(¯`•.¸ IL PUNTO. E LA SFERA ¸.•´¯)
Zietta !
Bentornata nella mia fic ^^
Che piacere ritrovare le
tue parole, delicate e sincere come sempre.
Tranquilla, nessuna
colpa, alla fine contenta comunque che tu ci sia ^^
Eh già, Clio è cresciuta, è riuscita a guardare se
stessa prima che lui; la adoro, nella sua complessità, debolezza ma
incredibile forza.
Sono felice che i tre
capitoli ti siano piaciuti. ^^
Ah! Volevo dirti che sto leggendo una tua fic, appena
ho un attimo di tempo ti lascio un commentino e ovviamente di sommergerò
di complimenti!!!
Sei davvero-davvero brava
nella scrittura; hai uno stile molto delicato, sarà che ormai per me sei
così; dolce e gentile, come le parole della tua storia ^^
Arwis_ comincia ad abituarmi ai tuoi complimenti.
Con il “non ti
smentisci mai” hai colpito in centro la mia personalità piuttosto
caotica, specie nelle mie storie ^^
Mi piacciono i colpi di
scena ^^’
Fife_
hai centrato in pieno il personaggio Leandro! E’ una ficcy
sì drammatica, ma una finestra sulla speranza, non la
si chiude mai ^^
Blue tiger_ i tuoi commenti sono sempre ben graditi e
accettati! Grazie per la costanza ^^
Keyra_ Ciao tesorina! Tranquilla se non hai potuto
recensire lo scorso capitolo, non me la prendo sai ^^
Come ho detto anche alla
zia, felice comunque che alla fine ti ci sia dedicata
^^
Guarda se ti devo dire la
verità, questa storia è ispirata a una vecchia cotta che presi ai
tempi delle medie; il tipo continua ad ossessionarmi, anche a distanza di anni,
ma un contatto vero e proprio, come Clio con il
“suo” Tiziano, non l’ho mai avuto! Diciamo che
c’è del vero, mischiato alla fantasia!
E per quanto riguarda il
tipo che si trova subito dopo la batosta, ti rispondo subito; alle volte, si
perde del tempo dietro qualcosa di talmente tanto
effimero, da non accorgersi che dietro l’angolo ci può essere
davvero la felicità a portata di mano!
Certo nelle storie
è tutto più semplice, ma alle volte basta guardarsi in giro sul
serio! Te l’ho già detto una volta, forza e coraggio amica, la
vita non può che riservarti ancora un mucchio di sorprese ^^
Vi saluto con affetto
LuNaDrEaMy
(¯`·.¸ UNFAITHFUL
¸.·´¯)
Chap n.6
E’ da più
o meno dieci minuti, che mi sto arrovellando il cervello, in cerca di qualcosa
da dire.
Ma niente.
Buio totale.
Ora che sono
qui, le parole muoiono dalla testa, alle labbra.
Ingoio
l’ansia, mi rigiro le mani nelle mani, sudaticce e scivolose.
Sono
parcheggiata dinnanzi al locale, della finta cena felice; la scritta nominale e
gigante, giallo fosforescente, campeggia in alto, sull’entrata.
Non so che ci
faccio poi qui.
Il frontalino
centrale della radio, illumina parte dell’abitacolo; quella luce, mi
ipnotizza, portandomi in un mondo straordinario. Tutto mio.
Dolci note, di
una canzone a me sconosciuta, cullano il mio sogno; distolgo lo sguardo dallo
stereo, gustandomi quella sinfonia in assoluta scioltezza.
Mi distendo
bene sul sedile, chiudo gli occhi, alzo un po’ il volume abbandonandomi
alla musica e le sue congetture.
Questo pezzo,
mi entra dentro.
Non so dire
perché, lo fa e basta, scavandomi nel profondo, lì dove
l’anima giace e riposa.
La sento
svegliarsi, scalpitare come un bimbo nella culla.
Unfaitful, intona il ritornello.
Eccola la
risposta.
Mi appartiene,
di diritto, mi è stata cucita addosso, sulla pelle.
awa
Story of my life
La
storia della mia vita ..
Searching for the right
In cerca
But it keeps avoiding to me
Che continua ad evitarmi ..
Sorrow in my soul
Tristezza
nella mia anima ..
Cause it seems that wrong
Perchè
sembra che il male ..
Really loves my company
Adori
molto la mia compagnia ..
I don't wanna
do this anymore
Non
voglio più fare così.
I don’t wanna be the reason why
Non
voglio più essere la ragione del per cui ..
Every time I walk out of the door
Ogni
volta che esco dalla porta
I see him die a little more inside
Lo
vedo morire dentro di se un pò di più ..
I don’t wanna hurt him
anymore
Non
voglio più ferirlo
I don’t wanna take
away his life
Non
voglio strappargli via la vita
I don’t wanne be .. a murdered
Non voglio essere ..
un’assassina.
awa
Ho il diritto
di rovinare la vita ad una ragazza, sbattendole in faccia la verità?
Ho invece il
coraggio di tacere la verità, per salvare la vita a un ragazzo senza
cuore?
Sono
crucciata.
Ma una cosa la
so.
Non voglio
più essere infedele; soprattutto con me stessa, Clio.
Tutto
d’un colpo, la verità non sembra poi così crudele come
scelta.
Ed allora mi
convinco, scendo dall’auto e con passo felino mi dirigo verso
l’entrata del ristorante.
Carino,
davvero un bel posto.
Non
c’ero mai stata, e non solo perché il bastardo non mi ci ha mai
portata.
I tavoli sono
ben ordinati, nella stanza principale c’è molta luce; il tutto
è accogliente, dando quel tocco di genuinità.
Credo proprio
ci tornerò. O forse no, meglio di no.
“Cameriere, mi
scusi?!”
“Dica, signorina.”
Un ragazzo
paffuto, mi si avvicina, con le gote ancora arrossate per la corsa ai tavoli.
Gli sorrido,
facendomi indicare il banchetto dei piccioncini.
Accenna un
punto lontano, col dito indice; seguo la traiettoria, lanciandomi nella
mischia.
Li avvisto,
non appena entro in un elegante saletta appartata;
luce soffusa, atmosfera tranquilla.
Tiziano
è di spalle. Valentina sorride. Sembra serena.
E’ lei a
vedermi per prima.
Non so dire se
il suo volto, tradisca stupore o paura.
Abbozza un
sorriso, strozzando un “ciao
anche tu qui?!”
Tiziano si
volta, incuriosito; la curiosità muore pietrificata sul suo volto, non
appena i suoi occhi si posano su di me.
Si alza di
scatto, turbato.
“Stai, stai. Passo
di fretta. Sì, anche io qui cara, ma non ti aveva detto niente,
Tiziano?”
“No nulla.”
“Tiziano vuoi spiegarmi?”
E’
preoccupata, il volto le si arrossa.
Certo, non
ride più.
“Ha invitato anche
me, doveva parlarci.”
“Non darle retta Valentina, è pazza. Vieni, andiamo via.”
Si avvicina a
lei inquieto, tirandola su per una manica.
Cominci ad
agitarti, allora?
Cominci a
sudare eh?
Lo senti
l’odore della paura, vero?
E non ti
eccita più, già non ti eccita più.
“No
aspetta; ma voi due vi conoscete, anche?”
“Sì, molto
intimamente direi. Vero Titti?” “Ma che fai, non parli
più?”
“Tu sei pazza. Sei
malata.”
Punti il muso
contro il mio, duro, minaccioso.
Credi di farmi
paura?
Oh no, non
c’è niente di meravigliosamente godurioso e pauroso, come una
vendetta.
E non è
te che temo. La vendetta, annienta l’anima.
Ma rido, arcigna, come hai fatto tu tante volte.
Questo,
è il mio momento ed io non posso e non voglio, avere pietà per
te.
“L’unico pazzo
sei tu, che hai creduto veramente di rilegarmi all’angolo. Ti sei
sbagliato.”
“Tiziano, di cosa
parla Clio?” “Siate chiari, non vi
capisco.”
“Sono la sua amante,
Valentina. Abbiamo una tresca clandestina da due anni. Ti è più
chiaro, detto così?”
I suoi occhi
da cerbiatta, si stringono ad ogni parola di più.
Scuote il capo
in modo scombinato, allarga le braccia, cercando di recepire per bene
ciò che i suoi orecchi hanno percepito.
“Non ho capito
bene, scusa vuoi ripetere?” “E tu, te ne stai lì? Non dici
niente?!”
Tiziano
è immobile, statico, attento a non tradire il minimo sentimento; ma
quella espressione tirata, quella apprensione, non sono altro che il preludio
di un crollo mentale molto vicino.
“Mente, è
una bugiarda! Tu non devi darle retta. E’ capace di
tutto questa puttanella.”
“Dico soltanto la
verità. E quella si sa, brucia un po’ a tutti, te incluso.”
“Puttanella? Oh cielo, Tiziano e il nostro anniversario?!”
Paura. La
sente molto vicina anche lei, adesso.
Farnetica, ma
sa che lui mente.
Lo legge nei
suoi occhi. Dilatati.
E da quella
smania, nelle sue parole.
E per quanto
riguarda me, io sono troppo sicura. Invalicabile.
Mi guarda
sperando che la stia prendendo in giro, che tutto ad un tratto me ne venga fuori con lo scherzetto di fine serata.
Ma non
è così. Sono forte, imperturbabile.
So che lo sa;
ne approfitto, cattiva lo so, per infierirle il colpo finale.
Perdonami
Valentina, perdonami se puoi.
“Fossi
in te, sarei felice di non scartare, l’orribile contenuto di quel
pacchetto regalo; un completo verde acqua, prima B. Non è nemmeno la tua
taglia. Tu porti una seconda C.”
Istintivamente,
si porta una mano al petto.
Poi mi guarda,
sa che le sto fornendo la prova del nove; non esita un momento, afferra il
pacco con la carta argentata, che sapientemente ho lavorato con le mie mani, e
lo scarta con violenza e frustrazione, per quell’umiliazione
ricevuta.
In un pugno,
merletti e pizzi verde acqua, giacciono.
Prima B. Il
cartellino non mente. Non è la sua taglia.
E non è
certo per quello, che mette un espressione schifata
sul volto.
Distrutta, getta
sul tavolo il suo regalo per i quattro anni, passati insieme.
Fugacemente
getta un’occhiata al suo ragazzo, che impassibile non può far
nulla dinnanzi alla verità.
Non poter fare
più niente; lo vedo perdersi con il pensiero fra un mare di scuse, che
vorrebbe inventare, ma che tardano ad arrivare, tanto sia sconvolto.
Smania, si
muove, si agita, intorno a quel tavolo come se avesse le fregole..
E mi guarda,
pazzo.
Amo vederlo
disperato.
Amo vederlo
piegato.
Valentina ha
capito.
Capisce quel
silenzio. Quegli sguardi, quell’apatia; si passa
le mani fra i capelli lunghi, inspirando ad occhi chiusi.
Non vuole
chiudere la partita qua. Lo percepisco da quel respiro disordinato.
Mi guarda,
vuole sapere ancora, vuole farsi ancora più male.
Scuoto la
testa, con gli occhi la prego di non chiedermi altro.
Ma lo fa.
“Come fai a saperle
queste cose?”
“Valentina
io…”
“Dimmi come sai, Clio.”
Le trema la
voce, socchiude gli occhi.
Vuole sentire,
ma non vuole ascoltare.
Tiziano mi
fissa, marmoreo, cereo.
Lo guardo,
prima di cominciare a sciorinare, tutta la verità.
E’ per
te, questa pallottola è per te, peggiore attimo di perdizione della mia
vita.
“Questo bastardo da
della puttana a me, ma non ha avuto neanche il buongusto di comprarti un regalo
decente, in un negozio diverso da quello in cui lavoro io. E la tua taglia, beh
quella la so, perché ho visto la tua biancheria nei comodini del suo
appartamento, sull’Appia.”.
Crolla. Colpo
secco.
Si abbandona,
sulla sedia, dove prima sorseggiava vino rose’ e rideva. Ignara.
Mi guarda
sconfitta, con la testa china, le gambe aperte e gettate alla rinfusa davanti a
lei.
Le mani sono
giunte, in preghiera.
E troppe ne
dovrà recitare, per dimenticarlo.
“Ti ha portata
lì.”
Non è
una domanda, sembra più un lamento.
Ma le rispondo
lo stesso. Sì, mi ha portata là.
E si piega
ancora di più.
La vedo
diventare tutto uno, con la sedia di pelle sulla quale è delicatamente
appoggiata.
“Come hai potuto
farmi questo?! Io ti amavo, ti ho dato tutta me
stessa!”
Comincia a
delirare, sempre accovacciata su se stessa.
Non alza
più lo sguardo, chiude i piedi, fissando il pavimento.
“Non è come
pensi tu, io amo solo te.”
Le è
corso vicino, poggiandole una mano sulla spalla.
Più che
per le sue parole, l’ho odiato con tutta me stessa per la persona
meschina che è.
“E hai bisogno di
scoparti un’altra, per farmelo capire?!”
Sagace
Valentina.
Dolce
Valentina.
Vera
Valentina.
Non ho mai
udito risposta, a quella domanda.
Adesso basta.
Ancora una
lacrima, a scendere su quel viso dolce, non la sopporto più.
Mi sento un
mostro, ho i rimorsi che mi si attaccano alle gambe tirandomi giù.
Spero
capirà, un giorno.
Non mi
aspetterò certo gli omaggi, ma spero dal più profondo che sappia perdonare il mio crudele sciovinismo, di questa
serata; non mi ringrazierà mai, ma dentro se forse, quando ci
ripenserà, mi sarà grata. Lo so io e lo sai lei.
Ora è
troppo presto, per le congratulazioni.
Così
piccola, gettata su quella sedia, riesco quasi- quasi, a provare tenerezza per
lei.
So che
significa svegliarsi da un sogno, vissuto soltanto nella propria testa.
So che vuol
dire essere violentata, nel profondo dello spirito.
Le auguro ogni
bene. Spero che basti.
“Dove credi
d’andare?!”
Sto per
guadagnare l’uscita, quando Tiziano mi tira indietro.
Lo guardo con
disprezzo, voltandomi.
“Hai ancora il
coraggio di fiatare? Ho dovuto fare a pezzi lei, per la tua vigliaccheria!
Vergognati!”
“Tu non sai che
cosa hai fatto…”
“Sì che lo
so. Ci ho liberate. Da te, che sei un mostro!”
“Tornerai Clio. Tu tornerai.”
“No Tiziano
è qui che ti sbagli. Forse lei lo farà, ma io non tornerò.
Ah!”
Mi infilo le
mani in tasca, cercando sul fondo qualcosa che gli appartiene di diritto.
“Tieni il tuo
resto. Io non sono più complice del tuo delitto.”
Gli sbatto i
soldi contro il petto, quelli del suo resto nel pomeriggio in
negozio, prima di lasciarlo sbigottito e imbambolato sull’uscio
del locale, a mangiare aria dalla bocca spalancata.
Ora sì
che sono libera.
Me ne rendo
conto, entrando in macchina; è sera, la luna è al solito posto e
le stelle pure, ed io, io, sono a girovagare per le strade. Di nuovo.
Non sono
nascosta in nessun appartamento, non sono rintanata in nessuna automobile a
prendermi i rimasugli di un amore ormai calato, come questa notte, fredda ma
vincente.