Eravamo stupendi tanto quanto insensati, forse ridicoli… io più di lei, che stavo vivendo l’illusione più bella di tutta la mia vana esistenza. Così, le ho promesso di sigillare in eterno fra quelle mura quel sentimento che mi palpitava ancora in petto.

Rimaneva così, sospesa fra ragione e religione, mentre in cuor suo sapeva già quale fosse la risposta giusta.

Non si preoccupò nemmeno di sciacquarsi il viso rigato dal trucco che continuava a colare: che importanza avrebbe avuto? Si limitò semplicemente a legarsi i capelli in una disordinata coda, e allacciò ai piedi le prime scarpe da ginnastica capitate sottomano. Farsi bella le avrebbe soltanto fatto perdere minuti preziosi: un secondo sarebbe potuto significare la vita.

"Perché metti tutti questi puntini di sospensione?" mi scrisse.
Non seppi che rispondere, per l'ennesima volta in quella conversazione.
"Non lo so...mi sembrano...carini, suppongo" digitai velocemente, accorgendomi che ne avevo messi di nuovo una montagna.
"Dunque, la tua idea di grammatica è particolarmente distorta. Io sapevo che i puntini si mettessero quando lasci un discorso in sospeso, non perchè sono 'carini'." la situazione mi stava sfuggendo di mano, decisamente.
"Intendi intavolare un discorso sulla grammatica?" scrissi stizzito.
Era come se fosse davanti a me, non in dietro ad un computer.
"No, hai ragione Principe Azzurro. Parliamo di quanto il tuo nickname faccia schifo".
D'accordo, voleva essere presa a parolacce, era chiaro.