Ariel ama tutto di Louis.
Lo ama perché quando era piccola si era chiesta se ci sarebbe mai stato l’uomo perfetto per lei, a sostenerla e farla sentire amata in tutte le occasioni possibili. Lo ama perché è arrivato lui, con quegli splendidi occhioni color mare, a farle capire che si, a volte il lieto fine esiste.
E non è quasi mai con la persona perfetta, perché primo dubita che esista, e secondo la perfezione annoia.
Lo ama perché le ha fatto capire che la felicità si trova con la persona giusta.
Lo ama perché quella persona giusta è lui.

Sono le quattro e Lola è davvero stufa. Lancia un calcio allo sgabello accanto a lei, che puntualmente si accascia su se stesso, privo della gamba colpita.
«Fanculo» borbotta, afferrando il seggiolino e voltandosi per portarlo sul retro.
«Scusa?» dice però una voce dietro di lei, che la fa fermare di scatto. Si volta, esasperata.
«Non vedi che sono occupata?» chiede acida al moro in piedi di là dal bancone. Il ragazzo strabuzza gli occhi, per poi lasciare che il sopracciglio gli si alzi e un ghigno gli compaia sul volto.
«E’ da più o meno –dice, dando un’occhiata all’orologio marrone alle spalle della ragazza –mezzora che sto aspettando che qualcuno venga a prendere la mia ordinazione a quel tavolo. Ti va di servirci?» dice, indicando un tavolo alle sue spalle, dove un ragazzo castano rivolge a Lola un sorriso.
«Io è da più o meno– replica, imitando il ragazzo –sette ore che sono in questo locale a servire voi, che fondamentalmente non state facendo un cazzo. Quindi, tesoro, ora aspetti che io porti nel retro questo sgabello fatto da cani e poi, se avrò voglia e tempo, ti concederò tutta la attenzione di cui hai bisogno. Ti va?»