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Autore: Marciux    29/02/2012    5 recensioni
Cinque anni prima della lotta per salvare il mondo. Sephiroth è convocato a Nibelheim per la sua ultima missione da SOLDIER, ma non può immaginare che cosa il destino abbia in serbo per lui. Un personaggio insospettabile trama alle spalle degli altri, celato nell'ombra. Il Pianeta è vittima di minacce ben diverse da quelle contro cui Cloud e gli altri combattono.
Genere: Azione, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Aeris Gainsborough, Sephiroth, Un po' tutti, Vincent Valentine
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII
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Capitolo I

Siamo alle solite, penso, sdraiato sul grande letto matrimoniale. Dagli ampi finestroni, la luce del sole entra nella stanza, illuminando le pareti bianche e conferendo alla camera da letto un'atmosfera serena e pacifica. Tuttavia, mia moglie urla.

D'accordo, non sono un padre perfetto. Non riesco a cambiare i pannolini, non riesco ad alleviare il pianto della neonata durante a notte, quasi non riesco neanche a tenerla bene in braccio. Ma, davvero, non c'è bisogno di urlare.

 

In questo momento sta dando la colpa a me, se la marmocchia ha anticipato la nostra sveglia di una mezz'ora scarsa. La sento dal bagno, che continua ad strepitare mentre le cambia il pannolino. Nella mia totale inettitudine mi chiedo: ma la bambina smetterà mai di piangere, a contatto con una donna isterica ed urlante?

 

Nel mio lettone bianco, bianco come le pareti, l'armadio, i comodini, la piantana e le finestre, giungo ad una conclusione: la mia vita è un incubo.

Da quando ti ho sposata, cara Gaiana, sei diventata insopportabile, odiosa, opprimente, ansiosa, ansiogena, chiassosa e... non trovo altri aggettivi.

Il timore che incutevo nei miei compagni di SOLDIER... a casa posso anche scordarmelo. Mia moglie controlla, in maniera a dir poco tiranneggiante, ogni aspetto della mia vita. Ho dovuto abbandonare il mio lavoro, tagliare ogni contatto con la ShinRa e diventare medico. Almeno, così lei crede. Ultimamente ho iniziato a dire un mucchio di bugie.

 

È una così grande fortuna che abbia deciso di lasciare quel tuo lavoro barbaro! E se un giorno fossi morto in un combattimento? Davvero, non avrei retto il dispiacere!

 

Stupida. Sephiroth non teme nessuno!

 

«Sephiroth!»

«A-arrivo subito!»

Ancora in mutande, mi scaravento fuori dal letto e raggiungo in pochi secondi il bagno, dove Gaiana culla la bambina profumata.

 

«Sephiroth. Stasera dobbiamo andare a fare compere. I pannolini stanno finendo, ne avanzano solo due pacchi. Prendiamo la macchina e andiamo in città, così ne approfittiamo per andare a trovare mia madre. Potremmo fare la spesa anche per lei e, già che ci siamo, accompagnarla dall'oculista e...»

«Il punto è, Iana...» la interrompo, prima che sia troppo tardi, «che oggi lavoro. Ricordi? Ti avevo parlato, no, di quegli straor...».

«Straordinari! Non sai dire altro! Non pensi a Eydìs? Sta crescendo senza suo padre! E la cena da mia madre quando la faremo?»

 

Eccolo, il mio incubo. Devo contrastarlo, prima che mi sconfigga.

 

«Ogni giorno! Andremo da tua madre ogni giorno della settimana prossima

 

Gaiana tace, interdetta e leggermente confusa. So cosa sta facendo. Pian piano, calcola quante volte ceneremo da mia suocera e, con un'abile somma, ottiene il numero di ore che passeremo con lei. Contemporaneamente, lo faccio anche io e mi rendo conto di avere esagerato un po' troppo. Troppo tardi per tornare indietro!

 

«Ci penso io ai pannolini» risolve, oltrepassandomi ed uscendo dal bagno.

 

La seguo pigramente verso la camera da letto, la osservo mentre poggia delicatamente la mocciosa sul nostro lettone e, poi, la seguo nuovamente sino al salotto, dove si siede sul divano bianco. Casa mia è completamente bianca, sì. Non sto troppo a pensarci, sennò mi tornano in mente i salti mortali che ho dovuto fare per accontentare mia moglie a riguardo, dato che il bianco è molto rilassante. Mi siedo al tavolo bianco, taciturno. La missione si preannuncia lunga e noiosa. Un bel viaggio sino a Nibelheim per controllare un guasto al Reattore. Non muoio dalla voglia, insomma, se penso poi alle bugie che devo inventarmi per poterci andare...!

 

«Che cosa è che devi andare a fare, di preciso?»

 

Ecco, appunto.

 

«Caso gravissimo. Un trapianto di cervello.»

«... cervello? Non sapevo fosse possibile!»

«Beh... diciamo che è un esperimento!»

«Esperimento? Su un essere umano?»

«Ma... ma no, certo che no, cosa vai a pensare! Abbiamo dei Sahagin su cui fare l'esperimento. Roba noiosa»

«Scusami, e tu che c'entri?»

«Sono un chirurgo piuttosto affermato, quando ci sono di queste novità io sono sempre informato o, come in questo caso, tirato in ballo»

«E il caso grave di cui parlavi? È questo?»

«No. Ci stiamo allenando per il vero trapianto, prima riusciamo e meglio è!»

 

La sento, sta arrivando. Quell'orribile sensazione di quando la bugia inizia a crollare e bisogna correre subito ai ripari.

 

«Ad ogni modo, Iana, si sta facendo tardi. Devo prepararmi e ho bisogno di estrema concentrazione. Potresti farmi un caffè, per favore?»


Fortunatamente mia moglie non insiste con le sue domande pericolose, così posso andare in camera. La bambina dorme di nuovo, pacificamente. Apro l'anta dell'armadio e osservo il mio riflesso sullo specchio interno, annoiato. Non riesco a credere all'idea che la settimana prossima dovremo andare ogni giorno a casa di mia suocera. È stata una trovata totalmente deficiente. Spero di evitarmi in qualche modo questa seccatura.

 

In quel momento non potevo saperlo, ma... mi aspettavano ben altri tipi di seccature, di lì a poco. E mia suocera non l'avrei rivista per un po' di tempo.
 

  
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