Nero inchiostro
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Recensore Junior (103 recensioni)
       
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A volte mi capita di aprire una pagina di Word e non sapere dove andrò a parare, cosa ne uscirà alla fine. Sento solo le dita che smanettano sulla tastiera del computer creando uno dei suoni che conosco meglio, forse meglio di quello provocato dai tasti del mio pianoforte, meglio di quello provocato dalle corde delle mie chitarre. A volte ho solo bisogno di raccontare, a volte solo di sfogarmi sapendo che qualcuno leggerà ciò che ho prodotto, che qualcuno assimilerà le mie emozioni portandole dentro di sé per un dato istante, un effimero istante in cui due menti saranno allo stesso livello e penseranno le stesse cose.

È affascinante, affascinante come la scrittura riesca a creare un legame tra due persone che non si sono mai incontrate, parlate. Affascinante come un semplice testo sappia collegare due menti diverse su uno stesso argomento, come due menti che un giorno vanno a sedersi ad un bar immaginario scambiandosi opinioni e pensieri.

Infondo il ruolo dello scrittore non è forse questo? Unire le menti, legare le emozioni, farle esplodere nel cuore di chi le legge, tradurle in parole, nero inchiostro su bianco, farle danzare sulle corde di un’altra anima che non sia la propria. Forse sono riuscita a capirlo molto presto, nessun prodigio, nessuna particolare abilità, semplicemente ho sempre trovato rifugio nella scrittura (e nella lettura) fin da quando ne ho memoria.

Avevo quattro anni quando riuscii finalmente a comprendere cosa fossero quei segni, quei disegni che tappezzavano le pagine dei miei libri. Ero estremamente piccola e innocente quando imparai a leggere e imparai a viaggiare in una vita che non era la mia attraverso le pagine delle storie che trovavo nella libreria e scoprii che mi piaceva, maledettamente mi piaceva più di ogni altra cosa.

Quando avevo sei anni scoprii il posto che avrei considerato la mia seconda casa. Era caldo e accogliente, pieno di persone in silenzio che assaporavano ogni pagina di un libro come la migliore delle cure, pieno di studenti che cercavano risposte, bambini che iniziavano un grande viaggio. La biblioteca era il mio posto preferito, il mio posto dove perdermi e ritrovarmi. Cercavo sempre storie negli scaffali dei libri per i più grandi perché quelli della mia età non mi soddisfacevano più, mi sedevo e imparavo a viaggiare senza le valigie, imparavo parole nuove, imparavo a parlare, imparavo la mia passione, perché la stavo apprendendo pian piano, anche se sembra strano “apprendere una passione”.

Quando i miei genitori comperavano i quaderni per la scuola ne sparivano sempre una decina, finivano nei miei cassetti, finivano per essere scritti da miriadi di favole e poesie dove le protagoniste erano spesso ragazze che inseguivano un sogno perché in quel momento io stavo imparando ad inseguire il mio. Le maestre delle elementari mi avevano affibbiato il soprannome di “poetessa” ed io ero così imbarazzata quando mi chiamavano in quel modo, mentre nel profondo ne ero fiera e sorridevo dentro, mi compiacevo del fatto che anche loro avessero capito che cosa volevo fare. Mentre i bambini accanto a me parlavano di voler diventare scienziati, ballerine e principesse io portavo dentro quella voglia di scrivere che ancora mi contraddistingue. Tra, scherzosamente, un: “voglio diventare archeologa” e un “voglio diventare scienziata” parlavo di voler diventare una scrittrice di libri per bambini, raccontavo di voler pubblicare le mie storie e di voler illustrarle perché coltivavo sempre dentro anche la passione per il disegno.

Passavano gli anni e le mie mani erano sempre sporche di inchiostro, nero inchiostro come il mio nome. Arrivò il momento in cui dovetti scegliere la scuola superiore e fu un momento terribile, pieno di dubbi e indecisioni, pressioni e crisi. Sapevo ciò che volevo essere, diventare, sapevo ciò che i miei genitori volevano che fossi, diventassi, sapevo ciò che i professori mi consigliavano di fare. Ero in un vortice di idee altrui che spesso oscuravano le mie e nel momento in cui dovetti scrivere sul modulo la scuola che avrei frequentato  mi girava quasi la testa, ma, con la penna in mano mi ricordai un episodio della mia infanzia:

“Bea, da grande diventeremo scrittrici di libri per bambini e scriveremo le storie e poi io farò i disegni, che ne dici?”

Quasi col sorriso sulle labbra mi iscrissi al Liceo Artistico, volevo scrivere sì, scrivere sempre ma volevo anche disegnare e, col senno di poi, quasi mi pentii di quella scelta. Ero combattuta, volevo fare mille cose, con la mente di una quattordicenne volevo fare tutto ciò che mi piaceva, volevo disegnare e disegnare perché ero brava in quello e volevo scrivere, scrivere perché mi permetteva di essere ciò che ero.

Adesso sono qui, all'università ad esaminare il mio futuro negli anni della crisi. Ho smesso di avere ogni pentimento perché il Liceo Artistico sarà sempre una delle esperienze più belle della mia vita, sarà il posto dove ho affinato la mia abilità artistica, dove ho appreso che l’arte è in molte cose, nella pittura, come nella scultura, nella musica, nella scrittura. Ho smesso di avere ogni pentimento perché il liceo mi ha permesso di incontrare delle persone straordinarie, mi basta guardare negli occhi della mia migliore amica e del mio ragazzo per smettere di pentirmi. Ed anche se non sto continuando gli studi in ambito artistico nel mio cuore saprò sempre che nulla sarà stato vano, frequento la facoltà di lettere e so che avrò sempre nel cuore la mia arte, la mia arte che mi permetterà di esprimere tutte le emozioni che vorrò nei miei testi.

C’è stato un periodo, tra gli anni del liceo, in cui la scrittura, per me, divenne la mia prigione. Ero sola, completamente sola con il mio dolore, dolore causato da tutto, tutto ciò che mi accadeva in quel periodo apriva ferite su ferite e ne conservo ancora le cicatrici, interne ed esterne. In quel periodo ho iniziato a saper scrivere solo di drammi, a confidarmi solo con un diario, pieno di sfoghi, di lunghe chiacchierate con qualcuno fatto di carta perché qualcuno fatto di carne ed ossa non c’era. Non sapevo più parlare, non sapevo più sorridere sinceramente, confidarmi, fare amicizia, sapevo solo rinchiudermi in quella prigione che era diventata per me la scrittura. Ero per tutti la creatura scura e silenziosa, forse qualcuno da evitare e la scrittura mi aiutava come mi condannava. Il quel periodo, con lei, ebbi un rapporto più che contorto e complesso, un rapporto di amore e odio, ne traevo estrema sofferenza e conforto. Ma riuscii ad uscirne, e quando capii che la scrittura stava ridiventando un modo per raccontare, senza avere necessariamente bisogno soltanto di sfogarsi capii di essere tornata come quella bambina di sei anni, seduta sulle poltroncine della biblioteca a imparare a sognare.

Ed ora continuo a sognare sì, oh continuo a sognare che  un giorno in quelle librerie ci sarò anch’io mentre studio le opere degli altri. Ci saranno scaffali in cui comparirà il mio nome e ci saranno persone che assimileranno le mie emozioni. Continuo a sognare partecipando a corsi e concorsi, continuando a scrivere. E da quando ho scoperto il piacere di pubblicare su EFP ho capito che sono tutt’altro che sola, ho scoperto il modo di confrontarmi, parlare con persone che condividono spesso i miei sogni.

In sostanza questa è la storia di una ragazza come tante, con mille sogni, dubbi e paure. È la storia di una ragazza che chiama vivere l’atto di scrivere. 


"Il sangue colò sulle lenzuola bianche, trasformandolo in un rosso porpora acceso e vivace. Il silenzio regnò all'interno della camera fino a quando una voce neonata non proferì i suoi urli: era nata. Pochi filamenti di capelli biondi svolazzavano qua e là sul capo lucido della bambina, che con i suoi occhi color mandorla scrutò la donna che la stringeva possessivamente tra le braccia."
Autore: _nothing | Pubblicata: 20/08/14 | Aggiornata: 01/09/14 | Rating: Rosso
Genere: Angst, Erotico, Romantico | Capitoli: 2 | In corso
Tipo di coppia: Het | Note: Nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Categoria: Storie originali > Romantico | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico | Leggi le 23 recensioni

[Edward Rochester/Jane Eyre]
Breve raccolta di missing moments del romanzo con entrambi i POV.
Autore: RosenQuartz | Pubblicata: 29/06/12 | Aggiornata: 09/11/13 | Rating: Verde
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Capitoli: 4 - Raccolta di Drabbles | In corso
Tipo di coppia: Het | Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Nessuno
Categoria: Libri > Jane Eyre |  Leggi le 10 recensioni