Gajeel Redfox aveva sette anni da scontare in carcere. Il giorno in cui arrivò alla prigione, però, non poteva sapere che presto sarebbe stato coinvolto in una serie di eventi totalmente fuori dal suo controllo: tra nuovi compagni e antagonisti, carcerieri spietati e giochi di potere, tradimenti e umiliazioni, rivolte ed evasioni, i giorni che lo attendevano sarebbero stati i più duri della sua vita. Il carcere Era, dopotutto, accoglieva solo le bestie peggiori...

“Dimmi una cosa, Jackal” sentenziò ad un tratto Salamander.
Il diretto interessato, ferito e disteso su un tappeto di foglie, voltò lievemente la testa e rizzò un orecchio felino per ascoltare.
“Che vuoi?”
“Hai mai provato a toccare le persone senza farle esplodere?”
Jackal rimase interdetto.
“Che razza di domanda è?!” ribatté. “Certo che no! Noi demoni dei libri di Zeref siamo nati solo per distruggere. A cosa dovrebbe servirci toccare qualcuno se poi non dobbiamo ucciderlo?”
Natsu parve perplesso.
“E quindi... non sai neanche cosa sia l'amore?”

Salamander smise di litigare con Gray e si avvicinò al Dio del Tuono con espressione incuriosita, fissandolo attentamente.
“Oi, Laxus! Non sapevo che anche tu avessi il marchio del dominante!”
Il diretto interessato si voltò verso il più giovane con espressione perplessa.
“'Dominante'? Ma di che parli?”
"Quella voglia che hai sull'inguine!" continuò Natsu. "Serve a determinare il ruolo tra draghi dominanti e sottomessi"
Nell'udire quelle parole, Gajeel si irrigidì come una statua.

Erano ore ormai che Gajeel stava aiutando Levy a risistemare la biblioteca della gilda. Nella furia di buttare tutto su per finire prima, finì per far scivolare a terra quattro volumi, i quali caddero con un tonfo sul pavimento, mezzi-aperti e con le pagine stropicciate. Sbuffò per l'ennesima volta mentre Levy lo rimproverava su qualcosa riguardo aver cura dei libri.
“Va bene, ho capito!” ringhiò. “Adesso li raccolgo, evita di farmi la paternale!”
Si chinò a terra per raccoglierli, e nel farlo l'occhio gli cadde casualmente su una pagina aperta che rappresentava l'immagine di un gatto. Sotto ad essa, alcune parole in lingua antica formavano quello che sembrava un incantesimo.
“E questa che roba è?” mormorò senza eccessivo interesse, leggendo ad alta voce le parole scritte quasi senza accorgersene.
Quando Levy si accorse di cosa stava leggendo, tentò invano di fermarlo... ma ormai era troppo tardi.

Gajeel stava pensando a cosa avrebbero fatto lui e Laxus quella sera quando, tra un giro e l'altro, si ritrovò davanti a un negozio a cui non aveva mai fatto caso, e di cui per la verità non aveva mai neanche sospettato l'esistenza in quella città.
Un sexy shop.
Sulle prime non gliene importò un accidente, ma dopo un attimo si rese conto di non esser mai entrato in un negozio di quel genere, a differenza – probabilmente – degli altri uomini della gilda.
Controllò le tasche e si guardò attorno.
I soldi ce li aveva e nella via non c'erano facce conosciute...

Gajeel ruggì, fuori di sé dall'ira.
Come ci era finito in quella situazione? E soprattutto, con tutti gli idioti che c'erano al mondo perché cose del genere dovevano succedere proprio a lui?!
Lo sapeva di non aver mai avuto una gran fortuna, ma adesso aveva davvero toccato il fondo della sfiga. Perché qui l'abilità, la forza o l'intelligenza non c'entravano niente, era puramente un problema di fortuna, e la sua sembrava essersene andata in vacanza già da un bel pezzo.