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Autore: phoenix_esmeralda    11/03/2012    2 recensioni
Vera è la futura regina di Katathaylon e Allegra non vede l'ora di accompagnarla nel suo mondo, per assistere al matrimonio con il principe Alexen. Ma qualcosa di strano succede nel regno che Allegra ha sempre sognato di visitare, e la ragazza si ritroverà travolta nella grande avventura che ha sempre sognato di vivere... Un libro, un racconto, una favola... questo è "La valle dell'altro mondo", una storia fra l'avventuroso e il fantasy, tra il romantico e l'introspettivo, alla scoperta dei 4 personaggi principali, ciascuno con il suo piccolo mondo interiore da proteggere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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***
 
 
La notizia  che aspettavo da tutta una vita, Vera me la comunicò una sera di maggio.
Il tramonto calava sul mare come un velo di luce iridescente e negli occhi di Vera presagii avventure sconosciute.
 
 
***
 
 
 
 
 
 
 
Arrivo al nostro posto di ritrovo con un po’di anticipo.  Non era premeditato, se avessi deciso di farlo volontariamente, qualche cataclisma evocato dal nulla mi avrebbe procurato un ritardo di almeno un’ora. È Vera quella precisa e puntuale, quando dà un orario non sbaglia di un secondo, non l’ho mai vista arrivare affannata, di corsa o con un capello fuori posto.
Per questo, visto che ora sta tardando di dieci minuti, capisco che deve essere accaduto qualcosa di grave.
Quando mi ha telefonato nel pomeriggio per chiedermi di vederci, aveva un tono piuttosto serio. Ma Vera è una persona seria, per questo non ho notato nulla di strano. Il suo ritardo invece sta dichiarando allarme rosso.
Sfilo le scarpe sportive e mi siedo a gambe penzoloni sullo scoglio, esponendomi agli ultimi raggi del sole. Io e Vera veniamo spesso qui, su questo scoglio isolato a strapiombo sul mare. Qui chiacchieriamo a lungo, protette da orecchie indiscrete, nel luogo che ha sorriso ai nostri giochi di bambine, alle confidenze da adolescenti e alle riflessioni, ora, di due giovani adulte. Sempre che a 23 anni si sia adulte.
Vera arriva con venti minuti di ritardo, comparendo alle mie spalle all’improvviso. Rimane in piedi immobile e i suoi occhi azzurri appoggiano lo sguardo sul mare tinto d’oro.
Le ho già visto molte volte questa espressione grave, ma oggi sembra appesantita da un’ombra avvinghiante di preoccupazione. I lunghi riccioli castano chiaro frustati dal vento, incorniciano il suo viso perfetto. In questo momento è così bella da sembrare irreale e resto a guardarla incantata. Questo è l’aspetto di una regina delle favole. Non riesco a descriverla in altro modo quando prende questo sguardo distante che la stacca dal paesaggio, come un adesivo da ritagliare e incollare altrove.
Improvvisamente Vera si china e avvicina il viso al mio.
- È arrivato il momento, Allegra.
Impiego qualche secondo a capire. Quando aspetti qualcosa per tutta una vita, fai fatica a capacitarti che accada davvero.
Allargo la bocca e inspiro, inghiottendo ossigeno.
- Dici sul serio?
Mi trema la voce, sono così agitata che faccio fatica ad articolare l’aria attorno alle corde vocali.
Sul volto di Vera, inspiegabilmente non c’è traccia di sorriso. La nostra partenza dovrebbe essere motivo di gioia.
- Non hai deciso di lasciarmi a casa, vero? – le chiedo, sentendo affiorare il panico.
Lei scuote la testa, i suoi occhi passano da me al mare con inquietudine. Vera è sempre calma, padrona di sé, se qualcosa la turba non può essere nulla di meno di un disastro naturale.
- C’è qualcosa che non va – mi dice infatti, afferrando un pugno di ghiaia – Mia madre è stata chiamata stamattina a Katathaylon. Mio padre è ferito. Sta succedendo qualcosa di molto grave a Palazzo.
Rimango senza parole. Cosa sta accadendo al meraviglioso regno dei miei sogni?
- Aspettavo la chiamata da un momento all’altro – prosegue – Il re è gravemente ammalato, manca poco alla successione del principe Alexen. Ma sembra che a Palazzo ci sia stata una rivolta.
Spalanco gli occhi, mentre le parole di Vera cadono una a una nel mio cervello come farfalle impazzite.
- Cosa significa una rivolta? – chiedo – Cosa farai adesso?
- Vado a Katathaylon. Domattina. Sentirò ciò che ha da dirmi mio padre e poi mi recherò ad Arco D’Occidente. Il principe Alexen ha bisogno di me.
Fa una pausa, ma quando fissa i suoi occhi nei miei, capisco che ha già formulato una linea d’azione.
- Potrei aver bisogno di aiuto. Vieni con me Allegra? Non è come un matrimonio, ma tu hai sempre preferito l’avventura – stavolta un sorriso le tira leggermente gli angoli della bocca – E questa potrebbe diventare una grossa avventura.
Non esito un solo istante. Getto le braccia al collo di Vera, urlando di gioia.
- Certo che vengo! Vengo eccome! Grazie per avermelo chiesto!
Vera sorride un po’ più apertamente.
 
 
Il mondo di Vera, ovviamente non è il mio.
Lei sarà regina, molto presto. È promessa al principe Alexen da quando è nata e questa consapevolezza ha guidato interamente la sua vita, come un percorso segnato in mezzo a vie sconosciute.  Un po’ come lo stampo di una torta crea la forma del dolce che vi è contenuto.
Vera nel mio mondo acquista una consistenza quasi irreale. So che parte di questo è dovuto alla sua origine nobile, all’appartenenza alla casata delle Koralle. Ma non è solo questo.
È sottile e dritta come un fuso, flessuosa e dignitosa, si muove con leggerezza inconsistente. Pur essendo alte uguali, sembra sovrastarmi, come se la mia inferiorità si palesasse, nel confronto con lei, a insegne lampeggianti.  I suoi occhi chiari leggermente allungati brillano di una gelida superiorità, il naso sottile e la bocca perfetta completano l’immagine di una bellezza surreale, estranea all’habitat in cui si trova costretta a vivere.
Vera è come una perla in mezzo al fango, si distingue a colpo d’occhio. Non ha nulla, assolutamente nulla in comune con il resto del mondo.
La sua calma inalterabile, la sua lucidità, la sua totale capacità di autocontrollo la rendono inamalgamabile come una goccia d’olio sull’acqua. Non si scompone mai, non perde la pazienza, è superiore ad ogni emozione. Questo è il suo ruolo, così è stata educata: dovrà governare su un piccolo ma preziosissimo regno e dovrà sostenere il suo sposo. In funzione di questo, e solo di questo, è stata istruita.
Mi sono chiesta spesso se anche Vera ogni tanto ha paura, se le capita di sentirsi insicura. Lei non mostra mai debolezze, come una roccia liscia su cui s’infrange ogni assalto, su cui niente può far presa.
Ad accrescere la sua straordinarietà contribuiscono le capacità soprannaturali che ogni koralla ha dalla propria. Vera possiede un intuito eccezionale, un sesto senso molto sviluppato. È in grado di cogliere sprazzi del futuro o di parlare direttamente nella mia mente, trasmettendomi immagini o pensieri. Sono piccolezze, a suo vedere. Il principe Alexen, in qualità di erede al trono, è dotato di capacità molto più estese e questa notizia, ad avviso di Vera, dovrebbe impedirmi di percepire un grosso dislivello fra me e lei.
Precauzione totalmente sprecata.
Avete presente la bella e la bestia? Concentratevi sulla bestia, toglietele buona parte del pelo e riempitela di lentiggini. Datele una pennellata di rosso acceso ed ecco… questa sono io.
Quando in passato, invidiosa dei lunghi capelli di Vera, ho provato a far crescere i miei, ho scoperto con orrore che coltivavano la macabra tendenza a svilupparsi in orizzontale. Il temerario tentativo mi è costato parecchie occhiate attonite, che hanno finito per smorzare i miei ardori. Ho ceduto alle pressioni della mia parrucchiera di fiducia, che mi ha tagliato i capelli alle spalle, scalando e sfilando, fino a dar loro una piega accettabile. Essendo però una fanatica del rosso, ha sempre rifiutato di farmi una tinta più chiara o più scura, condannandomi ogni mattina all’immagine nello specchio del mio viso incorniciato da una criniera infuocata.
La mia pelle chiara, tipica dei rossi, non ha mai conosciuto un’abbronzatura degna di tale nome,  tendenza che io ho vissuto come un tormento e che Vera ha sempre considerato irrilevante. Anche lei ha un colorito piuttosto pallido, ma sulla sua figura il biancore tende ad accentuare la delicatezza dei suoi tratti. Vera non si copre di lentiggini. E poi ha un portamento che fa dimenticare tutto il resto.
Io quando mi muovo, trascino sul mio cammino tutto ciò che incrocio, quasi che gli oggetti nei paraggi decidessero di suicidarsi alla mia vista.
Ma, alla fine dei conti, è sull’aspetto caratteriale che mi distanzio maggiormente da Vera. Quanto lei è controllata, tanto io sono impulsiva, là dove lei è riflessiva, io mi trasformo in un modello di aggressività.
Sono sempre stata un maschiaccio, il tipo di persona che incespica nei tacchi e non sa flirtare con i ragazzi. Da ragazzina giocavo a calcio con i compagni maschi, mi arrampicavo sui muretti, mi esprimevo in modo piuttosto scurrile. Ero piccola, secca come un grissino e piatta come un’asse da stiro. Quando le mie amiche iniziavano a truccarsi e a uscire con i ragazzi, io giravo ancora in tuta, con i miei capelli rossi scarmigliati legati in una coda di cavallo, e trascorrevo il tempo in impegnative gare di atletica.
Crescendo mi sono alzata di statura, il mio fisico si è un po’ ammorbidito, ma sono rimasta sostanzialmente il maschiaccio che ero.
La cosa più buffa è che sono estetista. Conosco tutti i trucchi per migliorare l’aspetto di una ragazza, il mio lavoro mi piace… ma preferisco praticarlo sugli altri. Il mio termine di paragone è Vera… e Vera è irraggiungibile. Mi sono rassegnata ormai a non poter essere diversa da ciò che sono, conosco i miei limiti estetici e li rispetto. Ma è uno sfogo per me, cercare nel mio lavoro di rendere gli altri come io non potrò mai diventare.
Vorrei essere diversa, vorrei essere tante cose. Soprattutto vorrei riuscire a controllare le mie parole, invece dico sempre quello che penso nel momento in cui lo penso e nel modo in cui lo penso… che non è mai il modo migliore. Aggredisco le persone e salto subito alle conclusioni che, generalmente, sono sbagliate. Un vero disastro.
Mamma ride delle mie disavventure. La vicinanza con la madre di Vera le ha riempito la testa di fantasticherie. Pensa che quando accompagnerò Vera a Katathaylon, incontrerò un bel cavaliere biondo dagli occhi azzurri, che si innamorerà perdutamente di me e mi apprezzerà per tutto ciò che sono.
Mamma ha la tendenza a sognare un po’ troppo. Io e un bel cavaliere biondo… Temo sinceramente che neppure a Katathaylon potrebbe succedere.
 
 
Torno a casa volando. Porto il mio motorino scadente oltre la velocità del suono e affronto la strada come una gara del motomondiale.
La casa, come previsto, è vuota, papà è in giardino a curare le rose. È giardiniere e fa questo lavoro da così tanti anni che non riesce più a smettere. Quando finisce con le piante dei clienti, attacca con le nostre.
Mamma e Gioia invece, sono ancora in negozio. Abbiamo un istituto di bellezza che dà lavoro a tutte e tre, e oggi è una giornata piena: maggio è stagione di matrimoni.
Io sono uscita in anticipo per andare all’appuntamento con Vera, anche se la scusa ufficiale è preparare la cena. In realtà ho dimenticato di fare la spesa e dovrò improvvisare qualcosa.
Esco in giardino e vado a salutare Nuvola, la nostra cagnetta, che da poco più di due mesi ha avuto una cucciolata. La accarezzo con cautela, perché la maternità l’ha resa sospettosa, tuttavia mi lascia giochicchiare con i piccoli, supervisionando ogni mio movimento. Poi rientro in cucina e cerco di concentrarmi sul cibo, ma la testa continua a scapparsene altrove. Non vedo l’ora di raccontare a mamma le novità!
Certo, una rivolta a Katathaylon non è una buona notizia… ma da una vita aspetto di visitare questo altro mondo. Da una vita vedo questo momento come l’unica opportunità che avrò di vivere un’avventura emozionante! E la richiesta di aiuto da parte di Vera, mi ha gettata in uno stato di eccitazione fibrillante!
Vorrei finire il prima possibile di cucinare e correre a preparare i bagagli!
 
 
Il mondo di Vera, Katathaylon, è una minuscola appendice del nostro mondo. Una rientranza nella terra quasi del tutto inaccessibile, nascosta agli occhi umani e percorribile in lungo e in largo in pochi giorni. Questo non le impedisce di avere una vita propria, solitaria ma autonoma.
Fu un gruppo ristretto di antichi studiosi a scoprirne l’accesso, decine di secoli fa. Katathaylon era naturalmente disabitata eppure perfettamente vivibile, gli studiosi compresero immediatamente che poteva essere l’unica soluzione possibile a un problema ormai scottante. Da molto tempo infatti si interrogavano sul modo più adeguato di proteggere Shiarah… la minuscola e preziosissima ostrica della stabilità.
Shiarah contiene in se stessa l’equilibrio del mondo intero, rappresenta l’essenza fondamentale di ogni elemento presente in natura e ne consente il dominio e la manipolazione.
Per questo è necessario che la sua esistenza sia ignorata dal genere umano. Shiarah non deve essere toccata.
Mai.
Essa stessa si confonde agli occhi umani costituendosi in una forma innocua, di scarsa visibilità. A chiunque la veda, essa appare come una minuscola ostrica, fragile e banale nella sua interezza.
Shia è la Perla, domina sull’equilibrio e il potere dell’animo umano, dello spirito della natura, della vita animale. Rah,  l’Ostrica, rappresenta il controllo sulla struttura del mondo, sulla sua dimensione più concreta e materiale. Essa contiene in sé la ricchezza, la forza, il potere, il dominio sui popoli.
I saggi studiosi scelsero un gruppo di eletti, selezionati per la loro rettitudine e integrità morale, ed essi scesero in Katathaylon con Shiarah. Poi l’accesso all’altro mondo venne chiuso, attorno ad esso venne costruita una casa che negli anni si modificò e ristrutturò più volte perché non cadesse in rovina. Ne venne affidata la protezione a persone fidate, perché nessuno sospettasse nulla.
Passarono i secoli e gli abitanti della Terra scordarono l’esistenza di Katathaylon. Essa divenne leggenda, poi mito, infine si perse nella memoria dei popoli. Katathaylon divenne una civiltà a parte, ristretta e costituita da un numero limitato di abitanti. Si sviluppò lentamente rispetto al resto del mondo e ancora oggi non ha raggiunto la modernità, così come noi la conosciamo.
I suoi primi abitanti divisero il regno in due parti. Ad Arco d’Occidente venne assegnata la custodia di Rah, venne costruito un castello e costituita una casata reale a sua difesa. Ad Arco d’Oriente invece, venne affidata Shia. Venne eretto uno splendido palazzo dalle variegate sfumature azzurrine e al suo interno si costituì la Korallia, che coltivò abilità e qualità specifiche con l’unico obiettivo di proteggere la Perla.
Vera quindi è una koralla, mentre Alexen è il futuro re di Arco d’Occidente.
I principi di Arco d’Occidente ricevono un’educazione particolare, mirata a portare al trono sovrani retti, saggi, improntati allo spirito di sacrificio. Il loro fine è proteggere Katathaylon e con essa il mondo intero, non è contemplato che permanga nel loro cuore altra vocazione. Solo il reggente e il principe ereditario sono a conoscenza del luogo in cui si nasconde Rah, così come la koralla dirigente, chiamata la Punta, è l’unica a sapere dove si trova Shia.
Come ulteriore strumento di difesa, Shia e Rah sono sigillate da un incantesimo, cosicché se venissero sventuratamente trovate, non si potrebbe disporre di esse senza spezzarne i sigilli. E i sigilli si trovano nelle stanze personali de re e della Punta.
L’unico contatto fra Katathaylon e il resto della Terra, è rappresentato dalla promessa sposa del principe ereditario. Poiché Shiarah rappresenta l’equilibrio terrestre, i vecchi studiosi pensarono che Katathaylon non dovesse chiudere definitivamente i contatti con gli altri esseri umani. Per questo, mentre il principe ereditario viene cresciuto all’amore e allo spirito di sacrificio nei confronti del suo popolo, la futura regina, sempre scelta fra le koralle di Arco d’Oriente, viene educata sulla Terra. L’unione delle due culture diventa così un’ulteriore assicurazione al mantenimento dell’equilibrio.
Così Vera è arrivata al mio paese quando non aveva che pochi mesi, ha occupato con sua madre la grande villa azzurra che custodisce il passaggio fra i due mondi ed è cresciuta in questo luogo preservando il suo nobile spirito di koralla.
La madre di Vera in questi anni ha vigilato sulla sua educazione e ora, molto presto, sua figlia sarà regina.
 
 
- Ma hai chiesto a Vera cosa portare?
Guardo mamma smarrita e all’improvviso mi sento una perfetta idiota.
- Veramente non ci ho pensato.
Mamma guarda la mia valigia aperta con una punta di perplessità.  Effettivamente ha ragione… cosa mai posso portare nel viaggio verso un altro mondo?
- Telefona a Vera – mi suggerisce.
Sulla soglia della mia camera mi volto a guardarla. In questo momento, mamma prova certamente emozioni contrastanti. So che una missione in un mondo devastato dalla rivolta la preoccupa, come non potrebbe? Teme che sia pericoloso, che mi accada qualcosa di male.
Ma so anche che riesce a condividere la gioia che provo, ora che sono sul punto di realizzare il mio sogno. Domani vedrò finalmente Katathaylon e avrà inizio la grande avventura cui ho sempre aspirato.
Sognavo di conoscere quest’altro mondo, ma ora Vera mi ha offerto qualcosa di più. Una vera missione.
Mi rendo conto che, sotto sotto, mamma prova anche un po’ di invidia. Lo spirito avventuroso l’ho ereditato da lei, e so che se potesse verrebbe con me.
Ma c’è papà cui badare, che fra una rosa e una betulla, sente il bisogno di mangiare, di avere abiti puliti e di fare due chiacchiere con la donna che ha sposato. Chi gli spiegherebbe di Katathaylon?
Così alzo la cornetta e chiamo Vera, giusto per sentirmi dire le parole che sospettavo.
- Non portare nulla. Dovremo cambiarti anche i vestiti.
Ed ecco che alla fine sono pronta.
Allegra super-girl. Mi sono già trasformata nell’eroina dei miei sogni e sono pronta a salvare Katathaylon e tutto il mondo.
 
 
Se Vera e io siamo così amiche, non è frutto del caso. La nostra amicizia è iniziata ancora prima che fossimo in grado di parlare correttamente e di decidere con chi trascorrere il nostro tempo.
Furono le nostre madri a piantare i primi germi del nostro legame. Quando Tala, la madre di Vera, venne ad abitare nel mio paese, la mia famiglia viveva ancora accanto alla villa azzurra. Lei e mia madre si ritrovarono vicine di casa, entrambe giovani ed entrambe spaventate.
Tala era sola in quella villa enorme, alle prese con una bimba appena nata e con un mondo completamente sconosciuto. Il padre di Vera compariva poche volte all’anno, protetto dalla scusa di un lavoro che esigeva lunghi e frequenti trasferimenti all’estero. In realtà viveva a Katathaylon, a servizio del re.
Mia madre si avvicinava al termine della prima gravidanza e stava vivendo quell’esperienza con notevole ansia. Divennero amiche trovando appoggio l’una nell’altra e Tala, scoprendo in mia madre una persona schietta e priva di pregiudizi, finì con il confidarle la propria missione. Trovò in lei campo fertile, al posto della diffidenza che aveva temuto vide sbocciare un genuino entusiasmo. Come ho già detto, mamma è come me.
Così io e Vera crescemmo insieme, e vissi per anni al riflesso della meravigliosa esistenza che l’avrebbe attesa un giorno. Ero incuriosita… quasi ossessionata a dire il vero, da quel misterioso mondo delle favole. C’erano principi, castelli, incantesimi e poteri magici. Vera spalancava ai miei occhi il passaggio tra il mondo reale e la fantasia.
Questo lei rappresentava per me: la fervida autenticazione che le favole erano realtà.
Tala educava la figlia al ruolo che avrebbe ricoperto. Intere lezioni erano dedicate alla conoscenza di Katathaylon. Io partecipavo per curiosità e imparavo assieme alla mia amica. Tala insegnò a entrambe la lingua di Katathaylon ed essa divenne il codice delle nostre comunicazioni segrete. Parlavamo tra di noi in quel linguaggio indecifrabile al resto del mondo e in questo modo, gradatamente, Katathaylon prese ad appartenermi.
Desideravo vederlo, volevo tastare personalmente il magico mondo dei miei sogni. Poterlo fare sarebbe stata un’avventura meravigliosa… l’ “avventura” per eccellenza della mia monotona vita.
Eravamo in quarta elementare quando Vera mi propose di assistere al suo matrimonio, quando fosse venuta l’ora. Da quel momento non ho mai smesso di attendere questo giorno. Il giorno in cui avrei potuto vedere un mondo diverso. Quello della mia Grande Avventura.
Vera naturalmente non è stata la mia unica amica, ma io credo di essere stata per lei la sola.
Alle scuole medie i ragazzini ci prendevano in giro a causa dei nostri nomi.
Vera e Allegra. Uno spasso.
Io m’infuriavo come un ciclone, facevo a botte quotidianamente. Tornavo a casa pesta e dolorante, fumante di rabbia. Le altre ragazzine mi davano sostegno, mi circondavano e mi osannavano per la grinta che dimostravo in quelle occasioni.
Vera invece ignorava le prese in giro. Le offese scivolavano sulla sua dignitosa indifferenza come gocce di pioggia sul vetro. Lei tendeva a isolarsi, mettendomi in grosse difficoltà. Non volevo lasciarla sola, ma desideravo anche appartenere a un gruppo. Vera però era inconciliabile con le bizzose chiacchiere delle ragazzine delle medie.
Alle superiori le prese in giro cessarono. I maschietti iniziarono a percepire il fascino di Vera e questo creò una barriera ulteriore. Lei non incoraggiava il benché minimo contatto, restava indifferente ad ogni approccio. Il suo atteggiamento finiva con il mettere in soggezione i ragazzi, abituati ad avere a che fare con adolescenti ben diverse.
Divenne l’immagine della perfezione fisica, una sorta di regina di ghiaccio ammirata e tenuta a distanza. Accanto a lei io spiccavo per la mia turbolenza e la mia istintività. Le amiche mi chiedevano come potessi legare con Vera, che ai loro occhi era incompatibile con il mio carattere. La trovavano fredda e antipatica, insensibile e altezzosa. Non riuscivano a coinvolgerla nei loro discorsi, a renderla partecipe dei loro problemi. E Vera infatti era disinteressata ai loro argomenti, che trovava puerili. Educata da regina, non provava alcun coinvolgimento e alcuna affinità con le problematiche adolescenziali terrestri, era cresciuta secondo leggi diverse, con una consapevolezza completamente differente.
Ma non era fredda, io lo sapevo bene. Anche Vera sognava, anche lei sorrideva, era umana. Me ne accorgevo perché le ero cresciuta accanto e la conoscevo come nessun altro poteva.
La nostra fiducia reciproca era totale.
È totale.
E il viaggio che sto per fare ne è la riprova.
 
 
Sono le sei del mattino, ho indossato i primi vestiti che ho trovato, dovrò comunque cambiarli subito. E alla fine non ho bagaglio.
Tala è già a Katathaylon, così nella grande villa azzurra ci troviamo solo io, Vera e mamma.
La porta dell’altro mondo è perfettamente confusa con il resto del muro della camera da letto. Vera ha detto che dovremo attraversare un lungo tunnel e sono contenta di non essere claustrofobica come mia sorella. Gioia ha solo quindici anni e non sa nulla di Katathaylon, per lei e per mio padre faremo una vacanza all’estero. Decisa con poco anticipo, è vero, ma per fortuna papà è sempre così distratto da poter credere che se ne fosse già parlato in sua presenza senza che lui lo ricordi.
Come me, anche Vera non ha portato nulla. Si è fatta fagotto del coraggio, della dignità e del senso del dovere che Tala le ha trasmesso in questi anni e ora tornerà nel suo mondo, carica solo di questo onorevole bagaglio. Questo sarà il suo corredo da sposa.
Apre la porta che conduce al tunnel e poi si volta a guardarmi.
- Sei pronta?
Non c’è sorriso nel suo sguardo. So che il suo pensiero è già là, a Katathaylon, a suo padre, al principe Alexen.
- Andiamo pure!
Sono così emozionata, così impaziente, che sto quasi per buttarmi nel tunnel a testa in giù! Ma la mano di mamma mi ferma e mi volto ad abbracciarla.
So che ci sono mille raccomandazioni sulla punta della sua lingua.
Non essere imprudente.
Non cacciarti nei pasticci.
Ascolta Vera.
Rifletti prima di agire.
Riguardati.
Torna presto.
Ma ormai sono adulta. Mamma si fida di me, e si fida di Vera.
- Goditi la tua avventura! – mi dice soltanto. Poi mi indirizza verso la porta e si rivolge a Vera – Avrò vostre notizia tramite Tala. Spero che tuo padre si riprenda presto.
Vera la ringrazia e poi mi fa cenno di passare oltre la soglia. Mi consegna una torcia elettrica, unico segno di civiltà moderna che ci è consentito condurre nell’altro regno.
Il tunnel odora di terra e di umido. Faccio un ultimo cenno di saluto a mamma, poi Vera mi segue e richiude la porta dietro di sé.
Partiamo.
Ancora pochissimo e sarò a Katathaylon.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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