo. Come se non avesse aspettato altro per tutta la vita. E si sentiva bene, immensamente bene, e non credeva che sarebbe riuscita nuovamente ad avere paura di morire, paura di lasciare qualcosa – qualcuno.
{Capitolo sette - Amicizia: "Stupida, stupida." Batti una mano ripetutamente sulla fronte ma poi ti fermi, accorgendoti che dei signori ti stavano guardando con apprensione, come se avessi bisogno di aiuto.
"Merda." Avvampi e sorrisi imbarazzata, voltando lo sguardo dalla parte opposta ed appoggiandoti ad un palo. Cerchi di respirare piano, per raccogliere un po' di calma.
"Magari nemmeno viene."
-Scusa il ritardo! Hai aspettato molto?-
"Doppiamente merda."

[D - Delusione.][H - Happy Ending.][I - Impassibile.][A - Apatia.][L - Libertà.][Y - Years.][A - Amicizia.]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dhialya



H di Happy Ending

~ Life is not a fairy tale ~
[Present]




Lo schermo del computer acceso illumina la stanza altrimenti quasi completamente al buio, fatta eccezione per un filo di luce del lampione che proviene dalla finestra con le imposte semi-chiuse.

Ti piace il buio.
Ti senti al sicuro quando sei lambita da esso, senza nessun'altro visibile attorno.
Ultimamente più di prima.
Vivi di buio, le ombre sono le tue migliori amiche.
Lo sono sempre state, anche se non lo sapevi.

Batti qualcosa sulla tastiera, giri per siti smorzando le curiosità che ti nascono sul momento.
E intanto la tua mente vaga altrove, intonando silenziosamente alcune note e parole delle canzoni che ascolti ultimamente e che senti particolarmente vicine a te.
Ti rispecchiano, sembrano aver capito tutto di te, che raccontino la tua vita.

E' bella la musica; vivi di musica; ti aiuta la musica; si conserva nei tuoi ricordi, la musica.

E mentre nella stanza si sente soltanto il ronzio del computer che potrebbe essere assorbito dalle pareti anonime della camera, nella tua testa c'è il fermento, una piena attività di pensieri e musichette.
Se la vita potesse avere delle musiche come colonne sonore, compagne quando accadono episodi particolari, tu saresti contenta.
Ne avresti giusto alcune da assegnare a determinati fatti che ti sono capitati o che la tua fantasia si diverte ad immaginare. Impossibile che si avverino, ma se si potesse avere una canzone come sottofondo, allora magari potrebbero capitare.

Sulla cartella dei giochi ci clicchi quasi per sbaglio, in un movimento del cursore non calcolato quando ti sporgi per prendere una penna e segnare degli abbozzi su un'agenda, quasi piena di disegni e scritte poco chiare che non riesci più a decifrare, anche se non hai fonti di luce più forti.

Così, quando la tua vista torna sullo schermo dopo aver scritto un paio di righe poco chiare – e che, sei sicura, se non trascrivi il prima possibile finiranno nel dimenticatoio come le altre – ti ritrovi davanti la cartella dei giochi con quello degli scacchi evidenziato di blu ma non ancora aperto.

Mediti.
Non sei mai stata molto brava a scacchi, forse perché ti capita poco di usare la logica prima di fare la tua mossa.

Perché se ci rimugini troppo sopra non combini niente, quindi agisci.
Ci pensi dopo, però, e spesso è già troppo tardi per frenare le conseguenze che il tuo gesto poco pensato e analizzato avrebbe comportato a te e a chi ti sta intorno di positivo e negativo.

Anzi, non hai mai vinto, a scacchi.

Magari, pensi, provare potrebbe aiutarti.
Come
esattamente non lo sai, ma il solo provare a meditare prima di fare una mossa potrebbe essere uno spunto per il prossimo futuro.
Non sia mai che il gioco ti faccia un'iniezione di calma, risolutezza e responsabilità.

Clicchi, e la partita inizia.

Ci metti qualche minuto a ricordare bene i movimenti che possono fare le varie pedine, e per questo dopo cinque minuti hai appena spostato tre pedoni in avanti di un solo passo, anche se potevi farlo di due caselle come prima mossa.
Ma, secondo te, muoversi così è un modo troppo lento, vorresti osare di più, attaccare subito.
E sbaglieresti, lo sai.
Le volte che hai provato ad attaccare, a reagire, hai combinato dei disastri.

E solo in quel momento ti rendi conto che non sei stata solo tu la vittima dei tuoi stessi gesti.
Che non solo tu hai perso, hai sofferto e pianto.
Anche le altre, ma magari erano talmente brave a nasconderlo con l'indifferenza che a te sembravano essere state solo delle maschere, che le persone che ti eri trovata davanti non erano altro che sconosciute: non mostrano tristezza, quindi è colpa loro.

No.


Non possono non essere state segnate.
Anche solo in minima parte qualcosa devono aver provato: dispiacere, un pizzico di delusione.
Qualcosa.
O forse davvero non hanno mostrato niente perché non erano tanto coinvolte da poter provare qualcosa quando hanno iniziato a rompere tutto.

Quando, alle elementari, la tua prima lei aveva attaccato per non perderti, troppo gelosa nei tuoi confronti per condividerti con qualcun'altra, la tua vita, i tuoi giorni di scuola erano diventati incubi: pizzicotti, litigi, oppressione, ricatti.
Cose da bambini, sciocchezze pensavi.
Sapevi che non era normale, ma tu eri sempre stata una debole.
E lei era la tua prima migliore amica da quando eri nata.
E tu ti facevi valere, poi lei ti diceva scusa e si metteva piangere perché eri arrabbiata con lei, allora la perdonavi – ed eri tu a scusarti con lei.

Forse era una qualche forma di bullismo o solo una sua fragilità che veniva fuori?
Non lo sai, però sei sicura di una cosa: le persone possono essere cattive, meschine, ti possono calpestare per ragioni che non sai, per loro paure.
Ma con lei non puoi avercela.

Le vuoi bene ancora dopo tutti gli anni trascorsi, se la trovi in giro sembra quasi non essere cambiato nulla, tranne che ognuna ha preso la propria strada.
È una cosa bella, ti fa vedere quegli anni con un po' di nostalgia ma sei contenta che siano passati, andati via e lontani.
Anche se in realtà non sono così tanti a te sembra di star vivendo un'eternità.

Dov'è la fine?

L'uscita da questo labirinto?


Non riusciva a capirsi, si perdeva nei suoi stessi pensieri e ormai stava muovendo i suoi scacchi virtuali solo per inerzia, con la voglia di mangiare più pedine avversarie possibili per affermarsi.
 
Non capiva come potesse sapere di avere sofferto per colpa loro e non considerarle lo stesso colpevoli; non capiva come, sapendo di aver sofferto ma di non essere stata l'unica, potesse comunque ritenerle in parte responsabili dei loro allontanamenti e delle rotture irreparabili che c'erano state.

Era strano.
Era un controsenso che, per l'appunto, non aveva nessun senso.
Oppure stava ragionando troppo di logica e doveva solo rilassare la testa.

Mentre la tua vita continuava tranquilla, è arrivata lei come un uragano.

All'inizio non la sopportavi, non la calcolavi.

Poi l'hai amata – di bene – come solo con una persona speciale, che ti capisce con un solo sguardo e che inizia a condividere tutto con te, si possa fare.
L'adoravi, era diventata il centro del tuo mondo.

Che grosso errore far credere una persona tanto importante.


Poi, quel giorno.
Quella piccola frase detta in più e l'inizio di un atteggiamento distante.
In due ore era crollato tutto.
Due ore.

E addio ricordi e momenti passati insieme per mesi.

Due fottutissime ore.


E un'ora l'avevi passata a piangere in mezzo al cortile, con lei che ti sputava addosso cose che ti avevano messo in bocca ma che tu, anche se le avevi pensate in passato senza mai averle detto davvero – troppo codarda per farlo – non avevi mai confessato, senza avere la possibilità – né la voglia, troppo indignata per ciò che stava accadendo – di ribattere.

Per quello pensavi – pensi. Non sai dire se qual'è la tua linea di pensiero – che l'indifferenza con cui ti aveva negato la fiducia fosse solo la conferma che lei era esattamente come l'avevi immaginata e come tutt'ora alcune persone la descrivono: le piace sentirsi importante, le piace sentirsi al centro del mondo e mettere i piedi in testa a tutti, le piace quando le persone cadono ai suoi piedi – lo ha sempre fatto, con i ragazzi –.

Tu non eri stata altro che l'ennesima persona che le era andata vicino.
Però era vero.

Sembrava tutto così vero.


Siete passate all'evitarvi nuovamente, a guardarvi come due persone che non si non mai conosciute davvero.
E hai iniziato ad evitarla il più possibile, a sentirti sotto pressione in sua presenza.
E da li niente è più stato come prima.

Ti dispiace averla persa.

Davvero.

Ti manca tanto.

Se ci pensi più di prima.

Non sei mai riuscita ad ammetterlo, perché ogni volta che la vedevi non potevi far altro che pensare alle lacrime che ti aveva fatto versare, a come da stupida ti stavi allontanando da un'altra tua parte di anima per una che alla prima crisi ti ha lasciata indietro tornando a credere al suo gruppo di iene.

Iene
, davvero, non smetterai mai di pensare così riguardo loro.
Ne hanno approfittato per dividervi, e alla prima occasione ognuna di loro ha preso la sua strada, facendosi nuove conoscenze, spezzando quel gruppo che sembrava tanto unito.

Era entrata dentro di te come un uragano, un legame nato per caso – forse era per il caso che non era destinato a durare.

Non lo ammetterai mai in pubblico, ma dentro di te ne hai una vaga certezza: ti manca.
Ti fa male che quando v'incontrate per caso a mala pena vi salutate.
Ti dispiace che lei si sia fatta, molto probabilmente, un'idea sbagliata su di te.

Ma il passato è passato.

Ti sarebbe piaciuto, però, vedere come poteva essere il tuo futuro se non si rompeva nulla.
Probabilmente avreste frequentato le stesse scuole superiori, però ti saresti allontanata da tre persone che ora sono tra le più importanti della tua vita.
Due non avresti nemmeno avuto l'occasione di conoscerle, legami nati per caso e che sei intenzionata a non perdere per nessuna ragione al mondo.

Forse alla fine non c'è niente di male nel come sono andate le cose.

I fatti accadono, in parte siamo noi che li facciamo avvenire: come se senza saperlo seguiamo la pista che il destino ci ha lasciato per arrivare ad un punto ben preciso, per capire cose che forse, altrimenti, non avremmo mai saputo, non avremmo mai vissuto.
Deve essere qualcosa di magico e inspiegabile.

Torre mangia pedina.
Regina mangia torre.
Che stupida, come hai fatto a non vedere che quella mossa ti avrebbe lasciato scoperta?

Eri troppo presa a pensare alle cose fatate del fato.

I tuoi scacchi sono decimati, la partita è destinata a finire e non in tuo favore.
La vita non è un film, non ci sarebbe stata nessuna rimonta finale, nessun intervento divino di qualche potere speciale.
Il lieto fine non esiste, per te è destinato a non esistere mai, a non avere una soluzione.

Scacco matto.

Hai perso.































































































***Ecco qui la seconda shot, più corta della precedente, di questa raccolta basata sulle lettere del mio nickname. Mio, indubbiamente mio. Mi hanno chiesto se, dato che riprende le lettere di un nome a me caro, se c'è dentro anche qualcosa di me nella raccolta. Beh, si. Abbastanza. Molto. Poco. Tanto. Dipende da che parte la si guarda.
Come nella precedente versione, il fatto che ogni argomento del capitolo prende spunto da una lettera lo fa avvicinare di molto a me. Però ho imparato a mettere delle barriere tra ciò che posso scrivere sia di me che non, e tra ciò che è meglio lasciar scorrere via senza dargli motivo d'esistere ancora e persistere. Anyway, la risposta era si ^^'
Dunque, spero che questa shot sia stata di vostro gradimento, anche per come è stata posta (partita di scacchi → non sempre si vince → la vita non è una favola/film dove i buoni riescono “sempre” nelle loro imprese o a riscattarsi, però c'è sempre la possibilità di incominciare una nuova partita, anche se questo è sottinteso.) Il cambiamento di persona in una parte del racconto (passo dal tu al lei) è voluto, ovviamente ^^
Ho aggiornato anche abbastanza (molto) in fretta nonostante sia ancora malata, sono contenta di star riuscendo a scrivere quando mi va e non solo quando non mi sento bene internamente :)
Vi ringrazio di aver letto.
Love,
D.***
Ps: tra la pubblicazione del primo capitolo e questo ho potuto scrivere e pubblicare piccole flash originali-Nonsense (Mai piùChiedeva Scusa. - Odore di nulla)
Introspettive (Senza mondoSe fossi... - Weakness) e una “Romantica” (C'erano cose che volevo dirgli.)
Senza impegno, ovviamente, se volete potete passare a leggerle ^^
   
 
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