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Autore: SeleneLightwood    29/01/2012    19 recensioni
Oliver Baston è innamorato di Katie Bell da una vita intera. Insomma, se non si conta il fatto che ha solo sedici anni.
Tra una squadra non sempre normale, i gemelli Weasley nel pieno della loro gloria e un tentativo di affogarsi nelle docce dopo ogni due allenamenti Oliver sarà costretto ad affrontare i suoi sentimenti, che tiene nascosti da tanto tempo.
{cit.}
Coloro che bighellonavano intorno al campo di Quidditch, quel giorno, si stupirono non poco nel vedere la squadra di Grifondoro uscire dagli spogliatoi con calma piatta, l’aria estremamente depressa, mentre da dentro non proveniva suono alcuno.
Che Oliver Baston fosse stato ucciso da un Bolide e fosse intento a suonare la sua marcia funebre altrove?
D’altro canto, era ovvio che sarebbe tornato come fantasma. Non c’era nessuna garanzia dell’esistenza del Quidditch nell’aldilà, e Baston non avrebbe certo perso l’occasione di tormentare per sempre Fred e George Weasley, probabilmente per non averlo colpito con il sopraccitato Bolide con la violenza che si addice a due suoi Battitori.
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Katie, Bell, Oliver, Wood/Baston
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Oliver

Capitolo 10

Capitolo 10

- Come tendere l’agguato perfetto senza dare nell’occhio –

 

 

 

 

Hermione Granger poteva definirsi tutto tranne che una ragazza distratta. Difficilmente vagava senza meta per il castello, come invece la maggior parte della popolazione di Hogwarts sembrava abituata a fare, e altrettanto difficilmente andava a sbattere con le persone perché non guardava dove andava.

Allora cosa ci faceva, di grazia, con il sedere per terra e una rossissima Katie Bell addosso?

 

«Oddio, scusa, non stavo guardando dove andavo!» esclamò la ragazza, saltando in piedi con un sorriso imbarazzato e porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi. Hermione l’afferrò e quando fu in piedi le sorrise, massaggiandosi la schiena e nascondendo una smorfia.

«Tranquilla, scusa tu! Ero sovrappensiero anche io» le disse alzando le spalle e esibendo un sorriso confortante. Infondo Katie Bell gli era sempre stata simpatica.

Era discreta e per niente invadente, con un sorriso molto dolce e degli occhi azzurri incredibilmente allegri. Era un’ottima giocatrice di Quidditch e non finiva mai in punizione – eccetto per quella volta che aveva picchiato un Serpeverde, causando una rissa collettiva e riscuotendo anche un certo successo e la sua segreta approvazione – e quando sedeva di fianco a lei a pranzo non la prendeva mai a gomitate come invece facevano sempre Calì o Lavanda.

Da adorare, in poche parole.

Non avevano mai legato particolarmente, ma forse era troppo occupata a tenere d’occhio Harry e Ron che rischiavano l’osso del collo in continuazione – o peggio, l’espulsione – per trovarsi delle vere amiche. Pensare a Ron le diede una fitta di nostalgia mista a rabbia. Per quanto gli avrebbe tenuto il muso, ancora? Grattastinchi non aveva fatto niente di male!

Scosse la testa per scacciare i pensieri ed un attimo dopo si era chinata per aiutare Katie a raccogliere un paio di libri che le erano scivolati dalla borsa.

La ragazza le sorrise, grata, ed Hermione le passò un vecchio tomo consunto della Biblioteca che riconobbe quasi subito dalla copertina blu e dal brillante boccino giallo disegnatovi nel mezzo.

«Ehi, è il Quidditch Attraverso i Secoli!» esclamò la ragazza riccia sorridendo a Katie. Lo aveva letto nel tentativo di imparare qualcosa sul Quidditch – sua grossa lacuna – e l’aveva trovato piuttosto incomprensibile, ma un libro era pur sempre un libro!

Katie alzò gli occhi azzurri su di lei, sorpresa, e annuì con entusiasmo.

«Già. Stavo…facendo una ricerca sulle squadre della Gran Bretagna» spiegò, alzando gli occhi al cielo.

Hermione sorrise. «Ci ho capito poco quando l’ho letto, a dire la verità. Vorrei capire il Quidditch» disse sconcertata.

Katie rise. «Beh, c’è un sacco di roba tecnica» sussurrò con aria cospiratoria mentre oltrepassavano l’entrata della Sala Grande. «e io non ho la più pallida idea di cosa siano almeno la metà delle cose»

Hermione la guardò incredula. Non era la Cacciatrice della squadra di Grifondoro?

Katie parve leggerle la domanda negli occhi, perché rise e disse: «Non so, sospetto che sia un qualche codice segreto con cui comunicano Oliver e Madama Bumb. Nessun altro li capisce, noi ci limitiamo a seguire gli strampalati schemi del Capitano»

Hermione fece un sorrisino divertito e ricordò quella strana conversazione avuta con Fred Weasley poco tempo prima. Vero, Katie e Oliver Baston, il capitano della squadra nella quale giocava anche Harry, si piacevano! Lo aveva dimenticato!

Le guance di Katie si colorarono di entusiasmo mentre si avvicinava al tavolo dei Grifondoro, praticamente deserto. Era presto e l’intera scuola non era ancora scesa a fare colazione. Al tavolo dei Grifondoro c’erano solo Colin Canon, addormentato sopra al suo piatto di bacon e pancetta, e Jack Sloper, che non appena le vide affondò il viso nella sua tazza di Succo di Zucca e non riemerse più.

«Sto morendo di fame» commentò Katie sorridendo a Hermione. Si sedette in fretta e iniziò a riempirsi il piatto con doppia porzione di tutto quello che si trovava davanti.

Hermione la osservò di sottecchi ingurgitarsi con le uova strapazzate. Non sentiva i morsi della fame, visto che pensare a quello stupido di Ron gli faceva venire la nausea, così ne approfittò per riflettere su cosa le aveva raccontato quello scapestrato di Fred.

 

«Che materia hai la prima ora?» domandò curiosa mentre Katie buttava giù una sorsata di Succo di Zucca.

«Antiche Rune» rispose Katie allegramente e a bocca piena. Hermione sorrise. Adorava quella materia. Stava per rispondere, ma lo sguardo le cadde accidentalmente sull’orologio. Era tardissimo, doveva andare a lezione di Aritmanzia e poi usare la Giratempo per raggiungere Harry e quell’altro a Pozioni!

«E’ tardissimo, devo scappare!» esclamò allora afferrando una fetta di pane imburrato e ficcandosela in bocca.

Katie le sorrise. «Ci vediamo, buona lezione» disse.

Sì, Katie Bell sembrava davvero più allegra del solito.

 

 

*

 

 

Alicia non era il genere di persona che, di prima mattina, riusciva a tenere gli occhi aperti o addirittura a pensare coerentemente. Era solita avanzare come uno zombie fino in Sala Grande, sbadigliare, trascinare i piedi fino al suo posto ed afflosciarsi priva di energie sopra una tazza di caffè fumante.

Se qualcuno osava avvicinarsi per importunare la sua persona, poi, poteva considerarsi un qualcuno morto.

Questo valeva soprattutto per Lee Jordan, che da sei anni a quella parte continuava imperterrito a sedersi vicino a lei e a esibirsi in un allegro “Buongiorno!”. Di solito Alicia mugugnava qualche epiteto incomprensibile, poi passava alla leggera violenza fisica, ed infine afferrava la bacchetta e schiantava chiunque avesse davanti.

Se erano i gemelli Weasley ad importunarla…beh, Fred e George avevano smesso di avvicinarsi a lei, la mattina, da quando quegli occhi di rana erano accidentalmente finiti nel loro Succo di Zucca...ma non era questo il punto.

Il punto era che, come tutte le mattine che Godric aveva fatto, Alicia si trascinò pesantemente fino in Saga Grande e trascinò i piedi per arrivare al suo tavolo. A metà del lungo tragitto per conquistare la sua metà, però – che altro non era che il primo posto della tavolata Grifondoro, il più vicino – un movimento sospetto entrò al limite del suo campo visivo ed attirò la sua assonnata attenzione.

Si voltò per vedere in tempo Katie che spariva dietro la porta della Sala con aria estremamente colpevole.

Il cervello di Alicia registrò l’avvenimento solo quando si sedette vicino ad una ragazza riccia dall’aria persa che lei catalogò come ‘Granger Hermione’, ma fu solo al secondo caffè che realizzò davvero cos’era successo.

Katie era fuggita dalla Sala Grande come Piton davanti ad una saponetta non appena lei aveva fatto il suo teatrale ingresso zombie. E Katie Bell non scappava mai – mai – dal cibo.

La sua aria imbarazzata mentre si defilava in fretta significava solo una cosa: Colui-Che-Non-Può-Essere-Contraddetto-Sul-Campo-di-Quidditch aveva colpito e affondato.

 

Alicia non poté fare a meno di ghignare pensando all’epico, malvagio e alquanto scapestrato piano dei gemelli Weasley, che avrebbe avuto inizio quella mattina, tra una lezione e l’altra. La fase uno, ridicola e probabilmente anche controproducente, consisteva nel tendere un agguato al Ricercato Numero Uno, rapirlo e chiuderlo in un comodo, adorabile ripostiglio per le scope, con lo scopo di interrogarlo fino a che non avrebbe sputato il rospo sui misteriosi avvenimenti del giorno precedente.

E Alicia aveva una vaga idea riguardo l’identità della vittima designata.

Per un breve istante, quasi provò compassione per lui.

L’unica cosa che le viene in mente, in quel momento, è che era stato adorabilmente esilarante vedere Oliver entrare in sala comune mano nella mano con Katie, la sera prima, e che spera vivamente di vederli così per il resto della propria esistenza.

 

*

 

«Il soggetto si sta muovendo, Pelo Rosso» un dito indicò febbrilmente un angolino di una vecchia mappa consumata dal tempo. «Si dirige verso il secondo piano, ala Ovest del castello».

«Vedo, Puffo Weasley» un’altra mano si aggiunse alla prima, setacciando la mappa e puntando l’indice sopra un quadrante preciso. «La mia proposta ninja è di dirigerci verso la Biblioteca e tendere un agguato per coglierlo di sorpresa».

Fred – ops, scusate…Puffo Weasley – alzò lo sguardo concentrato su George, muovendo appena la testa e facendo ondeggiare la cravatta rosso-oro stretta attorno alle tempie. Il gemello si arrotolò le maniche della camicia bianca, strofinandosi l’avambraccio sulla guancia sinistra e sbafando accidentalmente le due righe nere che aveva sullo zigomo.

Si lanciarono uno sguardo d’intesa e GeorPelo Rosso ripiegò con cura la mappa.

«Il passo dell’Acromantula?» propose, conoscendo già la risposta.

Lo sguardo determinato di Puffo Weasley all’orizzonte non lasciava spazio ad alternative.

«Sì. Il passo dell’Acromantula» sentenziò.

 

Quattro piani e due rampe di scale – alle quali piace cambiare – più tardi, Fred e George Weasley si trovarono di nuovo all’angolo tra il corridoio del secondo piano e il bagno dei maschi a borbottare tra loro, le teste pel di carota vicine e gli sguardi aggrottati.

«Dobbiamo aspettare Pluffa Impazzita, secondo te?» chiese George, guardandosi intorno sospettoso.

Fred alzò gli occhi al cielo.

«Assolutamente sì, fratello. Lei è quella persuasiva, tra di noi. Non puoi fare un interrogatorio senza una persona persuasiva»

«Beh, puoi sempre usare la Maledizione Imperius o il Veritaserum»

«Non è la stessa cosa! Bisogna rispettare l’equilibrio! Magipoliziotto buono e Magipoliziotto cattivo, no?»

George alzò un sopracciglio.

«Ma noi siamo tre» gli fece notare.

«Io sono il gemello più affascinante, quindi sarò quello buono» decretò FrePuffo Weasley.

«E io chi sarei, sentiamo?»

«Il cane a tre teste, no?»

«Fuffi! Oh, è fantastico, tu…ehi, aspetta un momento!»

Fred sghignazzò in direzione del gemello. George lo guardò incredulo.

«Mi hai fregato!» lo accusò, puntandogli contro l’indice e sfoderando l’espressione più tradita che gli riuscisse in quel momento.

«Tanto non riusciresti a carpirgli nessuna informazione, tu. Lascia fare al gemello buono!»

«Ma se tu sei me e io sono te, perché fino a prova contraria siamo gemelli, allora anche io sono il gemello buono! E poi voglio poter carpire informazioni – e qui accompagnò le parole mimando delle virgolette in aria con le dita - anche io! Che si fa, lo torturiamo?»

 

«Mi auguro che nessuno di voi due, signori Weasley, stia progettando il rapimento e il successivo omicidio di un altro studente di questa scuola»

La voce della McGranitt fece sobbalzare i gemelli, che si voltarono di scatto.

La donna scrutò il loro abbigliamento ninja squadrandoli con il volto di chi ha visto anche troppo nella vita e vorrebbe solo godersi la meritata pensione.

«Andreste a ripulirvi, gentilmente, signori?» chiese, con il consueto tono di voce che non ammetteva repliche – e nemmeno consensi, né risposte di nessun genere.

 

«Se il vostro desiderio era quello di arruolarvi nell’esercito di Mao Tze Tung, vi comunico che siete in ritardo di diversi anni» aggiunse.

Fred scoppiò a ridere, lasciando la McGranitt basita.

«Oh, no, professoressa, non oseremmo mai…»

«…rapire un altro studente, per carità!» concluse George al posto del fratello, come loro abitudine.

La McGranitt alzò un sopracciglio e parve sul punto di elencare tutti i loro crimini a memoria, divisi in sezioni a seconda della gravità del fatto e del numero di vittime, ma una voce li interruppe.

«Fred, George, dove cavolo eravate finiti?» gridò loro Alicia, acchiappando Fred per un orecchio e George per un braccio. «Oh, salve, professoressa!» esclamò, fingendo di vedere la McGranitt solo in quel momento.

«Signorina Spinnet» commentò la McGranitt, per nulla ingenua. «Mi spiega, di grazia, perché state tergiversando sull’argomento ‘rapimenti’ e procrastinate invece di andare a lezione, dove dovreste essere esattamente ora

«Andiamo subito, professoressa!» esclamò Alicia. Non diede tempo all’insegnante di replicare alcunché, perché trascinò via i gemelli letteralmente di peso e svanirono verso la biblioteca, nella direzione opposta all’aula che dovevano raggiungere.

La professoressa McGranitt sospirò.

Quanti anni mancavano alla pensione?

 

Alicia, Fred e George svoltarono in fretta l’angolo e scoppiarono a ridere proprio di fronte alla Biblioteca, beccandosi l’occhiataccia che Madama Pince riservava ai peggiori deturpatori di libri.

«Che poi, scusatemi tanto, eh» commentò Alicia, ancora scossa da risatine isteriche. «ma com’è il passo dell’Acromantula

Fred si erse in tutta la sua statura e gonfiò il petto.

«Ha presente come si muove un ragno, soldato? Ecco, quello è il passo dell’Acromantula».

«Questo spiega tutto»

«Non fare la spiritosa, Spinnet» esclamò George. «Un giorno quel passo ti salverà la vita!»

 

 

*

 

 

Percy si era alzato di buon ora quella mattina, immerso nel familiare vapore che invadeva la sua stanza almeno due volte al giorno da sette lunghi anni. Era fuggito in fretta: Oliver, sotto la doccia, aveva iniziato quella che lui amava chiamare la ‘performance da saponetta’.

L’inno del Puddlemere United.

Solo una volta che ebbe raggiunto il secondo piano si sentì al sicuro dallo stridulo lamentarsi del suo suonatissimo compagno di stanza. Svoltò verso la biblioteca in fretta, raddrizzandosi la spilla da Caposcuola sul petto e buttando un’occhiata veloce all’orologio da taschino. Era in anticipo per la lezione di Trasfigurazione, mentre Oliver sarebbe sicuramente arrivato in ritardo, a forza di perdere tempo nella doccia! Soddisfatto, Percy sfiorò di nuovo la spilla, soprappensiero.

Chissà se Penelope aveva ricevuto il suo…

Purtroppo non sapremo mai cosa avrebbe dovuto ricevere la povera Penelope.

D’improvviso due paia di braccia afferrarono Percy non appena girò l’angolo e qualcuno gli premette la mano sulla bocca per impedirgli di urlare. Percy provò a dibattersi e a raggiungere la bacchetta in tasca, ma venne trascinato indietro di almeno un metro e si ritrovò, senza sapere come,in uno spazio angusto e buio. Qualcuno aveva chiuso la porta di quello che aveva tutta l’aria di essere un innocuo, maledetto sgabuzzino delle scope.

Un colpo di tosse proveniente da un punto imprecisato alla sua sinistra gli indicò l’ubicazione di uno dei suoi assalitori, ma prima che potesse fare qualsiasi cosa – tipo far esplodere lo sgabuzzino – la luce di una bacchetta illuminò il volto di due cretini vestiti da ninja.

I suoi maledettissimi fratelli, conciati solo Merlino sa come – Fred aveva una cravatta legata in fronte, per Godric! – ghignavano nella sua direzione, perfettamente calmi e tranquilli, canaglie fino al midollo.

«Oh, è stato il rapimento del secolo!» esclamò Fred con entusiasmo.

Percy aprì la bocc…ehm, spalancò le fauci per iniziare quella che sarebbe stata la sgridata del secolo, seguita alla punizione del secolo, la quale gli avrebbe probabilmente valso il posto di Ministro della Magia – macché, Supremo Reggente dell’Universo! – per acclamazione.

Sì, proprio per acclamazione. Ad interim. A vita.

Tuttavia notò un particolare che lo fece lentamente desistere dal suo intento.

Alicia Spinnet, che aveva considerato normale fino a pochi minuti prima, era spuntata da dietro i gemelli e gli stava facendo un gran sorriso di scuse.

Percy si afflosciò.

«No» gemette. «Non di nuovo voi tre!»

A quelle parole Fred alzò un sopracciglio, fintamente perplesso. Si girò verso George e il gemello lo guardò con la stessa espressione accigliata.

«Zuccaposcuola non è felice di vederci» commentò George.

Percy si infervorò di nuovo. «Finitela! Che cosa Merlino vi passa per la testa, stavolta

Fu Alicia a rispondere, sempre esibendo quel sorrisetto adorabile. «Vogliamo solo sapere cos’è successo tra Oliver e Katie» disse ostentando un’aria innocente. «Vogliamo solo aiutarli, Caposcuola Weasley»

Se Alicia non aveva ottenuto delle risposte, era almeno riuscita a rabbonire appena il vecchio, burbero Percy.

«Ed è necessario sequestrarmi per saperlo, razza di impiccioni? Avrete infranto almeno 21 regole»

«Sì» risposero candidamente quei tre delinquenti, in contemporanea.

«Ci togli tutto il divertimento, Perce» aggiunse George.

Percy non demordeva.

«Sono affari loro» sentenziò. «Non mi capacito di come possiate essere così impiccioni, voi…»

Mentre Percy si lanciava in una coraggiosa invettiva su quanto i suoi fratelli avrebbero fatto meglio a prendere esempio da lui, tanto per cominciare, e poi mettere la testa a posto e, visto che c’erano, magari anche smettere di traviare il povero Ron, che stava seguendo con entusiasmo le loro malefiche orme, Fred e George si scambiarono un’occhiata prima perplessa, poi rassegnata.

«Non ci lasci altra scelta, Perce» lo interrupe George.

«Già, non avremmo voluto farlo» continuò Fred.

Percy interruppe la sua ramanzina alla mamma non sarà contenta di sapere che rapite la gente’ e lanciò un’occhiata perplessa ad Alicia, che rispose con un sorriso di profonde scuse.

Poteva quasi leggere le lettere delle parole “Scusami tanto” nei suoi occhi.

«Cosa state blaterando?» domandò allora, cominciando a sentirsi inquietato dai sorrisi malefici sui volti dei suoi fratelli gemelli – sangue del suo sangue!

Volevano forse usare la Maledizione Imperius? Darlo in pasto ad un’Acromantula?

«Diremo a Penelope…» iniziò George, facendo una pausa ad effetto per permettere a Percy di assorbire il concetto di ‘Penelope’. Fred continuò la frase, come al solito.

«…della tua collezione di foto» completò.

Altra pausa ad effetto. A Percy si attorcigliarono le budella. «Del Ministro Caramell».

Alicia spalancò la bocca. Evidentemente non era a conoscenza del subdolo ricatto! Ma…un momento.

Il volto di Percy iniziò a virare verso il violaceo.

«Io non ho nessuna collezione di foto del Ministro» scandì minacciosamente.

Fred sorrise. «Oh, noi lo sappiamo…» disse, alzando le spalle.

George ghignò. «…ma Penelope no»

Percy li fissò, incredulo.

Fred, George e Alicia ricambiarono il suo sguardo a metà tra l’infuriato e l’isterico con tre facce assolutamente angeliche.

E Percy, coraggiosamente, capitolò.

 

 

*

 

 

Minerva McGranitt era una donna generalmente paziente. Facevano eccezione, ovviamente, tutti gli avvenimenti che coinvolgevano i gemelli Weasley e tutti quelli che avevano coinvolto la metà degli studenti degli anni settanta, i quali superarono le divergenze tra Grifondoro e Serpeverde solo quando c’era la possibilità di distruggere l’intero castello, capitanati da James Potter e dal suo degno compare Sirius Black.

Il pensiero di quei due nomi ancora una volta uno vicino all’altro le causò un capogiro e una dolorosa fitta al cuore, così dirottò i pensieri in angoli meno accidentati.

Tornò a concentrarsi sui suoi appunti per la lezione sulla Trasfigurazione umana e quando tutti i ragazzi del settimo anno di Grifondoro e Corvonero entrarono velocemente, aveva già chiuso Potter e Black in un cassetto e buttato la chiave.

Passò qualche minuto, durante il quale permise ai suoi studenti di accomodarsi, tirare fuori le bacchette e terrorizzarsi per bene per la terribile lezione che li aspettava.

Quando fu pronta ad iniziare, però, si accorse che c’era qualcosa che non andava.

In prima fila, il posto di fianco alla signorina Light di Corvonero, era inspiegabilmente vuoto.

Ora, era inutile domandarsi chi mancasse: quel posto conservava la conca del sedere di Percy Weasley e così sarebbe sempre stato.

«Signor Baston» domandò allora, richiamando all’attenzione un Oliver completamente sulle nuvole e intento a sbavare sopra al suo libro di Trasfigurazione. «Saprebbe dirmi che fine ha fatto il signor Weasley?»

Oliver alzò la testa di scatto, guardandosi intorno freneticamente, per poi notare con evidente sbalordimento il posto di Percy, appunto, vuoto.

Il campanello d’allarme nella testa della Professoressa McGranitt si attivò immediatamente, ma lo mise a tacere in fretta.

Percy Weasley non scatenava campanelle d’allarme. Quel ragazzo era l’unico che rispettasse tutte le regole della scuola, dalla prima all’ultima – anche quelle inutili – e probabilmente era nato con la spilla da Caposcuola attaccata alla placenta materna.

«Non si sentiva bene, stamattina» mormorò Oliver di punto in bianco, guardandosi attorno come se si aspettasse che qualcuno lo smentisse.

Quando ciò non avvenne, la McGranitt tornò alla cattedra un po’ più tranquilla, dandosi della paranoica, e non notò la signorina Light lanciare al Capitano della sua squadra uno sguardo preoccupato.

Dov’era finito uno dei suoi migliori studenti, per di più Caposcuola?

Percy Weasley era una persona coscienziosa. Di sicuro non era chiuso in uno sgabuzzino con i suoi fratelli gemelli, intento a tramare.

E di questo poteva star certa.

 

Si sistemò gli occhiali e decide di iniziare la lezione.

«Ho il dovere morale, signori» iniziò, e la classe tremò all’unisono. «di mettervi di fronte alla natura sclerotica dei vostri ragionamenti. Ora, la Trasfigurazione Umana

Adorava terrorizzare gli studenti. Oh, se lo adorava!

 

 

 

Quando la lezione terminò – dopo che Lara Steenlow di Grifondoro si trapiantò accidentalmente il pizzetto di Alan Goodink, Corvonero – Minerva riordinò accuratamente i suoi appunti e attese che tutti gli studenti furono usciti. Non ci volle molto, considerato che la maggior parte afferrò la propria borsa e uscì di corsa, probabilmente per paura che qualcuno saltasse fuori da sotto un banco e urlasse “Oggi quattro ore di Trasfigurazione di fila!”.

Avendo una meritatissima ora buca decise quindi di passare in Sala Insegnanti e iniziare a correggere qualche compito.

Mentre svoltava per il corridoio del secondo piano, però, proprio di fianco alla Biblioteca, gelò sul posto.

Da uno sgabuzzino stavano uscendo, tutti impettiti, Alicia Spinnet, Fred e George Weasley e il Caposcuola Percy.

Percy Weasley.

In uno sgabuzzino.

Con i suoi fratelli gemelli.

Che tramavano un rapimento con successivo omicidio.

…Quanti anni mancavano, ancora, alla pensione? 

 

 

*

 

 

Quando Katie uscì dall’Aula di Incantesimi, prima di pranzo, di certo non si sarebbe mai aspettata di vedere Oliver Baston, appoggiato al muro di fronte alla porta dell’aula con dei tramezzini in mano e una bottiglia di Succo di Zucca sottobraccio, che gli sorrideva raggiante come se fosse Cappuccetto Rosso finalmente arrivato dalla Nonna.

«Ehilà!» la salutò il ragazzo, agitando un tramezzino con aria compiaciuta.

Katie smise di fissarlo incredula e si avvicinò, passandosi una mano tra i capelli. Doveva essere in condizioni pietose, maledizione!

«Ehi!» esclamò, tirandosi una ciocca dietro l’orecchio. «Come mai da queste parti?»

Oliver tirò fuori un sorriso abbagliante.

«Dovevamo vederci dopo pranzo, ma è una meravigliosa giornata e non fa affatto freddo, così ho pensato che magari potevamo fare pranzo insieme, nel parco» disse tutto d’un fiato, nervoso ma sempre sorridente. «Sempre che ti vada, ovvio» aggiunse quando notò l’espressione sorpresa di Katie.

La ragazza lo squadrò in silenzio per un istante.

«Hai preso da mangiare?» domandò, fintamente cauta.

Oliver scoppiò a ridere. «Ho svaligiato la cucina. Dai, sbrighiamoci, cucciolo affamato!»

Si diressero fianco a fianco verso il Parco di Hogwarts, prendendosela piuttosto comoda, visto che non c’erano le lezioni pomeridiane. Oliver, notò Katie, sembrava allegro e molto in vena di battute, quel giorno. Forse era perché i Serpeverde avevano misteriosamente perso trenta punti durante la notte, chissà.

Quando arrivarono a destinazione – il vecchio faggio dalle parti del lago nero – Oliver tirò fuori la bacchetta e evocò un fuocherello azzurro da mettere dentro ad un barattolo – Magia avanzata di livello due – e Katie si sedette sull’erba ai piedi dell’albero.

«Tramezzino con Bacon o uova?» domandò Oliver, soppesando due tramezzini come se fosse la scelta più ardua che avesse mai dovuto fare.

«Uova!» esclamò Katie, facendogli cenno di sedersi di fianco a lui.

Oliver si buttò di peso vicino a lei e gli fece un gran sorriso.

Pranzarono chiacchierando del più e del meno e le ore passarono terribilmente in fretta, tra un discorso serio sulla Coppa di Quidditch e uno meno serio sulle Sorelle Stravagarie, tanto che quando Oliver gli fece notare che erano già le cinque, a Katie non sembrò affatto vero. Era stata così bene!

 

«Hai freddo?» domandò ad un certo punto Oliver, sporgendosi verso di lei e spostando appena la fiammella azzurra nella sua direzione.

Katie scosse la testa, sistemandosi meglio la pesante sciarpa rosso oro che si era avvolta attorno alle spalle, sopra al mantello.

«Sto bene, tranquillo» rispose. Era vero: non sentiva affatto freddo, a così poca distanza da Oliver. E poi, se continuava ad arrossire, era probabile che avrebbe preso fuoco molto presto.

«E se tornassimo in Sala Comune? » propose Oliver all’improvviso. Era evidente che avesse qualcosa in mente, e Katie non ci mise molto ad indovinare.

Katie alzò un sopracciglio e scosse la testa, rassegnata. «Ti serve una mano per uno schema di Quidditch, vero?»

Oliver assunse un’aria colpevole e si strinse nelle spalle. «Devi tenermi d’occhio» si giustificò. «Sai che non so regolarmi»

«Già, rischiamo sempre di rimanerci secchi» rise Katie, dandogli una leggera manata sulla spalla. Oliver arrossì, ma si rilassò impercettibilmente vedendo che Katie sorrideva.

 

«Andiamo, o la prossima volta che Harry rischierà la vita per una tua idea geniale mi sentirò in colpa per davvero»

Oliver rise nonostante lo stesse prendendo in giro e afferrò la mano che Katie gli porgeva per tirarla su da terra.

«Non è colpa mia se tutte le idee più geniali mi vengono per il Cercatore!» esclamò, fintamente offeso.

Da qualche parte intorno a loro qualcuno rise, ma non ci fecero molto caso.

Oliver meno che mai. Era impegnato a ragione se resistere alla tentazione e lasciarle la mano o tenerla fino in Sala Comune e cedere al calore della pelle di Katie.

Lei, come al solito, era anni luce davanti a lui.

Se lo trascinò dietro quasi di corsa fino a che non si piazzarono in Sala Comune sopra a assurdi fogli pieni di frecce e modellini di giocatori, senza mollare la sua mano nemmeno per un istante.

 

 

*

I gemelli avevano spedito Alicia dietro a quei due, tanto per essere sicuri che il loro malvagio piano funzionasse, e ora se ne stavano appoggiati ad un muretto del Cortile della scuola, un po’ in disparte, e scrutavano con attenzione la Mappa del Malandrino in cerca di Gazza o la professoressa McGranitt per poter avere il via libera per sgattaiolare da Mielandia di nascosto.

 

 

Quel giorno non avevano ancora esaurito le scorte di illegalità, a quanto pareva. Avevano perfino beccato Oliver e Katie insieme, da soli, al parco, e avevano osservato con piacere che sembravano una coppietta felice a tutti gli effetti.

Da dietro l’albero li avevano osservati chiacchierare del più e del meno per almeno dieci minuti, prima che Katie trascinasse via per mano Oliver. Si erano quasi fatti scoprire, tra l’altro, visto che Alicia – che proprio non sapeva starsene zitta – aveva tirato fuori una risatina deliziata quando quei due si erano allontanati mano nella mano, adorabilmente, diretti in Sala Comune.

 

Alicia era scappata via quasi saltellando, dicendo che doveva andare di corsa in Sala Comune e parlare con Katie, perché la evitava, e i gemelli, finalmente soli, ora se ne stavano appoggiati ad un muretto del Cortile della scuola, un po’ in disparte, e scrutavano con attenzione la Mappa del Malandrino in cerca di Gazza o la professoressa McGranitt per poter avere il via libera per sgattaiolare da Mielandia di nascosto.

 

«Credo che Gazza stia andando dalla parte opposta» sussurrò George a Fred.

«E la McGranitt fa su e giù per il suo ufficio da tutta la giornata» constatò il gemello.

Perfetto, avevano il via libera. Si voltarono per sgattaiolare fino alla statua della Strega quando proprio di fronte a loro passarono Ron, Harry ed Hermione, le teste vicine, che parlottavano a bassa voce con aria estremamente cospiratoria.

Fred si arrestò di botto e George andò a sbattere con lui.

«Ehi, ma che ti prende?» esclamò, sbirciando da sopra la sua spalla. Fred fissò prima il gruppetto, poi la mappa, poi di nuovo il gruppetto, e infine sorrise.

George parve capire, perché sospirò e commentò semplicemente: «Oh, tanto prima o poi doveva succedere».

Fred rise tra se.

«Non credi anche tu che sia arrivato il momento di passare il testimone malandrino a qualcun altro, Pelo Rosso?»

«Si, Puffo Weasley» concordò il gemello. «Ma tra qualche giorno. Intanto, defiliamoci da Mielandia e festeggiamo la Mappa e i loro sacri creatori come si deve»

Fred colse l’antifona al volo e mise un braccio in torno alle spalle del fratello.

«Che passo dell’Acromantula sia, allora!»

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’Autrice

 

 

Salve, ragazzi e ragazze!! So che ci ho messo un po’, e che questo è solo un capitolo di passaggio, ma il prossimo è un grosso pezzo importante della storia – O supremo pezzo grosso, come volete xD – e questo è solo un povero capitoletto in mezzo.

Ci sono Fred e George che ne combinano delle loro come al solito, e mi convincono molto più la prima parte che la seconda. Oliver e Katie compaiono poco, lo so, ma il prossimo sarà nuovamente incentrato principalmente su loro, e ci voleva un break.

In ogni caso ci ho messo tanto a pubblicare anche perché sono tormentata da un quesito terribile che mi mette molta ansia, e devo proprio sottoporvelo, nella speranza che qualcuno, nelle recensioni, dia la sua opinione.

 

Questione di estrema importanza, quindi vi prego di leggere e, se vorrete, di espormi la vostra opinione in merito:

La storia è nata praticamente per caso e doveva contenere non più di 15 capitoli, e concludersi, come trama, con la fine di HP e il prigioniero di Azkaban.

Purtroppo la mia testa è andata oltre, tanto che la storia c’è tutta, sì, ma fino alla Battaglia di Hogwarts. Ci saranno quindi Oliver con il Puddlemere, la coppa di Quidditch, il torneo Tremaghi, l’ordine della Fenice, Voldemort e la guerra magica, l’incidente di Katie e soprattutto tutto il settimo libro visto dal loro punto di vista.

Questo comprenderebbe, fino alla fine 90 capitoli circa – compresi questi undici che ho già pubblicato. La cosa mi preoccupa molto.

Io sono prontissima ad imbarcarmi in questa avventura epica – e vi assicuro che non mancheranno i colpi di scena né nuovi personaggi o nuove coppie oltre all’Oliver/Katie, ma voi?

Sono molto preoccupata al riguardo. Insomma, non saranno capitoli lunghissimi e inizierò aggiornamenti regolari ogni due settimane, a meno di non avere qualche serio problema, ma la cosa si fa seria, e vorrei sapere la vostra opinione.

Vi piacerebbe se la storia arrivasse fino alla battaglia di Hogwarts, fine guerra magica circa?

Devo ammettere che questa domanda mi sta facendo veramente logorare, sono molto preoccupata. La storia c’è tutta nella mia testa, ma è una bella avventura!!

 

 

Vabbè, ora che ho finito lo spazio preoccupazione, passiamo a cose più allegre!

Un grazie infinito a tute le ragazze che hanno recensito (siete così tante, mammamia, ci sono capitoli che arrivano a 11 recensioni!!) e alle nuove arrivate (Benvenute!!)

Risponderò prestissimo a tutte le vostre meravigliose recensioni, che mi strappano ogni volta un sorriso orgoglioso e che rileggo spesso per mettermi addosso la voglia di scrivere!

 

Come sempre, c’è un altro splendido disegno di Mary_, che non solo sta praticamente illustrando tutta la ff, ma sta diffondendo questa storia tra la sua famiglia (Ciao, famiglia di Mary!!) :D

Cara, sei adorabile!!

Beh, vi piace il disegno? Per chi non lo ricorda, è il capitolo quattro, quando Katie allaccia le protezioni da Portiere ad Oliver <3

E’ uno dei miei momenti preferiti – per ora! – di tutta la storia :)

 

Un grazie in particolare a Ferao, che ha dato la sua “benedizione” a questo Percy, citando le sue parole, più simpatico del solito. Cara, grazie! Significa molto per me! <3

 

Alle vecchie recensitrici e alle nuove: bentornate e benvenute, ragazze! Per ogni capitolo c’è una ragazza nuova, mi rendete così fiera!!

 

 

 

Infine, vorrei dire grazie a tutte le ragazze che hanno inserito la storia nelle seguite (70!! voi siete matte!!) nelle ricordate (7... la sezione “ricordate” non piace agli EFPani :D) e alle preferite (31!!! siete così tante, vi adoro!!)

 

Grazie, Grazie, Grazie!!

 

P.S.: Ah, ve l’ho detto che il prossimo capitolo è IL capitolo? :D

Non dico altro, vediamo se indovinate che succederà! :D

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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