Zayn si affacciò alla porta. La carrozza nera vi si era fermata proprio di fronte, accolta da sospiri di sollievo e occhiate curiose.
Lui le diede il benvenuto sussurrando una bestemmia. Poi conficcò le dita nella ferita ancora fresca sul palmo sinistro della mano. Piccoli sputi di sangue andarono a punteggiare la benda sudicia che vi aveva avvolto attorno.
Sperò che il dolore lo facesse svenire prima che tutto avesse inizio.
Ma poi, troppo presto, troppo in fretta, lo sportellino della carrozza si aprì.

"Allora, Zayn Malik." Disse Liam mentre gli porgeva lo zucchero.
"Liam Payne." Sorrise Zayn.
"Ti trovo bene." Liam lo guardava dalla testa ai piedi. Era completamente folgorato, rapito, ammaliato.
"Anche tu." Zayn invece tremava, non perché avesse paura, ma perché la bocca di Liam lo distraeva, l'aveva sempre fatto.

« Qualcosa non va? » chiede dolcemente mentre una piccola ruga gli si forma in mezzo alle sopracciglia.
Non saprei in che modo rispondergli, come fargli capire ciò che mi passa per la testa.
Non è lui a trovarsi nella mia situazione.
Non è lui ad aver perso l'amore della sua vita.
Ma soprattutto, non è lui che cerca disperatamente un morto perso chissà dove fra le nuvole coscienti.
« Pensavo a quanto il cielo possa essere bello, Zayn » rispondo semplicemente, tanto non capirebbe comunque.
{ ... }
« Vorrei poterti dare ciò che gli altri ragazzi potrebbero darti. » si lamentò sporgendosi da quel letto d'Ospedale per accarezzarmi una guancia e asciugarmi le lacrime sfuggitemi al controllo.
La voce stanca, il respiro costantemente affannato, i capelli che ormai avevano ceduto alle cure della chemio.
Non potevo perderlo, non allora.
Nè mai.
« Ti amo! » scoppiai infine in un pianto liberatorio mentre lui, con un sorriso malinconico dipinto sulle labbra, chiuse gli occhi.
Lasciandomi completamente sola.