E all’improvviso un flash.
Il mio sguardo smette di spostarsi e si fissa su un punto.
Spalanco la bocca, prima di piegarla in un sorriso che potrebbe quasi apparire dolce – reazione spontanea per chiunque, di fronte ad un gattino abbellito da un fiocco.
Oh, sì.
Eccola lì, la mia piccola vendetta, la mia rivincita. Davanti ai miei occhi e di fianco a Rei Kon, come sempre.
Come ho fatto a non arrivarci subito?
Scolo istintivamente il mio quarto bicchiere di vodka e finalmente chiudo la bottiglia.
Ho trovato.
«Cosa stai macchinando, Kuznetsov?».
[...]
«Je vois la vengeance en rose» canticchio con pessimo accento, parafrasando una vecchia canzone francese, mentre lancio il mio bicchiere nella direzione del cestino dell’immondizia posto sul lato opposto della stanza, centrandolo senza fatica.
Quanto sono preciso e attento.
E non solo quello.
Sono Boris Kuznetsov, e sono un viscido e schifoso bastardo.

"L'ultima cosa che vide bruciare nelle fiamme fu il cavaliere di legno, prima di perdere i sensi, mentre alcune voci allarmate si avvicinavano affannosamente all'inferno di fuoco."
La storia di Sandor Clegane e le ragioni del suo odio nei confronti dei cavalieri.

«Hijo de…» comincia a dire, socchiudendo gli occhi con fare rabbioso; ma io non le lascio finire la frase – ops, volevo dire l’insulto, a giudicare dal suo tono di voce -:
«Che ti aspettavi? Sono pur sempre Yuri Ivanov, io. E comunque si è fatto tardi…»
Con fare deciso, torno a guardare la porta davanti a me; la apro e faccio per avviarmi verso il corridoio, ma mi blocco improvvisamente sulla soglia. Ops, dimenticavo qualcosa… Hai ragione, furia spagnola, sono proprio un maleducato.
Mi volto ancora, ma questa volta voglio guardarla bene negli occhi.
«Come dite voi spagnoli? Umh…», mi fingo confuso, per poi concludere con un: «Ah sì: hasta luego, Julia.»

Un uomo, una donna, la notte, il mare.
E una moneta che tintinna.
Una storia su Sanji e Nami e il loro strano rapporto, fredda e salata come il mare.