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Autore: Onlyna    02/03/2012    3 recensioni
– Sei qui, – rispose semplicemente Potter, appoggiando le mani al piano del tavolo e alzando gli occhi fino ad incrociare i suoi, serio. – È un'occasione speciale, no? Rose ti ha lasciato venire da me.
Quinta classificata al "Chocolate Contest!".
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, Lily Luna Potter, Scorpius Malfoy | Coppie: Albus Severus Potter/Scorpius Malfoy, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Capitolo tre

 

Scorpius si fece vivo il giorno dopo la visita di Lily. Gli mandò un messaggio tramite il suo gufo grigio, chiedendogli se avesse voglia di incontrarlo per parlare un po' di ciò che era successo quella volta. Albus accettò di vederlo, non senza una sorta di timore rabbioso addosso, e gli diede appuntamento al fine settimana successivo, il primo di novembre, perché fino ad allora il lavoro al Ministero l'avrebbe assorbito completamente.
Il sabato mattina, quando Albus si svegliò, il suo naso captò subito il profumo di caffè appena fatto che arrivava dalla cucina. Si infilò svogliatamente un paio di pantaloni - di una tuta, probabilmente - e scese dal letto infilando i piedi gelidi nelle pantofole, poi si diresse verso la stanza ancora assonnato ma con la mente abbastanza lucida.
Scorpius stava versando il caffè e del latte in due tazze, incantate per mantenere alta la temperatura dei liquidi, e sul tavolo dava bella mostra di sé un sacchetto di carta con il logo di una pasticceria che il padrone di casa conosceva bene. Albus si sedette sulla prima sedia che gli capitò a portata di mano, allungando le gambe e trattenendo a stento uno sbadiglio quando si rese conto che era ancora incredibilmente presto per i suoi standard: l'orologio appeso alla parete segnava le otto e un quarto, la lancetta dei secondi ticchettava e andava avanti dolcemente, come se volesse ipnotizzarlo e convincerlo a tornare a letto.
– Merlino, Al, non ti avevo sentito arrivare, – esclamò Scorpius, tentando di tenere il tono più basso possibile nonostante la sorpresa di trovarselo alle spalle senza aver avvertito in alcun modo la sua presenza: sapeva che ad Albus dava fastidio sentire la gente parlare a voce alta già di prima mattina, lo faceva innervosire così tanto da rovinargli completamente tutto il resto della giornata - sin da quando erano piccoli. – Buongiorno, comunque, pensavo stessi ancora dormendo.
– Infatti, – bofonchiò Albus senza riuscire a trattenere l'impulso di sbadigliare ancora una volta. – Mi ha svegliato l'odore del caffè.
Scorpius accennò un sorriso, porgendogli una tazza e sedendosi accanto a lui.
– E io che volevo portarti la colazione a letto, – mormorò un po' imbarazzato, fissando la superficie marroncina del liquido caldo che riempiva la sua scodella senza trovare il coraggio di guardare l'amico.
– Non penserai davvero che basterebbe una cosa del genere per farti perdonare, vero? – domandò Albus un po' stizzito, ingollando un lungo sorso di caffellatte.
– No, non lo penso, – ribatté Scorpius prendendo il sacchetto di carta e, dopo avergliene mostrato il contenuto, lo esortò a prendere un croissant. – So che ti piacciono, li ho comprati nella pasticceria qui all'angolo; una volta mi hai detto che erano i migliori di tutta Londra.
– Lo sono.
Rimasero entrambi in silenzio, l'uno ancora troppo stanco per poter intraprendere un discorso serio e l'altro troppo nervoso per poter parlare senza balbettare per la tensione come non gli capitava da anni, finché Albus non si portò alla bocca il croissant e diede il primo morso. Masticò un paio di volte, poi si bloccò all'improvviso, avvertendo sulla lingua il sapore dolce e amaro del cioccolato fondente.
– Perché? – domandò stupito, voltandosi verso l'altro, senza davvero aspettarsi una risposta: quella parola gli era sfuggita prima che potesse rendersene conto.
Scorpius comprese e sorrise appena, allungando una mano fino ad accarezzargli il labbro superiore con un dito, ripulendolo delle tracce di zucchero a velo e cacao in polvere che lo sporcavano.
– Volevo festeggiare, Albus, – mormorò Malfoy, arrossendo suo malgrado - uno dei peggiori difetti dell'avere la carnagione molto chiara. – Con te.
Potter deglutì a fatica, il croissant al cioccolato ancora sollevato a mezz'aria a pochi centimetri dal volto.
– Cosa volevi festeggiare con me? – chiese con la voce leggermente arrochita. Temeva la risposta che l'altro poteva dargli, ma allo stesso tempo la sua fantasia aveva cominciato a galoppare, portandolo a sperare qualcosa che fino al giorno prima non aveva nemmeno osato immaginare.
– Rose ed io... – Scorpius ingoiò a vuoto, cercando le parole giuste. Gli occhi verdi dell'altro erano sgranati, dietro le lenti degli occhiali, le pupille molto più dilatate del normale, le labbra rosee appena schiuse, in attesa: Malfoy pensò di non aver mai visto nulla di più bello del viso di Albus in quel preciso istante. – Rose ed io abbiamo rotto il fidanzamento, – annunciò infine senza distogliere lo sguardo e, anzi, cercando di cogliere ogni minima sfumatura delle espressioni che si susseguivano sul viso dell'amico.
Albus spalancò ancora di più gli occhi, lasciando quasi cadere il dolce a terra, e sentì chiaramente il suo volto surriscaldarsi; si diede dello stupido - anche se aveva lasciato Rose non era detto che Malfoy fosse deciso ad impegnarsi con lui, anzi - per la serie di immagini che il suo cervello aveva prodotto contro la sua volontà.
– Perché? – domandò ancora una volta, senza riuscire, di nuovo, a trattenersi.
– Una fatina con i capelli rossi mi ha fatto capire quanto fossi ingiusto con te, con Rose e con me stesso negando i miei sentimenti e cercando di nasconderli, – sorrise Scorpius, un lampo di divertimento negli occhi celesti quando in quelli di Albus lesse la gratitudine verso la sorellina - sì, Lily non riusciva mai a farsi gli affari suoi, non poteva essere che lei. – Mi dispiace tanto, Al, – continuò poi, tornando serio.
Era una situazione paradossale, Albus si sentiva come se entrando in cucina un mattino avesse trovato le pareti chiare dipinte di rosso - la sua mente continuava a proporgli immagini demenziali.
– Io... – mormorò, abbassando gli occhi fino a posargli sul croissant pressoché intatto che teneva ancora in mano. Lo posò su un piattino pulito che Scorpius aveva fatto levitare poco prima sul tavolo, senza distogliere lo sguardo. – Non so cosa dire, – confessò. Era vero: aveva sognato ad occhi aperti quel momento per mesi, ma viverlo davvero era tutta un'altra cosa. Sentiva la lingua incredibilmente pesante, non trovava le parole per esprimere quello che stava pensando.
– Non importa, – disse Scorpius, arrossendo ancora - maledì un paio di volte i suoi geni - e prendendo a guardare a sua volta, con insistenza, il croissant di Albus. – Non voglio che ti senta in imbarazzo per qualcosa, Al, ti ho fatto star male abbastanza con il mio comportamento, – si alzò piano dalla sedia. – Forse è meglio che me ne vada, – mormorò.
– No, – lo fermò subito il padrone di casa, afferrando la manica del suo maglione e alzando gli occhi su di lui: sembrava che gli stesse chiedendo di non scappare ancora, con quel sorriso appena accennato che gli sollevava un poco gli angoli delle labbra. – Ti va di aiutarmi a preparare una torta?

 

Se qualcuno li avesse visti dall'esterno, probabilmente avrebbe pensato che fossero impazziti tutto d'un colpo: quanto poteva essere normale, per due nelle loro condizioni, mettersi a cucinare un dolce, rendendo tra l'altro la cucina un campo di battaglia?
Albus cercava di spiegare all'amico come preparare la base della torta, ridendo forte ogni volta che uno sbuffo di farina mista a uovo e zucchero si sollevava a tradimento dalla ciotola - gli stava facendo i dispetti come se fosse tornato improvvisamente ad avere dodici anni - e macchiava il viso di Scorpius o il grembiule celeste che gli aveva prestato. Malfoy aveva sul viso un'espressione appena schifata, che rendeva il quadretto ancora più comico, mentre affondava le mani nel composto molliccio che aveva preparato sotto gli occhi divertiti dell'altro.
– Se ti si appiccica alle dita, aggiungiamo un po' di farina, – sorrise Albus, voltandosi verso il bancone per prendere un'altra ciotola pulita dove preparare la guarnizione per la torta. Neanche a dirlo, al cioccolato fondente.

 

A un osservatore esterno quello che stavano facendo sarebbe parso una sciocchezza: ma, sin a quando Albus aveva cominciato a cucinare dolci, non aveva mai chiesto aiuto a nessuno per farlo.
Scorpius lo sapeva, sapeva di essere il primo a condividere quell'esperienza con lui: per questo si sentì pervaso da un'emozione nuova, quando si sedettero sul divano in salotto per assaggiare la torta che avevano preparato insieme.
Il sapore della torta assunse un significato nuovo per entrambi; e anche se si limitarono a scherzare e ridere come semplici amici, quel giorno cominciò la loro nuova vita.
Una vita all'aroma di cioccolato.

   
 
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