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Autore: Lady Bracknell    17/10/2006    14 recensioni
Era completamente assorto. All’inizio pensò fossero solo i suoi baci, o il modo in cui gli passava la mano fra i capelli e lungo il collo, la squisita sensazione che derivava dal suo tocco, ma col passare dei minuti si rese conto che non era una sola cosa che lo assorbiva in quel modo – non era il suo tocco, il suo sapore o profumo, oppure i suoi deliziosi baci – era semplicemente lei.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Looking for something C

 

 

Alla fine non ho mantenuto la mia promessa, in quanto essendo l’1.04 del mattino, tecnicamente è già martedì, quindi... vabbè, diciamo che l’ho mantenuta per metà…

Rubo ora un attimo della vostra attenzione perché alla fine credo sarete già abbastanza occupati a… beh, quando arrivate a tre quarti del capitolo sarete traviati da pensieri omicidi e non penserete più a me.

Quindi colgo l’occasione per dirvi:

- che ieri abbiamo raggiunto le 100 recensioni, cosa di cui sia io che Lady Bracknell vi siamo immensamente grate.

- che dal numero di letture è altissimo e gratifica immensamente il mio ego di traduttrice… l’autrice ha già abbastanza di cui bearsi, dopo una storia del genere.

- che il prossimo sarà l’ultimo capitolo e alcune di voi vedranno esaudito il loro desiderio di un Remus leggermente svestito ( anche se tale visione è riservata solo a Tonks, mi dispiace, qui l’autrice censura, ma spero che le allusioni prima e dopo siano sufficienti)

- che adesso vi lascio leggere sennò mi uccidete.

 

 

7. Looking for something (parte terza e ultima)

 

Dopodichè, lei gli afferrò il viso e portò le labbra alle sue, scacciando ogni apparente pensiero.

 

Per un attimo fu troppo sorpreso per fare qualsiasi cosa.

 

Ma solo per un attimo.

 

Rispose al bacio, passando le dita fra i suoi capelli ed avvicinandola a lui. Quasi non riusciva a credere che stesse accadendo. Lo accettò come il sogno di volare senza scopa o di un’esistenza intera senza la luna – non poteva essere reale, e perciò poteva fare tutto quello che voleva, in quanto, tutte le consuete regole che gli avrebbero impedito di farlo, non esistevano.

 

Il bacio si fece più profondo, e lei sapeva di tequila. Immaginò che fosse lo stesso per lui. era decisamente molto più inebriante dell’alcool, però. Gli faceva girare la testa e diventare le ginocchia deboli e se non fossero stati distesi sul pavimento, probabilmente si sarebbe accasciato per terra.

 

Gli accarezzò dolcemente la mascella, e lui si rese conto che la stava realmente baciando, che, per quanto potesse sembrare surreale, non era un sogno ad occhi aperti od una pigra fantasia. Le labbra sopra le sue erano reali, i capelli sotto le sue dita erano reali, le sensazioni... deglutì. Erano tutte assolutamente reali.

 

“Questa è probabilmente davvero una pessima idea,” disse lui, mormorando le parole fra i baci, non del tutto sicuro di pensarlo veramente.

 

“Uh-huh,” rispose lei, annuendo, anche se il modo in cui gli stava mordendo il labbro sembrava indicare che la pensava molto diversamente.

 

“Siamo troppo diversi,” mormorò, scostandosi appena.

 

“Beh, tu sei un bastardo , sentimentalmente rovinat...”

 

“Evasivo,” aggiunse lui, catturando di nuovo le sue labbra in un bacio. “Non dimenticare evasivo.”

 

Lei rise appena contro le sue labbra.

“Sei un bastardo, sentimentalmente rovinato ed evasivo,” si corresse, tenendo la sua faccia fra le mani e tornando a baciarlo.

 

“E tu sei una scocciatrice,” rispose, ricambiando il bacio con passione.

 

“E tu sei davvero noioso,” mormorò soddisfatta, scendendo un po’ per baciargli il collo. Lui ridacchiò, chiedendosi se la parola ‘noioso’ gli fosse mai parsa più sexy. “E decisamente troppo giudizioso. E un po’ soffocante. E un bastardo totale.”

 

“E tu non sai mai quando tacere,

 

Lei si scostò, la bocca spalancata per l’indignazione. Lo guardò e gli accarezzò la spalla, soprapensiero.

“Immagino che quindi tu voglia che io ti lasci andare?”

 

“A dire la verità no,” disse, stringendo la presa. Lei parve scioccata e lui sorrise, invertendo le posizioni. Ridacchiò sorpresa mentre lui si sistemava sopra di lei, inchiodandola al pavimento.

 

“Pensavo che pensassi ch’io fossi una seccatrice.” Esclamò, occhi sbarrati, ma sorridendo.

 

E’ così, lo sei.”

 

Gli offrì un adorabile broncio.

Ma, ecco...” sussurrò, accarezzandole dolcemente il collo con la punta delle dita. “Vedi...” Si fermò per seguire il sentiero tracciato dalle dita posandole piccoli baci delicati sul collo, e poi di nuovo su verso l’orecchio. Abbassò ulteriormente la voce, rendendola poco più che un bisbiglio provocante, sussurrando le parole contro i suoi capelli. “... alla fine sembra che...” continuò a posare baci lungo la mascella e poi tornò alle sue labbra ed infine incontrò il suo sguardo. abbassò la testa e la sbirciò attraverso le ciocche di capelli scomposte, inarcando un sopracciglio.  “... che tu mi piaccia un po’, dopo tutto.”

 

Lei sorrise e si morse un labbro.

“Oh,” mormorò. Lui ritornò desideroso alle sue labbra, e questa volta, nessuno dei due riuscì a pensare a qualcosa che dovesse essere detto.

 

L’intensità di questo momento lo colse leggermente di sorpresa, nonostante non fosse del tutto certo del perché. Le accarezzò il fianco e la strinse a sé, godendosi la sensazione di lei che gli aveva passato le braccia dietro il collo e gli accarezzava i capelli, tanto quanto gli piaceva sentire il corpo di lei muoversi contro il suo.

 

Si stava giusto chiedendo come sarebbe andata a finire – o, più precisamente, se era saggio continuarla fino a dove pensava sarebbe andata a finire – quando la porta si aprì. Si bloccarono entrambi, ma dividersi effettivamente non sembrava davvero una possibilità. Tonks allontanò la mano dai suoi capelli e Remus spostò la sua da dov’era – giocherellando con il punto dove prima aveva messo il sale. Remus guardò nella cucina, anche se sospettava di sapere chi fosse.

 

Vide le gambe nude di Sirius e l’orlo rosso della sua vestaglia.

 

“Non ho interrotto niente, vero?” chiese Sirius. Remus lanciò a Tonks uno sguardo imbarazzato e colpevole e lei si portò una mano davanti alla bocca per soffocare una risata.

 

“No,” rispose Remus con una smorfia, purtroppo consapevole che i loro corpi, ancora a stretto contatto, raccontavano tutta un’altra storia. Lei si morse un labbro e rise sommessamente, gli occhi che scintillavano verso di lui e facendogli provare sensazioni che non sentiva da un po’.

 

Lui si scostò da lei e si sedette, sbattendo la testa contro il tavolo. Tonks ridacchiò e si mise un po’ più diritta, appoggiandosi sui gomiti. Lui si massaggiò la testa.

 

Che state facendo, allora?” chiese la voce di Sirius dall’alto, le dita dei piedi che si dimenavano in modo che Remus pensò essere o infastidito o profondamente divertito.

 

“Stavamo solo...” iniziò Remus. Guardò Tonks disperato, che si limitò ad alzare le spalle e sorridere.

 

“Sì?” chiese Sirius, battendo un piede per terra.

 

“Stavamo...” lanciò uno sguardo esplicito a Tonks perché l’aiutasse ad inventare una scusa plausibile che spiegasse il motivo per cui si trovava ‘appartato’ sotto il tavolo della cucina  a quell’ora, con lei, dopo aver affermato, con evidente decisione che non gli piaceva. Una donna che fra l’altro aveva la metà dei suoi anni ed era la cugina del duo migliore amico.

“... cercando qualcosa.” Disse, rimproverandosi per la scusa penosa.

 

Le gambe di Sirius attraversarono la cucina, e Remus lo sentì svitare un tappo e riempire un bicchiere. Quindi tornarono indietro e le sue ginocchia lo fissarono accusatorie.

E l’avete trovato?”

 

“Ehm...” Remus chiuse gli occhi e si massaggiò la fronte. “Non ancora.” Rispose. Era il meglio che potesse fare, date le circostanze.

 

“Beh, continuate allora,” disse, i piedi che facevano dietro-front e si avviavano verso la porta. “Anche se.. se posso dare un consiglio, a meno che non siano i denti che state cercando, forse dovreste guardare altrove che nelle rispettive bocche.”

 

La porta si chiuse dietro Sirius, e Remus batté le palpebre un paio di volte, quindi si passò una mano sul volto. Non ebbe certo l’effetto di alleviare la sbornia, anche se l’apparizione di Sirius un po’ l’aveva avuto.

Ed il premio per il miglior tempismo del mondo va…” disse Tonks, prima di scoppiare a ridere.

 

“Proprio,” concordò Remus. Indicò il resto della cucina.

Che ne dici di...” Tonks annuì.

 

Sgattaiolò fuori da sotto la tavola, e quando lei lo seguì, tenendo stretta la bottiglia, lui le offrì una mano per alzarsi. La tirò in piedi ed entrambi oscillarono lievemente. Lui si appoggiò alla tavola per mantenere l’equilibrio, e lei afferrò lo schienale di una delle sedie ondeggiando appena.

 

Remus non aveva la minima idea di cosa avrebbe dovuto dire o fare ora – guardò Tonks in cerca di qualche indizio, ma lei stava semplicemente sorridendo, e non riusciva a capire se fosse un sorriso timido o brillo.  Pensò che la sua espressione non dovesse essere tanto diversa.

 

 

 

Minuti trascorsi in silenzio imbarazzato: tre e tre quarti.

 

Lei mani fremevano per avere qualcosa da fare, ed il suo cervello era invaso da mille pensieri e nessuno in particolare, come una trottola impazzita. Si chiese come fosse possibile che, quando solo pochi minuti prima era disteso sul pavimento sopra la donna che ora aveva di fronte, ora non riuscisse a pensare ad una sola parola da dirle, di come potesse sentirsi così imbarazzato.

 

A meno che, naturalmente, non fosse il fatto che si trovava sopra di lei fosse ciò che gli causava tanti problemi. Pensò che probabilmente era quello.

 

“Allora,” disse lei.

 

“Allora...” fece lui.

 

 

 

 

Minuti trascorsi in silenzio ancora più imbarazzato:due e qualcosa.

 

“Bene,” disse Tonks, “Penso che probabilmente sia meglio che vada a casa.”

 

“Sì,” concordò Remus, sollevato del fatto che avesse finalmente detto qualcosa. “Ed io devo andare di sopra, così Sirius può uccidermi per aver molestato sua cugina.

 

“Buonanotte allora,” mormorò Tonks, voltandosi. Appoggiò la bottiglia sulla tavola, giocherellando per un momento con l’etichetta.

 

“Ok,” disse Remus, “Io... ehm.. ti accompagno fuori.”

 

Si avviarono in silenzio alla porta d’ingresso, ed uscirono in strada.

 

 

 

Minuti trascorsi palpabile, snervante in silenzio:uno e mezzo.

 

Tonks alzò il colletto della giacca e si massaggiò le braccia. Lui pensò che probabilmente stava aspettando che dicesse qualcosa, o magari che facesse qualcosa, sebbene non avesse la più pallida idea di cosa.

 

 

 

 

Dita dei piedi che si dimenano imbarazzate: dieci.

 

Si chiese se dovesse baciarla di nuovo, se era questo che voleva, ma alla fine era passato troppo tempo, e la tensione che si era creata era talmente palpabile che la distanza fra di loro sembrava insormontabile.

 

 

 

Minuti trascorsi a desiderare una morte improvvisa: due.

 

Tonks sospirò ed alzò gli occhi al cielo.

“Senti,” disse, “Sono generalmente una fan dei silenzi imbarazzati, ma questo è ridicolo. Se aspetto abbastanza hai intenzione di dire qualcosa o me ne posso andare a casa?”

 

Remus emise un leggero sbuffo divertito. Era davvero una compagnia incisiva.

“Volevo dire qualcosa.” Spiegò. “Ma non sapevo cosa. Sono aperto ai suggerimenti.”

 

Lei rise, cosa che gli sembrò un progresso.

“Potevi dire che ti eri divertito,”

 

“Credevo che fosse evidente,

 

“Beh, sì,” mormorò, guardando il cielo. “Certe volte alle persone piace sentire cose che tu pensi siano evidenti.

 

Le labbra di lui si contrassero in divertito imbarazzo, e lei incrociò il suo sguardo, ondeggiando leggermente sul posto. Remus si domandò cosa avesse da perdere e quindi inspirò profondamente prima di buttarsi.

“Quando saremo entrambi un po’ più sobri,” iniziò, “Se ti chiedessi di uscire, pensi che mi diresti di sì?”

 

“Probabilmente,” rispose, offrendogli un sorriso malizioso. “Avrei pensato che fosse evidente.”

 

Lui sorrise e lei gli toccò leggermente la spalla. Lui fece un passo indietro per restare in piedi e lei lo osservò per un minuto. Quindi sorrise timidamente e scrollò le spalle.

“Beh, buonanotte Remus,” disse, e si voltò.

 

“Buonanotte,” rispose lui, non sapendo nemmeno se avesse sentito prima di Smaterializzarsi.

 

Rimase per un momento a fissare il punto in cui prima stava lei, poi tornò in cucina, dove quello che rimaneva della tequila ammiccava verso di lui dalla tavola, e arrancò fino al lavandino, versandosi un bicchiere d’acqua.

 

“Non capisco cosa ci sia da ridere,” mormorò rivolto alla bottiglia. “E’ tutta colpa tua.”

 

Si arrampicò su per le scale fino alla sua stanza, sorridendo come un idiota e rovesciando la maggior parte dell’acqua. Stava per aprire la porta quando la voce di Sirius lo raggiunse da lontano.

“Sei da solo, Moony?”

 

Remus alzò gli occhi al cielo mentre Sirius schiamazzava istericamente.

“Mi hai davvero sorpreso,” ridacchiò.

 

Beh, allora siamo in due, pensò Remus, e scivolò nella sua stanza, sentendo la voce di Sirius da qualche parte chiamarlo vecchio cane scaltro.

 

 

Beh?? Avevo ragione nel dire che non ci sarebbe stato verso di farmi ascoltare ora??

 

Nonna Minerva

  
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