Sono le due di notte, mi rigiro nervosamente nel letto. Non trovo posa, ho bisogno di aria, aria fresca. Sposto le coperte di lato, le lenzuola sono accartocciate sul fondo del letto.
Il contatto dei miei piedi nudi sul pavimento freddo mi crea un brivido che mi corre lungo la schiena, che sensazione assurda, per la strega del ghiaccio. Cerco di non farci troppo casa, prendo una vestaglia e me la metto addosso. Poi finalmente esco.
Tira un leggero vento, ma non è fastidioso, è fresco, piacevole. Inspiro una grande quantità  di ossigeno, trattengo per un attimo il respiro, per poi espirare. L'aria fredda mi punge la gola, come se stessi respirando piccole
scaglie di ghiaccio. Anche questo è strano. [...]
Mi giro per rientrare, ma vengo bloccata da una figura alta, snella, scura. A catturare la mia attenzione sono gli occhi, rossi come due tizzoni ardenti, occhi che ho già  visto, gli unici occhi che mi abbiano mai spaventato. E' lui.
E se, mentre le Winx sono sulla Terra per cercare l'ultima fata, Magix venisse attaccata da bellissimi e potenti creature del male rappresentate dai Vampiri e ci fossero solo le Trix a "proteggerla"?

“Tu tieniti pronta...” disse infine il ragazzo alzandosi e lasciandomi finire la sigaretta,
“Che significa?” domandai, ma non ottenni risposta,
“Zayn?!” alzai la voce, ma il ragazzo era già scomparso nell'oscurità della notte. Me lo immaginai entrare dall'ingresso che conduceva direttamente all'ala maschile dell'edificio e raggiungere la sua stanza, in un corridoio più in basso rispetto alla mia. Certo che mi aveva sentita urlare, il passaggio difronte alla sua stanza era il percorso obbligato per raggiungere l'ufficio in cui ero stata sbattuta. Le parole del ragazzo, mi risuonarono in testa come i rintocchi dell'orologio che in quel preciso istante segnavano le quattro. “Tu tieniti pronta”. Per cosa avrei dovuto restare pronta? Perchè? Cosa intendeva dire con quelle parole?

"Scese con le mani sull’addome, sul basso ventre, poi giù verso le cosce, la mano fino a sfiorarmi l’intimità. Soffocai un gemito di terrore. Le sue mani in quel momento erano su di me. Chiusi gli occhi, cercai di abbandonarmi alle sue dita esperte. Entrò ancora di più, inarcai leggermente la schiena, attaccandomi con le mani alle coperte. Gemetti più volte. Mi appoggiò una mano sulla guancia, era così dolce. Mi disse che andava tutto bene. Asciugò la lacrima con un dito."
Angy Hamber, sedici anni. Justin Bieber, diciassette.

Un corpo ridotto in malo modo, estremamente pallido e senza vita giaceva su una superficie altrettanto marmorea e fredda.
Le accarezzò dolcemente una guancia, percependo il gelo che essa emanava. Solo in quel momento realizzò che non c’era più niente da fare. Aveva imboccato la strada del non ritorno, nessuno le avrebbe riportato sua sorella indietro.
[...]
Una mano calda le si posò sulla spalla e due occhi azzurri le trapassarono l’anima.
“E’ in un posto migliore adesso”- Sussurrò lui, asciugandole una lacrima.
Lasciò che l’abbracciasse, quella stretta sembrò essere la sua ancora di salvezza. In qualche minuto un paio di occhi azzurri e un abbraccio le avevano donato un po’ di forza.

«Ero solo troppo giovane per sapere cosa significasse realmente la frase "per sempre". Ero solo stata troppo stupida a credere che sarebbe durato. Non avevo mai pensato che il lasso di tempo in cui una persona potesse essere felice, avesse un limite. Il mio, è scaduto un anno e mezzo fa».