Recensioni per
Pagine di uno spirito distrutto
di Watashiwa

Questa storia ha ottenuto 61 recensioni.
Positive : 60
Neutre o critiche: 1 (guarda)


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Recensore Master
18/04/16, ore 14:14

Sono MESI, mesi che non passo da te.
Dirti che mi dispiace, scusarmi, penso sia inutile. Ci tengo però a farti sapere che mi sento in colpa, perché se ho dato la mia parola di continuare la lettura, non posso poi non mantenerla.
Pianissimo, lentamente, continuerò. Prenderò a caso una poesia alla volta, da questa raccolta, magari in modo scostante, però è giusto farlo. E scusami, davvero scusami!
Ho scelto questa perché il titolo mi ha colpito molto. Perché l’oppressione è quasi un’emozione per me, quando mi sento legata, schiacciata da qualcosa (in realtà sono sempre le persone a farmi sentire così).
Poi leggo, e trovo una città viva e rumorosa, che non si ferma mai, che è in continuo movimento. E c’è chi conosce tante cose, ne parla, forse per far del male, come le vipere con il veleno, ma in realtà solo loro sono in grado di farlo, perché nessun altro ne è a conoscenza…
Non so mai come giudicare una poesia. Penso che ognuno veda ciò che vuole vedere, ma a volte mi chiedo: cosa vede il poeta? E tu cosa vedi in questa tua bella poesia sull’oppressione odierna?
Su questo mondo che non dorme, che cerca di far rinascere l’istinto, che cerca di dare vita ai sogni della gente, facendo in modo che possano diventare reali?
L’ho trovata un punto di forza per chi legge. Perché tu dici di andare avanti, di non fermarsi mai, nonostante il veleno. Dici di proseguire e cercare di farsi valere.
Hai trasmesso un bel messaggio!

Recensore Master
10/04/16, ore 03:13
Cap. 6:

Salve!
Nonostante l'orario, ho deciso di mettermi in pari e quindi, com'era quasi ovvio, sono passata di qua (anche perché mi stupisco che non ci sia alcuna recensione e mi chiedo perché, dato che questa poesia non ha nulla in meno delle altre, anzi).
La famiglia è un tema che mi tocca molto, lo ammetto, ma in modo totalmente diverso dal tuo. Sono dell'opinione che non bisogna farsi una colpa dei propri insuccessi né fare qualcosa per il volere dei nostri genitori; non meritano la nostra tristezza in nessun caso, ma in particolar modo se si dimostrano incomprensivi e scostanti.
Anche qui vedo un'insicurezza che definirei tenera, quasi ingenua, perché una persona non deve mai arrivare a pensare cose di questo tipo. È ovvio che non si voglia che succeda qualcosa che può deludere qualcun altro e, se il nostro animo crolla, si arriva appunto a definirsi un disastro - o in modi molto peggiori, perché ne esistono davvero di innumerevoli e solitamente non ci facciamo scrupoli in condizioni mentalmente instabili a insultare ingiustamente noi stessi, anche se nella maggior parte dei casi non abbiamo colpa e non sapendo a chi darle incolpiamo noi stessi.
La descrizione della mamma è semplice ed è efficace, perché è proprio una mamma che ci consola quando da piccoli ci sbucciamo un ginocchio e sopporta tutti i nostri bronci più svariati - e quelli non hanno mai fine, neanche dopo la maggior età, ahahah.
Anche la descrizione del padre trovo che possa essere perfetta: spesso è difficile descrivere una cosa in due righe in modo esauriente, che faccia capire a primo impatto com'è il carattere della persona, ma ci sei riuscito. Mi vengono i brividi al solo pensare all'indifferenza tagliente - ottimo termine, complimenti, rende fin troppo l'idea - che un padre può avere verso il figlio, perché so quanto l'indifferenza possa ferire; non so se sia peggio la mancanza o l'indifferenza.
Sono riuscita chiaramente a immaginare una persona debole, che cadeva e si trascinava, stanca, sentendo addosso tutta la sua pesante angoscia. Uno dei sentimenti più brutti e che lasciano più dolore è anche l'incomprensione, ecco cosa può spingere uno scrittore a scrivere: per urlare e cercare di essere capito, anche da una sola persona, per cullarsi nell'illusione di non essere solo. Purtroppo se si cade in questo baratro buio e triste non si può proprio ottenere qualocsa che volevano - che può essere qualcosa di qualsiasi genere, dalla più importante alla più sciocca. 
La frase non appartengo a queste mura mi piace particolarmente, perché mi ci rispecchio. Anche il non merito di stare qui, ma può essere interpretato in due modi, cioè quello depresso "non essere all'altezza di stare lì" o quello con più autostima "meritare di più" e ovviamente mi rispecchio nel secondo significato. 
E anche qui sono riuscita a vedere chiaramente un ragazzo sensibile che ricaccia giù le lacrime di cui il motivo rimane oscuro, per continuare a lottare. La definizione di guerriero mediocre mi fa immaginare uno studente di scuola che vedendolo da lontano non ha nulla di particolare rispetto agli altri, ma nasconde dentro di sé tantissimi problemi di cui gli altri non possono neanche lontanamente immaginare l'esistenza, perchè sembra normale, mediocre appunto.
Questo è tutto ciò che ho assorbito della tua poesia, assieme a un'ondata di amarezza. Che però è normale e hai trovato un buon modo per sfogarla; al posto tuo non avrei voluto imprimerla e ricordarla, però, data la venuta di tempi più rosei in cui si poteva dimenticare il passato brutto.
Comunque sia mi è piaciuta, complimenti.
Alla prossima!
-H.H.-
 

Recensore Master
08/04/16, ore 23:07
Cap. 5:

Ciao! Continuo, com'era prevedibile, con la tua bella raccolta di poesie.
C'è un nuovo cambio di editing, che anche qui non stona: ammetto di preferire quel carattere, che credo sia Verdana, perché è semplice e dà un'idea di ordine.
Ma non è il carattere o l'editing che conta, bensì il contenuto, questo è ovvio, come il fatto che non ci sia neanche un errore o un'imprecisione.
Trovo molto malinconica l'immagine di una persona rannicchiata che, lentamente, viene avvolta da una pianta d'edera. Questo perché l'edera può essere un conforto, come hai espresso, avvolgendo delicatamente, così come può soffocare con violenza fino a portare a una dolorosa morte. Leggendo il titolo il mio pensiero era corso subito all'edera velenosa, infatti mi aspettavo che si trattasse di quella.
Più leggo le tue poesie e più mi dico che sei bravo, molto bravo, perché trovi delle espressioni che non sono affatto scontate ed è una cosa che adoro. Come ad esempio il fatto che una giornata muoia al calar del sole, o l'amore che è lontano dalle costole - sono rimasta un po' perplessa inizialmente, ma pensandoci ha un senso e può rendere l'idea, perché non è banale come cuore/corpo o che so altro, ma efficace, sono riuscita infatti a figurarmi queste costole fredde e dolenti, senza un briciolo d'amore.  
Anche la fine la trovo particolarmente efficace. Questa poesia trasmette più dolore che altro, il dolore di una persona che si è rassegnata a qualcosa e sta morendo. Tra le espressioni che lasciano a bocca aperta c'è anche occhi velenosi d'affetto e di morte. Mi complimento perché, anche se non mi è mai capitato di dover descrivere direttamente una morte, al posto tuo non avrei pensato al fatto di non poter vedere la luce. O forse sì, ma non la luce della vita, che assume un significato molto diverso, assieme agli aggettivi che hai usato per descriverla - sempre inusuali, ma molto azzeccati.  
Beh, penso di non avere altro da dire.
Alla prossima!
-H.H.-♥

Recensore Master
04/04/16, ore 21:13

Ciao! Eccomi a continuare la tua bella raccolta.
Innanzitutto complimenti per il cambiamento di editing: quello che hai provato a usare questa volta, a mio parere, rende molto bene. Io sono molto attenta a queste cose perciò sì, ho notato le volute maiuscole in grassetto e il fatto che sia tutto centrato.
È un po' particolare l'immagine di un luogo che accoglie un'anima, ma profonda. So che uso spesso, fin troppo, questo aggettivo per descrivere molti dei tuoi versi, ma è perché non riesco a trovarne altri di più adatti: profonde, ecco come sono le tue poesie, di una profondità che lascia basiti.
Abbastanza pittoresca, per così dire, l'immagine di un deserto della desolazione. Con questa espressione a me viene da pensare a un'anima in pena che arranca in quel deserto, estremamente silenzioso, senza avere una meta prestabilita, come se fosse intrappolata lì. E provando a interpretare questa cosa, si può dire che la depressione in cui uno cade per un motivo o per l'altro sia proprio quel deserto. Perché è per l'appunto un inferno, da cui non si può scappare, neanche volendo, se non si riceve un po' d'aiuto da qualcun altro. Il fatto che uno ci si perda - col corpo, l'anima e la mente - è un altro indice di triste abbandono interiore da cui c'è bisogno che qualcuno ci tiri fuori. Perciò penso che anche questa poesia mi sia piaciuta molto, forse un po' più delle altre, perché stavolta sono riuscita a cogliere più nitidamente un significato - che magari non sarà quello esatto che volevi trasmettere, ma si sa che ognuno è libero di trarne ciò che vede.
Anche qui c'è una totalissima assenza di errori, o se ce n'erano - ma non credo - ero troppo distratta dalla bellezza delle parole per farvi caso.
Spero che mi perdonerai per la cortezza, ma ho detto tutto ciò che avevo da dire!
Alla prossima
-H.H.-

Recensore Master
01/04/16, ore 07:35
Cap. 3:

Ciao! Finalmente mi sono decisa a passare e ovviamente ho deciso di continuare la raccolta.
Beh, che dire? Trovo che anche questa poesia sia stupenda, perché riesce a esprimere perfettamente la solitudine che si prova a non avere nessuno accanto. E per il resto penso sia l'espressione pura di una malinconia a noi tutti familiare, perché non sei né il primo né l'ultimo a fermarsi un attimo e a chiedersi se vale qualcosa e se deve continuare a fare ciò che sta facendo. A me è capitato molte volte, ad esempio per la scrittura. La prima parte è molto elegante, tuttavia è difficile da interpretare in un modo preciso; ma d'altronde una delle cose belle della poesia è che ci si lascia guidare dai sentimenti. Perché alla fine la poesia è questo, infatti hai fatto davvero bene a utilizzarla per sfogare il tuo dolore e tutte le tue emozioni negative. Alcuni dicono che l'ispirazione di uno scrittore varia in base alla stagione corrente, altri che più è triste più riuscirà a scrivere bene - e da una parte è vero, se ci si pensa, perché sono proprio le emozioni negative che ci dettano cosa scrivere, in casi come questo, e spesso ne vengono fuori dei capolavori.
La cosa che ho apprezzato di più in fatti è il concetto della mancanza di un calore, un conforto umano. Spesso la si dà per scontato, però è davvero essenziale e la sua mancanza può diventare un vuoto davvero pesante e che si cerca in tutti i modi di riempire, alla lunga.
Non ho trovato alcun errore, questa volta: fila tutto liscio, perciò ottimo, si vede che stavi iniziando a migliorare (dato che siamo ancora nella fascia di poesie che risalgono al 2014).
Ci vuole molta costanza per produrre poesie di questo genere, ma tu sei riuscito a portare a termine addirittura una raccolta e perciò complimenti, perché non è cosa da tutti, assolutamente. Però come mi hai spesso detto la poesia è il tuo modo di esprimerti, quindi non mi dovrei stupire poi molto :)
Spero che mi perdonerai per la cortezza, ma sono abbastanza fusa.
Alla prossima!
-H.H.-
(Recensione modificata il 01/04/2016 - 07:37 am)

Recensore Master
27/03/16, ore 23:33

Ciao Watashiwa! Come ti ho anticipato poco fa, rieccomi su una delle tue stupende poesie.
Sono molto fluide ed enigmatiche, perché fanno immergere nel cuore e nei sentimenti difficili da esprimere di una persona. Sono chiari, ma allo stesso tempo lasciano un velo di mistero, perché si possono interpretare in modi davvero molteplici.
Innanzitutto ti ringrazio perché grazie a questa poesia ho appreso il termine becero, un po' inusuale nel parlato comune, ma è sempre una gioia scoprire termine antiquati e un po' particolari che, alla fine, possono sempre tornare utili prima o poi.
Una cosa che mi ahimè devo segnalarti è un errore che è stato ripetuto due volte, perciò non so se sia una duplice svista o un errore vero del tempo, ma penso proprio di sì, dato che parliamo del 2014 che è molto lontano da adesso, anche se non sembra. Si tratta semplicemente dell'errato accento su perché, nei seguenti punti: e il cuore vacilla perchè saperchè il destino è mio. Confido nel fatto che correggerai subito, perché in fondo basta un click per mettere a posto una piccola imperfezione.
Passando al significato della poesia, mi è piaciuta molto, forse più di quella precedente. Capita molto spesso di sentirsi in un qualche modo superiori agli altri, perchè si sa di esserlo e basta vedendo l'ignoranza di cui il mondo è pieno; poi però ci si ferma un attimo, accorgendosi di essere ridicoli, come hai detto tu. Mi rispecchio quasi paurosamente nelle righe seguenti, dove si parla di voler vivere autonomamente e volare via, vivere veramente. E l'amara verità però è appunto che per quante lacrime si versino, per quanto si soffra, le cose non cambieranno davvero da un giorno all'altro. Perciò l'ho trovata molto bella e profonda e, come ho detto, sento di rispecchiarmici perfettamente, perché anch'io voglio volare via ed intraprendere la mia vita, scappando da una situazione che non mi soddisfa in nessun modo... Ma il destino è beffardo, sempre citando i termini che hai utilizzato tu, e piangersi addosso non servirà a cambiare le cose, non quanto potrebbe esserlo cercare di fare qualcosa concretamente. Questo, in sostanza, è il significato che ho potuto cogliere. Per adesso delle tue è la mia poesia preferita, ma le altre potrebbero stupirmi, chissà; lo spero proprio!
Alla prossima, quindi
-H.H.- (nuova firma)

Recensore Master
13/03/16, ore 19:09

Ciao Watashiwa, eccomi, come promesso! Ti lascerò due recensioni che varranno come una delle tue, perché non mi sento in grado di tirare fuori tante parole tutte assieme. Farò comunque del mio meglio per essere il più esaustiva e completa possibile!
Penso sia superfluo il sottolineare che non è presente alcun errore, né grammaticale, né di distrazione o di altro. Ma d'altronde tu sei uno scrittore preciso, che ci pensa bene prima di scrivere qualcosa e ricontrolla molto bene, proprio perché ci tiene ai suoi lavori; o almeno questa è l'impressione, dal poco di tuo che ho avuto il piacere di leggere, che ho avuto.
Hai voluto esprimere un concetto molto profondo, seppur con poche parole, ossia il concetto dell'angoscia della realtà. Deduco dal titolo della storia che non saranno in generale poesie allegre, e penso che questo (scrivere poesie) sia un modo che usi per sfogare le emozioni negative. Penso che sia uno dei tanti vantaggi di saper scrivere, almeno si può esprimere il nostro malessere nei momenti peggiori e sfogarlo, perché scrivere le parole ci aiuta a metabolizzarle, molto meglio di come potrebbe essere se ci si confidasse semplicemente con qualcuno.
La poesia in sé lascia vuoto, angoscia, come credo fosse il suo scopo originale. E' cupa la figura di una strada familiare e conosciuta, magari percorsa migliaia di volte, che per via di qualcosa successo su di essa assume un significato completamente diverso.
Tutte le tue parole si sposano alla perfezione l'una con l'altra, tanto che sembra quasi di essere lì, davanti a quella strada, e sentire l'impotenza e l'angoscia che trasudano all'avere davanti una situazione come quella descritta.
E trovo davvero azzeccato il concetto di spegnersi, come una luce, perché a noi esseri umani succede proprio così: siamo una luce brillante che, con il passare del tempo, in base a come viviamo e cosa ci succede attorno, si spegne lentamente fino a lasciar posto al buio completo. Un buio che spaventa, in cui nessuno vorrebbe mai sprofondare per nessuna ragione.
Non so dire con precisione cosa mi abbia colpita, perché è stata l'intera poesia in sé a colpirmi; non immaginavo di trovarmi a leggere tanta disperazione - scritta meravigliosamente, ma questo da te me lo aspettavo - . Ciò spinge i lettori, e parlo al plurale perché penso di non essere l'unica, a chiedersi cosa possa essere successo a Quella persona per farle produrre un capolavoro così angst, ma ovviamente rimarrà tutto avvolto nel mistero, uno sfogo. Perché come ho già detto prima, immagino che l'intento di questa raccolta sia proprio quello di sfogarti quando ne hai bisogno.
Ti chiedo scusa se sono stata più sintetica del previsto, ma non ho altro da dire (sarebbero solo parole forzate) e mi gira un po' la testa. Dal resto passerò dopo :)
Bye
-H.H.-
 

Recensore Master
22/02/16, ore 17:21
Cap. 5:

Eccomi qui :-) Allora ho deciso di recensire questa poesia attratta dal titolo, ovvero Edera, come la pianta rampicante che avvillupa tutto in un caldo e soffocante abbraccio, in un abbraccio che è protezione e sofferenza nello stesso...in questa poesia hai descritto in maniera sublime i sentimenti di una persona che vorrebbe mettersi in gioco ma nello stesso tempo ha paura di farlo, che vorrebbe avvolgere una persona ma non lo fa perché nessuno lo ha mai conosciuto veramente, nessuno ha mai scavato per conoscerlo fino in fondo...sono rimasta molto colpita e posso farti i miei complimenti, davvero molto bravo :-)

Recensore Veterano
11/02/16, ore 17:14

Ciao!
Appena ho letto la parola "autobiografica" mi sono fiondata su questa raccolta. Sarà perché un po' mi incuriosiva e un po' perché adoro le cose "personali". Cioè, in realtà è un genere che ho scoperto molto recentemente, prima tendevo a scrivere cose tendenzialmente molto lontane a me stessa. Ma adesso vedo che, soprattutto quando sto male, scrivere di me e di ciò che mi preoccupa mi aiuta. Così ho scoperto la grande forza del genere "autobiografico" e con gioia e curiosità sono approdata qui.
Perché proprio questo capitolo? Mi ha colpito e mi ispirava. Premetto cche non ho letto tutte le poesie, ma sono saltata qua e là, leggendone sei o sette e devo dire che, o io ho un particolare occhio per le cose profonde, o questa racclta ha un'introspezione molto approfondita in ogni singola poesia. Con ogni probabilità, comunque, è la seconda.
Innanzi tutto ti faccio i complimenti per il genere scetlo: la poesia è difficilissima, a mio avviso, molto più complicata della prosa. Ma tu l'hai saputa gestire bene e, anzi, rimane scorrevole e mi sembra ben organizzata.
Passando a questo capitolo in particolare, ho adorato il contrasto tra prima e dopo, tra rosso e rosa dell'alba e del tramonto. Ho notato tre "momenti" differenti. Ovvero i ricordi del passato (di una relazione, presumo) e di parole "volenterose e incoraggianti", contrapposte a il buio e le urla che il tempo ha fatto arrivare, quel "rosso" di un punto di rottura che si è ormai raggiunto e dal quale non si può tornare indietro (è questo il fatto che mi emoziona, quel "preferendogli" altro, quella che, per me, è una decisione "irreversibile"). Infine c'è l'alba, il momento più calmo, il nuovo inzio. Dove ci si rimette in piedi e si riinizia, più forti di prima. Tutto mi ricorda attimi della mia vita e per questo ho sentito questa poesia particolarmente "vicina".
E poi quel " da me", solo soletto in un verso che mi ha un po' spezzato il cuoricino, ma forse era proprio questo il suo scopo.

Insomma, questo è ciò che mi ha comunicato questa poesia, la mia interpretazione, giusta o sbagliata che sia. Ti faccio i complimenti per tutta la raccolta, e anche un in bocca al lupo, per continuarla.
Volevo dirti che una tra quelle che ho letto e che ho preferito, insieme a questa, è "Marea".
Bravo!

Alessia.
(Recensione modificata il 11/02/2016 - 05:16 pm)

Recensore Veterano
08/01/16, ore 15:45

Ciao!
Eccomi infine qua, anche se non durante l'ora buca che ti avevo detto. Spero vada bene lo stesso.
Comunque, ho deciso di fare un salto di nuovo in questa tua raccolta di poesie.
Devo dire che anche in questo caso la tematica da te scelta è interessante e mi ha ricordato, in alcuni tratti, alcune riflessioni di poeti italiani di inizio Rinascimento. Mi ha infatti colpito la tua osservazione riguardo alla fine a cui è destinato ogni singolo individuo sin dalla sua nascita: d'altronde, ogni cosa, da una persona ad un impero, da un atto buono ad un atto cattivo, possiede un iniziò come anche una fine. Ubi sunt? dicevano appunto i rinascimentali parlando dei grandi imperi e regni che li avevano preceduti. Come hai giustamente fatto notare anche tu, sono terminati come qualsiasi altra cosa.
Un aspetto che invece mi ha coinvolto meno è stata la tua chiave di lettura riguardo a questo dato di fatto: se la tua poesia sottolinea la superbia e la presunzione di tutti noi, che tendiamo a concentrarci esclusivamente sulla nostra vita, sul nostro piccolo mondo, io invece credo che sia necessario sia riuscire ad avere uno sguardo globale (arrivando magari a capire che un piccolo inconveniente non è nulla in confronto all'immensità di certe tematiche), sia dare importanza alle proprie esperienze e alla propria vita, perché d'altronde, da quanto ne sappiamo, ne abbiamo una sola :)
Perciò, differisco leggermente riguardo all'ultima parte della tua poesia, ma ovviamente la mia è solo un'opinione personale.
Riguardo alla grammatica, non ho notato errori da segnalarti, anche se forse quel "dio" che tu citi, essendo un dio in generale (almeno credo) e non necessariamente quello dei cristiani, forse andrebbe trascritto con la lettera maiuscola. A meno che tu non stia parlando di qualche particolare forza cosmica e che io non abbia frainteso tutto... nel caso, mi scuso per la mia osservazione.
E qui chiudo, anche questo scambio è risultato essere interessante e spero possa essere stato lo stesso per te.
Baci e a presto,
Nox

Nuovo recensore
09/12/15, ore 17:20

Heilà!
Le poche volte in cui accedo durante la settimana (o le settimane) non posso non visitare il tuo profilo e andare a cercare testi che ancora non ho letto.
Parto dicendo che leggendo la data (6 Gennaio 2014) ho sentito qualcosa rompersi dentro: quell'anno io me lo porto nel cuore e quel periodo segnava l'inizio di una serie di esperienze che mi influenzano ancora oggi; tanta nostalgia, davvero tanta nostalgia. Ma questo non c'entra (semplicemente per farti capire quanto potere abbiano le date per me hahahah).
Non ho molto da dire: ho letto anche le altre recensioni e mi trovo d'accordo con chi ha detto che usi termini suggestivi ed evocativi. E' una cosa che ho sempre pensato anche leggendoti su fb, hai una vera e propria facoltà!
"qualcosa si spezza
e quella strada,
così conosciuta e battuta un'infinità di volte,
diventa uno dei peggiori percorsi dell'esistenza.
Tutto si spegne d'improvviso,
dietro di me non c'è più nessuno"
Non sai quanto capisco questi versi, quanto li senta miei. La routine che ti ha accompagnato allegramente per anni tramutata in una tortura, e nulla è più in grado di colpirti sul serio. Appassionarti, nulla.
Complimenti per questo tuo lavoro, ci sentiamo presto, un abbraccio!

r-clarisse

Recensore Veterano
27/11/15, ore 14:49

Eccomi qui :)innanzitutto mi scuso se ci ho messo tempo a passare.
Mi fa sempre piacere leggere qualche poesia; ho deciso di recensire questa perchè mi ha colpito particolarmente.
La disposizione dei versi è quasi geometrica, i versi costituiti da una o poche parole sono ben disposti e attirano l'attenzione.
Il tuo stile, quasi narrativo direi, mi piace molto; le rime e le allitterazioni danno il ritmo senza appesantire.
Il tema mi affascina molto, così come il modo in cui l'hai trattato; i miei versi preferiti sono sicuramente "la mia spina dorsale è privata delle ali" e "il deserto della desolazione/è il mio incubo ricorrente".
Questa poesia mi ha colpito molto, complimenti!

Recensore Veterano
29/10/15, ore 23:41
Cap. 17:

Caro Watashiwa, la trovo un'interiorizzazione portata dall'esperienza piuttosto "cruda" ma terribilmente reale. Quel "miserere" ripetuto due volte da un tono grave all'opera, un tono di ricerca di speranza e di una serenità cercata nel profondo, scosso dal sisma dei sentimenti. Tuttavia il verso finale, la consapevolezza dell'esistere, "l'esser reale" non più come ricerca ma come punto fermo dal quale ripartire, lascia quel gusto di vittoria in bocca, cancellando l'amaro della negatività e dell'autodistruzione ( o della distruzione indotta ). trovo l'opera scorrevole, piena, la paragonerei ad un fiume tracimante sugli argini, nella quale prima si è in balia della corrente e poi ci si salva, materialmente diventando consapevoli del dono ricevuto, della possibilità ottenuta per un nuovo inizio e, soprattutto, di esistere. grazie per questa perla. Con affetto. Mauro

Recensore Veterano
24/10/15, ore 18:46

Salve!
In questa poesia non ho trovato sviste, perciò passo subito al significato che ho percepito, potrei sbagliarmi, è probabile, ma ti dirò comunque quel che ne penso.
Io ci vedo una grande solitudine, una solitudine profonda e dell'anima. Una solitudine che ti porta a vedere tutto da lontano anche se tu, quelle cose, le vorresti vivere.
Vedo quasi una persona che rimane indietro, mentre il mondo va avanti, rimane indietro in quel silenzio che è la solitudine, in quel tempo immobile che è la sua vita.
E' un'anima che sente di non poter essere aiutata, che rimarrà indietro per quanto si sforzi.
Probabilmente mi sbaglio, ma questa è la mia interpretazione.
Alla prossima poesia!

Recensore Veterano
24/10/15, ore 18:37

Buonasera.
Eccomi a recensire, innanzitutto volevo farti notare una svista: "un'infinita" devi mettere l'accento sulla "a", nulla di che, ma pensavo ti potesse far piacere avere una poesia scritta alla perfezione.
Passando ai pensieri in generale, non sono solita leggere Poesie su Efp tendenzialmente perché non mi fido molto della bravura. Mi devo ricredere, però, perché tu sei davvero bravo.
Usi dei vocaboli suggestivi ed evocativi, nulla è lasciato al caso.
Questa poesia mi ha un poco ricordato l'Odissea e L'Iliade per lo stato in cui mi ha lasciato, per le emozioni che mi ha trasmesso.
Quello che mi ha trasmesso è l'angoscia che permea la nostra realtà che inghiottisce i nostri sentimenti lasciandoci al buio.
Spero di non aver detto cavolate :(
Vado alla prossima poesia
Kore