Era a Tottenham Court Road, quando lei era salita nel suo stesso scompartimento, avvolta in un lungo cardigan bianco, che scendeva fino a sfiorarle la metà coscia. L’aveva guardata appena, perché tutto, in lei, gridava “normalità”. E, al momento, gli era sembrata così banale – con quei banali capelli castani e con quei comunissimi occhi marroni – che non l’aveva reputata nemmeno degna della sua attenzione. Poi, però, Lacey si era alzata per cedere il posto ad una signora anziana, che si guardava intorno nella speranza che uno degli altri passeggeri avesse pietà di lei e dei suoi reumatismi.
«Prenda pure il mio posto, signora. Io scendo alla prossima, tanto.» aveva detto, con quella voce delicata e un po’ da bambina. Aveva sorriso ed Harry, che osservava la scena quasi con indifferenza, non aveva più potuto trovarla normale, banale o anonima.
I giorni passavano, la vita andava avanti e la sua fama cresceva. Aveva tutto quello che voleva e non importava che si trattasse di soldi, di vestiti, di ragazze o di chissà che altro. Eppure non aveva ancora visto nessuno con un sorriso come quello della banale ragazza della metro.

«Ti voglio un mondo di bene, non scordartelo mai.» furono le ultime parole che sentì prima di partire, direttamente dal suo migliore amico.
«Anch’io, Zayn. Non scordarti di me, ti prego.» rispose Abbey, asciugandosi le lacrime e andando al check-in, mentre la voce all’altoparlante annunciava l’ultimo richiamo per il volo per Toronto.
Da quel giorno non si erano più visti, né sentiti.
Forse l’aveva dimenticata, forse aveva trovato nuovi amici, o forse non gli erano mai interessati veramente i sentimenti di Abbey.
Lei lo capì, finalmente, quando non gli arrivarono gli auguri per il suo quattordicesimo compleanno.
«Mi ha dimenticata.» disse allo scoccare della mezzanotte, quando ormai il giorno del suo compleanno era finito e nessuno di nome Zayn Malik l’aveva contattata.
«Mi ha dimenticato.» aveva detto un giorno Zayn, aspettando insistentemente che lo contattasse in qualche modo.

Emma non ebbe bisogno di alzare del tutto lo sguardo per capire chi fosse: soltanto una persona a scuola aveva la pelle ambrata di quella perfetta sfumatura che ricordava il miele, solo un ragazzo era talmente incurante delle regole da fumare a meno di un metro dalla porta d'ingresso e, sopratutto, soltanto dallo sguardo di un ragazzo, Emma, si sentiva trapassata da parte a parte. Non aveva bisogno di alzare gli occhi per incrociare quello sguardo, lo sentiva perfettamente su di sé senza bisogno di vederlo.
* Non c'era niente in lei che esprimesse disordine, o caos, che invece per lui erano parole all'ordine del giorno.

Diane è una ragazza che nella sua vita ha preferito i guai allo studio. E se si trovasse in una situazione davvero sconveniente? Se il suo migliore amico si sposasse e lei dovesse essere una damigella? Riuscirà insieme alla sua migliore amica Aileen a boicottare la cerimonia in modo che tutto vada storto? Il suo obbiettivo verrà realizzato anche se finirà inconsapevolmente in un triangolo amoroso?
Non resta che leggere! ;)

Era in momenti come quelli che si metteva a pensare a quello che stavano facendo, Zayn e lui –o meglio, quello che non facevano.
Giocavano a fare gli idioti –e si divertivano un mondo a farlo, questo era sicuro.
Buttò la camicia a terra; già, ma poi? Gli altri non sapevano dei loro incontri –per puro miracolo.
Fece cadere la maglietta sul tappeto, rimanendo a fissarla.
Potevano continuare a fare così senza problemi, certo.
Anzi, no. Già solo il fatto che ci stesse pensando implicava problemi.
Sbuffò e si sfilò le scarpe, lasciandole lì in mezzo ai vestiti.
Cos’erano tutti questi pensieri filosofici? La cosa da fare alla fine era semplice. Non pensare.
[PWP slash, ovvero maschietto e maschietto. Se non vi piace, invece d'insultare, non leggete]
Louis e Zayn sotto la doccia, tra battutine e un Liam un po' molesto.