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Autore: Luna_R    11/10/2006    4 recensioni
Lo sfogo di una ragazza, ossessionata dall'amore che prova per un ragazzo arcigno e senza sentimenti.
Continuerà a farsi del male?
O abbandonerà questo folle intreccio putrido?
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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(¯`•

`•.¸ IL PUNTO. E LA SFERA ¸.•´¯)

 

 

Zietta !

Bentornata nella mia fic ^^

Che piacere ritrovare le tue parole, delicate e sincere come sempre.

Tranquilla, nessuna colpa, alla fine contenta comunque che tu ci sia ^^

Eh già, Clio è cresciuta, è riuscita a guardare se stessa prima che lui; la adoro, nella sua complessità, debolezza ma incredibile forza.

Sono felice che i tre capitoli ti siano piaciuti. ^^

Ah! Volevo dirti che sto leggendo una tua fic, appena ho un attimo di tempo ti lascio un commentino e ovviamente di sommergerò di complimenti!!!

Sei davvero-davvero brava nella scrittura; hai uno stile molto delicato, sarà che ormai per me sei così; dolce e gentile, come le parole della tua storia ^^

Arwis_ comincia ad abituarmi ai tuoi complimenti.

Con il “non ti smentisci mai” hai colpito in centro la mia personalità piuttosto caotica, specie nelle mie storie ^^

Mi piacciono i colpi di scena ^^’

Fife_ hai centrato in pieno il personaggio Leandro! E’ una ficcy sì drammatica, ma una finestra sulla speranza, non la si chiude mai ^^

Blue tiger_ i tuoi commenti sono sempre ben graditi e accettati! Grazie per la costanza ^^

Keyra_ Ciao tesorina! Tranquilla se non hai potuto recensire lo scorso capitolo, non me la prendo sai ^^

Come ho detto anche alla zia, felice comunque che alla fine ti ci sia dedicata ^^

Guarda se ti devo dire la verità, questa storia è ispirata a una vecchia cotta che presi ai tempi delle medie; il tipo continua ad ossessionarmi, anche a distanza di anni, ma un contatto vero e proprio, come Clio con il “suo” Tiziano, non l’ho mai avuto! Diciamo che c’è del vero, mischiato alla fantasia!

E per quanto riguarda il tipo che si trova subito dopo la batosta, ti rispondo subito; alle volte, si perde del tempo dietro qualcosa di talmente tanto effimero, da non accorgersi che dietro l’angolo ci può essere davvero la felicità a portata di mano!

Certo nelle storie è tutto più semplice, ma alle volte basta guardarsi in giro sul serio! Te l’ho già detto una volta, forza e coraggio amica, la vita non può che riservarti ancora un mucchio di sorprese ^^

Vi saluto con affetto

LuNaDrEaMy

 

 

 

`·.¸ UNFAITHFUL ¸.·´¯)

Chap n.6

 

E’ da più o meno dieci minuti, che mi sto arrovellando il cervello, in cerca di qualcosa da dire.

Ma niente. Buio totale.

Ora che sono qui, le parole muoiono dalla testa, alle labbra.

Ingoio l’ansia, mi rigiro le mani nelle mani, sudaticce e scivolose.

Sono parcheggiata dinnanzi al locale, della finta cena felice; la scritta nominale e gigante, giallo fosforescente, campeggia in alto, sull’entrata.

Non so che ci faccio poi qui.

Il frontalino centrale della radio, illumina parte dell’abitacolo; quella luce, mi ipnotizza, portandomi in un mondo straordinario. Tutto mio.

Dolci note, di una canzone a me sconosciuta, cullano il mio sogno; distolgo lo sguardo dallo stereo, gustandomi quella sinfonia in assoluta scioltezza.

Mi distendo bene sul sedile, chiudo gli occhi, alzo un po’ il volume abbandonandomi alla musica e le sue congetture.

Questo pezzo, mi entra dentro.

Non so dire perché, lo fa e basta, scavandomi nel profondo, lì dove l’anima giace e riposa.

La sento svegliarsi, scalpitare come un bimbo nella culla.

 

Unfaitful, intona il ritornello.

 

Eccola la risposta.

Mi appartiene, di diritto, mi è stata cucita addosso, sulla pelle.

 

   awa

 

Story of my life

La storia della mia vita ..

Searching for the right

In cerca del bene ..

But it keeps avoiding to me

Che continua ad evitarmi ..

Sorrow in my soul

Tristezza nella mia anima ..

Cause it seems that wrong

Perchè sembra che il male ..

Really loves my company

Adori molto la mia compagnia ..

 

I don't wanna do this anymore

Non voglio più fare così.

I don’t wanna be the reason why

Non voglio più essere la ragione del per cui ..

Every time I walk out of the door

Ogni volta che esco dalla porta

I see him die a little more inside

Lo vedo morire dentro di se un di più ..

I don’t wanna hurt him anymore

Non voglio più ferirlo

I don’t wanna take away his life

Non voglio strappargli via la vita

I don’t wanne be .. a murdered

Non voglio essere .. un’assassina.

                   

awa

 

Ho il diritto di rovinare la vita ad una ragazza, sbattendole in faccia la verità?

Ho invece il coraggio di tacere la verità, per salvare la vita a un ragazzo senza cuore?

Sono crucciata.

Ma una cosa la so.

Non voglio più essere infedele; soprattutto con me stessa, Clio.

Tutto d’un colpo, la verità non sembra poi così crudele come scelta.

Ed allora mi convinco, scendo dall’auto e con passo felino mi dirigo verso l’entrata del ristorante.

 

Carino, davvero un bel posto.

Non c’ero mai stata, e non solo perché il bastardo non mi ci ha mai portata.

I tavoli sono ben ordinati, nella stanza principale c’è molta luce; il tutto è accogliente, dando quel tocco di genuinità.

Credo proprio ci tornerò. O forse no, meglio di no.

 

“Cameriere, mi scusi?!

“Dica, signorina.”

 

Un ragazzo paffuto, mi si avvicina, con le gote ancora arrossate per la corsa ai tavoli.

Gli sorrido, facendomi indicare il banchetto dei piccioncini.

Accenna un punto lontano, col dito indice; seguo la traiettoria, lanciandomi nella mischia.

Li avvisto, non appena entro in un elegante saletta appartata; luce soffusa, atmosfera tranquilla.

Tiziano è di spalle. Valentina sorride. Sembra serena.

E’ lei a vedermi per prima.

Non so dire se il suo volto, tradisca stupore o paura.

Abbozza un sorriso, strozzando un “ciao anche tu qui?!

Tiziano si volta, incuriosito; la curiosità muore pietrificata sul suo volto, non appena i suoi occhi si posano su di me.

Si alza di scatto, turbato.

 

“Stai, stai. Passo di fretta. Sì, anche io qui cara, ma non ti aveva detto niente, Tiziano?”

“No nulla.” “Tiziano vuoi spiegarmi?”

 

E’ preoccupata, il volto le si arrossa.

Certo, non ride più.

 

“Ha invitato anche me, doveva parlarci.”

“Non darle retta Valentina, è pazza. Vieni, andiamo via.”

 

Si avvicina a lei inquieto, tirandola su per una manica.

 

Cominci ad agitarti, allora?

Cominci a sudare eh?

Lo senti l’odore della paura, vero?

E non ti eccita più, già non ti eccita più.

 

No aspetta; ma voi due vi conoscete, anche?”

“Sì, molto intimamente direi. Vero Titti?”  “Ma che fai, non parli più?”

“Tu sei pazza. Sei malata.”

 

Punti il muso contro il mio, duro, minaccioso.

Credi di farmi paura?

Oh no, non c’è niente di meravigliosamente godurioso e pauroso, come una vendetta.

E non è te che temo. La vendetta, annienta l’anima.

Ma rido, arcigna, come hai fatto tu tante volte.

Questo, è il mio momento ed io non posso e non voglio, avere pietà per te.

 

“L’unico pazzo sei tu, che hai creduto veramente di rilegarmi all’angolo. Ti sei sbagliato.”

“Tiziano, di cosa parla Clio?”  “Siate chiari, non vi capisco.”

“Sono la sua amante, Valentina. Abbiamo una tresca clandestina da due anni. Ti è più chiaro, detto così?”

 

I suoi occhi da cerbiatta, si stringono ad ogni parola di più.

Scuote il capo in modo scombinato, allarga le braccia, cercando di recepire per bene ciò che i suoi orecchi hanno percepito.

 

“Non ho capito bene, scusa vuoi ripetere?” “E tu, te ne stai lì? Non dici niente?!

 

Tiziano è immobile, statico, attento a non tradire il minimo sentimento; ma quella espressione tirata, quella apprensione, non sono altro che il preludio di un crollo mentale molto vicino.

 

“Mente, è una bugiarda! Tu non devi darle retta. E’ capace di tutto questa puttanella.”

“Dico soltanto la verità. E quella si sa, brucia un po’ a tutti, te incluso.

Puttanella? Oh cielo, Tiziano e il nostro anniversario?!

 

Paura. La sente molto vicina anche lei, adesso.

Farnetica, ma sa che lui mente.

Lo legge nei suoi occhi. Dilatati.

E da quella smania, nelle sue parole.

E per quanto riguarda me, io sono troppo sicura. Invalicabile.

Mi guarda sperando che la stia prendendo in giro, che tutto ad un tratto me ne venga fuori con lo scherzetto di fine serata.

Ma non è così. Sono forte, imperturbabile.

So che lo sa; ne approfitto, cattiva lo so, per infierirle il colpo finale.

 

Perdonami Valentina, perdonami se puoi.

 

Fossi in te, sarei felice di non scartare, l’orribile contenuto di quel pacchetto regalo; un completo verde acqua, prima B. Non è nemmeno la tua taglia. Tu porti una seconda C.”

 

Istintivamente, si porta una mano al petto.

Poi mi guarda, sa che le sto fornendo la prova del nove; non esita un momento, afferra il pacco con la carta argentata, che sapientemente ho lavorato con le mie mani, e lo scarta con violenza e frustrazione, per quell’umiliazione ricevuta.

In un pugno, merletti e pizzi verde acqua, giacciono.

Prima B. Il cartellino non mente. Non è la sua taglia.

E non è certo per quello, che mette un espressione schifata sul volto.

Distrutta, getta sul tavolo il suo regalo per i quattro anni, passati insieme.

Fugacemente getta un’occhiata al suo ragazzo, che impassibile non può far nulla dinnanzi alla verità.

Non poter fare più niente; lo vedo perdersi con il pensiero fra un mare di scuse, che vorrebbe inventare, ma che tardano ad arrivare, tanto sia sconvolto.

Smania, si muove, si agita, intorno a quel tavolo come se avesse le fregole..

E mi guarda, pazzo.

Amo vederlo disperato.

Amo vederlo piegato.

 

Valentina ha capito.

Capisce quel silenzio. Quegli sguardi, quell’apatia; si passa le mani fra i capelli lunghi, inspirando ad occhi chiusi.

 

Non vuole chiudere la partita qua. Lo percepisco da quel respiro disordinato.

 

Mi guarda, vuole sapere ancora, vuole farsi ancora più male.

Scuoto la testa, con gli occhi la prego di non chiedermi altro.

Ma lo fa.

 

“Come fai a saperle queste cose?”

“Valentina io…”

“Dimmi come sai, Clio.”

 

Le trema la voce, socchiude gli occhi.

Vuole sentire, ma non vuole ascoltare.

Tiziano mi fissa, marmoreo, cereo.

Lo guardo, prima di cominciare a sciorinare, tutta la verità.

 

E’ per te, questa pallottola è per te, peggiore attimo di perdizione della mia vita.

 

“Questo bastardo da della puttana a me, ma non ha avuto neanche il buongusto di comprarti un regalo decente, in un negozio diverso da quello in cui lavoro io. E la tua taglia, beh quella la so, perché ho visto la tua biancheria nei comodini del suo appartamento, sull’Appia.”.

 

Crolla. Colpo secco.

Si abbandona, sulla sedia, dove prima sorseggiava vino rose’ e rideva. Ignara.

Mi guarda sconfitta, con la testa china, le gambe aperte e gettate alla rinfusa davanti a lei.

Le mani sono giunte, in preghiera.

E troppe ne dovrà recitare, per dimenticarlo.

 

“Ti ha portata lì.”

 

Non è una domanda, sembra più un lamento.

Ma le rispondo lo stesso. Sì, mi ha portata là.

E si piega ancora di più.

La vedo diventare tutto uno, con la sedia di pelle sulla quale è delicatamente appoggiata.

 

“Come hai potuto farmi questo?! Io ti amavo, ti ho dato tutta me stessa!”

Comincia a delirare, sempre accovacciata su se stessa.

Non alza più lo sguardo, chiude i piedi, fissando il pavimento.

 

“Non è come pensi tu, io amo solo te.”

 

Le è corso vicino, poggiandole una mano sulla spalla.

Più che per le sue parole, l’ho odiato con tutta me stessa per la persona meschina che è.

 

“E hai bisogno di scoparti un’altra, per farmelo capire?!

 

Sagace Valentina.

Dolce Valentina.

Vera Valentina.

Non ho mai udito risposta, a quella domanda.

 

Adesso basta.

Ancora una lacrima, a scendere su quel viso dolce, non la sopporto più.

Mi sento un mostro, ho i rimorsi che mi si attaccano alle gambe tirandomi giù.

Spero capirà, un giorno.

Non mi aspetterò certo gli omaggi, ma spero dal più profondo che sappia perdonare il mio crudele sciovinismo, di questa serata; non mi ringrazierà mai, ma dentro se forse, quando ci ripenserà, mi sarà grata. Lo so io e lo sai lei.

Ora è troppo presto, per le congratulazioni.

Così piccola, gettata su quella sedia, riesco quasi- quasi, a provare tenerezza per lei.

So che significa svegliarsi da un sogno, vissuto soltanto nella propria testa.

So che vuol dire essere violentata, nel profondo dello spirito.

Le auguro ogni bene. Spero che basti.

 

“Dove credi d’andare?!

 

Sto per guadagnare l’uscita, quando Tiziano mi tira indietro.

Lo guardo con disprezzo, voltandomi.

 

“Hai ancora il coraggio di fiatare? Ho dovuto fare a pezzi lei, per la tua vigliaccheria! Vergognati!”

“Tu non sai che cosa hai fatto…”

“Sì che lo so. Ci ho liberate. Da te, che sei un mostro!”

“Tornerai Clio. Tu tornerai.”

“No Tiziano è qui che ti sbagli. Forse lei lo farà, ma io non tornerò. Ah!”

 

Mi infilo le mani in tasca, cercando sul fondo qualcosa che gli appartiene di diritto.

 

“Tieni il tuo resto. Io non sono più complice del tuo delitto.

 

Gli sbatto i soldi contro il petto, quelli del suo resto nel pomeriggio in negozio, prima di lasciarlo sbigottito e imbambolato sull’uscio del locale, a mangiare aria dalla bocca spalancata.

 

Ora sì che sono libera.

 

Me ne rendo conto, entrando in macchina; è sera, la luna è al solito posto e le stelle pure, ed io, io, sono a girovagare per le strade. Di nuovo.

Non sono nascosta in nessun appartamento, non sono rintanata in nessuna automobile a prendermi i rimasugli di un amore ormai calato, come questa notte, fredda ma vincente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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