Recensioni di MikuSama

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Recensione alla storia Another world - 09/11/13, ore 20:17
Capitolo 47: 47. Un lontanissimo 12 ottobre
Premessa: non mi assumo la responsabilità di eventuali errori di battitura, ma purtroppo la mia vista è offuscata dalle troppe lacrime ed è già tanto che le mani battano i tasti sulla tastiera.

Vorrei dirti tutto e niente, prenderti a schiaffi perché non volevo che la fanfiction finisse, baciarti fino a consumare la tua faccia per aver creato la storia semplicemente più complessa, articolata, perfetta e geniale nella storia dei fandom... ma purtroppo sono dietro ad un pc, e mi limiterò alle parole.

E quindi, per l'ultima volta nella storia di questa fanfiction, mi appresto ad analizzare ogni tua parola, ogni tuo verbo, ogni tua frase e ogni tuo significato, come ho (quasi) sempre fatto, dal lontano ventun marzo duemiladodici... è passato un anno e mezzo da quel lontano capitolo ventisette che recensii!

Il Narratore. Finalmente, dopo tanto tempo, posso scriverlo con la N maiuscola.
Posso concedermi qualche piccolo vanto? Sì, io l'avevo capito da molti capitoli chi fosse questa sorta di entità che aleggiava e sapeva tutto di tutti. Fin dall'inizio avevo ipotesi, ma era stato proprio il Narratore stesso che, come un "secondo Elle", mi leggeva nella testa e mi smontava tutte le teorie... Ed alla fine quindi non ho fatto altro che arrendermi all'evidenza, come tante volte è successo ad Emma, che spesso e volentieri è rimasta spiazzata dalla semplicità di come le sue elucubrazioni potevano essere smontate con poche parole dette da Elle; perché le cose semplici, spesso, sono quelle più vere.
Chi altri poteva essere se non il Narratore? Colui che conosce tutto del mondo, anzi, dei mondi, l'entità alla quale spesso ci affezioniamo perché a volte non è altri che il protagonista, altre volte la odiamo perché ci racconta fatti con non vorremmo sapere, come la morte dei nostri personaggi preferiti...
Semplicemente il Narratore. E io sono una di quelle che ha amato profondamente questo essere che, per la prima volta nella storia, è diventato un personaggio egli stesso. E no, non è la stessa cosa di quando il narratore è in prima persona, perché qui è il Cantastorie nella sua forma più "esplicita", colui che conosce tutto, che ha il "punto di vista zero", come lo definisce il mio prof, e che quindi non avrebbe mai potuto essere un personaggio.
Fino a questa storia.
E, credimi, questo è solo una delle tante rivoluzioni che questa fanfiction ha, cara Eru- questo racconto è semplicemente l'apoteosi della perfezione, perché stravolge ogni pensiero, ogni logica, ogni razionalità a tal punto da rendere tutto al limite del verosimile. E, no, non provare a fare la modesta, è un dato di fatto.

Mi concedo anche altri piccoli vanti, circa il capitolo precedente (che, tra l'altro, non ho recensito perché mentre lo stavo facendo ho erroneamente chiuso la scheda senza salvarla, tutta la recensione è sfumata...).
Leggendo il capitolo precedente, devo dire che ho sorriso molto circa la "spiegazione" di Elle. Questo perché palesava molte cose che io avevo già scritto nelle recensioni precedenti e, devo ammetterlo, mi rende molto orgogliosa di me ahahah!
Ma, cara mia, c'è da dire che nemmeno tu ti sei sprecata in modestia: hai implicitamente dichiarato di aver "compreso" il personaggio Elle meglio della Ohba stessa e, paradossalmente, non è un atto di superbia, ma la pura verità! E l'hai dimostrato spiegando tramite la bocca di Elle come ci fossero tante incongruenze in quel manga che l'Elle originale non si sarebbe mai sognato di fare, ma che purtroppo invece sono state dettate dalle pure necessità editoriali. Che dire? Complimenti. Te lo dico da Pro-Kira fermamente convinta: hai ridato la dignità che all'Elle originale spettava ma che non ha avuto.
Elle non meritava di morire, non in questo modo. Ed è una cosa che non mi perdonerò mai, pur essendo io dell'altra fazione: perché un avversario come Elle meritava molto di più ed io sono certa che, se fosse stato "In character" per tutta la durata del manga, non sarebbe morto. Per quanto mi costi ammetterlo, è così.

Cosa altro potrei dire in questa recensione, pur di allungare il brodo ed in un certo senso per rimanere un altro po' accanto a te, molto egoisticamente?
Potrei parlare di Mello e di come la sua ingenua sfacciataggine nel chiedere al più grande detective del secolo se questi sia davvero "attratto" per qualcuno sia stata una scena che mi ha semplicemente spiazzata e mi ha stampata un sorriso ebete in faccia per una buona cinque minuti.
Potrei dirti che, tra l'altro, ho semplicemente amato che tu sia riuscita ad inserire nella storia anche il povero "numero due", che pensavo non fosse riuscito ad avere spazio nella scena, ma che non è stato così.

Oppure potrei parlare di come la scena finale, quell'ammasso di tenerezza tra Elle ed Emma, sia stato semplicemente magnifico.
Di come ho amato che nessuno dei due, alla fine, ha sigillato il finale di questa storia né con un bacio né con un "ti amo", ma l'ha fatto con una promessa, una solenne promessa che sembrava davvero quella di un matrimonio.
Di come i miei occhi hanno pizzicato nel leggere di Elle che stringe il lembo della sua maglietta, di Emma che lo abbraccia e il detective ricambia, della scoperta di come Elle sia la persona più umana di questo mondo, e di chissà quanti altri.
Di come la scena della maglietta mia ha riportata alla mente il fatidico capitolo sedici, e tutti i capitoli nei quali Emma, un'Emma ancora inesperta ed impaurita, voleva e non voleva creare quel contatto con Elle, ma non riusciva a far di più di stringergli un lembo della larga, candida maglia.

Potrei dirti tante cose, ma francamente non ci riesco.
Perché l'unica cosa che adesso mi viene da dirti è: grazie.

Grazie, Eru, grazie infinite per aver concepito un capolavoro come questo, grazie mille per aver reso, ancora una volta il personaggio di Elle "vivo", in carne ed ossa, più vivo di quanto non lo fosse mai stato. Grazie tante perché hai compreso, rimodellato e migliorato la storia di un manga alla fine mediocre come Death Note rendendolo qualcosa di molto più profondo di quanto non sia (linciami pure, ma dopotutto Death Note non era nato per trasmettere chissà quali ideali o messaggi, è stato il fandom a fare tutto), grazie solamente perché ce l'hai fatta, hai perseverato (al contrario di qualcun altro...), sei maturata e cresciuta con tutti noi lettori e recensori.
Semplicemente, io ti dico grazie, ed arrivederci.
Perché so che ritornerai, e che ritornerà anche il Narratore; magari ci rivedremo in altri fandom, magari in altre storie: ma ritornerete, e io so che lo farete, con avventure sempre affascinanti come questa.

Un bacione ed alla prossima, 

MikuSama.

Recensione alla storia Another world - 06/10/13, ore 19:03
Capitolo 45: 45. La terra
Ehilà.
Ci rivediamo, questa volta in tempo record!
Potevo anche essere la prima a recensire, stavolta, ma quando ho visto l'aggiornamento sono dovuta scappare e sono tornata la sera tardi... va be', sarà per la prossima volta! XD
Ma non perdiamoci in discussioni, ho un bel po' da dire su questo capitolo.

Dunque dunque... la mia supposzione quindi non è errata, ma allo stesso tempo non è nemmeno giusta.
Mi spiego: come avevo scritto nella recensione precedente, quelle parole mi avevano fatto intendere che forse Emma avesse davvero "infranto" la barriera di imperscrutabilità del detective più grande del mondo... E così è stato, o, almeno, così l'inconscio di Emma pensa.
Ma allo stesso tempo, seppur Emma l'abbia inconciamente pensato e il narratore bastardo l'abbia palesato, nulla faccia intendere che questa sia la verità. Quante volte i pensieri di Emma si sono sbagliati? Ma quante volte si sono rivelati corretti? Diciamo che questo sia una sorta di punto morto, nonostante Elle stesso, con le sue parole, ci faccia molto sperare...
Ma, come dire, c'è sempre quel qualcosa che non mi convince. Specificatamente, sono le parole di Watari a non convincermi.
Watari infatti, quell'intelligente e saggio uomo, mentre conversa con Emma, dice qualcosa di molto interessante, e cioè che non è intervenuto nella situazione perché vuole, in un certo senso, far maturare Elle dal punto di vista umano.
Infatti Elle ha detto che il suo piano poteva essere perfetto, ma non lo è stato; e non lo è stato perché in lui c'era qualcosa che non andasse.
Ora, il primo pensiero che va subito in mente è che quel "qualcosa che non va" sono i suoi sentimenti per Emma. E potrebbe essere un buon pensiero, se non fosse che si parli di Elle.
Forse queste parole possono non piacerti, ma io Elle non lo vedo capace di amare. O meglio, non lo vedo pienamente consapevole che, quella strana pulsione che sente nel cuore quando è con una determinata persona, sia amore, o innamoramento, o comunque sentimenti del genere.
Tuttavia, lo vedo come una persona capace di provare attrazione per qualcuno. Un'attrazione che non sa spiegarsi, o che magari la spiega come la semplice curiosità che ha un bambino quando ha un giocattolo nuovo. Sono questi, magari, i "sentimenti" che possa provare per Emma.
Ma la mia ipotesi è un'altra.
"The Old docks". Sempre quel capitolo, prenemmente.
Sì, quel qualcosa che non va in Elle è semplicemente la nuova situazione in cui è stato coinvolto. La situazione nella quale, come in quel fatidico capitolo, Elle è inerme davanti ad una situazione inaspettata.
Io credo che Elle abbia imparato molto da quella vicenda, e quando tempo fa ha pensato "Ryuzaki… Sei assolutamente certo che questa volta quello che vuoi fare non avrà alcuna ripercussione su di te…?”, lo ha fatto pensando a quella vicenda di svariati mesi prima, dove lui non ha potuto fare nulla...
Elle, per la prima volta in vita sua, è coinvolto "umanamente" (Mi sembra azzardato dire "sentimentalmente") nel caso. Non solo deve catturare Kira, ma deve anche proteggere Emma.
Ma proteggerla da che cosa? Non da Kira, ma da se stesso. Proteggerla dai suoi modi troppo bruschi, freddi, precisi e letali. Perché Emma, ed Elle lo sa, può rimanerne ferita, come spesso è accaduto.
Ecco, ecco ciò di cui Elle teme: teme di spingersi troppo oltre, di ferire per la volta decisiva Emma e di perdere quel fin troppo interessante goicattolo che ha avuto per tutto questo tempo tra le mani.

Adesso passiamo a Watari.
​Quella figura che c'è anche quando non si fede. Quell'uomo il cui affetto paterno verso Elle e tutti i piccoli genietti della Wammy's House è spropositato.
Io adoro davvero il personaggio di Watari. E, anzi, il fatto che tu gli abbia dato molta più rilevanza rispetto all'anime/manga me lo ha fatto apprezzare ancora di più, perché ho davvero compreso quanto importante sia.
Adoro il fatto che sappia dire la frase giusta al momento giusto, di essere presente quando serve e, soprattutto, di essere sempre impeccabile, matendendo l'aria da perfetto britishman quale è.
Come dissi tempo fa, Watari è il "genitore mancato" di Emma: è la figura paterna che Emma non ha potuto avere per tutta la storia, in quanto la sua famiglia era a migliaia di chilometri di di distanza e assolutamente ignari di tutta questa assurda vicenda. Perché una figura genitoriale, al contrario di quanto pensino il 90% dei mangaka (dove i protagnositi son tutti orfani), è una figura a dir poco fondamentale, secondo il mio parere.
Ho adorato il tono di voce utilizzato per Near: tranquillo ma che nasconde una profonda serietà. Eh già, con Near bisognava proprio usare un tono del genere, perché il nanetto sbiancato è forse anche peggio di Elle...
L'ultima frase del capitolo l'ho semplicemente adorata. Prima di tutto la tua "visione" di Near, che non riesce a provare sentimenti perché lui stesso non ne ha ricevuti, è semplicemente superba. Se continui così riusciresti persino a farmi apprezzare un personaggio come lui! XD
Ma, soprattutto, le poche e semplici parole di Wammy mi hanno davvero sorpresa. Non lo so perché. Il fatto che Watari le abbia raccontato quella storia apparentemente inutile "perché non poteva mai saperlo" mi ha fatto molto sorridere. Forse, dopotutto, ha voluto semplicemente placare la sua curiosità, quella che tutti noi lettori abbiamo, e cioè quella voglia di sapere il passato di quei tre eccentrici personaggi che sono Near, Elle e Mello.

Su Emma credo di aver poco da dire.
È confusa, come sempre. Di più, mi pare quasi angosciata. Non riesce né a pensare, né a capire, né tantomeno a credere a quel pensiero che non riesce a formulare. Un po' la nostra solita Emma, dopotutto, ma coi sentmenti dieci volte più forti per ovvi motivi: non è che da pochi minuti che ha rivisto colui che ormai dava per spacciato.

... Uhm, che altro dire? Questo capitolo ha così tante cose che sembra non avere nulla.
Si arriva ormai in prossimità dell'epilogo, e si capisce dai toni che, nonostante tutto, sono rilassati. Non c'è più ormai quella lotta contro il tempo, quei pensieri ingarbugliati di Emma ed Elle per far sì che tutto torni e che nessuno muoia...
Ormai si può dire che si può tranquillamente lasciar spazio al cuore e agli ultmi chiarimenti.

Dunque finisco qui, in attesa come sempre del prossimo capitolo; che sia domani, tra un mese o fra un anno, ormai non ci si può tirar indietro, no? ;D

A presto!

Miku

Recensione alla storia Another world - 03/10/13, ore 23:19
Capitolo 44: 44. The last page (seconda parte)
...Oddio.
Da quanto tempo è che non recensisco? Sono praticamente diventata una lettrice silenziosa anch'io... no, non va affatto bene, affatto.
Devo recuperare tutto il tempo perso, e sarà una cosa bella lunga, mia cara Eru, preparati!
Dunque, partiamo dall'inizio: ciao! È da quest'estate che non ci si vede, eh? Ma sta' tranquilla, non mi sono persa un capitolo di questa magnifica storia, nonostante la vacanza, il cambio di fandom e l'insolita vita sociale che d'estate mi colpisce.
Vorrei iniziare con uno di quei discorsi mielosi e strappalacrime, tipici da fine storia... ma non posso, perché, effettivamente, la storia non è finita.
Diciamo che ormai i nodi da districare sono ben pochi. Eppure, ci sono ancora. Che sia questo il terzultimo o, addirittura, il penultimo capitolo? Conoscendoti, potrebbe essere tranquillamente ancora la metà dell'opera... ma tranquilla, io sono sempre qui. A volte invisibile, a volte con la strana voglia di recensire. But I'm here.
E devo dire che in realtà non mi pento di non aver recensito i capitoli precedenti... Mi spiego: fin dal momento in cui hai descritto la morte di Elle, sulla tua storia è aleggiato ancora di più il velo di attesa che da sempre l'ha caratterizzata. Se avessi voluto, mi sarei tranquillamente scrocchiata le dita e, come sempre, avrei recensito passo per passo, ipotizzando cose su cose ed aspettando che tu mi dessi la conferma di esse o me le smentissi da capo a fondo.
Eppure, io ho esplicitamente voluto aspettare; ho voluto avere tutti i tasselli al loro posto -o quasi-, e solo allora mi sarei permessa di recensire, a mente fredda ma allo stesso tempo calda del capitolo appena trascorso.
E adesso iniziamo con la recensione.

Partire da questo capitolo sarebbe troppo facile. No, io voglio partire da dove ho interrotto, dal capitolo il quale non è stato recensito dalla sottoscritta e proseguendo con tutti gli altri fino ad arrivare a questo qui. Sarò sintetica, o meglio cercherò di esserlo, ma purtroppo ben sai che ogni volta mi perdo anche io, come Elle ed Emma, in elucubrazioni mentali che spesso e volentieri sorgono nello stesso momento in cui io digito le lettere sulla tastiera.
Partiamo dal momento clou della storia: cinque Novembre.
Partiamo dal fatto che io ho, fin dall'inizio, sempre pensato che Elle non sarebbe sopravvissuto. E questo non perché la mia parte pro-Kira ci sperasse, ma per il semplice motivo che Misora, Ukita, e tutti coloro che Emma ha provato a salvare, alla fine sono inevitabilmente morti. In modo diverso, certo, ma sono pur sempre morti.
E allora mi son detta: "Per quanto Elle possa essere geniale, alla morte non si scampa. Nonostante questa non sia la sua "effettiva" morte, ma quella anticipata, perché ordinata da un quaderno nero, non può sfuggire."
Il paradosso era che, nonostante fosse quello il mio pensiero principale, per dirla con le parole di quel narratore bastardo, "ho continuato a leggere la storia".
Cosa alimentava la mia voglia? Speranza? No, curiosità.
Io avevo già gettato la spugna, alla descrizione della morte di Elle. L'ho vista come diretta conseguenza del fatto che, esattamente come Misora e Ukita, nemmeno il più grande detective mondiale ha potuto scampare alla morte.
Eppure c'era sempre stato qualcosa che non mi quadrava. Qualcosa che stonasse. Anche se era un sensazione incosciente, dentro di me sapevo che non era possibile che tu avessi ideato una trama così rivoluzionaria per poi scoprire che alla fine tutto ritornava sull'asse temporale del manga.
No, non era possibile. Ormai il "nuovo" mondo (Nuovo mondo... che cosa ironica!) di Emma era un mondo a sé stante, che di "Deathnotiano" aveva solamente i personaggi...
A pensarci adesso, infatti, che senso avrebbe avuto, se Elle fosse morto davvero, far fare al detective tutto quel dialogo con Rem? Che senso avrebbe avuto quindi per Elle leggere la trama?

Adoro la tua sempre accurata scelta delle parole. Si potrebbe trovare un significato nascosto in ogni vocabolo da te usato, e solo rileggendo passi precedentemente letti, se ne coglie il vero significato, e si sorride...
"O forse è solo il caso che fa apparire alcuni eventi come predestinati."
Ottavultimo (non so se esiste questo termine, mi prendo una licenza poetica xD) rigo, capitolo 40.
Quanto possa essere vera questa frase?
Già, il caso ha fatto apparire gli eventi, come predestinati. Ha fatto in modo che il lettore, i personaggi e persino Emma, credessero che tutto fosse andato come "da copione", che Elle fosse morto per davvero. Ha fatto sì che anche Elle, come Misora ed Ukita, abbia seguito l'inevitabile corso della trama, seppur lievemente modificata.
Ed invece no.
Si può dire che Elle abbia raggirato persino il fato!
Si può dire che abbia obbedito al fato, ma allo stesso tempo sia riuscito ad inserirci qualcosa di suo.
Ciò mi ha riportato alla mente un film che vidi qualche mese fa, dove alla protagonista veniva predetta la propria morte da un veggente che non sbagliava mai. Sai come finiva? Alla protagonista il cuore si è fermato il giorno predetto ma, appena scoccata la mezzanotte, questi ha ripreso a battere ancora.
Esattamente come Elle, dove ho anche sorriso per la citazione palesemente shakespeariana (Romeo e Giulietta... a pensarci Elle ed Emma sono un po' così!), il quale è morto, ma ha ripreso a vivere.

Passiamo al capitolo successivo. 41. Emma. (Ometto i commenti su Higuchi eccetera, perché ciò che mi preme è raccontarti dei due protagonisti. Posso solo dirti che, come tutto, è stato geniale)
Emma non sa. Come dissi nella mia ultima recensione, Emma sentiva di aver perso. Aveva sì vinto, aveva sì fatto in modo che tutto andasse secondo i suoi piani ma, dal momento in cui, uscita dalla doccia, ha trovato quel mazzo di chiavi, sono sicura che la consapevolezza che non avrebbe mai più visto Elle l'abbia travolta.
Ed è in un certo senso è ciò che accade: Emma non vede più Elle da quando egli si sposta nel nuovo Quartier Generale. Non ha più nessuna sua notizia, non sa se è vivo, se è morto, non sa nulla fino a quel gate.
Emma è... scossa. Vuota. Non sa più a cosa pensare.
Il cinque novembre è passato, e lei non sa nulla. E ciò è estremamente frustrante.
Le sembra quasi di esser ritornata alla sua solita vita. Anzi, lo è. Ha finito il suo periodo di tempo in Giappone, ormai si appresta a tornare in madrepatria, dove rivedrà i suoi amici, la sua famiglia, rivedrà quei posti per lei sempre stati familiari ed accoglienti.
È ritornata alla normalità. Vi è ritornata così totalmente, in un modo così improvviso e radicale, che è riuscita persino a sognare.
Ma, nonostante tutto, è ancora lì. Intrappolata in quel mondo. In quel mondo che, come ci fa notare il narratore bastardo, è ormai diventato il suo mondo. Il mondo di Emma, un mondo ormai a lei conosciuto, a tal punto che ha ripreso a sognare.
E qui scatta una considerazione interessante: è un caso che Emma abbia ripreso a sognare proprio dopo il cinque novembre? Proprio dopo il falso compimento della morte di Elle? Insomma, dopo la finta "fine" dell' "anomalia"?
A ben pensarci, tutta questa storia è un'anomalia. Un'anomalia della trama originale del manga ed un'anomalia del mondo reale, dove entrambi i mondi si mescolano creando qualcosa di nuovo.
E, nel momento in cui questa "anomalia" sembra finire con l'apparente morte di Elle, si può dire che l'ignoranza di Emma, la quale ha creduto che Elle fosse morto, ha fatto in modo che crescesse in lei la consapevolezza che era tutto finito. E quindi ha ripreso a sognare.
Poi, il ritorno alla realtà.
Nulla era finito. Emma se ne è resa conto solo svariati giorni dopo. Se ne è resa conto ascoltando i telegiornali, ascoltando la cronaca: il caso Kira era sì risolto, ma era stato falsato dai media e dalla volontà di qualcuno superiore, che di certo non voleva seminare il panico mondiale facendo sapere al mondo che esistono dei quaderni in grado di uccidere la gente scrivendone solamente il nome.
chi ha voluto qualcosa del genere? Chi è riuscito a pianificare una messinscena così perfetta, se non Elle, o colui che ne fa le veci?
Ed ecco quindi la consapevolezza di Emma che nulla è finito, che ci sono ancora molte cose da scoprire, e l'unico modo per farlo è andare là, dove una ventina di anni prima un bambino dai capelli corvini oltrepassava un cancello gotico, candido di neve...

E, adesso, possiamo arrivare finalmente all'Ultima Pagina.
Commentare sulla semplice genialità di come tutto è stato architettato da Elle mi sembra inutile, in quanto l'ho già fatto commentando i capitoli precedenti con la consapevolezza attuale.
Voglio solo passare al finale. L'incontro. Il momento tanto atteso. La voglia di tutti noi lettori nel vedere la reazione di Emma alla vista ed alla consapevolezza che il nuovo Elle non è altri che l'Elle che tutti noi conosciamo. Né Mello, né Near, né nessun altro. Semplicemente L Lawliet.
Quello schiaffo è stato così potente che sono riuscita persino io ad udirlo. Be', cosa ci si poteva aspettare da Emma? Io speravo in un bacio, lo ammetto, come ogni volta che Elle si ripresentava dopo lunghe assenze ed Emma non poteva far altro che avvinghiarsi delle sue labbra. Ma non sarebbe stato da Emma, me ne sono resa conto. Per quanto lei lo ami, per quanto sia legata a lui, Elle non ha fatto altro che torturarla psicologicamente, ogni giorno, con l'arma più letale che si possa conoscere: l'ignoranza.
Emma è stata divorata dai pensieri, dalle paure, dalle angosce. Ed Elle ha avuto il coraggio di presentarsi là, ancora una volta, davanti a lei, con la sua voce sfacciata e roca, con i suoi comportamenti un po' goffi, con il suo essere Elle, come se non fosse successo nulla.
Sinceramente, avrebbe fatto mandare in bestia anche me.
Essere consapevoli di essere solo un burattino nelle mani di un sadico burattinaio, al quale poco importa se si rompe un filo, ma gli interessa solo che lo spettacolo vada avanti fino alla fine.
Emma lo sapeva fin dall'inizio, sapeva che Elle giocasse coi suoi sentimenti, sapeva che, ogni cosa che quel ragazzo dalla mente geniale facesse, lo facesse con uno scopo ben preciso, sapeva che mai una persona come egli si sarebbe mai lasciato abbandonare alle emozioni. Eppure, non posso fare a meno di sorridere nel leggere le ultime righe.
Ci stai dicendo che, forse, Emma sia riuscita ad infrangere quella barriera di impescrutabilità di Elle a tal punto da fargli provare determinati sentimenti? Oh, che risvolto romantico, Eru. Ma io credo ci sia qualcosa di più... non so di preciso cosa, lo ammetto, ma Elle non è qualcuno che parla senza nascondere almeno un significato sottinteso al significato sottinteso. Mi sbaglio?~

Quindi, concludo qui la mia recensione. Mi è tanto mancato far lavorare gli ingranaggi del mio cervello e battere così ripetutamente la tastiera solo per tessere per l'ennesima volta le lodi di questa storia che è decisamente la più bella che abbia mai letto in tutta la mia vita. E non lo dico per adulazione: sai che io sono sempre sincera. Io lo dico perché lo penso davvero, perché sei riuscita a stravolgere una trama di per sé complessa come quella di Death Note senza però che qualcosa vada fuori posto. Hai aggiunto al nodo della trama originale un secondo nodo, e poi con abile maestria hai li districati entrambi, creando un tessuto perfetto e puro.
Ma mi fermo qui, perché per le lodi vere e proprie dovrai aspettare l'ultimo capitolo!

Felice di rivederti,

Miku.

Recensione alla storia Another world - 20/05/13, ore 11:19
Capitolo 38: 38. Punti di vista
Okay, allora. Prendiamo un profondo respiro.
... Eru.
Ho tanto, tanto, da dirti. E... mi sto anche trattenendo perché, se potessi, farei cinque ore di macchina solo per andare a Roma per abbracciarti!
Ma comunque.
Questo capitolo è... molto. Sopratutto per me.
Diciamo che, per prima cosa, è la prima fanfiction in sezione Death Note che leggo da ormai quattro mesi... Tu sai, come ti dissi, che ero passata in un altro fandom, e adesso molto più di prima: diciamo che ho cambiato residenza in via Hetalia invece che nel vicolo Death Note ah ah ah!
By the way.
Cosa dire? Sei... sei incredibile. Non so se te lo dissi già, ma la tua storia è l'unica che, anche dopo un aggiornamento di ben cinque mesi (!), riesce a farsi leggere come se il capitolo precedente l'avessi letto la sera scorsa.
È incredibile, davvero.
Ripeto: fino a... una mezzora fa ero totalmente assuefatta da quel magico mondo fatto da Nazioni in forma umana, eppure tu riesci sempre a riaprire nel mio cervello il mio "cassetto" Death Note. Cioè, ho dovuto giusto leggermi le ultime righe del capitolo scorso per poter ricollegare tutto, e poi i miei pensieri ritornavano al loro posto leggendo pian piano.
Ma passiamo a noi, o meglio, alla storia.
 
Allora: sì, è un capitolo estremamente introspettivo, come non se ne vedeva dal capitolo 34 (altro bel mattoncino che io apprezzo, eh!), ma molto importante. Sì, perché, benché di "azione" (intesi proprio come movimenti) ce ne sia ben poca, in realtà la trama si muove molto velocemente!
E ciò si denota benissimo nella prima parte del racconto, dedicata ad Elle.
Diciamo che è stata una parte che mi ha fatto sorridere.
Ripeto: per questioni di memoria -o meglio, per accertarmi di ricordarmi effettivamente dove ti eri interrotta- ho voluto leggere gli ultimi righi del capitolo scorso...
Ed è questo che mi ha fatto sorridere, ma lo dirò un po' più in avanti.
Partiamo dall'inizio: è inutile soffermarmi su quanto tua sia superba nelle descrizioni, ormai è una pappardella trita e ritrita. Voglio solo dirti che, se c'è un motivo per cui le amo, è per via che non sono inutili. Mi spiego: una descrizione, specialmente quelle fai tu, se vista superficialmente sembra solo di contorno, solo per far capire al lettore dove si trovi un determinato personaggio. Invece tu, le tue descrizioni, son ben di più. Ti immergono al cento per cento nella vicenda, ti fanno vivere ciò i personaggi vivono e, cosa che amo davvero tanto, si soffermano sui particolari. Il fascio di luce, i dolcetti impilati, la sigaretta, tutto fa contorno ma allo stesso tempo è fondamentale. Se potessi descrivere la tua fanfiction con una parola, questa sarebbe indubbiamente "mosaico". Esatto, un grande mosaico fatto da tanti piccoli tasselli che nel singolo potrebbero significare poco, ma se vengono tolti, se anche solo uno di quel tassello viene tolto, l'opera rimane uguale, ma con quella nota stonata.
E, fatta questa prefazione come sempre lunghissima, mi concentro anch'io sui punti focali e non sui particolari, come fai tu e che poi faccio perché mi condizioni... ah ah ah!
Elle quindi prende la chiavetta, la spulcia per bene, fa un'attenta analisi di quelle che è la trama di Death Note. Amo questo paradosso, perché è come se io leggessi la storia della mia vita scritta da qualcuno che non sono io e che, paradossalmente, ne sa più di me. Ed è ciò che fa Elle, dopotutto.
Mi ha incuriosita e stuzzicata la parte di Near. Vuoi dirci qualcosa, Eru? Per caso i successori compariranno ben prima della -presunta-morte di Elle? Ah, è una storia che sembra finire ma non smette mai di stupire...
Mi piace l'atmosfera di relax che hai dato. Sarà che ho letto la storia nel silenzio, ma mi sono immedesimata molto. Riesci a far silenzio ma allo stesso tempo aleggiare un'aria testa e piena di quelli che sono i complessi pensieri del nostro detective.
Poi però, arriva Watari, arriva un piacevole intruso che, tuttavia, non interrompe quel filo di calma. È vero: Elle e Wammy parlano, interrompono il silenzio, ma allo stesso tempo la loro voce diventa parte del silenzio e si crea una nuova armonia simile ma dissimile dalla precedente.
E qui, ritorno al mio sorriso. Perché ho sorriso? Oh beh, ho amato il paradosso.
Il capitolo 37 si concludeva con la frase "Elle vinceva sempre". Ed è qui che ho sorriso, perché quella frase, nonostante sia detta dal nostro amato/odiato narratore, in realtà non è altri che un pensiero di Emma. Un pensiero di una Emma che, come abbiamo visto qua, è affranta, distrutta, sconvolta, nonostante sapesse già che questo momento sarebbe arrivato. Un po' come quando ha assistito alla morte di Lind L. Tailor: sapeva, ma vederlo è tutt'altro che uguale.
E il paradosso è che invece Elle pensa il contrario. Elle pensa, sa che quella che ha vinto è Emma. Emma è stata colei che fin dal primo pensiero l'ha messo in gabbia. E non ci sono informazioni che tengano: Elle, nella sua vittoria, ha perso. Mentre Emma invece pensa il contrario, in quanto ha sì vinto, nel senso che ha fatto in modo che tutto procedesse secondo il suo piano, ma nel frattempo ha "perso" fisicamente Elle, il suo punto di riferimento, la sua ragion d'essere lì in quel mondo non suo, e adesso si ritrova senza nessuno.
E su questo punto vado sulla seconda parte del racconto, incentrata su Emma. Anche qui valgono gli stessi complimenti per le descrizioni introspettive/descrittive, quindi passo al contenuto.
Come ho già detto, Emma è affranta. Di più, è vuota. Ha, pensa lei, ormai finito il suo compito, e il ritorno a quell'appartamento abbandonato da troppi mesi ne è la testimonianza.
Tutta la scena dell'andata verso quell'appartamento ha un senso di attesa, per così dire. Sembra come se, fino all'ultimo, sia Emma che il lettore abbiano dentro di loro la recondita speranza che, in realtà, la nostra protagonista rimarrà assieme al detective.
Speranza che, irrimediabilmente, viene infranta.
L'arrivo di Watari è stata una scena che mi è piaciuta molto.
Come per le tue descrizioni, Watari lo considero un tassello del mosaico. Di più, Watari è tanti tasselli, tutti piccoli e all'apparenza inutili, ma in realtà fondamentali. È una presenza che aleggia su di Elle ed Emma e, da bravo uomo inglese, è il perfetto esempio di colui che arriva nel posto giusto al momento giusto, anzi, c'è già.
Ed è anche importante perché è il genitore mancato di Emma: in una situazione così difficile dove Emma, effettivamente, è sola, spesso l'aiuto dei genitori può essere fondamentale. Tuttavia questi non solo sono dall'altra parte del mondo, ma anche ignari delle difficoltà della vita di Emma in quel momento. Qui, appunto, interviene Watari: angelo custode e fedele uomo, che ha deciso di dedicare, appunto, la vita al prossimo. E non parlo solo di Elle o Emma: il discorso che ha fatto, infatti, mi sembrava velatamente rivolto a tutte quelle lettere dell'alfabeto che, in quel momento, stanno probabilmente giocando spensieratamente in un orfanotrofio di Londra... Ma chissà!
Piccolo commento sull'ultima scena: toccante. Molto. Mi sono rivista molto in Emma, forse perché io ho affrontato un'esperienza più o meno analoga: nel momento in cui mi son ritrovata sola, ho trovato una spalla su cui sfogarmi e su cui piangere; per questo dico che Watari è un genitore mancato, proprio perché la spalla su cui io ho trovato conforto è stata quella di mia madre.
E quindi bisogna ricordarsi che nessuno, e soprattutto Emma, non è mai solo: magari allontanato, isolato, ma non solo.
 
... Ah, erano mesi che non scrivevo recensioni così lunghe! Eru, tu mi fai venire i crampi alle dita! XD
Ma va be', sorvoliamo ah ah!
Ti lascio giusto con un post scriptum molto off topic, e cioè che ho intenzione di ricreare la mia storia da zero: non penso che la cancellerò quella attuale perché mi dispiacerebbe perdere le bellissime recensioni che tu e gli altri mi avete dato, ma semplicemente "The Los Angeles EB brother case" avrà un bel power-up e, nonostante la trama rimarrà la stessa, avrà una stile di scrittura ben più evoluto! Tutto questo, per dirti di non sprecarti in recensioni per la mia attuale long ma, se proprio non hai nulla da fare (?) pazienta fin quando non avrò riscritto la storia! ;)
 
... Bon, le mie dita implorano pietà ah ah ah!
A presto!
 
Miku.

Recensione alla storia Another world - 18/01/13, ore 15:21
Capitolo 37: 37. Una comunissima alba
Tu...
Tu riesci a mettere colpi di scena in un capitolo che è un colpo di scena totale.
Le chiavi, Elle...
Ma procediamo con ordine.
Partiamo con il fatto che ho visto l'aggiornamento stamattina, del tipo: "ho tempo prima di andare a scuola, andiamo su EFP!"
Quindi, il primo colpo di scena si può dire sia la presenza stessa del capitolo ah ah ah!
Fatta questa premessa...
L'inizio mi è piaciuto tantissimo. Quel senso di fluff mi stava seriamente rilassando... non mi stancherò mai di dirti quanto sei perfetta nello scrivere.
Ma non voglio parlare di questo, anzi, vorrei direttamente passare a scene più dinamiche...
Emma ancora una volte rimane sorpresa e scioccata dalla cruda verità. L'abbiamo visto quando ha assistito alla morte di Lind L Tailor, e l'abbiamo di nuovo rivisto qui, quando ha scorto Misa in quello stato pietoso.
La realtà è sempre più dura di un fumetto...
Elle quindi, alla fine, riesce a scucire tutte le informazioni ad Emma.
il punto X, ormai, mi sembra come qualcosa di futile e successa molti capitoli addietro...
La cosa che ho apprezzato tantissimo nel chap sono i ragionamenti che Elle fa su se stesso.
Ti dirò: tempo fa con una persona volevamo "reinventare" il finale dell'episodio venticinque facendo appunto salvare Elle (senza salti in altri mondi o cose del genere eh! XD) e, mentre ragionavamo sulle varie modalità, ci siamo soffermate proprio su questo punto.
Perché Elle in quel momento ha dichiarato apertamente di voler testare il quaderno? Mi è sembrata la cosa meno "ellosa" che abbia mai fatto. Lui, quello che non rivela mai i suoi pensieri e ragionamenti, tenendosi tutto dentro -specialmente in questa fanfiction-, fa questo stupidissimo errore, come quello dell'orologio.
Elle dice che è perché lui vuole combattere, testare, eccetera, ma dice anche che spesso rischia grosso, ma non in modo poco intelligente.
Io penso semplicemente che, da brava realista quale sono, la verità è che perfino la Ohba stessa non aveva capito appieno il carattere e l'indole del suo stesso personaggio.
E forse ci sono scelte editoriali che io non conosco, ma nonostante tutto mi è sembrata un grande scemenza.
Ovviamente nulla può battere la cavolata di uccidere L e nonostante tutto continuare la storia -o la finiva così o uccideva Light, caspita!- ma, se proprio voleva uccidere L, lo avesse fatto in modo "intelligente"!
Mi chiedo se tu sia riuscita a capire il personaggio di L meglio della sua creatrice...
Anyway.
Troviamo altri lati di Emma qui. A partire dal suo senso di "vuoto" dopo l'atto -che, da quanto ho capito, non è un caso isolato ma tipico di lei- fino alla Emma esasperata, non per via di Elle, ma per via di se stessa.
Come ho detto è una che ha molte guerre interiori, ma non sempre la calma e la logica possono vincere, facendo così emergere il suo lato istintivo.
Proprio come qui, quando Emma si trova davanti alla sfida più difficile: dire la "verità", e cioè che Elle, nel suo mondo, è un personaggio fatto di carta, china e retini.
Penso però che, in questo caso, non sia stata una vera battaglia.
Mi spiego: Emma in quel momento,aveva mille idee per la testa, nella speranza di cercare il modo migliore per dirlo, e alla fine credo che non ce l'abbia fatta più e abbia tirato tutto fuori, come se il cervello si fosse resettato un attimo, sovraccaricato dai pensieri, e l'istinto abbia approfittato del momento.
Non è certo la prima volta che Emma abbia troppe cose in testa e si deve prendere un momento per ragionare...
Uhm.
Cosa ho appena detto?
Emma cerca il modo migliore per dirglielo...
Possibile che, fino alla fine, pensava che lui non fosse "pronto"?...
In ogni caso alla fine i nodi vengono al pettine ed Emma, col cervello in sovraccarico, decide di farsi una doccia ristoratrice.
Ah, le chiavi, quelle maledette.
Ti giuro, appena ho letto quel passo, ho sorriso. Perché anch'io, al pari di Emma, ho capito tutto in un attimo e tutto mi è stato chiaro.
Beh, io nella scorsa recensione l'avevo detto che l'avesse fatto con Emma senza un minimo di sentimento l'avrei ucciso alla faccia di Emma...
Però non affilo ancora i coltelli.
Sì, insomma. È giusto così.
Ho detto che il tuo L avrebbe potuto farlo, l'atto, no?
Ma tuo, mio o della Ohba, rimane L, e quindi non bisogna sottovalutare nessuna sfaccettatura del suo complesso carattere.
Sì, il tuo L avrebbe potuto farlo, ma probabilmente anche l'Elle originale lo avrebbe fatto.
Ma c'è un altro motivo per cui non affilo i coltelli, ed è la scena della rivelazione della morte di Watari.
Elle ha sviato il discorso. Non l'ha commentato, nemmeno con uno dei suoi soliti mugugni, il che mi ha fatto pensare -o melgio, ricordare- che sì, è un gran bastardo, ma anche un gran bugiardo.
Lo ammetto, è un'ipotesi che esce dal mio lato zuccheroso: non ha fatto un semplice doppio gioco. Ha fatto tutto di fretta e furia non perché non voleva casini nel futuro nuovo quartier generale (cioè, anche quello, intendiamoci), ma perché sapeva che con Yagami il rischio era alto, più che per lui, per Emma stessa, e ha deciso di tenerla appositamente fuori dai giochi.
Ora, ritornando al discorso di Watari: ho formulato questa ipotesi perché secondo me ha ancora un po' di umanità, e lo dimostra non-commentando la morte di Watari -potrebbe già star pensando ad un modo per salvarlo, chissà?- e quindi il "tenere fuori" Emma non si limita ad una semplice salvaguardaia di una vita umana, ma qualcosa di più...
Forse perché Elle nonstante tutto è cambiato, un poco.
Di certo non vuole salvare Emma perché prova qualcosa, no. Allora perché?
La risposta è nel capitolo sedici. The old Docks.
Ho fatto questo collegamento perché, tra tutti, è in assoluto il mio capitolo preferito, dove vediamo un Elle assolutamente in un contesto inusuale, dove assiste in prima persona alle piccole ingiustizie del mondo, dove vede che persone a lui "vicine" in senso stretto vengono picchiate e lui non poteva fare nulla. Non c'era da scoprire assassini, non c'era da risolvere enigmi, c'era solo da "agire" e lui era arrivato troppo tardi...
Proprio come la realtà non è un fumetto, lo stesso concetto vale per Elle. Anche lui, alla fine, è uno spettatore. Un po' più attivo di Emma, ma alla fine non ha legami con le vittime o altro. Lui vuole solo giocare, e vedere un avvenimaneto in cui lui è stato impotente l'ha fatto rodere, molto...
Quindi forse è per questo che vuole salvaguardare Emma. Non vuole che muoia perché saprebbe che in quel caso non potrebbe fare nulla.

E concludo qui il mio monologo, ormai mi stanco le dita a forza di scrivere... uff! Eru cara, tu mi fai ragionare troppo!  Almeno fammi usare il cervello nei momenti opportuni, cioè! (<-- reduce oggi da un compito in classe)
Comunque, dopo questo piccolo sclero ti lascio xD
A presto!

Miku.