Highway Unicorn (Road to Love)
[NejiTen. Accenni ShikaIno -
NaruSaku]
Parte
Seconda
Get your hot rods ready to rumble
‘cuz we’re gonna fall in love tonight
Get your hot rods ready to rumble
‘cuz we’re gonna drink until we die
Un dettaglio che
differenziava nettamente le feste clandestine da quelle autorizzate dal corpo
docenti, era senz’altro l’ingente flusso di alcool.
Alla festa della
settimana prima, Tenten aveva notato come tutti più o meno, raggiunta la
mezzanotte, erano arrivati sobri, o comunque soltanto un po’ più allegri del
solito.
Invece, alle undici di
quella sera, i tre quarti dei presenti non sapeva neanche più il proprio
nome.
Poco distante da lei,
Ino stava civettando con un ragazzo, che nel frattempo se la stava mangiando con
gli occhi. Tenten era sicura che quel tipo non stesse neanche ascoltando la metà
di quello che l’amica stava dicendo, troppo impegnato a buttare fugaci occhiate
alla sua scollatura.
Mentre era indecisa sul
da farsi, se far notare a Ino quel comportamento o lasciarla che si rovinasse da
sola, un ragazzo alto e magro le si avvicinò, osservando anche lui la stessa
scena.
«Ritardo di qualche
minuto e già pensa a come rimpiazzarmi» borbottò quello, sbuffando
annoiato.
Tenten osservò curiosa
la sua pettinatura, che le ricordava troppo un ananas maturo, e d’un colpo
ricordò dove aveva già visto la faccia del suo
interlocutore.
«Tu devi essere
Shikamaru».
«Già. Ci
conosciamo?».
«Sono un’amica di Ino.
Ci siamo incrociati qualche volta… mentre uscivi in mutande dal nostro
dormitorio all’universitaria, all’alba».
Shikamaru la guardò
scioccato, mentre la ragazza gli sorrideva comprensiva: non lo avrebbe certo
raccontato a qualcuno.
«Immagino che tu ci sia
abituata, a vedere uomini che entrano ed escono da camera sua» insinuò il
ragazzo, indicando con la testa nella direzione di
Ino.
«Non direi, invece. Ino
è una gran civetta, ma sono in pochi quelli che riescono ad averla tutta per
sé», rispose Tenten maliziosa, notando soddisfatta Shikamaru che voltava il viso
dall’altra parte, probabilmente imbarazzato.
In quell’esatto
momento, Ino tirò uno schiaffo al ragazzo con cui stava parlando, urlandogli
addosso qualcosa di incomprensibile che finì per essere coperto dalla musica ad
alto volume.
Indispettita si guardò
attorno, notando poi Tenten e Shikamaru che l’osservavano
stupiti.
«Ha allungato troppo le
mani, ho dovuto difendermi da sola dato che il mio accompagnatore se ne sta
sempre con le mani in mano!» sbottò quella, in direzione del giovane
Nara.
Il ragazzo non si
scompose per quell’accusa, anzi. Girò gli occhi al soffitto, borbottando quanto
fastidiosa potesse essere Ino. Poi senza aggiungere altro le mise una mano
intorno alle spalle e con lei si allontanò, cercando un posto per stare un po’
più tranquilli e soprattutto da soli.
Tenten tornò ad
osservare la sala davanti a sé, adocchiando qualche ragazzo e salutando qualche
conoscente che le passava vicino.
Da quando era arrivata
alla festa, non aveva fatto altro che cercare tra la folla un paio di occhi
chiari, senza successo.
Che non fosse venuto?
Poteva darsi. Aveva dato per scontato che Neji frequentasse sempre quel tipo di
posti; forse era in camera, o era uscito con degli altri amici. Forse con
qualche ragazza.
Stava seriamente per
prendere in considerazione quell’ultima ipotesi, quando il ragazzo in questione
le toccò leggermente un fianco, attirando la sua
attenzione.
«Ci
rivendiamo».
«Così pare. Che
coincidenza» fece Tenten, arrossendo tutta d’un
colpo.
Entrambi restarono in
silenzio e la ragazza quasi tremava per quella loro
vicinanza.
Aveva passato una
settimana intera a fantasticare sul loro incontro, convincendosi che per lui non
provava niente, che era stato solo un felice incontro tra due persone che
casualmente erano state in classe insieme dieci anni
prima.
Ma Neji era così… Neji. Non parlava mai a sproposito, era
fiero, atletico, aveva negli occhi quella giusta arroganza che bastava per far
uscire le ragazze fuori di testa.
Aveva passato tutta la
sua vita a immaginare il ragazzo dei suoi sogni, e adesso che se lo ritrovava
davanti, era del tutto paralizzata.
Proprio lei, che i
maschi di solito li faceva scappare a gambe levate. Perché invece di essere
femminile, le piaceva giocare a pallavolo durante le pause pranzo e sporcarsi di
terra, fregandosene del trucco o dei capelli.
Le gonne le davano noia
e le calze le pizzicavano la pelle; per non parlare dei tacchi, che le
infliggevano un male atroce ai suoi poveri piedi.
«Senti, qui c’è troppo
casino. Ti va di fare un giro?» le chiese Neji ad un tratto, senza guardarla
neanche.
Tenten provò un brivido
lungo la schiena. Da una parte era tentata da quell’offerta – uno come lui
l’avrebbe seguito anche in capo al mondo; ma dall’altra era preoccupata su
quello che sarebbe potuto succedere. Non era esperta in quelle cose, nonostante
sembrasse sicura di sé in qualsiasi situazione.
«Ti riaccompagno io poi
al dormitorio, non ti farò fare tardi» continuò Neji, non ricevendo
risposta.
Tenten posò il suo
bicchiere di coca-cola, annuendo con la testa.
«Perché
no?».
«Mi stai dicendo che
Rock Lee è arrivato ai Nazionali di judo?».
«Esatto. È stato
battuto in semifinale, purtroppo. C’era rimasto malissimo, all’inizio, ma quando
poi è tornato a casa, ha subito iniziato ad allenarsi ancora. E’
instancabile».
Una volta concluse le
elementari, Neji era stato mandato dalla propria famiglia in un sacco di scuole
private, affinché ricevesse un’educazione esemplare.
Tenten e Rock Lee,
invece, avevano fatto tutte le scuole pubbliche insieme e si erano diplomati
alla stessa scuola superiore, due anni prima.
«Sai, non avrei mai
detto che ci saremmo rivisti, un giorno. Ammetto di averti pensato, qualche
volta, in tutti questi anni».
Neji non poté fare a
meno di abbozzare un sorriso a quelle parole, perché lui, in realtà, non ci
aveva pensato affatto. Non ricordava nessuno dei suoi compagni di scuola, tutti
avevano preso strade diverse.
Tenten era seduta sul
cofano dell’auto di Neji, mentre si mangiava tranquilla una coppetta di gelato
alla fragola; maggio era quasi alle porte e stare fuori all’aperto a quell’ora
così tarda era una goduria, perché non faceva per niente
freddo.
Erano andati su una
collinetta appena in periferia, dove si vedeva parte della città illuminata e il
mare.
«Sei sicuro che non
vuoi assaggiare?» gli chiese Tenten, porgendogli il cucchiaio di plastica con il
gelato.
Neji esitò un attimo a
quella richiesta così innocente, ma che nella sua testa voleva dire ben altro.
Fin da quando aveva incontrato quella ragazza, era come se il sangue dentro al
suo corpo fosse aumentato di qualche grado centigrado, se lo sentiva bruciare
ovunque.
Non sapeva come
definirla, ma sentiva come una connessione fra sé e quella ragazza,
un’attrazione travolgente che mai aveva sentito per nessun
altra.
Si sporse in avanti,
prendendo fra le labbra il cucchiaino e guastano la freschezza del
gelato.
Era buono, ma non
sapeva se quella bontà veniva dalla fragola o dal fatto che glielo avesse
offerto lei.
«Sai, ci venivo spesso
qui» disse all’improvviso Tenten, saltando giù dal cofano e andando a buttare la
coppetta vuota.
«Ah sì, con gli altri
tuoi ragazzi?».
«E chi ha mai avuto
tempo per quelli! Venivo qui ad allenarmi con la mia squadra di pallavolo, alle
superiori» rispose lei, tornando a sedersi sul
cofano.
Neji fu pienamente
soddisfatto di quelle parole, ma di certo non glielo diede a
vedere.
«Tu invece? Ci porti
spesso le ragazze?».
«Sempre» le rispose,
non guardandola negli occhi per non scoppiare a
ridere.
Tenten rimase un attimo
sorpresa e un po’ turbata da quella risposta; quando poi si rese conto di essere
stata presa in giro, gli tirò un pugno sulla spalla, come segno di
protesta.
«Non ti ricordavo così,
spiritoso, Hyuuga. Vuol dire che
quella bella bottiglia di liquore dovrò berla tutta da
sola!».
«Quale
bottiglia?».
Tenten andò verso il
portabagagli con un sorriso sornione dipinto sul viso, tirando fuori una
bottiglia piena di un liquido ambrato, che doveva avere un tasso alcolico non
indifferente.
«Ho pensato che non
potevo lasciare tutto il divertimento agli altri. Vuoi favorire?» chiese,
togliendo il tappo.
«Per quanto mi
piacerebbe, non posso. Altrimenti chi ti riporta
indietro?».
«Neanche un goccio?»
chiese la ragazza, prima di berne una generosa dose, che le fece scuotere la
testa e tossire più volte.
Neji le fece un sorriso
sghembo, osservando come incantato un rivolo di liquore che le percorreva il
mento.
«Cavoli, è proprio
forte!».
Tenten chiuse un attimo
gli occhi per riprendersi da quella botta di vita che aveva appena ricevuto. Non
beveva spesso, ma per affrontare quella serata in compagnia di Neji aveva
bisogno di più coraggio del solito.
Ne bevve un altro
sorso, questa volta senza tossire, abituandosi pian piano al dolce bruciore che
le correva lungo la gola.
Si avvicinò di più al
ragazzo, che si ostinava a guardarle le labbra.
Si sentiva accaldata,
con la testa leggera e i pensieri inesistenti.
«Sei sicuro di non
voler assaggiarlo neanche un po’?» insistette Tenten, ma questa volta la sua
voce non era più chiara e decisa, perché non era questa la sua vera
richiesta.
Si guardarono per
qualche secondo negli occhi, cercando entrambi delle conferme a quella strana
voglia che gli stava crescendo dentro, iniziata la prima volta che si erano
rivisti.
E Neji non aspettò
più.
Prese il viso di Tenten
tra le mani e la baciò con foga, chiudendola fra il proprio corpo e il cofano
della macchina.
La ragazza non si
aspettava una mossa così repentina e lasciò scivolare a terra la bottiglia di
liquore, che rompendosi annaffiò la terra con il suo contenuto. Le sue mani
andarono a posarsi su quelle di lui, intrecciandone le dita, approfondendo quel
bacio che entrambi avevano desiderato da una settimana e che finalmente aveva in
parte appagato le loro voglie.
Neji si staccò di
scatto, ancora incredulo per quello che aveva fatto.
Non era da lui perdere
il controllo a quel modo.
«Scusa, non volevo»,
fece, allontanandosi di qualche passo.
«Dove vai, idiota!».
Tente rise,
riprendendolo per la camicia e riportandolo su di sé, sulle sue labbra, perché a
lei non era bastata quella toccata e fuga.
Le loro lingue si
contorcevano frenetiche, le salive si mescolavano, le mani viaggiavano,
percorrendo centimetri di pelle bollente.
Neji la fece sdraiare
sul cofano, mordendole le labbra, accarezzandole i capelli castani e perdendosi
in quella ragazza che l’aveva posseduto fin dal primo
momento.
Ma la sua voglia di
lei, della sua genuinità, del suo essere così sincera, non avrebbe trovato
soddisfazione quella sera.
Neji fermò la macchina
a pochi metri dal cancello del dormitorio
femminile.
Si tolse la cintura e
si sporse verso Tenten, che accolse ancora una volta le sue labbra e la sua
lingua.
«Sei un bugiardo, avevi
promesso che mi avresti riportata indietro
presto».
«E’ presto» replicò
Neji, baciandole la linea del collo.
«Sono le quattro e
mezzo del mattino».
Tenten non attese una
replica, tornando a baciarlo con foga, come se non si dovessero rivedere per
chissà quanto tempo.
Parecchi minuti più
tardi uscì dall’auto, correndo furtiva verso il cancello
d’ingresso.
Neji non ripartì
subito, ma aspettò di vederla entrare nel
dormitorio.
Quella sera, forse
aveva trovato la ragazza giusta e per questo ci sarebbe andato con i piedi di
piombo.
Non riusciva ancora a
capire la dinamica che li aveva fatti unire quella notte, era stato come se
entrambi fossero legati indissolubilmente dal filo rosso del
destino.
Fino a una settimana
prima neanche si ricordava dell’esistenza di quella ragazza, e adesso tutti i
suoi pensieri giravano intorno a lei, a tutte quelle sensazione che gli
provocava.
Sentiva come se tutte
le ragazze con cui era uscito prima fossero state dei passaggi, tappe obbligate
verso Tenten; un percorso fatto di passioni e ossessioni in attesa di
quell’unica ragazza.
Per la prima volta in
vita sua si era sentito completo e coinvolto in qualcosa di più grande, una
forza che non capiva e che gli faceva perdere
l’orientamento.
Quando quella sera
aveva baciato Tenten all’improvviso, aveva smesso definitivamente di
pensare.
Sì, avrebbe fatto le
cose con calma, senza fretta, assaporando ogni momento che avrebbero passato
insieme.
D’altra parte, lui
l’aveva aspettata per più di dieci anni.
Qualche altra settimana
non l’avrebbe certo ucciso.
Note
Se
dovessi descrivere il Neji Hyuuga di questa fan fiction, userei la parola onesto.
Perché
lui è davvero onesto: tralasciando il pazzo delirante che è stato prima di
battersi con Naruto nel manga, il Neji dello Shippuden lo trovo maturo,
cosciente delle sue capacità e di quelle degli altri, pronto ad aiutare, onesto, appunto.
E
mi piace.
La
fine poi (che ho riscritto adesso, prima di postare) sottolinea il fattore
Destino: Neji crede nel Destino, che tutto sia già scritto e deciso.
Quindi non so, mi piaceva questo aspetto della cosa, pensare che quei due
davvero si siano incontrati a distanza di anni solo per stare insieme, come se
un’Entità superiore li avesse già accoppiati tempo
addietro.
Personalmente
non credo nel Destino, ma è una teoria che mi ha
incuriosita.
Be’,
non ho nient’altro da dire, se non ringraziare chi ha recensito (non ho risposto
a tutti, mi spiace, sono stata occupata!) e ringraziare chi recensirà e leggerà
questa fic in un futuro più o meno prossimo.
Alla
prossima!
Elpis
A-
Naruto © Masashi Kishimoto
Highway Unicorn (Road to Love) – dall’album Born This
Way, 2011 © Lady GaGa
Highway Unicorn (Road to Love) – fanfiction © Elpis
Aldebaran