DAL CAPITOLO 23
“Oh signore” Mormorò mia madre in lacrime; portò una mano tremante sulla bocca semi aperta e, incredula si appoggiò alla ringhiera del cancello in ferro dietro di lei.
Il ragazzo continuò a barcollare in mezzo alla strada e ad un tratto si inginocchiò sputando violentemente del liquido rosso che andò a finire sull’asfalto umido.
“Tommy!” Gridai in lacrime e, intimorita mi avvicinai sempre più veloce a lui, notando dei potenti fari di un veicolo in lontananza che illuminavano il suo piccolo corpo immerso dal sangue.
La luce mi appannò gli occhi, cominciai a correre sempre più veloce verso quel piccolo corpo morente e, non sapendo esattamente ciò che volessi fare mi piazzai davanti a lui, cercando di acchiapparlo, ma, sporcandomi anch’io di sangue non riuscii a combinare nulla, fino a quando Justin gridò qualcosa e, a causa dei fari potenti e sempre più vicini non capii più nulla.
Mi sentii spingere via e, per qualche istante mi sfuggì dalle mani il piccolo corpo di Tommy.

-Bella coppia vero?
-Ma di chi parli?
-Di loro, non vedi come stanno bene insieme?
-Ma se loro non si parlano nemmeno.
-Appunto, sono fatti così.
-In che senso?
-Scappano.
-Scappano?
-Si, scappano da tutto, scappano da tutto quello che gli può far male.
-Non riesco a capire..
-Guardali, ogni tanto si incrociano sguardi, sorrisi molte volte senza neanche farlo apposta, quando uno si avvicina, l’altro si allontana.
-Ma perché non si parlano?
-Perché non possono.. Litigano, loro si odiano..
-…
-Strano vero? Scappano da loro stessi. Scappano pure sapendo che insieme si completano. Loro scappano perché non possono far altro che sbagliare. Finché non si perdono, ma poi capiscono quanto uno completi l’altro e ritornano punto e a capo.
Loro sono così, si amano..

Senza che io potessi rispondere mi trascina dall’altra parte del campo, in un posto dove non c’è mai nessuno. Mi sbatte al muro. Gemo dal dolore. Inizia a leccarmi il collo e io rimango immobile. Be, non so cosa fare. Il piano non era questo. Il piano era quello di far innamorare Justin di me cosicché io potessi giocarci e infine lasciarlo e farlo sentire una merda, come lui aveva fatto con me qualche anno fa. Ma in realtà era lui che stava giocando con me.

« - sei la cosa più importante che ho, non voglio prederti, e non voglio che qualcuno ti faccia del male -
Sussurra dolcemente.
- smettila di trattarmi come una bambina -
Replico a voce bassa. Noto che la vista comincia ad appannarsi, deglutisco, capendo di star per piangere.
- ma è quello che sei, tesoro mio. Lo so, esagero molto spesso, però.. Il fatto è che sono geloso, okay? Lo ammetto, è così -
Gli lascio le mani e mi giro dall'altro lato, cercando disperatamente di non fargli notare che sto per esplodere.
- tu non devi essere geloso. Posso anche avere mille ragazzi, ma tu resterai sempre il mio fratellone -
- piccola, guardami -
Non mi muovo, una lacrima calda scende lentamente dal mio occhio sinistro, e si dissolve a contatto con il cuscino.
- ho detto guardami - »
Cassie Bieber: quattordicenne canadese abbandonata appena nata, viene adottata pochi giorni dopo la sua nascita da Jeremy e Pattie. Nonostante lei sappia dell'adozione, sente i Bieber come la sua famiglia, lo stesso vale per Justin, il suo fratellastro maggiore, che la tratta come una vera sorella. Fino a quando...