Ciao!
Rieccomi su questa bella raccolta! Perché sono di nuovo qui? Confesso di aver adocchiato un paio di storie (Lupin! Oh Lupin!), ma preferisco rimandarne la lettura e continuare con questa tua raccolta di poesie. Trovo che le tue metafore trasmettano più di quanto non sembri, ed è bello, veramente bello, ritrovarsi a riflettere sui vari significati che puoi aver dato mentre scrivevi.
Per questo, come faccio sempre, ti chiedo di dirmi come l’hai interpretata tu stesso, perché è ovvio che io potrei sbagliare, vedere ciò che non c’è. Ma nelle poesie, in genere, si è abbastanza liberi di dedurre, di immaginare, di guardare con i propri occhi e ritrovarsi in certe frasi, per quanto possa essere un modo di vedere che si scosta da quello del poeta (sì, ti ho appena chiamato poeta!).
Sto andando a casaccio, lo sai, ma ho scelto questa dopo averne lette altre tre. Perché avevo voglia di leggere, perché mi sono piaciute, perché ho deciso di fermarmi dove mi sembrava di avere più cose da dire (sperando che poi non siano poche ahahah).
Confesso di non amare l’edera.
Non perché non sia bella, ma perché ultimamente ne ho dovuta togliere tanta… e so quanto possa essere dannosa per le piante a cui si avviluppa. Le sue radici si ingrossano, si incarnano nei tronchi degli alberi, portano, a mano a mano, la pianta a morire.
Mentre l’edera cresce rigogliosa, quasi come un parassita che necessita della morte per continuare a vivere. E no, non lo sto dicendo per chissà quale motivo, ma perché l’ho visto: è vero, a lei serve solo un sostegno, ma nel trovarlo toglie luce e aria alle piante, si incarna, tanto che, nel momento in cui la strappi via, rischi di rovinare la pianta stessa, e offre riparo a vari tipi di insetti. È come se non volesse staccarsi.
Ma perché sto dicendo tutto questo? Non certo per farti una lezione di botanica, non ne hai bisogno. Solo per il senso della tua poesia.
Tu avresti voluto essere edera per qualcuno.
Ho capito cosa intendi, avresti voluto confortare, aiutare, “esserci”. Ecco che torna il perché dell’edera: l’edera avvolge, non si stacca. In questo modo, se ho ben capito, tu avresti voluto essere sempre presente per qualcuno, non perderlo mai, nemmeno in caso di “strappo”. Tu ci saresti sempre stato, pronto ad aiutare, a sorreggere, a crescere insieme.
Lo trovo molto bello.
Nessuno ha scoperto il tuo valore.
In questa frase trovo una certa malinconia mista a rabbia, quasi una sorta di “adesso è troppo tardi, dovevate pensarci prima, dovevate accorgervi della mia esistenza!” Non sto esagerando, perché ci vedo una sorta di voglia di rivalsa, e la rivalsa a me piace.
Ed ecco che ancora c’è il ritorno all’edera: il valore che rimane “ancorato e inchiodato” (quindi un po’ come l’edera quando si “attacca”) alla banalità della vita.
Invece, quando parli della fine della giornata, “con il calar del sole”, sembri riferirti alla FINE, la vera fine, la morte. La conferma arriva più avanti.
Ed ecco ancora l’edera… in questo caso non sei più tu il rampicante, ma ne sei vittima. Vuole strangolarti, un po’ come se si sentissi soffocato da questa vita, da questo periodo nero.
L’amore… l’amore lontano dalle costole fredde e sofferenti. Come se il tuo cuore stesso fosse di ghiaccio, come se dentro di te avessi trovato un riparo, freddo e cupo, contro questa “banalità della vita”.
Una lettera. Una lettera a qualcuno, a cui hai promesso di essere forte.
Allora mi chiedo: perché non potevi essere la “sua” edera?
Ma forse è una domanda troppo personale.
Ecco che ritorna la morte.
Chiudi questi occhi “spenti”, come se già non vedessi più luce davanti a te, come se, nonostante la promessa che hai fatto, non riuscissi davvero a essere forte, e ti limitassi ad andare avanti.
Velenosi di affetto e di morte… In questo caso, invece, l’affetto che non trovi (che ricollegherei alla luce della vita) e la morte camminano di pari passo, essendo per te un veleno. Come se li desiderassi, sapendo però che ti farebbero male entrambi. In modi diversi.
Spero di non aver detto assurdità, se così fosse perdonami, davvero.
Mi piace trovare significati, mi piace leggere metafore, e nelle tue poesie ne trovo tante.
Scusami ancora. |