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Autore: Mikoru    01/03/2012    4 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 02 – Ostagar

Luniel si riscosse e vide che, circa due miglia più avanti, la Gran Via Imperiale su cui ora si trovavano s'inoltrava in una vastissima area di alte colline rocciose. Grazie alla sua ottima vista, poté vedere che su di esse, al termine della strada, si ergevano delle strutture dall'aspetto piuttosto massiccio.

«Laggiù c'è il confine con le Selve Korcari. L'Impero costruì Ostagar sull'unico passaggio attraverso le colline, proprio per impedire ai barbari Chasind di invadere le pianure del nord. Era l'unico sbarramento a tenerli lontani, ma estremamente efficace.»

Lo era di certo, comprese Luniel studiandone la collocazione strategica man mano che avanzavano. La fortezza si trovava a cavallo di uno stretto passaggio tra le colline e i barbari avrebbero dovuto aggirarla per raggiungere le ambite, fertili pianure del nord; d'altro canto, la sua posizione naturalmente difendibile rendeva quasi impossibile un attacco da parte dei Chasind.

Le imponenti rovine dell’antico avamposto suscitarono, suo malgrado, l'ammirazione di Luniel, che continuò a fissarle fin quando vi giunsero sotto. Lei non aveva mai visto nulla del genere, era sempre vissuta nelle foreste con il suo clan e mai, nemmeno quand’era diventata adulta, aveva partecipato a qualche viaggio che conducesse negli insediamenti degli shemlen. Non ne aveva mai avuto interesse, considerato l’astio che nutriva per loro. Eppure, ora che le vedeva, quelle strutture così aliene alla cultura elfica l’affascinavano; erano come immensi tronchi di pietra che andavano ad inarcarsi gli uni sugli altri, talvolta creando dei soffitti così come i rami formavano cupole frondose nei boschi. E per quanto fossero di pietra e roccia, per quanto fossero state fatte dagli shemlen e ora fossero in disfacimento, quelle costruzioni possedevano una certa armonia.

Mentre stava con la testa china all’indietro e la bocca aperta, si accorse dello sguardo di Duncan fisso su di sé. Si riprese con un sussulto e colse l’espressione divertita dell'altro. Per reazione si imbronciò e abbassò gli occhi, tenendoli ben piantati a terra tanto quanto prima li teneva in alto.

«Dopo il collasso dell'Impero, durante il Primo Flagello, Ostagar fu abbandonata al pari di tutte le altre postazioni imperiali» riprese a spiegarle Duncan. «I barbari Chasind la saccheggiarono e infine, priva di qualsiasi presidio, cadde completamente in rovina. Nonostante ciò, la maggior parte dei muri è ancora in piedi, a testimoniare l'antica magnificenza dell'Impero. Quella che svetta lassù» aggiunse, indicandole una struttura che si allungava verso il cielo, «è la Torre di Ishal. Prese il nome da colui che ne ordinò la costruzione.»

Luniel voltò il capo a guardare l'uomo e ascoltò assorta: imprevedibilmente, quelle informazioni su faccende umane le interessavano come le erano sempre interessate le storie che narrava Paivel. Si domandò se non fosse soltanto perché a raccontargliele era Duncan, verso il quale aveva sviluppato un inaspettato attaccamento. Quell'uomo aveva un notevole ascendente, perfino Ascher si era lasciato avvicinare da subito e ne accettava ben volentieri le carezze.

«Ed ora ci troveremo ad affrontare un nemico diverso da quello per cui questo avamposto fu costruito.» La voce di Duncan si fece molto seria. «Le forze del re si sono scontrate con la Prole Oscura già parecchie volte, ma è qui che la maggior parte dell'orda si mostrerà. Per questa ragione i pochi Custodi Grigi che si trovano nel Ferelden si sono radunati tutti ad Ostagar. Questa piaga dev'essere fermata qui, ora, o il Ferelden cadrà» concluse con cupa determinazione, guardando verso l'antica fortezza.

«Mm. Una responsabilità da nulla, davvero» ironizzò lei senza divertimento.

Arrivarono davanti ai cancelli, che già si stavano aprendo; di certo li avevano visti sopraggiungere. Un soldato in armatura pesante si fece avanti, con l'elmo sottobraccio. «Duncan! Siete tornato!» I suoi occhi si posarono su di lei e l'uomo non nascose la perplessità né il timore verso il grosso lupo. «Non mi dite… È una nuova recluta?»

Il tono della voce le parve scettico e Luniel si accigliò, riservando all'umano uno sguardo di fuoco. «Qualche problema?» quasi ringhiò.

«Buona, figliola, buona» l'ammansì Duncan, con divertita rassegnazione. «È una recluta, esatto. E tende a mordere. Più del lupo.»

Grandioso. La prendeva per i fondelli pure davanti ad altri. Mugugnò infastidita, ma non protestò e si adoperò per fingere che il soldato non esistesse. Quando il Custode Grigio le posò una mano sulla schiena, spingendo appena, lei si mosse lasciandosi condurre all'interno delle fortificazioni.

Lì per lì rimase sorpresa nel vedere gli alti alberi svettanti nello spiazzo oltre l'ingresso, ma nel giro di un attimo realizzò quanto fosse normale che, dopo secoli di abbandono, la natura avesse ripreso il sopravvento. Era uno strano connubio, di legno e pietre, che le riportò alla mente le misteriose rovine in cui lei e Tamlen si erano inoltrati. Scosse la testa per cancellare il ricordo e tornò a guardarsi intorno, ma non le fu di grande aiuto; era pieno di umani, lì, cosa che la mise a disagio poiché si sentiva i loro occhi puntati addosso. Ebbe il fortissimo desiderio di andarsene. Per reazione si fece più vicina ad Ascher e affondò una mano nella sua folta pelliccia. Il lupo, dal canto suo, teneva il muso per aria, intento ad annusare tutto quel miscuglio di odori diversi.

«…niel? Luniel!»

Si voltò di scatto verso Duncan, che si era fermato e la guardava con le mani sui fianchi. «Che c'è?» le scappò di domandare bruscamente.

«Credevo avessi perso l'udito» commentò l'altro, tranquillo. «Ti stavo dicendo che devo andare a chiedere se Alistair e Nevan sono arrivati.»

«Chi?» cascò dalle nuvole lei.

L'uomo roteò gli occhi. «I Custodi che ho mandato dai nani. Vuoi venire anche tu o preferisci‒?»

«Vengo anch'io!» esclamò lei in fretta. Ci mancava soltanto che la lasciasse lì da sola.

«D'accordo. Così potrò mostrarti dove sono i vari acquartieramenti, almeno avrai un'idea della disposizione dell'accampamento e non rischierai di perderti.»

Luniel sbuffò, poi borbottò: «Sono un'esploratrice, so orientarmi nei boschi…»

Duncan sorrise sotto i baffi. «Ho come l'impressione che il fatto che sia un accampamento shem ti renderà la cosa non poco ostica.»

Sbuffò di nuovo e tacque; quell'uomo decisamente si divertiva a deriderla, per quanto non ci fosse malignità nel farlo. Quel che era peggio, però, era che non riusciva a incollerirsi con lui. In qualche modo, stava vedendo in Duncan una figura paterna; si stava appigliando a lui, alla sua semplice presenza, non avendo altri punti fermi intorno a sé.

Quando il Custode si mosse, gli andò dietro facendo un breve fischio ad Ascher, che si affrettò a seguirla. Raggiunto uno dei primi settori dell'accampamento, pieno di tende e di persone che andavano avanti e indietro, si levarono esclamazioni di stupore e di paura alla vista del grosso lupo.

«Mm» iniziò Duncan. «Ti converrà non lasciarlo andare in giro da solo.»

«Come se potessi farlo» ribatté lei, che non aveva la minima intenzione di separarsi da Ascher.

Proseguirono lungo la strada principale fino ad un ponte che si stendeva al di sopra del baratro. Era ampio, e al centro si allargava ulteriormente in uno spazio circolare, e in più punti era in rovina al pari dell'intera fortificazione. La zona centrale era addirittura crollata quasi per metà, e così alcune parti dei parapetti. Eppure il ponte appariva ancora solido e resistente.

Una volta che l'ebbero superato, un uomo si accorse di loro e andò nella loro direzione. Luniel si portò istintivamente alle spalle del Custode.

«Duncan! Siete tornato!» lo salutò, aprendo le braccia per stringerlo in una stretta amichevole.

«Edric!» esclamò il capo dei Custodi, ricambiando l'abbraccio.

«Giusto in tempo» continuò l'altro, facendosi molto serio. «Qua si mormora che l'assalto avverrà a giorni, le Selve ormai pullulano di Prole Oscura.» Sospirò, scuotendo la testa. «Voi avete avuto successo nella vostra missione?»

«Abbiamo il supporto di alcuni clan Dalish. Purtroppo dubito che riusciranno a radunarsi tutti in tempo, sparsi come sono» rispose Duncan. «Hai notizie di Alistair e Nevan? Avevo mandato loro presso i nani.»

L'uomo di nome Edric annuì. «Sono tornati pochi giorni fa. Hanno detto che Re Endrin avrebbe organizzato una parte dell'esercito per farlo partire al più presto.»

Duncan emise un sospiro di sollievo. «Questa notizia mi consola. Avremo bisogno di tutto l'aiuto possibile per sconfiggere il Flagello.»

«Già.» Edric guardò oltre la spalla dell'amico. «A proposito di Dalish…»

L'altro si voltò. «Lei è Luniel, è una nuova recluta.»

Edric le sorrise amichevole. «Lieto di conoscervi, fanciulla. È sempre un piacere poter accogliere nuovi compagni nell'Ordine.»

«Mm» fu tutto quello che rispose l'elfa.

«Non fateci troppo caso» intervenne Duncan. «È molto timida.»

Luniel spalancò occhi e bocca, e lo guardò indispettita, ma non fiatò.

«E… il lupo?» Edric lo scrutò con un filo di titubanza, Ascher mugolò curioso.

«Non è pericoloso, non temete. È fedele a Luniel e le obbedisce quanto un mabari.»

L'altro si portò le mani sui fianchi. «Se lo dite voi, mi fido. Ora devo andare. Se cercate Alistair e Nevan, li ho lasciati poco fa al nostro campo.»

«Vado subito.» Duncan salutò l'altro Custode, poi fece un cenno a Luniel e s'incamminò.

«Io non sono timida» tenne a protestare lei.

L'uomo ridacchiò. «Dovevo forse dirgli che odi visceralmente gli umani e che gli scateneresti volentieri contro Ascher?»

La ragazza non rispose e i due, seguiti dal lupo, si inoltrarono fra le numerose tende disposte a gruppi, a seconda dell'appartenenza. Superarono l'acquartieramento dei maghi, quello di truppe che Duncan chiamò Guerrieri della Cenere e i canili, e raggiunsero infine quello destinato ai Custodi Grigi. Duncan fu accolto da un coro di saluti e di domande, e lei e Ascher provocarono l'ennesima ondata di interesse. Luniel, incupita, ignorò chiunque finché il Comandante dei Custodi non riuscì a distogliere da lei tutta quell'attenzione.

«Andiamo, i ragazzi che cerco sono laggiù» le disse, indicando un bastione in rovina.

Gli si accodò all'istante. Non vedeva l'ora di allontanarsi da tutta quella confusione. Ascher le diede una testata contro il fianco. «Meno male che ci sei tu, con me» mormorò la ragazza, accarezzandolo. La situazione si prospettava peggiore di quanto avesse pensato.

Presso un bastione dirupato, intenti a chiacchierare, stavano due giovani umani. Uno era alto e robusto, con corti capelli biondo scuro, ed era protetto da un'armatura di strisce di cuoio. L'altro, più basso e magro, aveva una massa di riccioli bruno-rossicci ed era abbigliato semplicemente con tunica e pantaloni; si appoggiava distrattamente a un grosso bordone.

Fu quest'ultimo ad accorgersi di loro. Diede un colpo al braccio del compagno ed esclamò: «Alistair, Duncan è tornato!»

L'umano biondo si girò di scatto e la sua bocca si distese in un gran sorriso. «Finalmente!» Andò loro incontro a grandi passi, mentre l'altro gli trottava dietro.

«Alistair, Nevan, ben ritrovati» li salutò l'uomo. Si strinsero le mani con slancio.

Luniel fece un paio di passi indietro, tentata di andare a nascondersi dietro uno dei tanti blocchi di pietra che un tempo facevano parte del bastione. Non aveva affatto voglia di essere nuovamente scrutata come se fosse chissà quale strana creatura.

«Un'elfa Dalish!» esclamò il giovane bruno. «Con un lupo addestrato!»

Troppo tardi. Lei sbuffò. Non ne posso più… Almeno non si erano spaventati.

«Uao! Non pensavo di vedere un dalish qui» interloquì Alistair. «È venuta in rappresentanza della sua gente?» C'era dubbio, nella sua voce; la scarsa socievolezza dei Dalish era ben nota.

«No, diverrà un Custode Grigio.»

Vi fu qualche attimo di silenzio stupito, poi l'umano biondo esclamò, palesemente scettico: «È uno scherzo, vero? Suvvia, è una ragazzina, non potete dire sul serio.» La fissò con insistente sconcerto, tanto che lei fu sul punto di avvampare d'irritazione.

Nevan alzò gli occhi al cielo e ridacchiò. «Amico mio, quand'è che imparerai a tenere a freno la lingua?» lo rimproverò benignamente. «Non badategli, fanciulla. Non voleva offendervi, solo che troppe volte parla prima di chiedere consiglio al cervello.» Le tese la mano con un gran sorriso. «Io sono Nevan Amell, lieto di conoscervi.»

Luniel incrociò le braccia e guardò ostentatamente da un'altra parte.

«Ah… ehm…» balbettò l'altro.

Il sospiro di Duncan fu più rumoroso del solito. «Scusate la sua scontrosità, ha le sue ragioni. Se non altro, il suo lupo è più socievole.»

Quasi a dimostrarlo, Ascher si mise ad annusare incuriosito i due giovani umani, arrivando ad accettare un paio di prudenti carezze da quello chiamato Nevan.

«E Rhianan?» riprese Duncan, lasciando l'elfa alla sua irritazione. «Dov'è? Mi aspettavo di trovarla con voi.»

Alistair rispose con un mezzo sbuffo. «Ha saputo che suo fratello è stato mandato in perlustrazione nelle Selve e… Io le avevo detto di non fare sciocchezze, ma…»

«Quella ragazza è talmente ostinata…» intervenne Nevan, in tono grave come quello del compagno. «L'altro ieri, chissà come, è riuscita a superare la guardia al cancello…»

«Oh, no…» iniziò l'uomo.

«Ah, ma Bradach e Ulick sono riusciti a riportarla indietro, lei e il suo mabari» lo tranquillizzò il ragazzo. «A quel punto, però, Edric ha ritenuto opportuno metterla sotto chiave. Per sicurezza.»

Alistair sbuffò di nuovo e scosse il capo. «Il suo mabari è stato affidato al maestro del canile.»

«Che il Creatore le conceda forza» pregò il maturo Custode, rattristato. «Più tardi andrò a parlarle. Ora venite con me, ragazzi, dobbiamo discutere di alcune cose. Luniel.» Attese che lei si voltasse. «Mi dispiace doverti lasciare da sola, ma ho bisogno di parlare con loro di faccende che ti annoierebbero. Puoi andare in giro, se ti va, e trovarti un posto tranquillo dove stare.»

«D'accordo» rispose l'elfa, senza entusiasmo. Tuttavia lo capiva: se aveva degli affari da sbrigare, non poteva perdere tempo dietro a lei.

«Detesto dovertelo chiedere, ma…» L'uomo esitò. «Sarebbe meglio se lasciassi Ascher con me. Hai visto quanto scompiglio ha già creato, sarebbe meglio evitarne dell'altro.»

«Cosa?! No!» scattò Luniel, e spalancò gli occhi vedendo che Ascher andava a sedersi vicino a Duncan. «Cosa?» ripeté incredula. Il lupo latrò brevemente. «Oh, traditore!» borbottò. Gli andò davanti e gli diede un buffetto sul naso. «Ti annoderò i baffi mentre dormi.» Ascher guaì. «Così imparerai da che parte schierarti, bestiaccia» lo rimbrottò in tono affettuoso. «Ciao, cucciolone, a più tardi.» Fece un cenno della testa a Duncan, poi, senza degnare d'attenzione gli altri due umani, voltò loro le spalle e se ne andò.

Il sole stava per terminare il suo cammino quando Duncan la raggiunse, portando con sé una scodella di zuppa fumante. Era seduta su una delle terrazze che si affacciavano a nord e, alla luce dell'imbrunire, guardava la Gran Via Imperiale che si snodava attraverso le boscose colline. Oltre quelle, a miglia e miglia di distanza, il suo clan stava viaggiando per abbandonare il Ferelden. Una fitta di acuta nostalgia le strappò un profondo sospiro.

Il Custode le sedette accanto e le porse il pasto. «Ho pensato che avessi fame.»

«Grazie.» Luniel soffiò sulla zuppa. «Dov'è Ascher?»

«L'ho lasciato nella mia tenda.» Duncan si sporse per guardarla in viso. «Scusami ancora.»

Lei scosse la testa. «No, va bene così. La gente è stupida, si spaventa facilmente.»

L'altro emise un suono fra il divertito e il rassegnato. «Riconoscerai che non capita tutti i giorni di vedere un lupo di quella taglia che segue docilmente una persona.»

La sua prima risposta fu un mugugno. «Ascher non attacca nessuno se non glielo dico io» volle precisare, affondando il cucchiaio nella zuppa. «Agisce di testa propria soltanto per difendermi.»

«In ogni caso» commentò Duncan, tranquillo, «meglio non causare del panico inutile.»

«Sì, d'accordo.» Perché le cose dovevano essere così complicate? Quand'era con il suo clan non esistevano problemi del genere: nessuno si spaventava nel vedere Ascher passeggiare tra gli aravel. Scosse la testa, cercando di ricacciare la malinconia, e ingoiò una cucchiaiata. Era talmente depressa che non riusciva a capire cosa ci fosse, in quella minestra; le sembrava insapore. Forse, se ci avesse pianto dentro il gusto sarebbe cambiato.

«So che ti manca il tuo clan» esordì l'uomo, ad un tratto. «E probabilmente sarai anche stufa di sentirmi dire che mi dispiace per quello che ti è accaduto.»

Luniel fece cenno di no. «Devo solo… abituarmi all'idea» mormorò poi.

Le posò una mano sulla spalla, stringendo piano. «Ci riuscirai. Sei una ragazza forte.» Riabbassò la mano. «E forse potresti rivedere qualcuno dei tuoi, a breve.» Lei si voltò a guardarlo e lui le rivolse un sorriso un po' amaro. «Non è certo la migliore delle occasioni, dato che ci si sta radunando in vista di una battaglia, ma fra gli elfi che si uniranno a noi potrebbe esserci qualcuno del tuo clan. Marethari mi ha detto che avrebbe mandato alcuni dei vostri cacciatori a unirsi a quelli di Zathrian.»

«Quei pochi di cui potrà privarsi…» mormorò Luniel quasi sovrappensiero, già chiedendosi se fra loro ci sarebbero stati Fenarel e Juran. Il clan Sabrae era fra i meno numerosi, non disponeva di molti combattenti, e dal momento che Marethari era intenzionata a portare la sua gente a nord, non poteva permettersi di ridurre troppo le già scarse difese. Fenarel e Juran, però, avrebbero potuto essere fra i guerrieri mandati presso Zathrian, e magari anche Radha. L'idea di rivederli le serrò lo stomaco in una morsa a metà fra l'aspettativa e l'angoscia; se da un lato desiderava riabbracciare i tre amici, dall'altro il pensiero che sarebbero potuti morire nell'imminente battaglia la terrorizzava. Non avrebbe sopportato di perdere anche loro. Ammesso che fosse sopravvissuta lei.

Affondò il cucchiaio nella zuppa con tanta foga da farne schizzare un po' fuori della ciotola. Si accorse che le dita erano praticamente contratte intorno alla posata e si costrinse a rilassarle.

«Luniel…» La mano di Duncan le strinse di nuovo la spalla.

Il suo tono era così pieno di gentile partecipazione da farla ritrovare sull'orlo delle lacrime. Alzò gli occhi al cielo, ingoiando il nodo di pianto. «Sì… passerà…» sussurrò, poi prese un profondo respiro. «Passerà» ripeté con voce più ferma, per rassicurarlo.

In realtà stava solo cercando di convincere se stessa.

Ho già iniziato a sgarrare... ottimo! DX

A mia discolpa porto il fatto che sto male, dato che sono riuscita a prendermi una bella infreddatura (perché io appartengo alla categoria di quelli che con la febbre scalano le montagne - beh, non proprio XD -, ma con un raffreddore si afflosciano come un sacco vuoto). Così, ieri ho pensato: "Oggi mi sento un po' uno schifo, chissà che casini combino se mi metto ad armeggiare con l'html, meglio se aggiorno domani."

Naturalmente, oggi sto peggio di ieri. Enjoy!

Con calma e un bel po' di sana pazienza, ho piazzato il capitolo. Se ho fatto degli errori con l'html, ditemelo e provvederò a correggere. Ugualmente, esponetemi pure eventuali dubbi a proposito del capitolo in sé; mi fa sempre piacere ricevere opinioni e sono ben disponibile a fornire risposte. Se i miei neuroni non vanno in sciopero, beninteso. :p

Un grazie enorme a Shainareth e a BlackEagle76 per le loro recensioni, e un ringraziamento non meno sentito a chiunque legga e basta. Ma non siate timidi/e, fatevi avanti. XD

  
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